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One Piece e la Comunità di Pratica

del pirata Penna Gialla

A chi pensa che uno shonen manga come One Piece si rivolga esclusivamente agli adolescenti occorre ricordare un dettaglio: i fan del primo momento, oggi, hanno più o meno 30 anni. Questo vuol dire che Oda da una parte deve cercare di conquistare sempre nuovo pubblico, ma dall’altra deve ricordarsi di parlare anche a quella schiera di giovani adulti che sono cresciuti con la sua opera.

Luffy, dunque, non è solo il simbolo dell’adolescente che tenta di farsi strada nel mondo dei grandi. Rappresenta anche quel giovane adulto che, pieno di sogni e speranze, si affaccia nel mondo del lavoro. Il viaggio verso il titolo di “re dei pirati” non è altro che un tentativo di scalata sociale, da raggiungere attraverso il riconoscimento degli altri pirati veterani, ai quali la nuova generazione cerca di far accettare un nuovo punto di vista. Impresa che un qualsiasi giovane fresco di studi tenta di compiere, in pratica, quotidianamente.

In che cosa consiste questo nuovo punto di vista? Per capirlo occorre ricordare cosa il nostro “Cappello di Paglia” disse durante lo scontro con Arlong, quando l’Uomo-Pesce si vantò della propria superiorità: Non so usare le spade! E non conosco nemmeno l’arte della navigazione! Non so cucinare! Non riesco a dire le bugie! So bene che non posso vivere senza essere aiutato! [sorride] Però posso batterti…”.

La ciurma di Luffy rappresenta un piccolo esempio di comunità di pratica. Il concetto di comunità di pratica nasce ufficialmente negli anni ’90, grazie alle teorie di vari studiosi tra i quali Wenger, e indica un gruppo di persone che sceglie di collaborare mettendo in comune abilità e conoscenze in vista di un obiettivo condiviso. Ogni membro di questo gruppo si sente importante perché sa che il proprio contributo, unito a quello di ciascun altro membro, porterà ad un miglioramento collettivo.

La comunità di pratica è un metodo lavorativo piuttosto recente e innovativo, che all’individualismo contrappone quello che potremmo chiamare “costruttivismo”. Luffy, che sulla carta è il capo, non ha sottoposti, ma persone che hanno scelto di propria spontanea volontà di seguirlo, di investire in lui. Il ragazzo di gomma è un leader carismatico che ascolta sempre l’altrui opinione, consapevole della propria parzialità: sa che, senza le competenze di ciascun membro della sua ciurma, non riuscirà a raggiungere il proprio obiettivo.

D’altra parte, è vero anche il contrario: il titolo di “re dei pirati” spianerebbe la strada ai sogni di ciascun membro. Dunque, quello che sembra un miglioramento per il singolo è in realtà un miglioramento generale, che interesserebbe tutti.

Il motto di Weekly Shonen Jump, tanto importante in fumetti come One Piece e che recita “Amicizia, Impegno, Vittoria”, può insomma essere rivisto anche in un’ottica più “adulta”. Il coronamento dei propri sogni lavorativi (la Vittoria) viene raggiunto solo valorizzando le proprie competenze (l’Impegno) all’interno di un gruppo in cui altrettanto importante è l’altrui contributo (l’Amicizia).

One Piece fa parte di quel gruppo di opere che possono essere lette a più livelli. Quella che ufficialmente è una storia di pirati riesce a trasmettere valori al giovane fan, ma allo stesso tempo consente al seguace un po’ più attempato di riflettere su questioni che, come abbiamo visto, possono c’entrare con la vita di tutti i giorni, addirittura con la sfera professionale!

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