“C’era una volta una giovane carpa koi, che un giorno, in cielo, aveva visto un dragone splendente. La carpa koi desiderava tantissimo diventare come il Dragone, ma l’impresa sembrava impossibile. Per tramutare i suoi sogni in realtà, la giovane carpa koi doveva intraprendere un lungo viaggio, nuotando attraverso acque perigliose e sempre controcorrente.Tutte le altre carpe le sconsigliarono quel viaggio: nuotare controcorrente era una cosa impossibile, e se la giovane carpa koi si fosse intestardita in quella faccenda, sarebbe sicuramente morta!Tuttavia, la giovane carpa koi aveva già deciso: sarebbe divenuta un drago.Aveva coraggio e forza di volontà da vendere, così affrontò il viaggio, non si diede mai per vinta, e quando arrivò nei pressi della Porta del Drago, la attraversò, divenendo a sua volta uno splendido Dragone Rampante.“
Se andate in Giappone, all’interno di parchi, fontane e laghi, troverete sempre un numero strabiliante di Carpe Koi. Questo perché, per i giapponesi la carpa koi è un simbolo di perseveranza e forza. La sua capacità di nuotare controcorrente in condizioni avverse la rende una creatura testarda, che ha nella persistenza e tenacia uno dei tratti distintivi che i giapponesi hanno sempre attribuito al loro popolo.
Non è un caso, quindi, che in questo capitolo 910 di One Piece, Eiichiro Oda abbia deciso di dedicare diverse pagine a questi animali, dato che, nel loro piccolo, sono uno dei simboli più interessanti del Giappone…e quindi, per proprietà transitiva… di Wano!
One Piece 910: alla scoperta del paese di Wano
È un capitolo di transizione questo 910 di One Piece, dove vediamo Luffy & Company giungere sulle sponde di Wano. Anche se forse Luffy, più che nei pressi della capitale, è arrivato nel corrispettivo Wanokunense di Okinawa, dato che la fauna e la flora sembrano tipicamente del sud, l’intero capitolo è una sorta di omaggio continuo dell’Eiichiro-sensei alla storia, alla cultura, al folklore, alla mitologia e all’arte del suo paese natale.
La storia della carpa koi che diventa Dragone – e che per voi fissati coi Pokémon trovate ben raccontato in Magikarp che si evolve Gyarados – è solo una delle tante. Sulla spiaggia in cui la Sunny è arenata (che personalmente mi ha ricordato La Perla Nera di Pirati dei Caraibi in una scena simile) appaiono ben due animali leggendari.
Del primo, del leone guardiano, il celeberrimo Komainu, ne abbiamo già ampiamente parlato nell’analisi del capitolo 907, quindi vi rimando là per un ulteriore approfondimento.
Il secondo, invece, è un richiamo ad un’antica leggenda asiatica, che in tempi antichi servì per creare le basi per la nascita di Sun Wukong, il leggendario scimmiotto di pietra la cui storia ispirò anche Akira Toriyama per il suo Goku in Dragon Ball.
Questa scimmia bianca infatti è la fusione di due animali leggendari: il primo è chiamato proprio SCIMMIA BIANCA, ed era un primate dall’intelligenza sovraumana, che oltre a lottare con altri animali leggendari, si divertiva a rapire donne con lo scopo di collezionarle all’interno del suo harem.
Il secondo animale leggendario era il dio Hanuman, una divinità dalle forme scimmiesche, un vero e proprio genio della lotta, che spesso e volentieri possedeva armi magiche – e che in battaglia preferiva utilizzare una spada.
Ma i riferimenti leggendari non si fermano qui.
Ad un certo punto, sulla Sunny, per un po’ di tempo, la ciurma di Cappello di Paglia viene bonariamente assalita da un polpo. Anche questo è uno dei simboli del Giappone per antonomasia. Oltre ad essere una delle pietanze più apprezzate dalla popolazione giapponese, anche la figura del polpo rosso si rifa a una tradizione mitologica vecchia di secoli, che addirittura affonda le proprie radici nella cultura Ainu, la cultura autoctona e primigenia del Giappone.
L’Akkorakamui è proprio il kraken giapponese, avendo l’aspetto di un polpo o di un calamaro gigante. Ha un colore variabile tra il rosso e l’arancio acceso, e in genere è un mostro piuttosto aggressivo, che attacca le imbarcazioni salendo a bordo. Ne parlo in maniera molto, molto approfondita nel mio saggio ONE PIECE: Tra folklore, mitologia e fumetto, quindi se volete saperne di più, vi rimando là.
Il capitolo 910 e l’omaggio all’arte nipponica
Naturalmente, l’intero capitolo, è un omaggio ENORME all’arte che non solo ha ispirato gente del calibro di Van Gogh, Manet e addirittura Debussy e Strawinsky, ma senza la quale, oggi, noi non staremmo leggendo i fumetti giapponesi.
Alla fine del XVII secolo infatti, per differenziarsi da quella che era l’arte dello shogun e dei samurai – e considerata quindi arte nobile -, la casta dei mercanti iniziò a commissionare ai vari artisti del tempo opere che rappresentassero immagini di vita quotidiana e panorami di varia natura.
Queste commissioni, col passare dei decenni, non solo offrivano uno spaccato del Giappone del tempo (preziosissimo per noi, poiché essendo il Giappone un paese chiuso in quei secoli ci da oggi la possibilità di capire come si svolgeva la vita ai quei tempi), ma crearono vere e proprie scuole artistiche, specializzate in determinati tipi di opere.
Grandi maestri come Hiroshige, Utamaro e naturalmente Hokusai fecero dell’ukiyo-e un’arte riconosciuta, poi, a livello mondiale, nonostante all’epoca fossero delle immagini commerciali dal basso valore, che avevano come scopo solo quello di abbellire gli interni delle abitazioni come fossero dei poster.
La celeberrima Grande Onda di Hokusai – che Oda, come tanti prima di lui si è sentito in dovere di omaggiare – e che fa parte delle 46 xilografie dedicate al monte Fuji, non era altro che una sorta di souvenire, una cartolina dell’epoca che ritraeva uno dei posti più famosi, frequentati (e quindi desiderati) del Giappone.
Oltre ai panorami poi, alcune scuole ukiyo-e erano specializzati nel disegno di volti e persone.
Così le xilografie ukiyo-e divenivano una sorta di cartelloni pubblicitari dell’epoca, una specie di marketing virale ante-litteram, dove erano raffigurati personaggi celebri dell’epoca, come potevano essere nobili samurai che si erano distinti in battaglia, attori famosi del teatro kabuki, ma anche i volti più famosi delle più popolari prostitute del tempo, che erano delle vere e proprie star all’interno dei quartieri di piacere.
Nonostante i temi dell’arte ukiyo – e fossero piuttosto effimeri – e non a caso il significato del termine è proprio “immagini del mondo fluttuante”, che indicava l’evanescenza e la caducità del mondo di quegli anni -, la tecnica della xilografia policroma con cui venivano prodotte le varie opere, realizzate attraverso un tipo di lavorazione unica al mondo, permise una diffusione pervasiva dei vari disegni, a un prezzo di costo molto basso, contribuendo alla loro popolarità.
Come dicevamo prima infatti è grazie all’arte ukiyo-e se oggi possiamo leggere manga come One Piece e vedere splendidi anime. Se Osamu Tezuka è stato di fatto “il papà” del manga moderno, artisti come Hokusai, Utamaro e Hiroshige sono stati senza dubbio i loro nonni.
La parola “manga”, infatti, è divenuta popolare grazie a loro. Si crede erroneamente che l’abbia inventata Hokusai, ma senza dubbio è divenuta celeberrima nel 1867, quando all’esposizione universale di Parigi venne esposta una sua raccolta di schizzi e studi preparatori, a cui venne dato proprio il titolo di “HOKUSAI MANGA”.
Sì, insomma… questo capitolo 910 è stato un capitolo del cazzo, ma almeno ci ha permesso di parlare di una serie di cose davvero molte fighe.