Che cosa mette in relazione i mondi One Piece e Disney? Nulla, apparentemente. Stiamo parlando di tematiche diverse, realtà sociali d’origine diverse, pubblico (non sempre, in verità) diverso. Eppure ci sono alcune dinamiche simili.
La fruizione delle avventure, in entrambi i casi, può essere attiva. Nel senso che topi, paperi e pirati assumono ulteriori significati solo se rielaborati da nuovi e diversi punti di vista. I due mondi sono talmente tanto estesi e radicati in noi da vivere quasi di vita propria, come se, parallelamente al mio andare a lavorare, Luffy si imbattesse in qualche nuova isola e Paperino perdesse l’ennesimo lavoro. A testimonianza di quanto sto dicendo, basti notare che l’opera di Oda e quella disneyana sono tra i pochi fumetti che, sui social network, danno continuamente il via alla creazione di nuovi significati.
La parola chiave è cultura. Realtà così complesse e ricche di spunti generano cultura, ma non quella sempre immobile e ostile al cambiamento, bensì una di quelle belle frizzanti, che cambiano e si trasformano. Del resto, educatori e insegnanti sono ormai d’accordo sul fatto che, per apprendere veramente, occorre che le nozioni siano calate nella vita reale, che da oggettive possano diventare soggettive, in altre parole “personalizzabili”.
One Piece parla a me, a te, a lui in maniera diversa, e forse è proprio questo rapporto intimo che si crea ad aver generato un tale successo.
Noi non siamo semplici spettatori di storie, diventiamo veri e propri ospiti sulla Thousand Sunny o a Paperopoli. E continuo a mettere in parallelo queste due realtà proprio per sottolineare come Oda, da solo, abbia fatto qualcosa di equiparabile all’azione di tanti e tanti autori che, negli anni, si sono succeduti nell’impero del caro vecchio Walt.
Torniamo alla cultura, ma da un punto di vista interno all’opera. Innanzitutto, occorre ricordare come questa parola venga continuamente abusata, tipo “pace” e “amore”. La cultura è un insieme di nozioni e pratiche trasmissibili, che diventano la base per lo sviluppo dell’individuo. È composta da aspetti materiali e da aspetti immateriali come i simboli e i valori: parla alla mente, ma anche e soprattutto al cuore, conferendo significati alle cose.
Il sapere, in One Piece, ha sempre avuto un ruolo cruciale. Ogni nemico sconfitto dai protagonisti diventa il simbolo di una realtà che si impone sulle apparenze: Luffy e i suoi scardinano le convinzioni di invulnerabilità di nemici in teoria imbattibili come Crocodile, Doflamingo, Rob Lucci. Il potere si stabilizza sull’ignoranza dei cittadini che infatti, una volta compresa la situazione, insorgono. L’azione recente dei rivoluzionari (capitolo 904) cade perfettamente a fagiolo.
La cultura di cui Luffy e i suoi si fanno portatori diventa strumento critico per far luce sulle maschere: non a caso, al di là del ritrovare il tesoro di Gol D Roger, una delle missioni principali dei nostri è svelare i retroscena del “secolo di vuoto”. È un sapere basato sull’esperienza e sui rapporti umani. C’è una scena particolarmente significativa, benché antichissima: Cappello di Paglia contro Don Krieg. Da una parte abbiamo uno sbruffoncello disarmato, dall’altra un esperto capitano equipaggiato di tutto punto, con piani astuti in testa e armature impenetrabili sul corpo. Sappiamo tutti come andò a finire.
Un elemento che accomuna quasi tutti gli shonen manga – ma anche i personaggi Disney, così riprendiamo il paragone iniziale – è che l’eroe di turno contrappone all’esperienza e alle conoscenze rivali un capitale umano. Il capitale umano è tutto quel bagaglio che ciascuno di noi, come individuo, si porta dietro. È quel qualcosa che aggiunge brio alla cultura, che distingue un professionista dall’altro.
Saper far tesoro del proprio vissuto, dare spessore a ciò che si fa, investire anche in sentimenti ed emozioni, essere autentici con i propri pregi e i propri difetti: la cultura, la vera cultura, è anche e soprattutto questo.