Poi non dite che non ve l’avevo detto…
Questo capitolo 919 di One Piece mi è piaciuto per una serie di motivi che vi svelerò, ma che non sono strettamente correlati alla questione del viaggio nel tempo.
Ho sempre ammirato in Oda la sua capacità prestigiativa di sventolarti davanti un botto di cose, e al contempo mostrarti pezzi del mondo con nonchalance quasi serafica.
Ad esempio, per anni, ci siamo chiesti cosa diavolo fossero i Colli di Serpente – e se Gecko Moria facesse parte di questa categoria. Credo che oggi, in questo capitolo 919 di One Piece, il mistero sia stato svelato.
Benché a Whole Cake Island ne abbiamo visti parecchi, la maestra di Wano che racconta della politica di isolazionismo del Giappone, sembra a tutti gli effetti quella che possiamo chiamare come “Collo di Serpente”.
Il capitolo poi mi è piaciuto anche per i messaggi subliminali che Oda ha lanciato a noi lettori, quasi come se sapesse quello che pensiamo mentre leggiamo il suo fumetto. Spesso infatti One Piece viene criticato per il fatto che i pirati protagonisti non sono dei pirati, perché non agiscono da pirati ma da eroi positivi. E Law, in questa vignetta, ci ricorda esattamente questa cosa.
Così come Luffy, alle rovine del castello di Oden, si spazientisce riguardo gli innumerevoli segreti dei samurai, che è senza dubbio la reazione che abbiamo avuto tutti quanti noi. Conosciamo Kin’emon e Momonosuke da anni, e puntualmente, continuano a nascondere segreti, nonostante siano più volte in debito con Luffy e i suoi compagni. Effettivamente questa è una situazione irritante. Al netto del funzionamento dello schema narrativo che vuole che la verità salti fuori a spizzichi e mozzichi, è snervante conoscere dati importanti in questa maniera – e forse è addirittura molto macchinoso. Oda probabilmente lo sa, sa che tirare troppo la corda con i suoi stessi lettori potrebbe avere delle conseguenze… e quindi ci da il contentino, con Luffy che dice esattamente ciò che tutti noi abbiamo pensato leggendo questi ultimi due capitoli di One Piece.
Ad ogni modo, adesso sappiamo la verità. I samurai della famiglia Kozuki vengono dal passato e hanno viaggiato nel tempo.
One Piece e il viaggio nel tempo
Il viaggio nel tempo è senza ombra di dubbio uno dei topos narrativi più affascinanti della letteratura, del cinema e del fumetto fantascientifico. I crononauti che affrontano avversità e sono catapultati in epoche diverse hanno sempre stimolato la nostra fantasia e non è un caso che il filone dei viaggio nel tempo sia uno dei più apprezzati e popolari di sempre.
E allora come mai questo argomento in One Piece sembra essere una sorta di tabù per i lettori e gli appassionati dell’opera dell’Eiichiro-Sensei?
Forse perché il manga di Oda è un manga di pirati. Che però va in controtendenza con la critica che spesso si muove a One Piece – e di cui abbiamo parlato proprio fa – ovvero che i pirati di One Piece non sono (o non sembrano) veri pirati.
Ora, io non voglio fare l’avvocato difensore di Eiichiro Oda – soprattutto perché ONE PIECE si difende benissimo da solo – tuttavia voglio ricordarvi che uno dei manifesti di ONE PIECE – forse IL manifesto più importante di One Piece – è quella splashpage magnifica dove un galeone piomba giù dal cielo, e la didascalia recita “Nulla è impossibile, quando l’uomo lavora con l’immaginazione”.
Tenendo conto che abbiamo sempre a che fare con un fumetto, e che un fumetto richiede quindi una certa dose di sospensione dell’incredulità per essere letto e affrontato, per quale motivo in un mondo in cui esistono frutti in grado di dare poteri particolari, isole governate da magnetismi unici, ragazzi di gomma, scienziati in grado di creare robot fantascientifici, mostri lunghi chilometri, regni nel cielo e paesi negli abissi, non potrebbe esistere un qualcosa in grado di far viaggiare qualcuno attraverso il tempo?
Tra l’altro, i casini spazio-temporali, con paradossi e creazioni di nuove timeline che mandano a puttane buona parte di una narrazione brillante avvengono nel momento in cui qualcuno torna indietro nel tempo.
Mandando invece qualcuno avanti nel tempo – che per noi lettori è il tempo presente – siamo salvi da qualunque tentativo di manipolazione spazio/temporale (o alterazione del continuum tempospazio che noi conosciamo).
Pensando quindi quadrimensionalmente, Eiichiro Oda con una soluzione “semplice” ha inserito il filone del viaggio del tempo senza creare casini spazio/temporali nella timeline di One Piece.
La cosa che personalmente mi ha colpito, più del viaggio temporale in sé (che mettendo insieme i pezzi del puzzle, come abbiamo visto nello scorso report, era probabilmente l’unica soluzione praticabile) è come Oda abbia voluto utilizzare questa tematica fantascientifica nella saga che, tecnicamente, doveva essere la più “classica” e “tradizionale” possibile, perché incentrata sul Giappone feudale.
È stato un vero ribaltamento del paradigma, ed è la cosa che più ho apprezzato di più.
Come hanno fatto i samurai del clan Kozuki a viaggiare nel tempo?
Una possibile spiegazione l’abbiamo nel capitolo: la mamma di Momonosuke, vera seguace e spettatrice di samurai Jack, ha aperto un varco dimensionale scaraventando i samurai nel futuro.
Come ha fatto? Probabilmente aveva un frutto del Diavolo con una proprietà unica di distorcere, per una volta, lo spazio/tempo.
Finchè Oda non ce lo dirà, non lo sapremo.
Sappiamo invece, finalmente, perché Orochi e Kaido stavano dando la caccia ai samurai. Sapevano – o temevano – che sarebbero riapparsi 20 anni dopo. E infatti, adesso, il cerchio è completo.