Analisi One Piece Capitolo 901
Dopo il capitolo scorso, come da manuale, l’intero fandom si era messo ad arrovellarsi su “cosa potrà mai essere successo?”, dividendosi per un terzo con teorie sull’immaginazione di Big Mom, un altro terzo su teorie su grotteschi risvolti dei poteri di Pudding, e un altro terzo che a quanto pare non ha imparato nulla dal capitolo della penetrazione di Luffy e continuava a dire che era tutta ambizione dell’osservazione.
Qualche sparuto audace aveva messo in conto la possibilità della distruzione della Sunny, e così ecco che abbiamo praticamente completo il panorama.
Ovviamente, come previsto, nessuna di queste opzioni era effettivamente praticabile; i poteri di Pudding erano già ben noti, e ogni deviazione avrebbe portato a buchi di trama imperdonabili; Big Mom non aveva modo di sapere quello che stava succedendo dall’altra parte dell’arcipelago, e il fatto che l’immaginazione corrispondesse esattamente alla realtà non aveva, ancora una volta, nessun senso; infine dovremmo aver capito a questo punto come funziona la struttura delle vignette in una pagina di manga, tanto da dire che mettere in parallelo la visione di Luffy con un evento reale sull’isola Funwari era, ancora, incomprensibile e non attuabile.
Per quel che riguarda la Sunny, distruggerla vorrebbe dire distruggere il sogno di Franky, perché ricordiamolo: il sogno di Franky è vedere la Sunny arrivare a Laugh Tale. Non è più costruire una nave da sogno, perché quello l’ha già fatto. Franky già disse, alla fine di Water Seven, che la Sunny era la nave dei sogni. Dire “le navi sono intercambiabili, Franky se ne farà una ragione” dimostra un certo livello di ingenuità, soprattutto se si considera che i sogni sono il tema principale di One Piece, è distruggere un sogno quando il fautore di questi nemmeno è lì a guardare sarebbe un qualcosa di inaccettabile.
In breve, questa soluzione – io mi immaginavo qualcosa del tipo “gli uomini pesce stavano facendo sommergere Sunny in fiamme nell’acqua, così da spegnerne l’incendio e portarla in salvezza facendo pensare a tutti che fosse effettivamente affondata – era l’unica effettivamente praticabile.
Ne sono soddisfatto? Certo che no. Il mio desiderio era vedere la Sunny ridotta malissimo, la ciurma di Cappello di Paglia catturata, Jinbe che gira la ruota per salvarli tutti, e festa grande con sushi in abbondanza. Ma certamente non posso giudicare un capitolo basandomi su quello che avrei voluto che accadesse; potrei farlo, ma a quel punto ogni credibilità andrebbe a farsi benedire.
Questo capitolo è incredibilmente problematico, ma non è un disastro come può sembrare ad una lettura veloce. Come ho scritto sopra, il salvataggio di Wadatsumi era l’unica soluzione possibile per Oda – al di fuori del massacro più totale, cosa che in molti avremmo voluto ma che, in tutta onestà, nessuno si aspettava davvero – quindi in questo non ho niente da ribattere.
Così come il comportamento di Jinbe, interamente coerente al personaggio – e chi se ne lamenta o non ha mai letto il manga o indossa i classici occhiali da lettore medio, il che è praticamente la stessa cosa.
Cos’è allora che rende questo capitolo incredibilmente problematico? La verità è che Oda ha dimostrato e confermato quanto sia inaffidabile nella sua creazione di tensione, e questo non solo condiziona il capitolo odierno – in cui pericoli nascono e si risolvono in 2 pagine – ma potenzialmente l’intero manga, e di sicuro strappa al capitolo 900 ogni possibile importanza.
Se infatti l’addio di Jinbe alla ciurma di Cappello di Paglia sarebbe potuto apparire come un evento praticamente definitivo – e letale – un paio di pagine dopo, Jinbe annuncia con la faccia più allegra del mondo che nessuno di loro morirà, stemperando ogni tipo di pathos che le precedenti pagine avevano costruito.
Non solo: Luffy conferma che Jinbe tornerà a Wano, ancora una volta tirando un altro cazzotto al dilemma centrale del capitolo; Moscato si mostra vivo e vegeto, rimuovendo dal potere di Big Mom ogni carattere intimidatorio, e mettendo seri dubbi sull’effettivo destino di Pound e Pedro – se Oda non fa morire nemmeno Moscato, come possiamo aspettarci che Pedro e Pound siano davvero defunti – e sull’intero peso della saga.
Tutto quello che questo capitolo ci dice è: “Non vi preoccupate, questa saga non avrà nessuna conseguenza sulla ciurma e su nessuno di rilevante, Big Mom resterà Big Mom, la ciurma di Cappello di Paglia non aumenterà di numero, tutti stanno benone, a parte i Vinsmoke che, onestamente, di peso nel manga in toto non ne avrebbero mai avuto”.
In breve, il difetto di questo capitolo non è nel capitolo in quanto tale, che resta comunque coerente al resto del manga per tematiche e per soluzioni narrative; il difetto sta nell’impatto che, irremediabilmente, questo capitolo lascia sul resto della saga e, possibilmente, sul futuro del manga.
Perché diciamoci la verità: sarebbero davvero sufficienti la morte di Pedro e di Pound e l’incertezza riguardo il destino di Jinbe per poter definire quest’incontro con un Imperatore come “spaventoso”? Come qualcosa di inavvicinabile? Come necessario per una riflessione sulla attuale posizione dei protagonisti rispetto ai pesci grossi? Perché se da una parte Kaido aveva messo tutto in prospettiva con la peggiore generazione che continuava a “giocare a fare i pirati” senza sapere nulla del mondo dei migliori, adesso che la ciurma è sopravvissuta facendo danni irreparabili ai suddetti migliori, quanta credibilità potrà mai avere questo ubriacone? Ognuna di queste domande è retorica.
Pedro è un personaggio che, al momento della morte, conoscevamo da meno di 70 capitoli – in breve, meno di Kyros e Rebecca. Pound anche meno di 60. Si tratta di personaggi che abbiamo avuto al massimo per due saghe, e con cui i protagonisti non hanno avuto molta interazione – siamo addirittura nella situazione in cui solo Luffy, Nami, Chopper e Carrot sanno dell’esistenza di Pound, e nessuno di loro era presente alla sua dipartita. Si tratta di morti che hanno un impatto effettivo prossimo allo zero – a meno che Carrot si unisca alla ciurma, in tal caso Pedro diventa un espediente di trama. Per quel che riguarda Jinbe, a questo punto dubito che morirà prima di Wano.
Ma non è finita qui; non solo la ciurma di Cappello di Paglia è entrata e uscita da Whole Cake Island senza perdere chissà che, ma non hanno fatto altro che guadagnarci. Sanji è tornato, Nami ha Zeus – un’arma che la metterebbe in condizione di massacrare personaggi come la famiglia Donquixote, ad eccezione di Doffy e Pica, con uno schiocco di dita -, Brook ha preso il secondo Road Ponegliff, e Luffy è diventato un maestro dell’ambizione dell’osservazione, battendo un avversario da più di un miliardo di taglia.
A questo punto, l’impressione che mi resta è: chi ferma questi qui da andare a Wano, fare fuori Kaido, prendere il suo Road Ponegliff, senza una perdita e anzi acquistando nuovi poteri e alleati? Perché, a questo punto, l’unica aspettativa che avrò della saga dei samurai saranno… beh, i samurai stessi, e la loro storia.
Certo, la saga non è ancora finita. Certo, Big Mom sta arrivando con intenti bellicosi e a tutta velocità e, a detta di Jinbe, la Sunny ha ancora qualche ora prima di poter uscire dall’arcipelago. Certo, c’è ancora la questione della Germa in sospeso. Ma dopo questo capitolo, come posso essere ottimista verso una risoluzione originale a tutte queste problematiche, diversa dal tarallucci e vino che molti temevano 40 capitoli fa?
E quando il capitolo si conclude con una battuta sul Re dei Pirati messa ad hoc così che tutti i lettori medi possano sbavarci dietro e dimenticarsi di ogni cosa, cosa ci abbiamo guadagnato di nuovo? Niente, anche perché, se mi permettete, Morgans si sta chiaramente riferendo a Barbanera.
Diciamolo, l’unica cosa bella in questo capitolo è che almeno Jinbe ce lo togliamo dai piedi ancora per qualche altro anno.