‘What if everything around you
Isn’t quite as it seems?What if all the world you think you know
Is an elaborate dream?’– Nine Inch Nails, Right Where It Belongs
Salve genti, nuova analisi, capitolo 1146: sei sicuro da che parte stare?
Non avete idea da quanto stessi aspettando questo momento. L’istante in cui, per la prima volta, i cavalieri si confrontano sul serio con un interlocutore esterno alla loro cerchia, esponendo con franchezza le reali intenzioni. I dialoghi di Gunko e Sommers sono oro narrativo. Parliamo di informazioni calcolate al millimetro da Oda, che pulsano alla perfezione nella vena di immoralità dei Draghi Celesti.
Ma… siamo davvero sicuri del loro significato?
Il capitolo di oggi (tra guizzi di follia e lazzi antimilitaristi) ha un carattere peculiare: le parole dei Tenryūbito sono aperte a diverse interpretazioni, e tutte plausibili. Elbaph si riconferma una favola sotto mentite spoglie, un’epopea che si contorce su sé stessa, una farsa di affetti sul ciglio del baratro.
Una danza sul precipizio, e oggi ci sarà tanto da cui sporgersi per riflettere.
Ma andiamo con ordine.
È il momento dell’Elzeviro…
Natura sottile
Oh, era decisamente ora.
Ulti si getta tra le braccia di Yamato, si offre come subordinata, si concede un attimo di umanità. Cede alle lacrime. Tutti rimangono esterrefatti.
Volete sapere qual è il risvolto migliore, in questa cornice surreale?
No, non Page One — al solito simpatico come il bacillo del colera — ma…

Ebbene sì: Yamato accoglie la richiesta della ragazza con lo stesso sguardo che Oden rivolse ai futuri Foderi nel loro primo incontro. Forse è indulgenza, o forse è solo quel pizzico di romanticismo che certe tavole riescono a risvegliare. Ma una vignetta così – e parlo anche delle risate che mi ha strappato – spazza via in un colpo solo le mini-avventure precedenti, impantanate nella noia e nella lentezza.
Quindi no: niente trabocchetti retorici. Si va dritti al punto.
Il paragone con i Foderi Rossi, ora, è reale.
Non che fosse una novità: ve ne parlai già a suo tempo.
E sono lieto che si sia rivelato giusto:
‘Inizio quasi a crederci. Questo non è forse il viaggio della guerriera? È o non è il suo intento quello di emulare Oden? E i Foderi non erano forse reietti, disadattati, criminali? La risposta è sempre affermativa. Nei precedenti articoli ho messo in parallelo ogni fase del viaggio di Oden con quello della figlia di Kaido. E se questo fosse il momento in cui il futuro daimyō ripuliva Kuri, sanando il primo punto debole di Wano? Ashura Doji era forse uno stinco di santo? Non direi. Era uno dei criminali più efferati del paese.
Fino all’incontro con Oden.
Sì, mes amis, sarebbe straordinario se Yamato, ripercorrendo il cammino del suo eroe, finisse per esserlo davvero, senza nemmeno accorgersene. Se diventasse il catalizzatore di un cambiamento, rendendo i suoi compagni più forti e determinati, ma anche più giusti nel loro agire. Il punto di rottura che cambia le vite degli altri. La scintilla capace di scardinare il destino di Wano. Un classico della narrativa eroica.
Riuscite a immaginare O-Tama che aiuta i due fratelli, e Ulti che le chiede scusa per averla aggredita?
Se si presta attenzione, il parallelismo non solo è plausibile, ma duplice. Nessuno dei futuri alleati di Oden (Kanjuro escluso) era davvero malvagio nel senso stretto del termine. Erano uomini e donne costretti dalle circostanze a diventare fuorilegge, reietti di un sistema. Oden li sconfisse, ma non fu la sua forza fisica a conquistarli, bensì la capacità di risvegliare qualcosa di nobile dentro di loro.
Ogni battaglia che affrontò non fu solo per la vittoria, ma per rivelare a chi lo osserva che c’è qualcosa di più grande in gioco, qualcosa che va oltre il singolo conflitto: la possibilità di riscrivere la propria esistenza.
Non è forse questa, la stella polare di Yamato?’– analisi capitolo 1141
Ma ora è tutto da definire. Chi potrebbe aderire dopo i due fratelli? Oltre ad altri Tobi Roppo, la guerriera potrebbe incontrare letteralmente chiunque, Holdem non era forse al servizio di Who’s Who? Tra Star, Gifters, Numbers e compagnia bella… uff, potremmo vederne delle belle. Dio non voglia che incontri un redivivo Basil Hawkins, ma con Oda, tutto è possibile.
Il punto ora sarà vedere come riprenderà questo viaggio.
Riflette un istante, questa mini-avventura potrebbe assumere un vero, importante, significato. Ossia: togliere dalle spalle di Yamato il peso degli errori dei padri che ricadono sui figli, come abbiamo sempre detto. L’ingresso di Ulti nel suo cammino — se letto attraverso la lente della redenzione — apre uno squarcio inatteso sul futuro di Wano: perché non si tratta solo di costruire un seguito, ma di riplasmare la grammatica dell’alleanza.
Ecco dunque la posta in gioco, non solo il riscatto dei singoli, ma la possibilità che Wano venga sanata da chi un tempo l’ha ferita. Se Yamato saprà catalizzare questa metamorfosi, l’arco narrativo assumerà una risonanza stupenda.
Ma ora, parliamo del Warland.
Il capitolo in corso, sotto l’apparenza di pura azione, si rivela un crocevia di riflessioni e presagi. Un’energia sotterranea pulsa tra le pieghe di decisioni antiche, rivelando una meditazione sul disordine e sul cambiamento. Il mondo sta entrando in una fase destinata a trasformarlo per sempre, e i Mugiwara sono chiamati ad affrontare un futuro che li costringerà, più che mai, a mantenere la promessa fatta su una bandiera bruciata.
Non è ironico? La saga dei giganti si distingue per la natura ambigua e… sottile.
Signore e signori: capitolo 1146…
Ragionare in termini di secoli
‘…il solo che possiede l’immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere…’– Timoteo 6:16
Il 1146 potrebbe spiegare in modo semplice il motivo per cui Imu conserva le foto di Luffy e Teach. E la parte migliore? Non credo che l’abbia fatto solo in quest’epoca. Naturalmente, intendo tenere d’occhio alcune volontà particolari. Ci arriveremo, ma prima occorre sapere…
Come vi suona il nome Gunko Nerona?
Scommetto che a qualcuno di voi è appena comparso un ghigno beffardo.
Questo capitolo è talmente denso di eventi da meritare un’analisi pagina per pagina, se non vignetta per vignetta. Per orientarci, seguiremo tre linee guida: l’eventuale appartenenza della nobile alla casata appena citata; la natura del suo potere; e l’interpretazione (il più possibile rigorosa) del suo straordinario discorso.
All’arrivo di Gunko sulla nave di Coron, i Mugiwara non nutrono alcun sospetto verso i Draghi Celesti. Tuttavia, Usopp percepisce immediatamente qualcosa di familiare: il tono solenne, la retorica aristocratica, la spocchia divina. Gli ricorda da vicino gli unici fanatici che in One Piece si sono autoproclamati divinità: Enel e i Tenryūbito.
- Il primo sembra, con ogni probabilità, un espediente voluto da Oda. Enel è indissolubilmente legato alla luna: l’Arca Maxim e il Goro Goro no Mi richiamano direttamente i simboli incisi sul murale di Adam. Persino la distruzione di Birka, ad opera dello stesso Enel, permane avvolta nel mistero. Se consideriamo poi Urouge, notiamo che possiede i tratti delle tre popolazioni lunari originarie — eppure è l’unica Supernova associata a un disegno tuttora sconosciuto. Mi sembra più prudente mantenere un approccio concreto: ci troviamo davanti a un frammento narrativo ancora sfuggente, quasi clandestino. In questo contesto, avanzare ipotesi basandosi su un nome altisonante sarebbe prematuro, se non addirittura fuorviante.
- Per quanto riguarda i Draghi Celesti, la situazione appare ben diversa: da Charloss e sua sorella fino ai Cinque Astri, il loro modo di porsi e di esprimersi resta invariato. L’unica distinzione risiede nel fatto che i secondi lo fanno con consapevolezza. Esattamente come i Cavalieri di Dio. A meno che Gunko non rappresenti davvero un’eccezione: non un semplice ingranaggio tra gli altri, ma una pedina collocata a Elbaph su esplicito mandato di Imu, una presenza scelta, strategica, destinata a vigilare affinché ogni passo si muova in accordo con un disegno prestabilito.
Andando dritti al punto, la guerriera potrebbe essere una Nerona?
Beh, diciamo che le basi su cui poggia questa teoria sono di pura fantasia, ma non prive di una certa plausibilità. Di Imu, almeno in via ipotetica, sappiamo che dovrebbe essere in vita da almeno 800-900 anni, e che vive in solitudine. Presupporre che abbia un compagno o una compagna con cui generare prole… beh, è un pensiero che mi suscita una certa ilarità.
Suvvia, non sappiamo nemmeno se sia uomo o donna, e, pur partendo dal presupposto che nel manga si faccia riferimento a un ‘lui’, non sappiamo nemmeno quale corpo abiti ora.
Quindi mettiamola giù semplice: come ben sappiamo persegue un suo piano, ma, se invece… proteggesse la casata dei Nerona? Ah, questo si che sarebbe attendibile.
Non c’è nulla che ostacoli l’idea che quel retaggio possa essere sopravvissuto; anzi, i presupposti sembrano netti, è la logica stessa a sfidare il dubbio. Non è forse vero che solo di recente abbiamo scoperto l’esistenza dei Figarland? O dei Kiringham? Ecco allora che, tra le infinite possibilità, Gunko potrebbe perfettamente essere una discendente di Imu. I più attenti potrebbero obiettare: «Perfetto, ma allora perché non comanda i Cavalieri di Dio?» La risposta è semplice, ma non definitiva: forse Shamrock è semplicemente più forte, o forse più spietato. In un gioco di potere che riecheggia l’enigma di God Valley, potrebbe aver accumulato, proprio come il padre, più punti di tutti gli altri contendenti nelle altre attività dei Nobili Mondiali.
In tutta onestà, non mi sento di premere troppo su questa ipotesi; al momento non accende la mia fantasia, dato il numero esiguo di elementi concreti a sostegno. Nondimeno, sarebbe del tutto coerente con l’indole che Imu ha mostrato finora: spietata e calcolatrice. Ha giustiziato Saturn (che lo serviva da almeno duecento anni) senza battere ciglio. Dunque, perché non posizionare un membro della propria famiglia nel braccio armato dei Tenryūbito?
In quel momento, Gunko diventa particolarmente loquace, come se avesse il desiderio di esprimere qualcosa, di fare una vera e propria dichiarazione. E qui scatta il pandemonio. In un lampo, Jinbe e Brook tracciano il quadro della situazione, e chi meglio di loro? Jinbe sa come funziona il mondo; Brook, con la sua lunga esistenza alle spalle, porta con sé la memoria di tempi passati, quando fu soldato di un certo regno. Al contrario, Nami e Usopp mostrano un’ostilità evidente: la prima presa dal furore ogni volta che le vittime sono bambini — come a Punk Hazard oppure Wano — e il cecchino, finalmente giunto a Elbaph e chiaramente ispiratone, si fa belligerante. Il Cavaliere di Dio risponde senza esitazione: rivendica apertamente la sua appartenenza all’ordine, e attacca.
Qui passiamo alla seconda linea guida: la rigenerazione.
Se la sua abilità coincide con quella dei Gorosei, allora qualcosa nella gerarchia è cambiato. La trovo una mossa brillante da parte di Oda: non ci svela se i suoi commilitoni condividano lo stesso potere, non tanto per verificare se siano vulnerabili, quanto perché la ragazza appare essere un gradino superiore anche a loro. In primo luogo, è chiaro che Gunko rivesta il ruolo di braccio destro di Shamrock, selezionata con cura per questa missione. In secondo, la sua gestione dell’Abisso rivela una natura coercitiva: è in grado di richiamare il Kirin mentre è immerso nei suoi affari, e Shepherd mentre è a casa, al telefono e in mutande. A meno che non ci sia un’entità superiore a impartire ordini, dubito che gli altri cavalieri possiedano la stessa capacità nei confronti di Gunko o Shamrock.
In sé e per sé, il potere sembra lo stesso. Si parla di rigenerazione totale, non dell’intangibilità tipica dei Rogia né dei trucchetti dei Paramisha. Pensiamo a Katakuri, capace di trasformare in mochi solo alcune porzioni del corpo per evitare l’impatto, o a Luffy, vulnerabile alle lame ma da sempre impermeabile al dolore — salvo quando entra in gioco l’haki, come ci ricorda il famoso pugno amorevole di Garp. Qui siamo oltre. Si parla di invulnerabilità assoluta. Non solo arti interi si ricostruiscono da zero, ma anche terminazioni nervose e organi interni. È come colpire il nulla. Guardiamo da vicino, sia nel caso di Saturn…

… che in quello più recente, di Gunko.

Ci sono differenze, certo, ma non così decisive. L’Astro è avvolto da onde di oscurità, una caratteristica che rimanda all’aura di malevolenza che accompagna certi Zoan mitologici, inoltre tutti i Gorosei sono dotati di Haki del Re. Seppure entrambe richiedano tempo, si distinguono nel modo in cui la carne si ricostruisce. Nel caso di Saturn, i danni subiti si colmano in una spirale che prima ristabilisce l’intera struttura, per poi completarsi gradualmente. Al contrario, la guerriera ripristina la propria integrità un pezzo alla volta, partendo dal punto in cui il trauma è stato più violento. Sebbene questa differenza sia minima, risiede nel tipo di danno subito: Saturn ha affrontato l’impatto devastante di Kuma e il crollo degli edifici, mentre per lei il danno è chiaramente legato a un’esplosione.
Due prospettive quindi, una che si nutre di praticità e azione, l’altra che si tesse nella gerarchia del comando:
A – Chi gode di tale potere, al momento è inarrestabile, abbiamo visto Luffy in forma Nika, in compagnia di Dori e Brogi darsela a gambe (a Egghead). Ricordate il T-1000 in Terminator 2? Era fatto di metallo liquido, quando danneggiato aveva la capacità di riprendersi rapidamente, il cyborg poteva ricostruirsi semplicemente riformandosi, abilità che lo rendeva praticamente immortale rispetto ai danni fisici. Esattamente come questo potere. Si ha appena il tempo di allontanarsi mentre è in atto la rigenerazione.
B – Un chiarimento su Gunko giungerà solo se scopriremo che anche gli altri cavalieri possiedono la stessa abilità. In tal caso, sarebbe la prova che Imu estende quel dono a chi gode della sua benevolenza. Resta però un’incognita: troppe regole e variabili complicano l’armonizzazione di poteri come teletrasporto e rigenerazione. Mi sembra onestamente troppo, a meno che non emergano sfumature ancora inesplorate. Nel capitolo vediamo Kiringham mettere Anje in ‘modalità dormiente’. Dettaglio curioso, diamine, è anche capace di provocare la paralisi del sonno? In ogni caso, l’esempio chiarisce meglio la natura del fenomeno degli Astri: non si tratta né di teletrasporto né di invulnerabilità, ma del marchio. Un concetto che si inserisce con naturalezza nell’idea di un patto con il diavolo che i Gorosei stipulano con il loro signore.
Questa riflessione, mes amis, è il vero collante temporale dell’intero capitolo.
Gunko pronuncia una frase che mette ogni cosa in prospettiva. Forse è proprio questo il motivo per cui Imu sta estendendo i suoi poteri ai Cavalieri di Dio — sempre che lo stia davvero facendo. Vi spiego perché ritengo plausibile questa ipotesi: God Valley risale a quarant’anni fa. All’epoca Garling era chiaramente giovane. Se oggi è diventato immortale, significa che qualcosa è cambiato di recente: parliamo del passaggio al ruolo di Gorosei. Perché, nel frattempo continuava a invecchiare. Qual è la conseguenza più logica? Semplice. Primo: quei poteri non erano mai stati estesi ai cavalieri. Secondo: a Imu serviva Nika. Solo dopo averne confermato il risveglio, testato il Mother Flame e constatato il tradimento di Saturn…
Gunko: Il conto alla rovescia è iniziato. Sta per scoppiare una guerra colossale che coinvolgerà il mondo intero!!
Et voilà.
Ricordate? Appena ricevuto il titolo di Astro, il caro Figarland profetizza l’epoca più tenebrosa di sempre.
Non è una supposizione: lo sa. Ha avuto un colloquio riservato con Imu.
Una plausibile conferma è in capitolo.
Indipendentemente dai dettagli, è il discorso di Gunko a risultare sconvolgente. Mai e poi mai avrei immaginato che un sottoposto – anche se nobile, guerriero d’élite, ma pur sempre sottoposto – potesse possedere una tale conoscenza non solo della strategia passata, ma soprattutto dell’intero piano generale. Il modo di parlarne in maniera tanto profonda e consapevole, è un’eco di un’autorità che va ben oltre il suo rango.
Il mondo… sarebbe dovuto sparire all’improvviso…!! Ma così non è stato!!
Lo stesso atteggiamento – dichiararsi una ‘Dea’ – non è solo una provocazione, ma una dichiarazione d’intenti che sfida le convenzioni di una storia che ha da sempre giocato con l’idea di divinità e poteri assoluti. Ma a differenza di altre figure che si sono fatte portatrici di un simile messaggio (Enel, gli Astri), Gunko non sembra cercare venerazione, quanto piuttosto farsi portavoce di una guerra che, da quanto afferma, è inevitabile.
Si sta chiaramente facendo beffe di loro. E se colleghiamo i puntini, il motivo diventa fin troppo evidente.
Anzitutto citando Vegapunk, collegato alla tecnologia volutamente bloccata da più di 1000 anni:

E poi Clover, ossia chi – per esperienza personale – aveva un motivo per ricordare e non arrendersi:

L’ho scritto più volte: la conoscenza è la vera chiave. E infatti Robin sarà la leva capace di sollevare il mondo.
Il discorso che Gunko fa ai Mugiwara è un preludio a una riflessione più profonda sulla fine del mondo, un tema che, per quanto noto a noi lettori, è ben radicato nel DNA della narrazione, tuttavia risulta ignoto alla ciurma, e mai come in questo caso sollevato con la sicurezza di chi sa che il mondo sta per essere sconvolto. ‘La fine è già stata programmata‘, aggiunge il Drago Celeste, con l’arrogante consapevolezza di essere un messaggero di una catastrofe già in corso. In questo scenario, la rottura tra la consapevolezza e l’ignoranza diventa il vero terreno di scontro. Ecco perché cita espressamente due figure chiave della ribellione. Il momento in cui si realizza che c’è qualcuno che ha già previsto il cataclisma, come ad esempio Nico Olvia e Clover, fa capire ai Mugiwara che la guerra che sta per scoppiare è un conflitto tra chi ha l’intelligenza di vedere oltre: e chi è condannato a rimanere intrappolato nell’ignoranza.
Ora.
A meno che, nelle sue lunghe ore di solitudine, Imu non si sia immerso/a nelle nobili arti di dare testate al muro (sotto lo sguardo impassibile di Lily) e fare massiccio uso di grappa…
Che senso ha distruggere il mondo?
Quello che ci troviamo a fronteggiare, seppur difficile da ammettere, è che ogni elemento della trama sembra tessere il filo di un destino che va oltre l’individuo, oltre l’epoca. Perché rimanere nell’ombra per secoli, osservando con occhi indifferenti figure chiave come Luffy, Teach, Vivi, Shirahoshi, per poi decidere la fine dell’umanità? Allora allarghiamo i nostri orizzonti, ragioniamo con i termini tradotti precisamente dal manga, le tre ere di questa storia millenaria, nell’Allei, vengono chiamate primo, secondo e terzo ‘mondo’. Quindi, il testo è la cronaca di un ciclo, ma che avverrà solo dopo una ‘fine’ e… una successiva rinascita.
Esattamente come il Ragnarok, che fu combattuto tra gli Dei (i Tenryūbito) e i giganti (il popolo del Warland). Ora, non mi dilungo certo a ripetere tutta la mia interpretazione dell’Allei (preliminare, istintiva com’è); se però voleste leggerla, la trovate qui:
Il primo mondo parla di separazione:
Sulla terra vi era fuoco.
L’uomo cedette al desiderio
e toccò il sole proibito.
Gli schiavi pregarono
e apparve il “Dio del Sole”.
Il Dio della Terra si adirò,
e insieme al serpente delle fiamme del fato,
avvolse il mondo in morte e oscurità.
Da allora, essi non poterono più incontrarsi.
Secondo il pronome plurale ‘essi’ e la struttura sintattica, il Dio del Sole e quello della Terra si allontanarono. Ma oggi ci interessa la terza fase:
Nel caos vi era un vuoto.
Ombre scomode del passato
ricordano il giorno della promessa
e ascoltano la voce della Mezza Luna.
Il Dio del Sole danza e ride,
guidando il mondo verso la fine.
Ma il Sole ritornerà,
e un nuovo mattino sorgerà.
Allora essi potranno ritrovarsi.
Vi ho messo in corsivo i punti che ci interessano nello specifico. Se l’Allei simboleggia il senso del ciclo… figuriamoci se Imu non ne è al corrente. Era presente. Visto poi tutto il discorso sulla dicotomia tra bene e male fatto da Vegapunk, e il murale inciso su Adam che non fornisce risposte definitive su chi compì i peccati originali, sinceramente? È possibile che il sovrano di MJ stesse aspettando la presenza di Nika per agire. Ha trascorso novecento anni in silenzio, mantenendo una sorta di equilibrio. Vuole davvero distruggere il mondo? O forse desidera solo sconfiggere Nika? O, chissà, impedire l’incontro tra il Dio del Sole e quello della Terra? Spingiamoci oltre: magari il ricongiungersi è quel che brama da quasi un millennio. Non me ne vogliate, ma onestamente trovo tutte queste ipotesi più plausibili dell’idea che abbia atteso secoli per poi, un giorno, svegliarsi e decidere di annientare tutto.
L’innesco della fine del mondo è stato il risveglio del frutto di Nika. Le foto di Teach e Luffy non sono lì per caso. Chissà quanti pirati, nel corso dei secoli, sono stati tenuti sotto osservazione. Sempre gli unici che dopo il buio continuavano a sognare: coloro che desiderano cambiare il mondo e hanno la forza per farlo. Ma restavano pur sempre umani che vivono alla giornata, ragionando in termini di anni.
Bastava aspettare che si levassero dai piedi. A meno che il Dio del Sole non avesse scelto uno di loro. Come Joy Boy.
Imu ha sempre avuto un vantaggio. Ossia il potere che non ha fretta e sopravvive a tutto, alle scosse dei cambiamenti, agli scandali, alle verità che sembrano in grado di scuoterlo. È il potere che ride della storia, che non ha bisogno di mostrarsi pubblicamente, che conosce la fine del gioco prima che la partita cominci.
Imu ragiona in termini di secoli.
No pain, no gain
‘La debolezza ha sempre rappresentato una tentazione ad usare la forza’
– Henry Kissinger
Breve intermezzo. So che molti di voi sono interessati alla questione dei livelli di potenza della ciurma e ai possibili power-up.
Per ora lasciamo fuori Sanji e Zoro: il loro caso è a parte. A Wano hanno ricevuto rispettivamente l’esoscheletro e il Re conquistatore, due capacità che li collocano nettamente al di sopra dei compagni. Dal punto di vista narrativo, non ha senso aggiungere ulteriori potenziamenti; non a caso ad Egghead non hanno ancora mostrato il pieno potenziale di tali abilità. Elbaph potrebbe essere il contesto ideale per farli scatenare. Lo stesso vale per Luffy.
Prima di procedere, una piccola notizia di servizio, questa sera non saremo in Fatal, è Pasqua e non riusciamo ad esserci tutti, ma il Re vi aspetta per One Piece AniManga Night – alle 20:30, non mancate!
Tornando a noi, il problema sono i mugi rimanenti. E, personalmente, credo lo sia anche il modo in cui un PU viene concesso e spiegato.
Alcuni sono ben costruiti, legati allo sviluppo psicologico del personaggio o al mondo narrativo, altri invece sembrano un deus ex machina, messi lì solo per far vincere il protagonista all’ultimo secondo. Quindi consideriamo la situazione:
- Jinbe è già fortissimo di suo, probabilmente il massimo esperto vivente di karate degli uomini-pesce. Ma ciò che lo distingue davvero è l’esperienza: ha combattuto più di chiunque altro in ciurma, e in situazioni che gli altri possono solo immaginare. Il suo Haki è raffinato, non ebbe esitazioni neppure davanti a Big Mom. Una caratteristica che lo rende letale, perché quella fiducia spezza il dominio dei frutti, proprio come accadde con Law contro Doc Q.
- Brook è un raro punto di coerenza: capace, versatile, imprevedibile. Brilla per prontezza e improvvisazione, qualità che lo rendono prezioso in ogni contesto. Personalmente spero in un suo momento decisivo. Quale, mes amis? Qualcosa di semplice: il completo risveglio dello Yomi Yomi no Mi. Un potere che lui stesso non immagina di possedere. Sarebbe spettacolare.
- Chopper… andiamo avanti. No, dai, scherzo (forse). Lo adoro da sempre. Sarebbe però ora di smettere di usarlo in coppia con Usopp, come se non potesse reggere uno scontro da solo. E, lo ammetto, non ho mai digerito le faccine durante il Monster Point: quello stato era pura rabbia primordiale, una belva fuori controllo. Ora ha perso fascino. (Occhio, è solo la mia opinione.) Cosa ci starebbe bene? Un’evoluzione delle sue trasformazioni, ora che è adulto – per modo di dire poi, sembra persino più piccolo di quando è partito. Mi manca la sua furia cieca. Perché quando si è arrabbiato con Hogback, o a Punk Hazard per i bambini, quella era emozione pura. Non servivano mostri. Bastava il cuore.
- Franky, ok, prima di tutto: vedere Ripley usarlo come pistola è stato davvero uno spasso. Anni fa già leggeva e comprendeva i progetti di Vegapunk; ora si trova in un antico laboratorio, accanto a Lilith pronta a risvegliare Stella. Quindi basta pensare a Franky, tecnologia antica e Vegapunk: il mix è fatto. Vecchi cuori, è pronto in tavola!
- Nami è in assetto di guerra. Da sempre bussola morale della ciurma, si scatena ogni volta che riconosce se stessa — braccata, minacciata, umiliata — in qualche figura infantile. Mai sottovalutarla. A Wano dimostrò più carattere di Usopp; a Elbaph ha cotto e frullato Road col Clima-Tact, un gigante. Ora sul piatto ci sono ancora homies, painter e tecnologia antica. Con l’evoluzione della sua arma, può diventare autonoma. E pericolosissima.
- Se seguite i miei articoli, sapete già cosa penso di Robin. Nel paese dei samurai ha assunto le sembianze di un demone: la forma che ha dato alla sua rabbia. È quasi poetico, se ci pensate. Dopo tutto quello che ha vissuto, trasformare il dolore in terrore altrui è pura catarsi. Ora le opzioni sono due. Primo: se sviluppasse l’haki dell’armatura, con tutte le braccia e le gambe che può generare, non ce ne sarebbe per nessuno. Vale lo stesso se decidesse di approfondire il karate degli uomini-pesce, che ha già dimostrato di conoscere. Secondo: Sommers sta facendo a pezzi Saul. E se bastava vedere Sanji soffrire per risvegliarle il demonio interiore, cosa potrebbe diventare ora che ha davanti il suo più caro amico, fatto a brandelli sotto i suoi occhi?
- Usopp, beh… che dire. Non può certo toccare Elbaph con un piede e diventare overpowered. Il problema non è la forza: ma la fiducia. Ricordate quando urlava contro il capitano Neko? Non stava parlando a lui, ma a se stesso. Era un atto di resistenza interiore, un modo per fugare la paura e aggrapparsi a una verità che gli serviva credere. Chiunque lo incontri lo reputa debole. E non a torto. In un mondo regolato dalla forza, la debolezza non suscita compassione ma calcolo. È una crepa da sfruttare, un invito a imporsi. Ecco la sfida di Usopp. In futuro lo aspetta Van Augur. Gli serviranno un’arma in grado di rivaleggiare con i frutti e preveggenza. Ha risvegliato la tonalità della percezione da solo: vi basti pensare a cos’è diventato Koby. Certo, lui è stato addestrato. Ma i Mugiwara sono un’altra storia: cultori dell’inerzia e discepoli della pigrizia, amiconi capaci di prendersi a sassate per ridere, di fare colazione con il sakè, di mettersi in cerchio e tormentare Chopper con lo schiaffo del soldato per quattordici ore filate. Se solo Usopp trovasse un’arma. E un briciolo di autentica autostima. Forse – forse – quel regalo che aspettiamo da anni potrebbe finalmente arrivare.
I Cavalieri di Dio sono forti oltre ogni misura: è il classico concetto shonen. Non potevamo aspettarci antagonisti meno potenti di quelli delle saghe precedenti. E va benissimo così. Mmmh… com’è che si dice in questi casi? Ah già: niente dolore, niente guadagno.
Mi trovate anaffettivo? Ma no, mes amis… Sorrido solo al pensiero di un dogma che abbiamo ben imparato in tutti questi anni: mai, mai far infuriare un mugiwara.
Il vizietto
‘Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni’
– William Shakespeare, La dodicesima notte
Un barlume di verità, finalmente. Ma chi può dire se sia oro, o solo un riflesso?
Andiamo dritti al punto: la frase di Harald cambia radicalmente la prospettiva generale. Non si tratta di uno shock — in fondo, mi ero già posto alcune domande ben precise. Perché Ripley prova nostalgia, appartenendo all’ultima generazione di guerrieri? Perché una docente tiene il proprio figlio lontano dalla scuola del Tricheco? E soprattutto: perché Re Harald ha scelto consapevolmente di indebolire il suo stesso popolo?
Non riuscivo a togliermelo dalla testa. (Trovate i ragionamenti nei precedenti articoli dedicati alla saga, troppi da riprendere qui.)
Vediamo le possibili opzioni:
Il Re era forse in combutta con il Governo, ma fallì? Difficile crederlo. La reazione di Sommers è puro scherno: disprezzo senza filtro, come un bracconiere che torna al vivaio aspettandosi barracuda e trova solo girini. Un’immagine perfetta per riflettere sul rapporto padre-figlio. Ripensiamo alla domanda che Loki rivolge a Hajrudin: «Non dirmi che anche tu credi davvero che io abbia ucciso nostro padre con l’intento di farlo… dimmi che non ci credi veramente…». Questa battuta cambia tutto. È possibile che il principe abbia davvero ucciso suo padre, ma per fermarlo. Eppure, i conti non tornano. Perché strapparsi le corna? Perché dichiarare guerra alle proprie radici, rinnegare l’identità di popolo, riscrivere da solo l’eredità collettiva?
Sommers è fuori di sé: lo chiama bastardo. Questo è tradimento, senza attenuanti. Non sappiamo come si siano svolti i fatti, ma nutro una speranza remota — quella che Harald abbia compiuto la stessa scelta di Roger. Affidare il fardello a un figlio (Loki-Shanks), mentire all’altro per renderlo libero di scegliere (Hajrudin-Buggy). Pensateci un istante: il Governo non sa nulla del Warland. Shepherd resta sconvolto davanti scuole e biblioteche, e i Cavalieri di Dio puntano dritti su Loki. Il motivo? Oda ce l’ha messo subito sotto il naso.
Come si presenta (a chiunque, immediatamente) il principe?

Il re muore, e Sommers lo annuncia appena giunto: “siamo qui per visitare la tomba di Harald?” Nel frattempo, nessun cavaliere ha supervisionato Elbaph. Osservate con attenzione: tutto torna. Loki andava in giro a proclamare la fine del mondo, la stessa che Gunko aveva tanto esaltato nel capitolo. I Draghi Celesti stavano aspettando i frutti di un accordo stipulato con il padre del principe. Ecco perché rapire i bambini: quando la violenza ha saturato la loro indole, non sono più utili. Sono solo uno strumento più efficace per costringere chi sa ancora come combattere… i loro genitori.
La mia è un’ipotesi, ma credo la troverete calzante con il disegno generale.
Quindi, tanto per fare un esempio, Loki potrebbe aver agito per non infangare la memoria del padre, e forse per protrarre l’inganno, nell’attesa che qualcosa smuovesse la situazione. In questa prospettiva, l’obiettivo principale di Harald era rimandare il bagno di sangue per il suo popolo il più a lungo possibile, avendo un figlio che fungeva da paravento (Loki) e l’altro che nutriva il sogno di unire tutti i giganti per renderli nuovamente coesi (Hajrudin). Forse la mia è una teoria infondata, un’idea che non porta da nessuna parte. Ma, alla luce di queste informazioni, è l’approssimazione dei fatti che mi sembra maggiormente plausibile.
Insomma, da qualsiasi angolazione la si guardi, mentire è un vizio di famiglia per la casata reale.
Sommers urla. Harald tace. La guerra è già cominciata e il dilemma non è tra bene e male, ma tra chi ricorda e chi dimentica volentieri. I Giganti, ora, devono decidere se essere gli ultimi custodi o i primi mercenari.
Come sempre, vi lascio il link al video del Re: un flusso di coscienza che attraversa passato, presente e futuro, una riflessione trasversale da non perdere!
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Collasso elegante
Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.
A quanto pare, c’era un tempo in cui la fine del mondo non era che una diceria. Poi arriva un cavaliere di Dio in vena di conversazione. Portavoce di un potere che ha imparato a indossare il mantello invisibile della storia, per diventare, a sua volta, eterno e inafferrabile.
Il capitolo 1146 non è un’escalation: ma un collasso elegante. Nella cornice nordica di Elbaph, dove gli assassini parlano come dèi e i giganti combattono come bambini ubriachi di mito, la figura di Imu si staglia più di quanto avessi immaginato.
E così, mentre l’eco della frase ‘La fine è già stata programmata‘ si propaga, la domanda non è solo chi vincerà, ma come il mondo di One Piece cambierà una volta che il suo tessuto sarà lacerato da forze che nemmeno i protagonisti possono completamente comprendere. Gunko non è un nemico, ma la manifestazione di tutto ciò che questa nuova fase della saga sembra voler esplorare: la caduta delle illusioni, l’affermarsi di nuovi poteri, e l’imprevedibilità di un mondo che si avvicina, con passo deciso, al suo prossimo grande stravolgimento.
Godiamoci il viaggio, genti
‘See the animal in his cage that you built
Are you sure what side you’re on?
Better not look him too closely in the eye
Are you sure what side of the glass you are on?– Nine Inch Nails, Right Where It Belongs
Cenere