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One Piece 1145: Romance ‘Xebec’ Dawn; il monito di Gaban; guerra di predestinati

del pirata Stefano 'Cenere' Potì

Born to be kings, princes of the universe
Fighting and free
Got your world in my hand…

– Queen, Princes of the Universe

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1145: la terza faccia della medaglia.

Il passato ritorna come un tassello impietoso, pronto a incrinare un ciclo narrativo che da vent’anni anni scandisce il ritmo della nostra lettura. Ciclo che rappresenta il cuore pulsante del dualismo tra Teach e Luffy, pirati agli antipodi, certo, ma comunque intrecciati da una singola parola: destino.

Eppure, per la prima volta l’ago della bilancia sembra inclinarsi. Basta ascoltare Loki.

Nel frattempo Gaban sussurra parole incandescenti sulla fine del mondo e Gunko si mostra in tutta la sua brutale schiettezza (davanti al Soul King), dunque il capitolo presenta, senza pause né divagazioni, una serie di preziose informazioni. È ormai chiaro: Elbaph ignora gli schemi classici con la stessa nonchalance con cui un vampiro gusterebbe un cocktail di acqua santa. E punta senza esitazioni al trono di miglior saga del post time skip. Ma, andiamo per gradi.

E’ il momento dell’Elzeviro

Anti-p.o.v.

Ok, perfetto, è chiaro sensei! Una volta scoperta la verità sul Secolo Vuoto, ci ritroveremo ancora a indagare su come finisca il viaggio di Yamato… bontà divina.

Come sempre con Oda la narrazione scivola tra ironia e profondità. Parlando più seriamente, non possiamo fare a meno di notare come le inquadrature restino quasi identiche a quelle della settimana scorsa: Yamato in piedi, con la katana nella stessa posizione, ma stavolta di spalle.
Attenendoci strettamente alla trama però, un lato positivo emerge: la parentesi su Page-One e Ulti non è stata interrotta. E se il mio pensiero di qualche tempo fa fosse giusto, i due potrebbero davvero diventare i vassalli di Yamato, come i Foderi lo furono per Oden. Non è una connessione nuova, perché si radica in un legame cresciuto nello stesso castello, nel medesimo ‘ambiente familiare’ (tra molte, moltissime virgolette). Ricordate la storia dei due fratelli?

Il padre di Page e Ulti (Hanafuda) era un pirata sì fiero e intrepido, così forte da far parte della Flotta dei Sette. Grande fu la sua gloria.
Imperversava per i mari come una piaga e niuno riusciva a fermarlo, poi incontrò Kaido. Il quale lo usò per pulire il pavimento. Fine.

Facezie a parte, i due avevano la stessa passione per i frutti zoan, così Hanafuda divenne sottoposto del guerriero, in un momento imprecisato poi, affidò addirittura i propri figli all’imperatore. Quindi i ragazzi sono cresciuti lì, e Yamato non sarà stata perennemente in catene, di conseguenza, saranno cresciuti insieme.

Non è un’idea perfetta, ma offre comunque un presupposto sufficiente (anzi, anche più plausibile di quello di Oden, che incontrava genti a caso), almeno per una conoscenza preliminare. Vediamo, come di consueto, Page One emozionato ed emozionante come un tutorial su YouTube che ti spiega come aprire una bottiglia d’acqua, ma almeno il pianto di Ulti per la salvezza del fratello è sincero, quindi esiste la possibile riconoscenza nei confronti di Yamato. Ricordiamoci che la guerriera ha abbattuto Who’s dopo aver visto Page essere colpito.

Non ci sono ulteriori dettagli degni di nota, quindi direi di procedere con l’analisi.

Elbaph è un gioco di specchi in cui la verità si smarrisce tra memoria e mito, tra ciò che è stato e ciò che conviene raccontare.
Oda non costruisce un mondo coerente per rassicurarci, ma per ricordarci che la realtà è spesso solo la versione più credibile della finzione.
La presenza di Xebec in questo scenario: cambia tutta la prospettiva.

Signore e signori: capitolo 1145…

Testimone diretto

‘Pensi di sapere qualcosa, vero? Ci sono così tante cose che non sai, così tante. Cosa sai, davvero?’

– L’ombra del dubbio, 1943

Finalmente appuriamo la natura dello scudo di Goldberg, Nash è un Homie.

Nulla di trascendentale, in effetti. Era già una teoria ampiamente condivisa. Ciò che davvero sorprende sono le implicazioni legate all’oggetto animato. Per comprendere appieno le nuove informazioni, è necessario prima capire esattamente come funzionano gli Homies. Qual è l’unica certezza che abbiamo su di loro? Anzitutto, il loro carburante è l’anima delle persone. Questa distinzione non è un dettaglio, ma un aspetto cruciale per avanzare qualsivoglia ipotesi su Nash. Big Mom infatti estraeva le anime dai cittadini di WCI come pagamento per garantir loro protezione. Immaginate queste anime come il Nen di Hunter x Hunter o il Chakra di Naruto: pura energia vitale, un potere che alimenta e dà forma a ciò che non è fisicamente esistente.

Essendo una genuina fonte di alimentazione, risulta fondamentale sottolineare che l’oggetto trasformato non acquisisce la personalità originaria del “donatore”. In altre parole, Nash (come tutti gli altri Homies) agisce secondo le leggi generali che regolano questo fenomeno. Sebbene l’utilizzatore del Soru Soru no Mi possa estrarre decenni di vita o pochi secondi da un individuo (a condizione che il soggetto provi paura nei suoi confronti), la personalità non viene sottratta. Ma andiamo per gradi, facendo un esempio pratico.
Tutti gli oggetti animati possiedono una personalità unica, ma condivisa, come se fossero mossi da una singola mente alveare. Ci sono però delle eccezioni. Gli Homies nelle cittadine, per esempio, cantano in coro e sono generalmente cordiali con chiunque. Gli oggetti di tipo cibo hanno una naturale propensione a farsi consumare, specialmente se chi li mangia ne loda la bontà. Un esempio lampante di questo comportamento è rappresentato dai Croquembouche durante la famosa crisi alimentare, quella placata da Jinbe.
Questi Homies, inizialmente terrorizzati da Big Mom, accettarono il loro destino quando lei li definì deliziosi.

Altri di loro sono speciali come Zeus, Prometheus, Napoleon,Pandora, Hera e Misery, perché sono stati creati: A. con l’anima del possessore del frutto, che decide quanti anni donare alla creatura; B. essendo le creature forti in proporzione al potere del creatore, quelli dell’Imperatrice non solo pestano come fabbri, ma hanno una spiccata personalità, un indole personale.

Lo scudo prese vita quando il padre di Goldberg andò in guerra contro Lin Lin, e se ricordiamo l’onore, l’ardore (e la ferocia) dei giganti in combattimento, bè, come dire…

… Nash, più che un prode guerriero, ricorda ‘ahia ma sei scemo?‘ di Maccio Capatonda.

Possiamo indirizzare in due punti la loro essenza:

  • Fisicamente, come anticipato poco fa, lo loro forza dipende dalla potenza del soggetto a cui si sottrae l’anima. I livelli di forza tra Hera e Rabiyan (il tappeto volante) parlano da soli, inoltre, possono mangiarsi tra loro e aumentare il potere. Esattamente come Hera stava facendo con Zeus.
  • Caratterialmente, non sono una copia speculare dei tratti dell’anima ricevuta. Zeus e Prometheus hanno Big Mom come origine, e vediamo il primo spensierato, fifone e goloso, mentre il secondo è sicuro di sé, riottoso e vendicativo. Non hanno niente in comune.

Ritorniamo alla battaglia del padre di Goldberg, un evento che deve essersi svolto negli ultimi sessant’anni, data la sua età. Questa è una certezza che non possiamo mettere in discussione. Il vichingo infatti nacque durante i festeggiamenti del solstizio d’inverno, a quell’epoca Lin Lin era ancora una bambina e viveva proprio ad Elbaph. Esattamente in questo contesto si gioca la partita finale.

Goldberg: È una cosa accaduta quando il mio papà andò a combattere Big Mom… gli è stata  soffiata dentro una vita.

Perché il padre del cuoco andò in battaglia con Big Mom, anzitutto? Abbiamo due certezze in merito, il primo sgarro della piratessa, che generò ferite profonde…

… ragione per cui, dai dati a nostra disposizione emerge un quadro specifico: tutti i giganti del Warland, e quelli sparsi nel mondo, provano un odio viscerale per Lin Lin. Eppure le parole di Yarul — ‘Andatevene, e non fatevi vedere mai più!’ — furono sufficienti a evitare una rappresaglia che avrebbe segnato la fine per lei. Fu questa decisione a darle il tempo di crescere, diventare una piratessa e, infine, erigere il proprio impero.

L’onore dei giganti, a mio avviso, è troppo profondo e radicato perché possa essere facilmente piegato. Il patto stipulato da Yarul con Big Mom non fu un gesto qualsiasi, ma un impegno dettato dall’onore. E va ricordato che i sessant’anni di cui parliamo ricadono nel secolo di pace indetto dal re Harald, un’era di stabilità e civilizzazione. Sebbene non conosciamo i dettagli esatti della battaglia, è plausibile che la causa scatenante risieda proprio nell’ulteriore perdita di orgoglio…

I rapporti con i giganti peggiorarono

Oltre il danno la beffa, si suol dire, difatti i giganti hanno pianto il loro eroe, e successivamente maturato l’idea che la grazia o il perdono non possano cancellare le azioni malvagie di Lin Lin. Scampata la prima volta proprio grazie alla fibra morale del Warland, poi si è riavvicinata una seconda, raggirando e offendendo nuovamente una cultura che la ritiene già colpevole. Presumibilmente, in un periodo in cui i vichinghi speravano sinceramente che qualcosa placasse finalmente Loki. La vendetta del padre di Goldberg e degli altri giganti fu scatenata, probabilmente, dalla goccia che fece traboccare il vaso, ossia il matrimonio fasullo, e rappresenta il culmine di questa spirale di violenza. La perdita della dignità per mano di una persona che continuò a farsi beffe del loro popolo: è ciò che magari li spinse a cercare giustizia.

Pur essendo perdonata inizialmente, la piratessa perde ogni possibilità di redenzione a causa del suo continuo coinvolgimento in azioni malvagie, incapace di fermarsi, in vortex delirante di sete di potere. La guerra del padre di Goldberg, quindi, non è solo una reazione alla nefandezza, ma un atto che cercò di ristabilire l’ordine, distruggendo l’illusione di dominio che lin Lin ha cercato di costruire… a spese del rispetto di Elbaph.

Conosciamo le tradizioni dei vichinghi, per loro un atteggiamento simile è semplicemente inconcepibile, senza contare che l’Imperatrice l’ha fatto ben due volte.

Giganti collerici disseminati per il mondo, il Warland oggetto di scherno in più di un’occasione. Le motivazioni non mancano. Ed è proprio in questo momento che la narrazione dei fatti potrebbe passare dalla prospettiva soggettiva (di Nash) a quella collettiva (sia della ciurma che nostra, il pubblico), ovviamente attraverso il filtro della memoria. Nash è stato testimone diretto di questi eventi e potrebbe rivelare informazioni preziosissime. O meglio, consideriamo questa ipotesi, ma tenendo conto dei valori temporali e logistici.

Quando un Homie viene creato, si presume non possieda memoria pregressa, in quanto non è vivo né senziente. In effetti, apprende il contesto in cui si inserisce proprio come farebbe chiunque si trovasse in una situazione nuova. Prendiamo Zeus come esempio: non solo è intelligente e intuitivo, ma ha acquisito nozioni storiche e consapevolezza delle dinamiche sociali. Si comporta in maniera completamente lucida. Ricordate? Dopo aver tradito Lin Lin ha continuato a fornire a Nami informazioni cruciali sulla situazione in corso, aggiornandola su tutti gli sviluppi.

Questo indica chiaramente che, pur non avendo memoria del passato, un Homie può apprendere e immagazzinare conoscenze preesistenti, diventando maggiormente reattivo e consapevole. Quindi resta valida una semplice deduzione: Zeus ha imparato ciò che è accaduto prima della sua creazione.

In questo contesto, Nash potrebbe rivelarsi un espediente narrativo perfetto per svelare retroscena fondamentali. Dopotutto lui c’era, era presente alla battaglia. Pensate a un flashback diretto del periodo in cui Loki fu sinceramente innamorato. Potrebbe essere la chiave di volta per comprendere molte dinamiche nascoste. Ci permetterebbe di ottenere in un solo colpo: A. la posizione di Harald in merito a quell’unione; B. la reazione del popolo rispetto a questa alleanza; C. il rapporto del principe con entrambi, sia con il padre che con i compatrioti.

Rimanendo con i piedi per terra, è innegabile che talvolta il sensei inserisca elementi narrativi che non hanno una significanza diretta, ma servono piuttosto a impreziosire la storia. Altresì, di base non si può ignorare che Nash rivesta un ruolo potenzialmente decisivo, fungendo da testimone privilegiato collocato idealmente tra due generazioni, un filo diretto delle le dispute tra Big Mom e i giganti. Non solo un osservatore, ma elemento cardine della memoria. Sa perfettamente chi è Zeus e comprende la gerarchia che regola il mondo di WCI, tanto da stupirsi della sua attuale condizione di servitore. Un fatto che suggerisce una possibile svolta narrativa non appena Nami raggiungerà questa parte della ciurma. Da come si esprime, appare evidente che Nash conosca a fondo il sistema sociale dell’isola del Tea Party, e pertanto possiamo ipotizzare che i vichinghi abbiano attaccato l’Imperatrice direttamente: nel suo stesso territorio.

Il che non solo sottolinea l’intelligenza degli Homies, ma apre anche la porta a un’ipotesi interessante: la “guerra del padre” potrebbe rappresentare una svolta nel percorso della trama. Perché? La risposta è semplice: Nash è stato creato durante la battaglia, e nel caso in cui non sia accaduta a WCI, ne conosce comunque tutti i retroscena. Sebbene non sia detto che accada qualcosa di eclatante per questo personaggio, la logica dello scenario regge comunque su solide basi.

Cosa, ehm, come dite? Pensate che, considerando il mio ragionamento, Zeus stesso avrebbe potuto farlo benissimo… tipo, mille anni prima? Oh. Certamente, avete perfettamente ragione.

Ma il sensei vi sembra tipo da anticipare qualcosa?

Prossima fermata: l’incubo

‘Devi avere paura degli uomini, non dei mostri.’

– Niccolò Ammaniti, Io non ho paura

La parentesi dedicata a Gaban è, senza esagerazione, un piccolo gioiello di trama.

In un solo passaggio, ci viene finalmente offerta una chiave di lettura fondamentale: la prima vera limitazione del potere di Kiringham. Un’abilità tanto sfaccettata quanto travolgente non poteva non celare dei punti critici, e ora li intravediamo per la prima volta. Ma non finisce qui. C’è un secondo livello di lettura, ben più sottile ma decisamente deflagrante: la frase pronunciata da Gaban sulla fine del mondo, pronunciata con una serietà inedita – è tanto più significativa se posta in contrasto con il suo abituale sorriso e la spensieratezza che lo caratterizzano.

Tale dichiarazione non è casuale: è un avvertimento. L’annuncio della vicinanza del Ragnarok per tutto il mondo conosciuto. Procediamo con ordine.

Perché Scopper parla della debolezza degli incubi, in relazione al fatto che i bambini non conoscano la reale forza di Loki?
Come sempre, nessuno ha la verità in tasca, quindi scrivo la mia personale interpretazione.
I giovani alunni hanno sentito parlare del principe, guerriero spietato – figura di potere brutale, invincibile, sadica. Senza averlo mai visto, costruiscono un’immagine mentale deformata, mitizzata: Loki diventa un incubo archetipico, un mostro costruito con la materia della paura e dell’ignoto.
Quando Gaban si trova di fronte a questa proiezione mentale resa realtà, si accorge che l’essere davanti a lui è, sì, minaccioso, ma fragile, vuoto, avete osservato bene le creature? Sono quasi caricaturali, poiché disegnati dai bambini, come sappiamo. E allora esclama:

‘Meno male che è l’immagine mentale di un bambino…
Già, se conoscesse la persona in carne e ossa, sarebbe molto più forte…’

Da sempre, la paura infantile amplifica l’ignoto.
La mente dei più giovani riempie i vuoti dell’informazione con la fantasia, e la fantasia, nei bambini è spesso ipertrofica e terrificante. Ma questa paura è tutta ‘di superficie’: potente nella suggestione, debole nella sostanza.

Il Loki dell’incubo non è il guerriero reale, ma un fantasma fatto di impressioni, privo di vera profondità. Quindi consideriamo la debolezza della suggestione quando non ha radici nella realtà. Il sogno, una volta reso tangibile è come un castello di carta, ossia gode di una struttura ben precisa, si, ma crolla al primo tocco deciso.

Ecco quindi la spiegazione delle parole del pirata.
Il Loki del bambino è una proiezione della paura, non la sua incarnazione fisica.
E quindi limitato, goffo, incoerente, come spesso sono gli incubi al risveglio.
Non è forte perché non è reale.

Potendomi basare solo su una frase, sono queste le mie considerazioni, mes amis.

È quindi il momento migliore per ricordarvi che questa sera vi aspettiamo in Fatal per sapere cosa ne pensate del capitolo! Come al solito, vi aspetta il doppiaggio live del testo tradotto e adattato dal giapponese, fiumi di teorie e un mare di ironia in puro stile Bike. Ci vediamo alle 21.00!

https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true

Tornando a noi, consideriamo le parole sulla fine del mondo.

Un discorso che già prefiguravo:

Un possibile punto di svolta potrebbe essere stato l’incontro con Crocus. Il kasa e l’haori che indossa la figura di spalle, infatti, giustificherebbero in modo plausibile una provenienza da Wano. Il Paese dei Samurai, inviolato dal Governo Mondiale per secoli, rappresentava il rifugio ideale per chiunque volesse sfuggire al controllo globale. Questo dettaglio spiegherebbe non solo il suo abbigliamento, ma anche la possibile latitanza di Scopper. Nel frattempo, che fosse per necessità (il sapere di Ohara è ora nelle mani dei giganti) o per semplice vagabondaggio, potrebbe essersi ritrovato a viaggiare altrove, seguendo un ciclo di spostamenti ripetitivo ma coerente. E se davvero cercasse libertà assoluta, quale luogo migliore di Elbaph? La terra dei giganti, dove il Governo Mondiale non osa mettere piede. Il rifugio perfetto.’

– Tratto da un mio post sul nostro Instagram (bikeandraft).

Ve lo anticipavo da mesi, nevvero?

Gaban è scomparso proprio nei luoghi inaccessibili al Governo Mondiale: territori che, storicamente, hanno rifiutato la sua presenza. Wano poi, culla dei Poneglyph, ha scelto l’isolamento assoluto come forma di autodifesa. Elbaph dal canto suo ha una storia di ostilità ben nota nei confronti della Marina. In entrambi i casi, si tratta di terre in cui l’ingresso di forze governative equivarrebbe a una dichiarazione di guerra. Fin dagli albori di One Piece si parla costantemente di un fragile equilibrio. All’inizio era quello tra la Marina e i quattro Imperatori. Ma oggi… quello scenario non esiste più. L’asse del mondo si è inclinato.

L’equilibrio è rotto. Perché dopo ottocento anni è ricomparso Nika. Ed è a partire da questa rottura che si delinea, in modo sempre più nitido, il nuovo quadro globale.

I Draghi Celesti hanno costruito un’egemonia a senso unico, fondata sul terrore e l’obbedienza assoluta. Basterebbe ricordare le azioni di Charloss all’arcipelago Sabaody o la brutalità della tratta degli schiavi, per comprenderne la portata. Nel riconoscere agli Imperatori l’autorità sui propri territori, hanno sì sacrificato parte della propria credibilità, ma in cambio si sono garantiti una struttura di controllo sufficientemente stabile per proseguire indisturbati i loro piani.

Non a caso, i Gorosei andavano in fibrillazione ogniqualvolta due Imperatori decidevano di incontrarsi. Questo era l’allarme pubblico, la facciata. Dietro le quinte invece la strategia era ben più spietata: hanno dato la caccia all’unico Frutto del Diavolo che temevano, monitorato i progressi della scienza affinché la tecnologia avanzasse solo entro confini ritenuti accettabili, e soprattutto annientato ogni embrione di ribellione prima ancora che potesse mettere radici.

O vogliamo forse dimenticare God Valley?

Ora che Nika si è manifestato, non è affatto detto che rappresenti un ostacolo. Anzi. Come vado ripetendo da tempo, è plausibile che la divinità sia una chiave necessaria per “innescare” qualcosa a Laugh Tale. Volete una motivazione? Ve ne fornisco due.

La prima: Shanks. Il Rosso ha iniziato a muovere i pezzi del proprio piano soltanto in un preciso momento — quando ha visto Luffy nella sua forma bianca. Non prima. Quel gesto ha segnato per lui il punto di non ritorno: da lì, la decisione di puntare al One Piece.

La seconda: Imu. Per otto, forse nove secoli, ha soffocato ogni tentativo di risalire all’origine del mondo con un’efficienza glaciale, quasi fosse un Johan Liebert uscito dalla mente di Urasawa. Eppure, appena la divinità ricompare — e constatata l’inettitudine di Saturn, colpevole di non aver distrutto Emet — lo elimina senza esitazione, elegge il Cavaliere di Dio spietato per eccellenza e inaugura ufficialmente l’epoca più oscura.

Il primo passo? Mettere piede proprio là dove i Draghi Celesti non avevano mai osato dirigersi: Elbaph.

Ora ditemi, queste parole…

Gaban: Come pensavo, sono aumentate. Tre… ci sono voci anomale che non riescono a nascondersi. Se perfino Elbaph non è più sicura, allora è la fine del mondo…

… Vi sembrano ancora prive di contesto?

Che Nika sia apparso ora, in questo scenario, non è una coincidenza. È una convergenza. Mentre Imu si muove per riplasmare il mondo nel buio, Shanks agisce come se sapesse che è il momento di far cadere il sipario.
Il sistema ha paura, e la paura è l’anticamera del crollo.
Gaban è stato a Laugh Tale, conosce i segreti del mondo, chi meglio di lui poteva intuire l’avvicinarsi della tempesta?

Romance ‘Xebec’ Dawn

Due rette parallele non s’incontrano mai, e se s’incontrano, non si salutano.’

– Corrado Guzzanti

Lo scenario di Loki sbilancia la narrativa costruitasi in vent’anni.

La sua affermazione — sarei diventato il Re del mondo — non è incisiva come potrebbe sembrare a prima vista. Spero di non deludere le aspettative, ma personalmente non credo che abbia alcun legame diretto con Imu. Mary Geoise è l’epicentro del potere globale, e se Loki avesse realmente voluto impadronirsi di quel ruolo, avrebbe dovuto ridurre la capitale nell’equivalente del mio nickname.

Quella frase dunque non è altro che un atto di pura autoaffermazione. Un gesto plateale, uno sfoggio di potenza che non ha alcuna necessità di essere giustificato, sta semplicemente esprimendo la sua visione del mondo, quella di chi si sente essere destinato a dominare, senza per forza doverne spiegare i dettagli.

Quando il vichingo afferma di comprendere bene Luffy, Hajrudin è disegnato in maniera da far trasparire perplessità. Nel contesto dei manga, quando un personaggio dice una frase chiave che non è completamente chiara e l’altro osserva attentamente, con una nuvoletta che contiene i puntini di sospensione (…), questo gesto ha diversi significati, tutti legati alla tensione narrativa o al suggerire che ci sia un sottinteso, un pensiero non detto o una riflessione che sta per seguire, in questo caso specifico? Sembra presagire una rivelazione futura. Un mangaka può utilizzare questa tecnica per suggerire che la frase del personaggio nasconde un segreto o una verità che sarà svelata successivamente, creando così suspense. E… diamine se raggiunge il risultato.

Nel capitolo precedente, il principe esprimeva un rammarico sottile, articolando due pensieri distinti: A) Da piccolo desiderava seguire le orme del padre, non ritenendo il fratellastro all’altezza della sua posizione; B) Ha precisato ad Hajrudin di non aver ucciso per mero piacere, ma per ragioni che rimangono ancora nebulose. Quindi sorge una domanda cruciale: perché nonostante queste riflessioni, Loki non guarda al padre come figura di riferimento, ma piuttosto Xebec?

Allo stato attuale Luffy vede in Shanks il suo eroe, non per un legame di sangue ma perché privo di una figura paterna diretta e cresciuto sotto l’ala di un nonno Marine. Il Rosso gli ha fatto capire che il suo era possibile, importante. Questa dinamica psicologica potrebbe fornire un’ottica anche per Loki. Forse il principe ha sofferto il peso delle scelte di Harald, vivendo come un figlio non pienamente amato, come se il Re avesse riservato il suo affetto solo per la madre di Hajrudin e non per la propria seconda moglie. L’assenza di quella figura di approvazione potrebbe averlo spinto prima a scatenarsi e successivamente a cercare un altro modello, un nuovo punto di riferimento: conoscendo quindi Xebec, la cui visione del mondo e la sua forza distruttiva: potrebbero averlo colpito, come una risposta ai vuoti lasciati dalle scelte politiche e familiari di Harald.

Eppure abbiamo visto il re esprimersi con affetto per entrambi i figli, quindi fu la corte ad istigare il giovane? E’ possibile, se ripensiamo alla natura indomabile di Rocks in netta contrapposizione alla filosofia pacifica del sovrano di Elbaph. In Loki si concentrano le tensioni più sottili della saga: l’eredità del padre, la responsabilità del trono, l’ossessione per il controllo e… il bisogno disperato di accettazione? Teniamo a mente come il popolo lo vede: un guerriero maledetto, mentre Hajrudin è una figura amata e rispettata dalla comunità: uno è l’uomo che non vuole il potere ma ne è degno, l’altro lo brama ma non lo merita. Almeno, nella superficie dei fatti narrati.

Allora andiamo alle radici, che ci faceva Xebec nel Warland? Il primo filo conduttore, inconsciamente, lo trovai qualche settimane fa, grazie a Gaban:

‘Essendo un ricercato conosce bene le dinamiche su come ottenere notizie, possiamo affermare con certezza che Gaban sia perfettamente al corrente degli eventi che scuotono il mondo, a differenza di Elbaph, la conferma di ciò arriva dalla menzione di Kaido, annotazione che svela due implicazioni fondamentali: 1) Ecco il motivo per cui incitava i mugi ad avvicinarsi: desiderava dialogare con loro, poiché aveva intuito le straordinarie potenzialità di Rufy, difatti ricordiamo che il Dragone è stato l’unico guerriero invincibile; 2) Questo rappresenta anche il primo indizio decisivo di un interesse mai sopito nei confronti dei Rocks. Gaban, infatti, ha menzionato immediatamente Kaido, il che implica un filo diretto con God Valley e… il tesoro rubato che mise ai ferri corti Roger e Xebec.’

– analisi capitolo 1139

Ricordate? I Rocks erano a God Valley con l’intento di prendere qualcosa, non per vendetta personale…

Xebec è sempre apparso come un uomo estremamente feroce e determinato. Non faceva distinzione su chi fosse il suo obiettivo, poiché la sua priorità era quella di consolidare l’autorità e distruggere chiunque si frapponeva alle sue ambizioni. Noto per l’audacia e la totale mancanza di pietà, non esitando a eliminare i Nobili del Mondo o i loro servitori quando ciò si rivelava vantaggioso per lui. Il suo sogno? Diventare il sovrano assoluto del mondo (parallelo in capitolo con Loki), e per questo invase numerosi località, la sua curiosità per argomenti tenuti segreti dal Governo Mondiale lo portò anche a esplorare tematiche proibite, alimentando ulteriormente la sua sete di anarchia.

I punti nevralgici finora conosciuti del Warland sono pochi ma fondamentali: la biblioteca del Gufo, che include anche l’Alley, il Murale inciso su Adam e l’antica postazione tecnologica che Franky sta esplorando. A questi si aggiungono il minerale dei Painter e, soprattutto, il frutto reale trafugato da Loki. Non c’è dubbio che Xebec fosse presente in quel luogo non per un’avventura romantica, ma con uno scopo ben preciso. La sua ricerca era finalizzata a ottenere qualcosa di cruciale, qualcosa che… avrebbe permesso di cambiare le sorti della guerra che aveva intenzione di scatenare?

Per anni, le volontà ereditate hanno seguito uno schema ben preciso, con Rocks per Teach e Roger per Luffy, due figure in contrasto in entrambi i casi. Altro elemento interessante che emerge è la riflessione del principe Loki sull’epoca sbagliata, concetto che si lega indissolubilmente al rimpianto di Roger. Arrivato a Laugh Tale in anticipo rispetto ai tempi, il Re dei Pirati ha certamente vissuto il peso di una consapevolezza svanita troppo presto.

Ciò che suggerisce la certezza che Loki non faccia semplicemente parte di un disegno ereditato da più voleri, è la logica, che emerge fin dai primi sogni narrativi di Oda. Le sue radici affondano nei Morgania e nei Pieceman, ergo la visione è chiara: una determinata volontà si riflette in un determinato individuo. Cosa ci dimostra questa teoria? In primo luogo, il fatto che Teach e Luffy siano agli antipodi, eppure si riconoscano come due facce della stessa medaglia fin dal primo incontro. La scena iconica della torta di ciliegie e della bevanda è emblematica: i due pirati fanno subito scintille. Luffy percepisce immediatamente un’aura di qualcosa che non gli piace, e lo esprimerà a Zoro. Non saprà chi sia Teach, ma avvertirà, istintivamente, che quel tipo non gli va giù. Seguendo questo filo di pensieri, ciò che rende tutto questo ancor più affascinante è che Loki si pone su un piano diverso.

Al contrario di Teach, il principe suscita immediatamente simpatia in Luffy. Tra loro si instaura un legame, dettato da tratti in comune: entrambi fieri della loro forza, amabili spacconi, amici degli animali. La differenza con Barbanera è netta, poiché incarna la tenebra completamente indifferente a chiunque gli stia intorno, probabilmente ache Xebec se l’avesse conosciuto, è un uomo che agisce senza riguardo per le conseguenze, come Rocks faceva con chiunque lo ostacolasse, o addirittura con chi lo idolatrava — proprio come vediamo fare con Loki.

Pensateci: è come se il vichingo, deluso e furioso per qualche ingiustizia, cercasse vendetta contro il mondo intero seguendo le tracce anarchiche del suo idolo, ma si stesse dirigendo inconsciamente verso ideali più puri e onorevoli, come quelli incarnati da Luffy. La sua affermazione sull’epoca è dunque giusta, e nonostante non possiamo prevedere con certezza cosa comporti, posso spiegare perché la trovo così significativa. Imu aveva – ben prima dell’avvento di Nika – le foto di Teach e Luffy. Quindi? Sono solo due gli individui che stanno cercando di sovvertire l’ordine tanto caro al sovrano del Trono Vuoto.

La presenza di Xebec cambia completamente la prospettiva, poiché ci ricorda che la terza forza intenzionata a cambiare il mondo, agisce invisibile. Oda ci mostra, ancora una volta, che il controllo della narrazione non è un elemento accessorio, ma il cuore stesso del potere. Chi decide cosa viene ricordato — e cosa viene taciuto — plasma la realtà a propria immagine.

Come al solito vi linko il video del Re, una dissertazione certosina sulle origini del buio. Ma anche della luce. A voi!

E se foste interessati ad altre analisi su altri 
manga, vi invito a visitare il mio canale…

https://www.youtube.com/@Cenere_SG

Entrambi i lati

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

La saga di Elbaph è piena di informazioni cruciali, ma la vera forza narrativa sta nella costruzione sfuggente. Gioca con la nostra percezione di in un continuo ribaltamento del punto di vista. La fiducia, la memoria, la verità: tutto vacilla.
In questo senso, la figura di Xebec diventa una leggenda che si nutre della paura e della confusione.
Quello di Oda non è un esercizio di stile, ma una dichiarazione d’intenti: ci dice che nella fantasia come nella vita, chi controlla la storia controlla la realtà.

Questo capitolo, pur generoso di informazioni, ha la gentilezza di uno schiacciasassi: ci travolge con un contrappunto espressivo inedito. Proprio come per Teach, anche la bussola morale di Loki punta in una sola direzione: il Caos. Il cui magnete orienta l’ago verso un nome che conosciamo fin troppo bene.
Invece, lo stesso filo che unisce Roger a Luffy sembra legare anche Xebec a Teach.
Imu Sama non aveva forse due fotografie tra le mani?
Due volti, una sola medaglia.
Ma su entrambi i lati è inciso lo stesso concetto: la rivolta.

Godiamoci il viaggio, genti

‘ I have inside me blood of kings, yeah, yeah
I have no rival, no man can be my equal
Take me to the future of you all’

– Queen, Princes of the Universe

Cenere

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