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One Piece 1140: il piano B di Shanks; i marchi e l’Abisso; God Valley 2.0?

del pirata Stefano 'Cenere' Potì


‘Your day has finally come
So wear the hat and do the dance

– Faith No More, The gentle art of making enemies 

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1140: mala tempora currunt.

C’è qualcosa di irresistibile nei capitoli che giocano con la nostra ingenuità. Attualmente, l’idea di Oda è quella di incorniciare vicende fantasy in un contesto storico inventato di sana pianta, quindi Elbaph è l’angolo perfetto per andare più a fondo in una storia cominciata molto, molto tempo prima. Nel capitolo corrente, più che di scrittura si potrebbe parlare di scherma. Tre stoccate nette: la fiducia solare di Gaban, il comportamento saturnino di Shanks, e la parola gioco proferita da Shamrock, un Cavaliere di Dio. Ovvero, coloro che si distinguono come cacciatori nei ‘giochi’ di God Valley.

Il presente della narrazione è ingannevole, mentre il futuro, probabilmente, si allontana da molte delle previsioni che la nostra logica di lettori potrebbe suggerire. Come nella scherma, il sensei sa che la perfezione non sta nell’impatto, ma nell’abilità di muoversi con leggerezza, nell’indovinare i tempi giusti, e nell’affilare le giuste parole . Meglio procedere con ordine quindi.

E’ il momento dell’Elzeviro

Antitesi ambulante

Godiamoci il meglio che la piazza di Wano ci offre. Gelosia? Invidia? Ripicca? Vai a sapere come gli ex affiliati di Kaido sono arrivati ai ferri corti. Al sensei piace essere maestro di minimalismo, ok, ma qui si esagera. Nella scuderia degli eccentrici (quale è il nascondiglio di Who’s who) non riscontriamo nessuna nuova traccia di indizi. Poche le cose da notare, ossia che anche Ulti ha messo da parte il vestito da femme fatale per indossare un haori come gli altri, ed è legata a un enorme bersaglio per freccette, ma trattasi di agalmatolite? Per logica, quei gingilli sono niente per la sua forza sovraumana, e qui direi che inizia la vera interpretazione del quadro generale.

La fanciulla non ha lo sguardo di chi è in trappola, al contrario, ricordate la celebre frase pronunciata da Rorschach in Watchmen?

You’re not locked in here with me. I’m locked in here with you.

– tratto dal fumetto omonimo di Alan Moore

Ulti è la quintessenza di quella frase magnetica e folle. Ragionandoci, nella didascalia afferma che se torceranno anche un capello al suo amato Page One, manderà tutti all’inferno. Beh, mettendo da parte il rapporto malsano con il fratello e i gesti ignobili commessi: quell’atteggiamento feroce l’ho sempre amato. La gag è riuscitissima, ma nello specifico, sembra sia lei a dominare la situazione, anche quando si trova in una posizione apparentemente svantaggiosa. Implica che la vera minaccia non sono i carcerieri, ma il suo potere, la sua rabbia e la sua (diciamocelo) ‘follia’.

Se ricordate bene il personaggio tutto torna, il sensei spesso espande il concetto di ‘bene e male’, rendendolo fluido, interconnesso si, ma mutabile. Non ho sinceramente idea se sfrutterà il tema classico del ‘cattivo che si redime’ (Malefica per fare un esempio, non passa da antagonista e protettrice di Aurora?), magari aiutata addirittura da Yamato e O-Tama, ma vi confesso che l’idea mi piacerebbe veramente. Sarebbe la ciliegina sulla torta, tanto, in un contesto più ampio, abbiamo già su un piatto d’argento il momento in cui tal dei tali personaggio X – sottovalutato dai suoi aguzzini – rivela il suo vero potenziale, diventando… una forza incontrollabile. Credo ci sarà da ridere.

Ma ora, mes amis, è tempo di recensire un capitolo denso e ricchissimo di spunti.

Elbaph è un’antitesi ambulante: da un lato, una cultura che pur rifiutando le proprie origini ne avverte una vaga nostalgia; dall’altro, l’incarnazione di quella dicotomia che da sempre insidia i dubbi di chiunque—la lotta tra ciò che siamo e ciò che potremmo/dovremmo essere.
E forse, solo forse, perfino Shanks sta vivendo lo stesso conflitto.

Signore e signori: capitolo 1140…

Je ne sais quoi

‘Quando lo studente è pronto, il maestro apparirà. Quando lo studente è veramente pronto… l’insegnante scomparirà

– Lao Tzu

Avete già intuito dove voglio arrivare, vero? Vecchi cuori.

Il confronto tra Luffy e Gaban era attesissimo, e lo confermo ancora: tra il sardonico e il serio, Elbaph si rivela un matrimonio bizzarro in cui momenti iconici e comicità selvaggia si spalleggiano a vicenda. Gaban, con i suoi capelli lunghi, pizzetto e occhiali da sole (mi ricorda vagamente qualcuno…) è riconoscibilissimo, il kasa e l’haori sono segno della sua permanenza a Wano. La camicia hawaiana ci rimanda al suo passaggio attraverso la Reverse Mountain, mentre la barba agghindata in una treccia vichinga ha origini ben chiare. Scopper è una cartina geografica umana; il design è di una efficacia cristallina.

Riprendiamo da dove la narrazione si era interrotta, il maestro che testa l’allievo, un classico nel suo genere.

Mettendo sui piatti della bilancia il potere puro, il navigatore è in forma smagliante: non ricorre neanche alle asce, si limita a giocarsela sul piano fisico, eludendo con disarmante facilità gli assalti di Luffy. E se qualcuno pensa che il capitano non stesse facendo sul serio contro un anziano, gli basterà osservare la vignetta successiva, dove il pirata, incredulo, inizia a sudare. Scopper schiva con nonchalance gli attacchi di chi ha surclassato Katakuri e poi abbattuto Kaido. Ma se dovessimo stilare una stima basata sulla potenza, Cappello di Paglia uscirebbe vincitore in un duello serio, e i motivi sono chiari:
A. Rayleigh stesso ammette di essere sopravvissuto allo scontro con Teach solo perché il Nero ha deciso di ritirarsi.
B. In One Piece il decadimento fisico è una regola ferrea che non risparmia nemmeno Garp.
C. Perfino Kaido ha visto le stelle (letteralmente) sotto i colpi del Gear 5.

Ma è irrefutabile che Gaban abbia dalla sua l’esperienza: danza attorno agli attacchi di Luffy, vanificandoli con una grazia quasi beffarda, e a fermare il fendente delle sue asce, alla fine è Zoro.

Gaban sta semplicemente aumentando la pressione, tutto qui. E lo fa con metodo. Prima schiva con una percezione spannometrica, poi riveste la chiave con l’Haki dell’armatura e… bisogna ammetterlo: Luffy le ha prese di santa ragione. Certo, complice il fatto che il capitano sembrasse più intento a giocare ad acchiapparella che a combattere seriamente, mentre Gaban invece lo stava testando sul serio.

Piccola precisazione: i fulmini neri scaturiscono anche tramite l’Haki dell’armatura, e credo che, se fosse stato infuso con quello del Re, Luffy lo avrebbe percepito chiaramente. Dopotutto, è una capacità che padroneggiano in pochissimi al mondo. Ma questi sono dettagli. Più interessante è il modo in cui Oda utilizza la grammatica del disegno per farci sentire l’impatto o la portata di un’ambizione fuori dal comune. Un esempio lampante? Li disegna appunto per mettere in risalto…

… momenti altamente spettacolari, e bon.

Tornando al navigatore, per lui è la mattina di Natale: ha incontrato, nello stesso giorno e nella stessa persona, il protetto di Shanks, l’incarnazione di Roger e il vettore di Nika. Ma, a differenza di Silvers, le sue intenzioni sono diametralmente opposte. Lui non si limiterà a osservare: vuole contribuire attivamente al viaggio. È l’uomo dalla cicatrice di fuoco, il detentore del Road Poneglyph mancante, ma prima che Luffy possa ricevere il suo aiuto, dovrà superare delle prove.
Oda qui ha spezzato la narrazione. Far finalmente incontrare la Leggenda e la ciurma per poi farla sparire subito dopo? Trovo una sola spiegazione plausibile: il loro confronto, in questo momento, svelerebbe troppi misteri. Il discorso tra il navigatore e i Mugiwara conterrebbe le risposte agli enigmi di questa saga, e il sensei lo sa bene. Così, ci conferma la presenza di Gaban lasciandoci intuire le implicazioni future, ma si riserva i soliti climax da fine capitolo. Oda perde il pelo, ma non il vizio.

D’altronde, che gusto ci sarebbe altrimenti?

Ad ogni modo, qualcosa di estremamente interessante è stato detto. Gaban ha notato il cappello, quel simbolo che funge da collegamento tra Gol, Shanks e Luffy. Ma la cosa più importante è che si parla di uno dei pochi a conoscere la storia del mondo, sa cosa è accaduto nelle due ere precedenti, e, di conseguenza, comprende il ‘significato’ di quell’indumento. Che sia conservato a Mary Geoise o indossato dal pirata folle di turno, guarda caso finisce sempre sulla testa di chi possiede la stessa indole. E Scopper ride, consapevole del motivo. Ma non è questione di formulare una domanda diretta o esprimere un’opinione esplicita. La scelta di sollevare scherzosamente l’attenzione sull’argomento è ben precisa: vuole vedere come reagisce Luffy.

Questo è uno dei punti che spinge a riflettere : il comportamento di Gaban riafferma lo spirito della pirateria più autentica, se confrontato con le scelte di Rayleigh e, soprattutto, con quelle di Shanks. I pirati di Roger infatti non intervengono mai per fermare o alterare il destino, nemmeno davanti a una possibile apocalisse. Se le due Ali di Gol (probabilmente) seguono un codice che si riflette in una lealtà piratesca intransigente, il comportamento di Shanks al contrario solleva interrogativi più complessi. La questione merita un approfondimento, e teniamo a mente di aver visto i flashback di Gol sia con Ray che con il Rosso, quello con Gaban potrebbe essere quindi una svolta storica:

  • Rayleigh ha un’indole buona: è il mentore di Luffy, difende le piratesse Kuja e, più in generale, chiunque subisca un torto. È disposto a ingaggiare un ammiraglio pur di non fermare il viaggio della ciurma, vedendo nei Mugi i tasselli necessari per svelare la verità di Laugh Tale. O, meglio, sarebbe più corretto affermare che sarebbe disposto a sacrificare la propria vita pur di impedire che qualcuno ‘ostacolasse’ il proseguimento di tale viaggio. Ma a cosa serve questo ragionamento? A sottolineare che la sua natura altruista non rende le sue azioni malvagie. Eppure la domanda rimane: perché si arrabbiò quando Vegapunk trasmise il messaggio? La risposta è che la nuova generazione non doveva arrivare carica di preconcetti alla meta. Ciò che gli interessa maggiormente, infatti, è proprio quello, più che la stessa sorte del mondo. Lo abbiamo visto nello scorso capitolo: Roger era folle esattamente come Luffy, incarnava quella stessa ‘pazzia’. Fatti alla mano? Anche se Nika fosse un distruttore, Rayleigh non vuole che sia fermato.
  • Gaban desidera conoscere l’indole, il carattere e le capacità di Luffy. La prima risposta l’ha già ottenuta: il temperamento menefreghista del capitano lo ha conquistato. Fateci caso, è il navigatore stesso a segnalare la posizione della chiave, subito dopo aver mentalmente paragonato Roger a Luffy. Un’operazione da manuale, un’osservazione che segna l’inizio del suo gioco. Poi passa al carattere: stuzzica Luffy prima sul cappello e poi su Shanks, perché grazie alla sua conoscenza diretta, ha ben chiaro il rapporto che lega i due.
    Arriveremo alla forma di Nika più avanti.
    Per ora concentriamoci sulla frase su Shanks.
    Va detto che le parole ‘te lo ha affidato, nemmeno regalato? Che avaro!‘ sono decisamente strane. Perché in effetti Shanks ha un piano B, e quel piano è… lui stesso.
  • Il Rosso ha sempre difeso Luffy, costantemente. Non voglio metterlo nell’ottica del malvagio, perché sinceramente non ce lo vedo, e il suo affetto per Luffy mi sembra autentico. Tuttavia, non si può negare la sua astuzia, anzi, forse anche un pizzico di calcolo. Prima che qualcuno pensi che stia denigrando il personaggio, seguite il filo logico. Fin dal momento in cui perse il braccio con il Re della Scogliera, scommettendo su Luffy e sulla nuova era, ha poi ingaggiando Kaido in modo preventivo, per evitare che scatenasse il caos a Marineford. Per recarsi lì lui stesso, fermando l’eccidio dei pirati e bloccando le ostilità, impedendo che Luffy fosse inseguito. Non dimentichiamoci nemmeno di come intimidì Aramaki con la sua ambizione. Il Rosso ha vegliato sulle fasi decisive del viaggio di Luffy. E poi, una volta visto la forma bianca… puff! Scompare dai radar, decide di andare a prendere il One Piece e appare prevalentemente serioso e tetro.

Shanks ha veramente ‘affidato’ il cappello a Luffy, e il suo freddo calcolo, per non parlare della rabbia che nasconde dietro il sorriso che conosciamo bene, stanno emergendo gradualmente…

… questo non è lo Shanks che conosciamo da anni. È il pirata conscio di essere un Drago Celeste, colui che sta dando una lavata di capo a un ammiraglio reo di aver attaccato i giovani virgulti che hanno appena cambiato la storia. Già, la storia. Che sia stato o meno a Laugh Tale (in quell’occasione afferma “andiamo a prenderci il One Piece”, non “scopriamo dove sia”), è chiaro che il Rosso agisce per volontà di Roger, probabilmente per onorare quel padre che, a differenza di Garling, non lo ha mai abbandonato o comunque non ha impedito il suo destino. E qui, però, andiamoci piano: potrebbe anche essere l’esatto contrario, e narrativamente regge ugualmente (nel precedente articolo ho formulato una teoria specifica). Le lacrime nei ricordi con Roger acquistano un significato, così come l’aver taciuto a Buggy non è un caso. Caricare Luffy come un ariete tenendolo allo scuro di qualsiasi verità… ha ancora più senso, a questo punto.

I sentimenti del Drago Celeste per il ragazzo che lo idolatra sono sinceri, ma il suo piano ha preso forma solo quando: A. il frutto ha scelto Luffy; B. il giovane ha acquisito il potere di Nika. Due eventi che Shanks non avrebbe potuto innescare, perché quel destino non era il suo. Nella vignetta appena mostrata, le inquadrature non sono casuali, e si riflettono perfettamente nelle parole di Shanks a difesa della ‘nuova Era’. Luffy che piange sembra rappresentare il dolore e il sacrificio che spesso accompagnano un cambiamento profondo, il prezzo emotivo che lui (e forse anche altri) dovranno pagare per far sorgere la Nuova Alba. Pensate a Kuma, Ginney, Othoime, Myosgard, Clover, Nico Olvia, Tom, Fisher Tiger, Oden… insomma, ci siamo capiti.

Toki e Hiyori evocano speranza e continuità. La capacità di Toki di viaggiare nel futuro (mai spiegata per ora), unita alla presenza di Hiyori (che rappresenta il presente di Wano), suggerisce che il futuro debba essere costruito mantenendo viva la memoria del passato e imparando da esso. Un concetto in totale contrasto con le imposizioni del governo mondiale, che cerca di cancellare ogni traccia della storia.

E infine la figura di Momonosuke affiancata a quella simbolica di Oden, suggella un legame fondamentale: il samurai, che è stato a Laugh Tale, sapeva con certezza che venti anni dopo sarebbero giunti coloro che avrebbero messo in moto gli eventi. Conosceva il destino che attendeva suo figlio, un destino che lo avrebbe visto giocare un ruolo cruciale nel disegno più grande del futuro. Gaban, Rayleigh, Roger, e naturalmente Oden. Tutti hanno visto la storia del mondo e conoscono cosa sia il One Piece. Hanno certamente letto qualcosa, ed essendo l’isola introvabile per il Governo Mondiale: il famoso secolo vuoto fin lì non è arrivato, nulla è stato cancellato. Immaginate una versione dettagliatissima e aggiornata del libro Harley, con testimonianze approfondite (forse grazie ai mezzi avanzati del Regno Antico). E ora, immaginate di essere cuori puri ma sostanzialmente rozzi e ignoranti (come Rayleigh ci insegna), e quindi di rendervi conto di essere – per quanto attesi – le persone sbagliate al momento sbagliatissimo. Immaginate di leggere la verità sul mondo in un ‘documento dinamico in tempo reale’ ma… di non poterci fare un accidente. Non vi verrebbe da ridere come Roger e gli altri? Chi può dirlo?

Il focus di oggi è cruciale, perché Shanks non ha semplicemente regalato il cappello a Luffy, ma solo affidato. Lo possiamo dire con maggiore sicurezza grazie alle parole di Scopper, che distorcono l’eco dello stesso Imperatore: “un giorno verrai a restituirmelo, quando sarai diventato Nik… coff coff… un grande pirata“. Scherzi a parte, mes amis, non suonano forse in modo diverso ora? Shanks non è un malvagio né una mente criminale, ma Luffy rappresenta il mezzo e non il fine. Tutto qui. Il Rosso non poteva realizzare la volontà del padre putativo; probabilmente ha capito subito che il frutto non avrebbe mai scelto lui. Ergo ha solo potuto ‘mettere in moto’ il destino di Luffy (tassello mancante da 900 anni) mosso dall’affetto per il suo capitano e, forse, da un certo risentimento verso qualcuno della propria famiglia.
Se Luffy dovesse fallire, Shanks ha già un piano B, infatti sta puntando al One Piece, dunque alla Nuova Era, come potete considerare da voi, tutte le strade portando ad un unica foce per lui: la volontà di Roger deve essere realizzata. A qualsiasi costo.

Era un ragionamento dovuto, parliamo di Gaban, non di mister Pizzo Pallo, ogni sua frase ha un peso specifico, quindi procediamo.

Tornando al combattimento, ho riflettuto sui livelli di potenza, certe figure mi affascinano, ci aggiriamo nei termini di forza della vecchia leva, qui fa capolino la stessa potenza di Garp e Rayleigh, insomma, Gaban è una vera belva. E rispecchia veramente Sanji, in genere più aperto e solare di Zoro, ho amato un dettaglio che condivido con voi, osservate…

Sto ridendo anche ora, mentre le immagini residue di Scopper danzano, schivano, eludono, scartano ed evitano Luffy, quella in basso a destra invece, molla la chiave, incrocia le braccia e… si concede una passeggiata pomeridiana. Ho riso per dieci minuti.

Gaban deve essersi stancato e ha deciso di andare dritto al punto, perché subito dopo estrae le asce. E Zoro cambia impostazione: prima si stupisce del cambio radicale di stile di combattimento, come se fosse stato evidente che l’anziano pirata stesse solo giocando. Non ha cercato di interferire; la scena probabilmente è simile a quella in cui, durante una partita di palla avvelenata, un giocatore improvvisamente estrae una pistola. Ma ciò che davvero colpisce sono le vignette successive, che svelano tutta un’altra intensità.

Vediamo non in rapida successione, bensì nello stesso istante, prima le reazioni di Luffy, Gaban e Zoro e poi l’attacco…

… qui, la chiave di tutto è Zoro. Ricordate cosa accade non appena il capitano ingaggia Scopper? Lo spadaccino richiama subito alla mente le parole di Coron: ‘Mio padre è un guerriero così forte da abbattere i giganti‘. Poi, appena il navigatore impugna le asce, entra immediatamente in allerta. Coglie all’istante la pericolosità della tecnica. Pensate a Big Mom quando avvertì Kaido del fendente di Zoro. Beh, la dinamica è la stessa.

Quello di Luffy invece, oltre che puro riflesso animale, è mero haki. Il barlume che vediamo vicino la sua testa è un elemento grafico molto usato nei manga per indicare un momento di improvvisa realizzazione o un’intuizione fulminea. Viene chiamata flash di consapevolezza scintilla di intuizione. In questo caso specifico, cappello di paglia percepisce qualcosa di improvviso, specialmente perché è legato all’Osservazione avanzata dell’Haki. In parole povere? Il capitano avverte l’intenzione omicida di Gaban prima ancora che attacchi.

Sinceramente, l’ho adorato.

Per la seconda vignetta basta una sola considerazione: ora è chiaro perché viene chiamato Mangia-montagne.
La tecnica di Gaban non ha la precisione misurata di Rayleigh, né la sua pragmatica eleganza; lui semplicemente travolge tutto ciò che si para sul suo cammino. E le vignette successive lo dimostrano senza mezzi termini: il colpo impatta contro le pareti, le frantuma senza esitazione e infine… taglia le nuvole.
Cosa significa questo? Che la pirateria è una faccenda seria, serissima.
Scopper impiega un istante per individuare le debolezze dell’avversario — è canonico: le lame sono sempre state un punto critico per il ragazzo di gomma — quindi senza il minimo indugio sfodera un colpo potenzialmente letale. Me lo immagino già, Scopper-boy che raccoglie Zoro e Luffy feriti, sospira e sentenzia: “Ragazzi, se questo è il vostro livello, non siete ancora pronti”.

Presumo che, in perfetto stile shonen, li avrebbe poi allenati. L’Oda di qualche anno fa si sarebbe sbizzarrito in uno scenario del genere, ma dopo ventisette anni credo si sia stancato del cliché. Senza contare un dettaglio cruciale: un pirata non può addestrare un dio. Già, un Dio. Ed è qui che la narrazione diventa straordinaria.
Gaban non combatte per esibire la propria forza, ma per mettere alla prova i pirati. Due gli obiettivi: A. testare di che pasta sono fatti; B. vedere con i propri occhi il motivo per cui ha riso a Laugh Tale. Lo scintillio nei suoi occhiali è tutto.
Ottima la reazione di Zoro, ma il vero punto di svolta è Luffy. Si allunga, assume la forma bianca continuando a sorridere spensierato… ed è così, che la schermaglia giunge al termine.

Vi ricordo che stasera vi aspettiamo in Fatal, doppiaggio live del testo tradotto e adattato dal giapponese, interpretazioni, teorie e, ovviamente, vogliamo sapere la vostra vecchi cuori, ci vediamo alle 21.00!

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Tornando a noi, ricordate cosa dicevo prima? Scopper voleva mettere alla prova l’indole, il carattere e le capacità di Luffy. E le sue aspettative non solo sono state confermate, ma ampiamente ripagate. Se osserviamo l’intera sequenza, il quadro che emerge è di una coerenza quasi perfetta:

  • L’ex pirata di Roger alza le mani e minimizza: dice che stava solo scherzando. Ma le parole di Luffy e Zoro sono schiette: ‘Quale scherzo?! Hai provato ad ammazzarci!‘. La risposta di Gaban è di una calma disarmante: ‘Beh, siete sopravvissuti. E poi… avete la chiave‘. Chiaro come il sole: era pronto a ridurli a brandelli pur di testarli. E qui avviene il primo, cruciale passaggio di testimone. Il vecchio pirata è disposto a dare la libertà a Loki, ossia a scatenare il Ragnarok. Ha scommesso sulla nuova era, proprio come Shanks.
  • Rimanendo in tema Rosso, emerge con chiarezza la reale essenza dell’accaduto. Scopper non può fidarsi alla leggera di uno sconosciuto, chiaro il motivo: concedere il quarto Road Poneglyph è già un rischio enorme, ma Luffy gli sta addirittura chiedendo la libertà di Loki. E Shanks? Nel flashback non interviene per difendere il suo pupillo dai dubbi. Attenzione, non è crudeltà: lascia semplicemente che il suo ex compagno decida da solo. Esattamente come Rayleigh, notiamo costantemente che i pirati di Roger non forzano mai la mano a un destino che considerano già scritto. Torniamo al comandante della Red Force. Alla furia con cui annichilisce Kid. Al brutale sotterfugio con cui mette alla prova Bartolomeo prima di affondargli comunque la nave. Al fatto che sia intervenuto per fermare Aramaki ma non abbia mosso un dito di fronte ai Gorosei (risvegliati nella loro forma completa) a Egghead. Nika è la chiave, e Shanks lo vuole a Laugh Tale per far girare la serratura. E se dovrà essere lui stesso a farlo, lo farà.

Cosa sancisce questo capitolo, in maniera estremamente plausibile? Un piano che sostanzialmente non rende il Rosso esattamente fiero di se stesso, l’Imperatore vuole bene a Luffy? Sì, certamente. Ma questo non cambia il fatto che lo stia usando.

La scelta che Gaban si separi dalla ciurma non impoverisce il mosaico; al contrario, arricchisce ulteriormente il quadro. In primo luogo, è pienamente consapevole di aver innescato la miccia del principe. Riflettiamoci un attimo: prima dell’arrivo dei Mugi il Warland era davvero in subbuglio? Non risulta che ci fossero minacce imminenti, se non Loki in catene.
Appunto.
Il navigatore sa perfettamente di aver messo in gioco il futuro stesso di Elbaph, e le sue parole, cristalline, lo confermano: ‘Se questa terra sarà ancora intera, venite a cercarmi’.
Ancora più importante: non vuole che la sua identità venga svelata.
Blocca Road proprio quando sta per rivelarla, ma solo per un momento. Sappiamo bene che sarà il resto della ciurma a dire agli altri chi è. Uno stratagemma perfettamente studiato, che funziona su due fronti: A. Oda elude la necessità di svelarci dettagli che saranno chiari solo alla fine della saga; B. è perfettamente plausibile che Scopper si fidi completamente solo dopo aver visto le scelte che prenderà il vettore di Nika.

L’ex ala di Roger agisce spinto da una sensazione, un’impressione sottile alla quale il suo istinto non può opporsi. Ha visto in Luffy quel je ne sais quoi che una volta captava nel suo capitano, nel suo l’amico, la roccia su cui aveva costruito il suo stesso destino.

Tra l’altro, ritengo possibile vedere il vecchio guerriero in azione direttamente. Si stava infatti dirigendo verso il castello dopo aver percepito un Haki ‘particolare’. Per un utilizzatore esperto, a parer mio, è come se l’ambizione possedesse un DNA specifico – qualcosa che non è mai esplicitamente detto nel manga, ma che risulta evidente per pura logica. Pensiamo al monster trio, quando sono riuscirono a percepire un intento malevolo (come nel caso di Karibu, nel palazzo di Re Nettuno) a una distanza notevole. Oppure nel caso di Luffy sorridente a Wano, che rassicurò i suoi compagni affermando di riconoscere un ‘vecchio amico’, quale fu la dinamica? La scena dove Shanks schiaccia Aramaki con la tonalità del Re.

Avete mai sentito parlare di schadenfreude? Se decideste di cercare il termine, lo troverete definito come il piacere provocato dalla sfortuna altrui. Altrimenti noto come ‘gioia malvagia’ o ‘soddisfazione cinica’. Mi viene da pensare che l’ambizione dei Cavalieri di Dio grondi qualcosa di simile, e ragionevolmente non credo susciti questa reazione in chiunque, ma in un utilizzatore esperto come Gaban? Ehhhhhhh. Credo abbia percepito un’energia distruttiva. Ergo, mi auguro che il navigatore andrà a dare il benvenuto.

E dopo questi sprazzi solari di generazioni pirata, ora immergiamoci nel buio, quello nero pece.

Lumacorno docet

‘C’era un abisso. E i libri contenevano incantesimi magici per far emergere ciò che era nascosto lì, tutti i grandi misteri.’

– Stephen King, L’Istituto

Eccoci servita una – preliminare – descrizione del pentagramma.

Se ricordate, nel precedente articolo avevo ipotizzato i possibili utilizzi di tale arcano, e finalmente cominciano ad arrivare dettagli succosi. La gerarchia dei Celesti è ancora sconosciuta, se non per il fatto che Shamrock rivesta la posizione di comandante supremo. Tuttavia, possiamo dedurre che Gunko sia il suo braccio destro, visto che l’ha accompagnato in missione. Dei due nuovi, conosciamo soltanto il legame con la famiglia Shepherd, mentre il Kirin rimane una figura ancora avvolta nel mistero. Interessante il fatto che sia Gunko ad evocare, a prescindere dal grado o dalla volontà degli evocati.

Per quanto riguarda le new entry, Shepherd incarna il prototipo della nobiltà celeste con una carica pubblica: annoiato dall’improvviso incarico, ma, assolutamente deferente e dedito al suo stato sociale. Inizialmente sembra un tipo un po’ svanito, persino simpatico, ignaro del teletrasporto e facendo trasparire che, in privato, giri per casa in canotta e boxer a cuoricini. Ma ci sono dettagli significativi. Mostra preoccupazione per le scorte di cibo a Mary Geoise, tema di cui discute subito con Shamrock, probabilmente richiamato in patria in quanto comandante del braccio armato dei Draghi Celesti.

Come tutti abbiamo notato, Oda sceglie abilmente di non dare un giudizio esplicito su Re Harald, limitandosi a evidenziare la sua familiarità da parte dei draghi, senza accezioni né positive né negative. In questo contesto, il discorso diventa interessante: da sempre ho ipotizzato che Shamrock parlasse ai Gorosei di Loki, ma che questi rifiutassero l’idea. Un comportamento diverso si riscontra in Garling, il quale, appena acquisito lo status di Astro, manda senza indugi il figlio nel Warland, e niente meno con l’obiettivo di reclutare il principe. Questo passaggio segna uno spartiacque, un cambiamento radicale che non possiamo ignorare.

Formuliamo un’ipotesi audace, ma intrigante: Re Harald non voleva aprire il Warland al mondo, ma solo Elbaph. Il suo atteggiamento nei confronti della prima compagna, proveniente da un altro clan di giganti, e il suo rifiuto di sposarla, suggeriscono una visione di politica e potere che rasenta l’estremismo, se non addirittura il totalitarismo. Hajrudin addirittura non poteva accedere al castello. Ma rendiamola ancora più interessante: tempo fa vi parlai di Re Théoden, manipolato dal Vermilinguo per volere di Saruman, onestamente, non so se ci sia attinenza. Quel che è certo però è che Harald, consapevolmente o meno, potrebbe aver innescato una debolezza bellica nei giganti, e per un secolo intero. Come? Con un gesto simbolico: strapparsi le corna per rinnegare le origini guerresche, instaurando di fatto due elementi cruciali: A. una politica della pace; B. la saturazione della violenza in tutte le nuove generazioni.

Il Warland che vediamo oggi, è nettamente più debole della terra invincibile quale è sempre stata. Questo è lo specchio del dolore e la rabbia di Loki? I gesti estremi compiuti, forse, furono frutto dell’impotenza provata nel progressivo decadimento della propria patria, difatti mise le mani sul frutto che concedeva la potenza necessaria per combattere da solo, e davanti alla richiesta dei Cavalieri di Dio: li schernisce e rifiuta nettamente di aggregarsi a loro.

Attenzione, vi ricordo di prendere tutto con le pinze, ora come ora sono solo ragionamenti aperti, che peraltro fanno il paio con il piano di Shamrock (tra poco ci arriviamo).

Il secondo cavaliere, Kirin, viene introdotto tramite una lapalissiana citazione di Alice nel Paese delle Meraviglie. Precisamente parlo della scena in cui il Bianconiglio esclama “Non va bene! È tardi! È tardi!”. Potete trovare lo stralcio su Youtube o nel film originale: è praticamente identica. Per il resto, il suo atteggiamento è tranquillo, se non addirittura pacioso e poco belligerante.

Il problema risulta essere il fumo che l’avvolge, poiché è bianco.

Ho spesso analizzato i Frutti del Diavolo mettendo a confronto Lucci e Kaku, due volti opposti della stessa medaglia. Se accettiamo l’idea che abbiano una volontà propria e gravitino verso chi considerano ‘affine’, Lucci incarna la ferocia calcolatrice, mentre Kaku, pur dotato di grande forza, conserva un’indole più mite, coerente con quella di un erbivoro. Qui nasce una contraddizione: un Cavaliere di Dio dovrebbe rappresentare la malvagità assoluta, al contrario Kaku è tormentato dal suo ruolo di killer, rammaricato per aver abbandonato la vita da carpentiere a Water 7 e tradito gli amici che lo avevano accolto. Eppure, il suo fumo è nero, mentre quello di Kirin resta immacolato.

Che sia questo il punto. Il peccato?

Forse Kirin si rivelerà il più sadico e omicida del gruppo, non posso saperlo. Ma allora, come spiegare il paradosso? Esistono due categorie di Frutti? A prima vista, tutti condividono lo stesso aspetto e gli stessi ghirigori, oppure… il comportamento dell’utilizzatore finisce per contaminarne la coscienza, ‘viziandone’ la natura attraverso le sue azioni? Non conosco Kirin, ma Kaku sì. E oltre ai fatti che vi ho citato, sono certo della sua bontà d’animo: si è commosso per il sacrificio di Stussy e ha coperto la sua fuga. Eppure resta un killer, ha ucciso. Il suo spirito non è più puro. Per chiarire meglio il concetto, vi faccio un esempio tratto da Harry Potter:

«Ecco» fece Lumacorno, a disagio, «tieni a mente che l’anima deve restare integra e indivisa. Spaccarla è un atto di violenza, è contro natura».

«Ma come si fa?»

«Con un’azione malvagia… L’azione malvagia suprema. Commettendo un omicidio. Uccidere lacera l’anima.

Per onestà intellettuale vi indico subito il punto cieco della supposizione, i Draghi Celesti sono malvagi, gretti, superbi. Crescono nella corruzione. Ma esiste una differenza sostanziale tra la sorella di Charloss e un assassino di professione come Garling? Si.

Sharlia incarna l’arroganza e l’egocentrismo tipici della nobiltà celeste, la cui psicologia riflette una visione distorta del mondo, fondata su privilegi di nascita e un’ignoranza totale della sofferenza altrui. Rappresenta l’apice della disumanizzazione che contraddistingue i nobili mondiali: l’arroganza e brutalità psicologica che definiscono il sistema sociale oppressivo in cui vive. La sua motivazione nell’uccidere Kamie, la sirena, non deriva da un impulso di vendetta, ma dalla visione distorta della superiorità razziale. Non ha alcuna remora morale nell’eliminare una di loro, spinta dal piacere di esercitare la sua posizione dominante. Però, lei agisce come una bambina viziata, senza una vera spinta omicida, Garling invece compie atti violenti con intenzioni più oscure e lucidamente letali, cercando controllo, spingendosi oltre i limiti della violenza per obiettivi più freddi e consapevoli.

La grande differenza, quindi, sta nella motivazione e nel grado di consapevolezza.

Kirin non solo non palesa ferocia, ma possiede un frutto che, nell’immaginario comune, non sfiora nemmeno la malvagità. È l’unico Cavaliere a indossare il casco dei Tenryūbito, un dettaglio singolare che merita approfondimento, che riserverò a quando avrò maggiori informazioni. Potrebbe rivelarsi tranquillamente un folle ancor più pericoloso di Garling, figuriamoci. Comunque, l’idea che i frutti, originariamente equi e imparziali possano essere ‘macchiati’ dal comportamento del loro utilizzatore, per me rimane affascinante. Staremo a vedere.

Abbiamo scoperto che il marchio è legato all’abisso. In primo luogo, Gunko lo impiega in modo coercitivo, imponendolo ai soggetti senza nemmeno consultarli, il che rende impossibile opporsi. Ciò non significa tuttavia che chiunque possa farlo. In secondo luogo, solo chi detiene il marchio ha il potere di interagire con l’abisso, creando un sistema di sicurezza infallibile. Nel folklore, marchi e pentagrammi sono spesso visti come segni di condanna o di alleanza con il male. Molti racconti parlano di streghe o demoni che portano segni fisici – tatuaggi o cicatrici imposte durante rituali che li legano a forze oscure. La cosa intrigante è che, in ogni caso, questi segni sono simboli di corruzione sia spirituale che fisica. La stessa corruzione che avvolge Saturn in una torcia umana, una volta reciso il legame. Se consideriamo la coda a punta di Imu, il pentacolo e l’abisso che richiamano l’apocalisse, beh è un collegamento estremamente affascinante, ma mi limito a una semplice osservazione, per ora.

Poiché mi sfugge l’altra metà del cielo, prima occorre un minimo di chiarezza su Teach. Senza contare che il Murale ha cambiato tutto.

Presumo che il potere sia di Imu sia parzialmente universale, perché piega sia il tempo che lo spazio (non inteso come viaggio, occhio), ma non sono ancora convinto di poterlo definire malvagio. In fondo, Nobel inventò la dinamite con l’intento di migliorare la vita delle persone, ma fu l’uso che ne fece l’umanità a trasformarla in uno strumento bellico e letale. Nel 99% dei fantasy, è il potere in sé o la natura di chi lo utilizza a determinare la malvagità delle sue azioni? Think about it. A questo aggiungete la figura del Dio della Terra, che si adirò; quella del Dio della Foresta, che donò i frutti agli uomini; e infine quella del Dio del Mare, che si ribellò perché ‘l’uomo uccise il Sole e divenne il Dio’. Come sapete, appena avrò collegato un paio di punti scriverò una teoria completa e dettagliata. Ora, concentriamoci su un altro tema: ossia i ‘giochi’.

La frase di Shamrock, ‘Potreste farne un gioco’, è agghiacciante. Nel titolo ho scritto God Valley 2.0, perché (tra mille ‘forse’) un evento simile potrebbe davvero ripetersi. L’intento del Governo è arruolare i giganti, ma ragioniamo come i Draghi Celesti: cosa fai quando il tuo piano fallisce e il legittimo erede al trono ti nega il suo appoggio? Li costringi con una minaccia. Ed è qui che torniamo ad Harald, che per oltre un secolo ha indebolito la popolazione guerriera. Certo, i giganti restano la forza suprema di One Piece… o forse no?

I vari clan sono dispersi e disuniti (pensate alla moglie di Harald), non si addestrano alla guerra da oltre un secolo. I pochi pirati giganti sopravvissuti furono graziati tramite l’intervento di Madre Carmel, ma quel giorno, se non fosse stato per lei sarebbero stati giustiziati senza possibilità di opporsi. Nessun clan esterno avrebbe alzato un dito per intervenire. La realtà di un popolo che, da tempo, ha perso la propria coesione e capacità bellica è lampante. Nel flashback di Kuma con il padre Clap, viene rivelato che i nobili mondiali e i cavalieri di Dio organizzavano delle vere e proprie stragi, che definivano giochi. In queste competizioni, si sfidavano a uccidere il maggior numero possibile di reietti, accumulando punti per ogni vittima. Ecco perché quel termine specifico mi fa venire i brividi, quella parola mi ricorda la crudeltà dei nobili mondiali, che trattano la vita umana come… un gioco.

Garling ha promesso l’ora più buia, ossia il momento che deve superare l’alba della Terza Era.

Come sempre vi linko il video del Re, trovo inutile trattare un dato argomento quando condivido già un’idea. Andate a sentire la sua versione del marchio e dell’abisso, rimarrete stupiti. A voi!

E se foste interessati ad altre analisi su altri 
manga, vi invito a visitare il mio canale…

https://www.youtube.com/@Cenere_SG

Sottrarre l’essenziale

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

Sarà che adoro la cultura norrena, ma sto amando Elbaph: un glaciale palcoscenico in cui valgono regole narrative diverse da quelle a cui siamo abituati.
Dal punto di vista del significato, non solo documenta un momento storico cruciale, ma riflette anche il potere simbolico di immagini antiche come Imu, suggellando una legittimità dinastica e giustificando una possibile invasione come ‘volontà divina’.
C’è una qualità ipnotica in questa saga, una narrazione che sembra scivolare fuori dal tempo, come se la storia fosse già avvenuta e noi fossimo solo spettatori di un destino già scritto.

Oda sottrae fino all’essenziale: ci racconta di barbari e guerrieri, re e paria, divinità solari e creature delle tenebre, mostri evocati dagli abissi e oscure entità immortali.
Si muovono in un’epoca dove agiscono forze svanite dall’orizzonte dell’era moderna, la cui eco sopravvive nei simboli e nei miti.

Godiamoci il viaggio, genti

If you don’t make a friend, now
One might make you
So learn
The gentle art of making enemies

– Faith No More, The gentle art of making enemies 

Cenere

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