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One Piece 1132: l’arma di Usopp; l’omissione di Luffy; Gestaþáttr

by Stefano 'Cenere' Potì

Colui che è alle corde,
tenterà la sua gloria

– Vévaki, Gestaþáttr

Qualche tempo fa, in un precedente articolo citai Odino, ritenendolo un benvenuto adeguato per la ciurma a Elbaph. Tuttavia, non avrei mai immaginato di ritrovare lo stesso concetto qualche capitolo più tardi. Non ci sono dubbi: il sensei sembra aver tratto ispirazione direttamente dall’Hávamál…

‘Non prolungare troppo a lungo la tua permanenza, in questa terra’

– Louis Arnote, esploratore

Le parole fuori campo di Louis, risuonano come un’eco di quelle di Odino, rafforzando questo legame…

‘Un ospite deve partire, non rimanere troppo a lungo. L’accoglienza diventa sgradita, se egli persiste troppo nella casa di un altro’

– Hávamál

L’Hávamál raccoglie frammenti di diverse origini, uniti in un monologo che affronta temi legati alla vita quotidiana (Gerd e Goldberg con i Mugi, Dory e Brogy, le prime spiegazioni sul Warland), alle dinamiche umane (Collon e la barista, i rimandi al Rosso), fino alle rune (il Painter) e alle gesta documentate; parliamo in particolare delle parole di Arnot.

Il primo capitolo si chiama Gestaþáttr, che significa ‘episodio dell’ospite’. Il parallelo vi sorprenderà. Ho la vostra attenzione, vecchi cuori? Bene, ma andiamo con ordine.

E’ il momento dell’Elzeviro

Tre per zero

Trama orizzontale, segreti che (dopo 27 anni) finalmente si inizieranno a svelare, il confronto con le nostre aspettative. Gli elementi in gioco sono tre. Ed è esattamente con il presupposto dello zero – come tabula rasa – che il sensei ci sbalordirà.

Un concetto che si applica pienamente anche alla corrente mini-avventura. Se consideriamo tre ipotesi, ossia, i Neo MADS desiderosi di riprendersi Queen, la parentesi di un Onimaru scatenato, o quella dei tre daimyo. Yamato infatti, come sappiamo, da bambina fu aiutata da alcuni samurai: Fugetsu Omusubi (signore di Kibi), Uzuki Tempura (signore di Udon) e Shimotsuki Ushimaru (signore di Ringo). Il nuovo daimyo di Kibi è Denjiro. Il viaggio della guerriera riflette perfettamente il nuovo influsso sociale di Wano, con Nekomamushi ai vertici della Yakuza e Inuarashi come lord di Kuri. La vignetta attuale non offre altre informazioni se non due grandi interrogativi: chi è diventato l’erede di Tempura e se sono avvenuti crimini a Udon.

Sicuramente servirà una persona responsabile per gestire un luogo simile; in un colpo solo, potremmo capire che fine abbiano fatto Queen e King e quale nuovo uso sia stato fatto delle ex-prigioni. Ricordiamo che, seppur collateralmente, Aramaki ha compiuto almeno una buona azione: grazie al suo potere legato alla natura, ha fatto rifiorire e rigenerato la vegetazione di molte zone colpite dalla desolazione portata da Orochi. Pertanto i cardini narrativi si riducono a due: A) il criminale di queste avventure ha un legame con Yamato? Finora sono state rapite solo persone, mai oggetti (come la spada di Yasuie); B) esiste un collegamento diretto con i tre daimyo che la salvarono da bambina, visto che è lei la protagonista e il viaggio si concluderà proprio a Ringo, paese governato da Shimotsuki Ushimaru?

Come vedete, settimana dopo settimana, sto ampliando il ventaglio delle possibilità. Non è semplice una vignetta alla volta, ma devo ammettere che è divertente. In fondo, a ribaltare le aspettative sono proprio i rapimenti, che nonostante la triade di elementi comuni, restano privi di movente. Il movente, mes amis. Infatti, tre per zero… fa zero.

Trama orizzontale, i segreti e le nostre aspettative. Lo zero è la tabula rasa, ossia il momento storico che stiamo vivendo, un tempo in cui i misteri verranno finalmente rivelati, si, ma che potrebbe riscrivere ciò che pensiamo di sapere.

Signore e signori: cap. 1132…

L’inventore, più che il guerriero

‘ La pittura non è fatta per decorare appartamenti. È uno strumento di guerra.’

– Pablo Picasso

Alle statistiche non sfugge mai nulla: infatti Oda riprende esattamente da dove si era interrotto… ma dalla prospettiva opposta.

Torna in azione la versione scandinava di Luffy, Collon-boy. Se mettessimo il capitano e Makino in questa scena, fidatevi, non cambierebbe una virgola. Una delle mie teorie originali era piuttosto singolare, ma intrigante: probabilmente il Rosso cercava il successore di Roger e, istintivamente (anche per via della sua natura da compagnone), stringeva amicizia con i giovani più interessati alla pirateria. Una voce ragionevole potrebbe chiedersi: perché non impegnarsi più attivamente? Se con Aramaki lo vediamo tanto determinato, perché attardarsi e poltrire a Foosha? Beh, la risposta è semplice:

  • Il suo criterio di scelta si basava su una natura quanto più vicina possibile a quella del suo ex capitano. Verificare tali circostanze richiedeva tempo. Non a caso, arriverà persino a sacrificare un braccio per scommettere sulla nuova era. Probabilmente, l’elemento decisivo era l’ingestione del frutto da parte del candidato. Shanks, pur apparendo sbalordito e contrariato, non accenna forse un sorriso osservando Luffy in versione Nika? Sapeva già tutto, o il suo viaggio a Elbaph gli ha fornito le conoscenze mancanti?

Diventa Imperatore dopo aver lasciato Foosha, questo, in concomitanza con la prigionia di Loki, osserviamo la vignetta dedicata al Rosso in questo capitolo. Shanks sta seguendo un piano ben preciso. Ha protetto Luffy senza dubbio per affetto: dal Re della Scogliera, a Marineford e Wano. Eppure, come giustificare la sua assenza proprio quando tutti e cinque i Gorosei si mobilitano per eliminarlo?
Una catarsi incisiva che all’inizio spiazza, tranne quando si intuisce che prima il pirata garantiva il viaggio del suo protetto, mentre ora che è diventato il Dio della Liberazione, non vuole nemmeno influenzarlo.

Accantonata la questione Shanks, emergono dettagli tutt’altro che trascurabili:

  • Come avevo previsto tempo fa (le spiegazioni sono nei miei due articoli precedenti), Elbaph si trova tra le fronde di Yggdrasil, non a livello del mare. Qui, invece, si colloca una postazione di approdo, probabilmente un avamposto portuale strategico per navigatori esperti come i vichinghi.
  • Dalla reazione e le parole di Collon (considerando che è ancora un bambino), emerge che i giganti non sono estranei agli eventi del mondo. Sono informati sulle dinamiche degli imperatori e aggiornati sugli sviluppi, come dimostra la sua frase: ‘lo ha detto anche Shanks’. Questo suggerisce che si tratti di una notizia di pubblico dominio. Il Warland, pur avendo una politica ostile verso i visitatori, appare comunque nettamente più consapevole di Wano.
  • La locandiera fa riferimento a del cibo per il ragazzo e a pietanze che definisce le preferite di un certo Ripley (che tratteremo nel secondo paragrafo). Un dettaglio interessante che, pur nell’incertezza, ci fornisce qualche risposta. A Elbaph non si avverte alcun segno di tensione, nessuno. L’atmosfera potrebbe essere frutto di un equilibrio di base, mescolato con l’adrenalina di incontri tanto desiderati, ma il clima resta decisamente diverso da quello dell’isola degli uomini-pesce, per non parlare di luoghi come Wano. Al livello più basso i giganti sono allegri, tra bevute e banchetti. Lo stato d’animo della locandiera e di Collon è cristallino: Goldberg e Gerd sono in evidente spensieratezza (a parte il riferimento a Road, ma conosciamo i motivi). Inoltre, due elementi inconfutabili segnano la differenza: l’assenza totale di qualsiasi accenno a problemi o tragedie durante la navigazione e la reazione di Hajrudin mentre andava a caccia.

Al livello più basso emerge un’ulteriore prova tangibile: i due capitani sorridono a trentadue denti, rinunciando perfino a una bevuta. Un segno lampante di fretta, che suggerisce l’attesa dei Mugiwara non solo da parte loro, ma forse anche di qualcuno di ben più rilevante. Fun fact: sembra che il classico invito ‘vieni, prendi qualcosa da bere!’ per i giganti equivalga a…

‘Adesso prenderò una ciucca che ciuccherà tutte le ciucche!’

– Krusty il clown 

Ah, Elbaph, terra indomita di onore, rispetto e… cirrosi epatica.

Finalmente la situazione è chiara. Dorry e Brogy hanno appreso dei fatti di Egghead. Le due ciurme si sono organizzate: i veterani sono andati a prendere i mugi, mentre i più giovani preparavano libagioni e, soprattutto, Hajrudin sorvegliava Loki. L’atmosfera è sorprendentemente più solare di quanto immaginassi, ma ci sono comunque tre segnali da tenere presenti: 1. gli elementi esterni alla trama; 2. il legno di Adam della Sunny, frutto di contrabbando; 3. la promessa di Luffy, vera e propria bomba ad orologeria che si amalgama perfettamente a presupposti nefasti.

Dopo aver assaporato questa atmosfera che oscilla tra spensieratezza e tinte potenzialmente fosche, ecco che si discorre di… arcobaleni. È One Piece, inutile stupirsi.

Si parla di tempismo, ma non è dato sapere se l’arcobaleno sia stato tracciato in seguito all’avvistamento della nave, o se sia un’azione ciclica (propendo per la prima ipotesi, visti i cannoni in bella vista). Ad ogni modo, abbiamo una parentesi sui Painter a dir poco meravigliosa. Di queste pietre non sappiamo nulla; nel capitolo precedente, Stansen le menzionava come se fossero in grado di accendere un fuoco, se non fosse stato per la neve. Infatti tutta la community le ha identificate come pietre focaie, con un non so che di mistico. Ora sappiamo che i giganti le usano per dipingere arcobaleni, beh, allora la storia cambia. Oltre alle chiare vibes che rimandano ai Dial di Skypiea, questi manufatti hanno un sapore antico, arcano. Quasi come se appartenessero a un secolo vuoto, vero?

L’unico dato degno di nota, utile a rispondere alla spontanea domanda ‘tutti gli arcobaleni sono navigabili in One Piece, vista l’attitudine di Oda a ignorare le leggi fisiche?‘, è che questi arcobaleni vengono creati artificialmente, non sono fenomeni naturali in alcun caso. La natura del Painter ha quindi possibilità infinite? Sì, sulla carta, ma solo a condizione che la spiegazione che ci darà il sensei sia sensata e dotata di limiti.

Per logica narrativa, personalmente escludo che le pietre possano ‘materializzare’ ciò che viene disegnato, andando oltre la semplice proiezione luminosa. Un potere letteralmente troppo sbilanciato, già visto in Miss Golden Week e Kanjuro. Se poi ragioniamo a fondo, il potere del samurai è legato a un frutto, quindi scartiamolo. Evitiamo anche di cercare un nesso con Golden Week: la sua è una tecnica precisa, funziona tramite un’ipnosi indotta da un simbolo dipinto con vernice, applicato direttamente su una persona o nelle sue vicinanze. Una volta che la persona è sotto l’effetto del Colors Trap, non può liberarsene a meno che il simbolo non venga rimosso o alterato. L’ipnosi causata dalla vernice sovrascrive qualsiasi altra azione tentata dalla persona sotto la sua influenza.

Definendo anche il punto della materializzazione, è semplicemente overpower, i giganti non sarebbero mai finiti sul patibolo della Marina, non ci sarebbe stato problema nel sopraffare Loki. Invece l’ipotesi che le Painter possano accendere il fuoco o creare arcobaleni grazie alla luce riflessa è sicuramente istintiva, ma rischia di risultare fin troppo banale, anche per One Piece, che ha sempre esplorato fenomeni naturali e magici con un approccio originale.

Sapete qual è la parola chiave? Quella che non mi esce più dalla testa?
Disegnare.

Non posso formulare ipotesi definitive sui Painter, ma una cosa la so: la so benissimo. Usopp è l’unico membro della ciurma che sembra avere un talento per l’arte visiva. Sebbene non sia il ‘pittore’ ufficiale, come alcuni dei suoi compagni con altre competenze, ha mostrato abilità nel disegno, principalmente per scopi pratici e creativi. In diversi momenti della serie, ha disegnato mappe o ha usato il suo talento per illustrare idee, come quando crea schizzetti delle sue invenzioni o piani d’azione.
O vogliamo parlare della creazione del Jolly Roger per la Going Merry? Quando Luffy cercò di disegnare l’emblema, creando un abominio (e sono gentile), fu Usopp a intervenire, migliorando l’immagine e dando vita al simbolo della ciurma: il teschio con il cappello di paglia. La sua passione per il raccontare storie e creare mondi immaginari si riflette proprio nella sua capacità di esprimersi in maniera figurativa.

La lamentela sul tipo di armi del cecchino, e il suo mancato power up è sulla bocca di tutti, sia detrattori che fan. Beh, questo è un orpello narrativo notevole… ma soprattutto plausibile. Considerando che non cambia la sua natura e non esige che Usopp fosse stato sempre chissà quale artista. Perché il cecchino ha continuato a esercitare il suo talento in varie occasioni, ma la sua vera vocazione è sempre stata più focalizzata sulla creazione di armi e strumenti per supportare i suoi compagni, piuttosto che sull’arte fine a se stessa.
Quindi, cosa lo renderebbe un personaggio perfetto per sfruttare le Painter Stones, se dovessero rivelarsi in futuro un dettaglio notevole di trama, come sembrano essere?
L’attitudine per il design e la costruzione di oggetti, unita alla sua capacità di pensare fuori dagli schemi.
Ossia, la vera forza di Usopp.

Il cecchino è, tra i mugi, il personaggio che più di tutti incarna la fusione tra arte e ingegno.
Le Pietre Painter infatti sembrano possedere poteri legati alla manipolazione degli elementi, come l’abilità di sviluppare fuochi o addirittura di generare arcobaleni. Usopp, con la sua innata capacità di adattare ogni risorsa per creare nuovi strumenti, potrebbe vederle come una possibilità per sviluppare armi che non solo sfruttano la potenza della natura, ma la manipolano a proprio favore. Chi fu a adattare i Dial come armi, nel combattimento con Luffy?
Parliamo di chi si è trasformato in carpentiere improvvisato, manipola costantemente formule chimiche per dar vita a gas ed esplosivi, ha concepito il Clima Takt… dal nulla.
Il suo avversario è Van Augur, senza dubbio un vero demonio, sappiamo di cosa è capace, dato il suo frutto e le sue capacità; tuttavia, rimane pur sempre un combattente che riduce la propria visione al punto A e al punto B, focalizzandosi esclusivamente sulla posizione e sul bersaglio da colpire.
La vera chiave del potenziale di Usopp, sta nella sua capacità di pensare oltre l’ovvio.

È l’artista piuttosto che il soldato, l’inventore più che il guerriero.

Il talento di Mr. Ripley

‘Il personaggio di Hans Landa è un agente che nasconde la sua vera identità, ma è proprio questo mistero che lo rende fondamentale per il progresso della storia.’

– Quentin Tarantino, Bastardi senza gloria

Cullati dalle parole del padrino del Pulp, ci immergiamo nel talento del ‘nostro’ Mr. Ripley (che, in realtà, sarebbe quello di Oda nel confonderci).

La frase della locandiera, di per sé non rappresenta nulla di particolare, nel senso più assoluto. Eppure come lettori tendiamo a traslarla, come se fosse un pezzo mancante in un puzzle che stiamo ancora cercando di completare. Cosa sappiamo, con certezza? Che il Warland è composto da numerosi villaggi, ma non abbiamo idea di quale ospiti Saul, né di quale sia la sua relazione con gli altri abitanti. Inoltre, l’ex marine viene chiamato sia maestro che con il suo nome, ma certamente non Mr. Ripley. Malgrado ciò, le due figure e i rispettivi piani sembrano ormai scissi: Saul è caduto al suolo, senza che si sappia più nulla, mentre la figura che segue la moda di Wano, parlava con Crocus e invitava i Mugiwara a raggiungerlo a Elbaph, ora vaga indisturbata (nella penultima vignetta) per l’isola, con una calma che sembra quasi un piacere.

I piatti della bilancia restano due per mr. Ripley, o abbiamo a che fare con un elemento esterno di trama, oppure parliamo di un risvolto che si ipotizzava da tempo, introdotto in modo che sembri una rivelazione improvvisa ma che ha una solida base nella logica e nelle premesse della storia, una sorta di ‘foreshadowing a lungo termine‘. Nel primo caso, ammetto di non avere la più pallida idea di chi possa essere stato accolto con tanta familiarità da Crocus nel lontano capitolo 631 (se questo non è un preludio, cosa lo è?). E successivamente, sempre abbigliato da samurai, si vede in attesa dei Mugiwara a Elbaph. Sono sinceramente ansioso di scoprire come il sensei ci stupirà. Lo dico con il cuore.

L’altro piatto come sapete, è Gaban.

Perché il pirata sarebbe coerente con la trama?
In un’intervista, Oda rivelò di non aver mai immaginato che One Piece avrebbe occupato la sua vita per 27 anni. Quando iniziò, non c’era internet come oggi, e non poteva nemmeno concepire che milioni di lettori analizzassero ogni minimo dettaglio del suo manga. Di conseguenza, nel corso degli anni, molti fan hanno saputo prevedere alcuni sviluppi. Il sensei ad un certo punto, fece una dichiarazione netta: non avrebbe più dato importanza a ciò che si diceva su internet. Alcuni eventi, concepiti fin dall’inizio, sono stati anticipati da chi segue la storia con attenzione, ma questo non cambierà la direzione della narrazione.
È meglio che un dettaglio venga ipotizzato, piuttosto che sacrificare l’intreccio rovinando la storia originale.

E sapete una cosa? Ha ragione da vendere.

Questa premessa serve a chiarire perché l’introduzione di Gaban nella trama sarebbe tanto naturale quanto interessante. Non solo sarebbe un personaggio incredibilmente affascinante, ma, come sottolineo spesso, è una scelta assolutamente credibile.

Gaban era una delle ali di Roger, con un carattere ancora più ruvido di Rayleigh e una potenza pari a quella del suo compagno. È l’equivalente di Zoro e Sanji nella ciurma della Oro Jackson. La sua lealtà nei confronti del capitano era simile a quella di Denjiro per Oden. Prendete il capitolo 966, dove Roger si inginocchia davanti a Newgate per chiedergli di cedere Oden. Gaban è il primo a protestare, visibilmente irritato. Ha l’aria di chi non ha digerito affatto quella scena.

Roger, uno dei più grandi pirati della storia, ha partecipato a tutte le battaglie fondamentali e conosce ogni segreto del mondo. Come Shanks, impegnato nella sua missione, e Rayleigh, con la famosa frase ‘Io non morirò, amico mio‘, perché Gaban non potrebbe aver avuto un legame unico con il capitano?

L’incontro con Crocus potrebbe essere determinante. Il Kasa e l’Haori che Gaban indossa potrebbero giustificare in maniera credibile la sua presenza a Wano. Se il Governo Mondiale ha sempre cercato di catturare i pirati, quale luogo migliore del paese dei samurai, che non ha visto alcuna incursione del governo da secoli? Questo spiegherebbe anche il suo abbigliamento. Nel frattempo, per necessità o semplicemente per passare il tempo, il pirata potrebbe essere costretto a viaggiare altrove, dando vita a un ciclo che si ripete.

E se vuoi davvero agire senza essere disturbato, dove puoi trovare una libertà totale da occhi indiscreti? Dove il Governo Mondiale non osa mettere piede? La terra dei giganti è il posto perfetto. L’ipotesi Gaban ha un filo conduttore chiaro e decisamente legittimo. Cosa ne penso personalmente? Ha la ruvidità del romanticismo pirata; mi conquista.

Ripeto, sono solo ragionamenti aperti; nessuno ha la verità in tasca. Procediamo dunque con un passo indietro. I giganti sono truzzi, è noto, ma non avrei mai immaginato che impennassero con la nave. Scherzi a parte, l’altra metà della ciurma se la sta cavando egregiamente, regalandoci tra l’altro uno spettacolo che scalda il cuore. Menzioni degne di nota: Bonney finalmente si esprime con quella spensieratezza infantile che le è propria; Lilith, ormai, è perfettamente integrata nel caos fracassone dei Mugiwara, e poi c’è Robin. Oda la tratteggia con delicatezza, riscoprendo i suoi lineamenti emotivi in una sintesi di passato e presente.

Emergono sensazioni più profonde: il sensei evoca le emozioni del pre-timeskip attraverso l’aspetto di Robin, mescolandole con una sfera emotiva finalmente tutta sua, quella che prova ora. Nella vignetta accanto a Bonney, mentre Brook canta fuori campo, vediamo i lineamenti affusolati di Alabasta, ma anche l’espressione che aveva quando rideva con Saul. Una vera gemma. Rimanendo in tema, l’arcobaleno che attraversa Elbaf non è semplicemente una manifestazione atmosferica. Rievoca in modo sottile il Bifrost della mitologia norrena, come tutti possiamo immaginare.
Il sensei sta curando particolarmente il linguaggio del disegno.

Hajrudin e Stansen sono al settimo cielo nel rivedere Dorry e Brogy, si riconferma ulteriormente l’aria generale di armonia (qui anche tra vecchia e nuova generazione), che sottolinea la fretta di cui sopra, vogliono semplicemente sbrigarsi e festeggiare con un banchetto. Ma ora torniamo a Luffy.

Avevamo lasciato i Mugiwara inseguiti da Road, con Gerd e Goldberg alle calcagna. Il capitano, come suo solito si lancia in un volo elasticizzato, atterrando sul ponte tra il primo e il secondo livello di Yggdrasil, finendo esattamente tra le mani della gigantessa. La reazione di lei è interessante: con poche parole avvia una propaganda contro Road, ribadendo più volte di prenderne le distanze e di non essere come lui. Intanto, il derelitto Goldberg le ricorda che tempus fugit, e quella non è certo la maniera migliore di presentarsi. Da questa scena possiamo ricavare tre fattori ragionevolmente certi:

  • Gerd conserva il suo animo gentile, richiamando i tempi di Madre Carmel. All’epoca era sempre al fianco di Lin Lin, giocava con lei e l’aiutava a integrarsi, spiegandole persino il significato della festa del Solstizio. Ora, vediamo Gerd alle prese con un suo senpai e scopriamo la sua predilezione per gli umani. La sua reazione adorante, dunque, risulta perfettamente coerente con l’evoluzione del suo carattere.
  • Né Gerd né Goldberg accennano minimamente al fatto che Luffy sia un Dio. È comprensibile: non si può certo pretendere che adorino uno sconosciuto. Tuttavia, c’è un dettaglio curioso. Gerd dice: ‘Devi essere Luffy, vero?‘ Questo implica una descrizione accurata fornita da Hajrudin, eppure non si notano reazioni particolari. L’ago della bilancia potrebbe essere Shanks? Lo ipotizzo perché Dorry, Brogy e la loro ciurma hanno avuto un impatto ben diverso vedendo Luffy. L’unica differenza tra vecchi e nuovi Pirati Giganti (mostrata nel manga) sembra risiedere nell’amicizia di lunga data e nel contatto diretto con il Rosso. Non è un caso: Dorry e Brogy hanno chiamato Luffy con il nome della divinità solo dopo averlo visto in persona nella sua forma Nika. È un espediente narrativo astuto, che lascia volutamente indefiniti i contorni del Culto del Sole e la reale consapevolezza dei giganti riguardo al capitano.
  • In precedenza, notavo come l’atmosfera fosse più distesa di quanto immaginassi. Finora le linee generali sembrano riconducibili a una certezza: i Mugiwara hanno interagito solo con vecchi alleati di Little Garden, con chi hanno salvato a Dressrosa e con i loro amici e compagni. La strada, a conti fatti, era spianata. Certo, Road è uno sciroccato, ma resta il fatto che non sappiamo chi li attenda nei due piani successivi. E, si sa, nessuna saga è mai priva del suo villain.

E questo ci conduce inevitabilmente a Loki, e al silenzio di Luffy.

Sappiamo di non sapere. Conosciamo il desiderio di Loki e cosa si aspetti da Luffy, ma restano ignoti i dettagli e le implicazioni. Proviamo a immaginare. Il capitano, essendo un fruttato non può maneggiare l’agalmatolite: questo apre diverse possibilità.

A. Deve entrare in possesso di un oggetto cruciale, qualcosa che possa far cedere le catene.
B. Loki gli ha confidato il nome di un alleato segreto, e spetta a Luffy fare da intermediario.
C. Per riuscire, potrebbe dover condividere la verità con la ciurma, coinvolgendoli direttamente nel piano.

Ebbene qui abbiamo qualcosa di particolare, in One Piece, quando Luffy (ma anche Nami, e altri personaggi) è a disagio nel mentire, adotta un chiaro stilema visivo. In contesti accademici potrebbe essere analizzata come parte delle convenzioni iconiche dei manga. Gli autori giapponesi spesso lo utilizzano per enfatizzare situazioni umoristiche o per rendere il disagio universale e immediatamente comprensibile al lettore.
Avete capito di cosa parlo?
Lo sguardo comico che si sposta verso un angolo o un lato è un trope visivo per suggerire nervosismo o menzogna, enfatizzato da una bocca caricaturale, intenta a fischiettare, una scelta grafica per rappresentare goffaggine nel mentire.

Lo abbiamo visto decine di volte.

Invece il pirata assume un’espressione seria, come se si trattasse di una sfida mortale. Eppure, l’intera situazione appare priva di senso: perché mentire ai propri sottoposti e abitanti di un’isola che sogni da sempre di esplorare? Perché fidarsi di uno sconosciuto legato e sorvegliato da chi, al contrario, merita fiducia? Le domande—Shanks è stato qui? È ancora sull’isola? Ti ha visitato?—non necessitano di un patto: i giganti potrebbero rispondere senza alcun problema. Insomma, è molto strano. Di sicuro non è paura, a Luffy manca il buon senso generalmente, ma non la determinazione. Ricordate con chi abbiamo a che fare?

Il pirata incarna una volontà incrollabile, quella di chi non si piega mai. Non importa il dolore, né il pericolo. Ad Alabasta, resiste alle provocazioni di Crocodile, riaffermando con forza che nessuno può sottrarre al popolo ciò che gli appartiene. Non cede nemmeno quando Usopp, suo fratello e amico, lo sfida per impedire l’abbandono della Going Merry. Con il cuore spezzato, ma saldo nella sua decisione. La sua fermezza è evidente alle Sabaody quando stende Charloss, infrangendo ogni regola per difendere Camie e Hatchan. L’ira di un ammiraglio si abbatte su di lui, ma non fa una piega. A Marineford sfida l’impossibile per salvare Ace. Non si ferma nemmeno di fronte alla morte, ignorando ogni ostacolo fino all’ultimo respiro. A Wano, nonostante le ripetute sconfitte contro Kaido, non abbandona mai il sogno di liberare il paese e abbattere il tiranno. A Whole Cake Island, rifiuta di accettare l’allontanamento di Sanji. Resta al suo posto, affamato, determinato, finché l’amico non torna al suo fianco. Il suo spirito ribelle emerge ancora quando difende la bandiera di Dr. Hiluk per Chopper e nel momento in cui Sogeking brucia la bandiera del Governo Mondiale, dichiarando guerra. Luffy è la personificazione della volontà di chi, a costo di tutto, rimane fedele a se stesso.

Ma è anche colui convinto che… l’isola dei cecchini sia nel suo cuore.

Insomma, è un credulone, oltre che impulsivo. I casi sono due: o Loki l’ha manipolato, oppure gli ha rivelato qualcosa che ha risvegliato la sua natura. Il capitano dopotutto è il Dio della liberazione. Non dimentichiamolo. Mi auguro che il villain della saga non sia il principe; sarebbe interessante se fosse uno spirito libero, come Luffy, un distruttore di equilibri falsi ma socialmente ‘accettati’. E Loki sembra la figura perfetta per coltivare una simile visione: non si può vivere dei fasti di un passato ormai finito, senza affrontare una nuova guerra che potrebbe generare nuove feste, canti e glorie. Mi affascina questa prospettiva, perché consente di vedere lo stesso personaggio sotto luci completamente diverse. È una questione di prospettiva, vero?

Ovviamente vogliamo conoscere anche la vostra, questa sera ci sarà la Fatal, tra doppiaggio dei dialoghi tradotti dal giapponese, brainstorming generale e la consueta ironia del Bike, vi aspettiamo alle 21.00!

https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true

L’alternanza tra toni comici e misteriosi è davvero degna di nota; nelle vignette successive, infatti, la ciurma non perde occasione per mettere in riga Road. In una sequenza quasi epica, il navigatore è pronto a catturare la ciurma, ma in risposta riceve una legnata che gli cambia i connotati. Zoro, sempre indifferente, si concentra piuttosto nel redarguire Usopp, mentre Nami conclude la scena con una battuta che taglia corto:

‘sul serio? Neanche gli animali cadono in trappole simili’

L’ho trovato esilarante.

Arrivati sul posto, Gerd e Goldberg completano il quadro. Curiosamente, Oda decide di riunire la ciurma in fretta, un’eccezione rispetto al suo solito ritmo che ci costringe ad aspettare di più. Ad ogni modo, Gerd procede con le presentazioni ufficiali, mentre Sanji è prossimo al collasso (sappiamo benissimo perché). Nel frattempo, Usopp e Luffy partono a tutta velocità, dopo aver ricevuto le coordinate dai giganti.

Parallelamente, Dory e Brogy stanno fornendo agli altri nakama le informazioni dei tre livelli di Elbaph, non ritengo giusto sprecare tempo (per voi e per me) ripetendomi, perché ho scritto in merito già da settimane, ma tranquilli, vi fornisco i riferimenti necessari. Nel primo articolo che vi segnalo parlo dei tre livelli climatici di Yggdrasil

Invece, nel secondo, della micro-macro mitologia attorno alla versione fantasy di Oda dei miti nordici. Come la morte del sole, e l’assenza di luce (motivo per cui non funzionano le pietre painter, lì sotto?). Ecco, avete il quadro generale genti.

Questa parte del capitolo è un vero e proprio inno all’emozione.
Un primo piano su Luffy e Usopp, subito dopo la vignetta con il loro classico balletto, cattura perfettamente l’essenza di quel legame che li unisce. I riquadri degli altri membri della ciurma non sono da meno: Nami e Robin sono tornate bambine, Chopper, Franky e Brook sbalorditi, Zoro e Jinbe sopraffatti dalla magnificenza di tutto ciò; e Sanji… beh, Sanji è nel suo habitat naturale, non può fregargliene di meno, e va benissimo così.
Poi penso a quella parte della mia vita in cui questo manga mi ha fatto compagnia, mi ha fatto ridere, emozionare. Quando mi ritrovavo a pensare: ‘Chissà quanto tempo ancora passerà prima che scopra…
È un colpo al cuore. Lo so, lo ripeto spesso, ma, davvero…

Come si fa a non essere romantici con One Piece?

Il capitolo dell’ospite

‘Non prolungare troppo a lungo la tua permanenza, in questa terra’

– Louis Arnote, esploratore

Molti pensano che le parole di Lars si riferiscano allo scorrere del tempo.

Partiamo da un presupposto, in questo manga niente è impossibile. Ma se devo fare un’osservazione preliminare, tenderei a escluderlo. Abbiamo una prova semplice, Madre Carmel ha vissuto tutta la vita lì e l’abbiamo vista invecchiare, arrivò giovane e ripartì anziana, quindi no. Il tempo scorre comunemente. Le parole di Louis Arnote si riferiscono chiaramente a Elbaph e non a Little Garden. L’esploratore viene introdotto mentre descrive Elbaph. Inoltre, la trama del capitolo si concentra sulla riunione dei membri della ciurma di Cappello di Paglia alle porte della cittadina e sulla loro interazione con altri personaggi, tra cui Gerd e Goldberg. E fin qui, ci siamo.

A Elbaph si parla di equilibri cosmici e mondiali, nelle parole di Loki intravediamo già il Ragnarok, quindi potremmo passare diverso tempo a ipotizzare… sul nulla. Invece, un riferimento diretto alle parole di Lars esiste, e lo troviamo nell’Hávamál (“Le parole dell’Alto”) un poema contenuto nell’Edda poetica, una raccolta di testi mitologici e eroici della tradizione scandinava medievale. È attribuito a Odino, il dio principale del pantheon norreno, ed è composto da una serie di versi in forma di aforismi, insegnamenti e racconti, che riflettono la saggezza e i valori della cultura vichinga. Ovviamente realizzati da veri studiosi.

La Gestaþáttr (“Capitolo dell’ospite”) si concentra sui principi fondamentali dell’ospitalità e delle virtù che ne derivano. Inizia trattando l’importanza della prudenza e della moderazione in vari ambiti, come il mangiare, il bere e il parlare. Viene sottolineata l’importanza di coltivare amicizie sincere, proteggendosi dai falsi amici e dai nemici. La riflessione si estende anche alla cortesia, ai legami tra le persone e al valore dell’ospitalità, pur preferendo la propria dimora, per quanto semplice. Il capitolo evidenzia infine l’importanza di una fama duratura, suggerendo che la gloria è il bene supremo e che non bisogna vivere nascondendosi dai pericoli, ma affrontandoli per affermarsi.
Qui viene già in mente sia la ciurma, sia la voglia di combattere di Loki.

La parte dell’Hávamál che riguarda l’ospite che non deve trattenersi troppo a lungo è contenuto nel Verso 14 del poema. Questo verso esprime l’idea che un ospite, pur essendo ben accolto, non deve abusare della generosità dell’ospitante, ma deve mantenere un comportamento rispettoso e sapersi ritirare al momento giusto, senza essere fonte di fastidio o di imbarazzo. Ogni singola parola calza perfettamente con i mugiwara, e nello specifico, Odino dice:

Un ospite deve partire, non rimanere troppo a lungo. L’accoglienza diventa sgradita, se egli persiste troppo nella casa di un altro’

– Hávamál

Questa massima riflette la saggezza pragmatica dei norreni, secondo la quale l’ospitalità è un atto di generosità, ma la moderazione è altrettanto importante per evitare che la buona accoglienza si trasformi in un peso. La stessa logica si applicava anche nei rapporti sociali, dove la capacità di rispettare i limiti e di mantenere l’equilibrio nelle relazioni era molto apprezzata.

Viste le informazioni di cui disponiamo, la frase di Louis Arnot, per ora, ha un solo significato: è un avvertimento.
Nel contesto di One Piece, Elbaph è un mondo gigantesco e straordinario, ma Louis Arnot suggerisce che il richiamo a questa massima potrebbe anche essere un presagio: mentre i Mugiwara sono affascinati dalla grandezza e dalla bellezza di Elbaph, il consiglio di Arnot avverte che l’entusiasmo iniziale potrebbe svanire, rivelando un lato più oscuro o complicato di questo luogo misterioso.

E se dovessi immaginare qualcosa, potrei affidarmi alla mitologia classica.

Visto che il sensei ha chiaramente letto molto in fatto di cultura norrena, Elbaph potrebbe avere un tocco dark piacevolmente originale.
L’espressione di Luffy che mente è solitamente comica, e questo mi fa ben sperare. La letteratura scandinava, con la sua narrazione epica e tragica, non solo dipinge le gesta eroiche di eroi e dei loro compagni, ma esplora anche profondamente il lato oscuro dell’ambizione, della vendetta e del destino. Emerge attraverso la corrosiva influenza delle passioni umane, in particolare l’avidità e la gelosia, che guidano i protagonisti verso la rovina. L’eroe quasi invincibile, spesso, diventa vittima della sua stessa sete di potere e della manipolazione degli altri.
Il tradimento, sia da parte di amici che di alleati, emerge come una forza distruttiva, capace di abbattere anche i più forti, e l’amore stesso, nella sua forma più pura, si tinge di amarezza quando diventa il motore di conflitti inevitabili.
E qui, sappiamo per certo ci sia stato un matrimonio negato, l’omicidio di un Re e una condanna.
Elbaph si prospetta indimenticabile, neanche l’inizio al sapor di LEGO, ne ha scalfito l’emozione.

Come al solito vi consiglio il video del Re, ironia, ricerca certosina e interpretazioni trasversali. Cliccate e abusatene!

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La promessa invisibile

Spero di avervi intrattenuti, spinti a riflettere e ragionare.

Dopo la meditazione sulla natura primordiale, sulla fede e la sopravvivenza, il sensei ci presenta un capitolo diverso.
Ma altrettanto intenso e suggestivo.

La noncuranza, il caos e il disordine promessi da Loki, cedono il passo all’intensità che Oda rinnova da 27 anni, resa tangibile dalla vignetta dell’arcobaleno.
A livello inconscio, è disegnata per essere un vettore di significati.

Si percepisce come una metafora della narrazione stessa: un passaggio che porta verso l’ignoto, tanto per noi lettori quanto per i mugiwara, dove la realtà si mescola con il mito, e il destino dei protagonisti si avvicina a qualcosa di grandioso. Non è un caso che un fenomeno così fragile sia il veicolo per un viaggio che potenzialmente trasforma tutto ciò che tocca.
È la promessa di un mondo invisibile, ma se Loki vi assestasse la giusta spallata di entropia, una rivelazione destinata a sfumare, proprio come il Bifrost.

Godiamoci il viaggio, genti

L’ospite è entrato.
Cosa si siederà a vedere?

– Vévaki, Gestaþáttr

Cenere

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