One Piece 1130: le spade giganti di Onigashima e Yggdrasil; toh, la X sul braccio; finalmente Loki!

da Stefano 'Cenere' Potì
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Perché ogni condizione che accetto (che va bene per me)
mi rende parte del delitto oltre che del diletto
che io sia servo o che sia re

Seduto sulle spalle dei giganti…

– Two Fingerz, Sulle spalle dei Giganti

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1130: A come atrocità, doppia T come terremoto e traggedia, I come… beh, lo sapete!

Finalmente Elbaf, o meglio, Elbaph. Sappiamo quanto Oda ami intrecciare narrativa fantasy e satira sociale con il suo inconfondibile umorismo surreale. Eppure, chi l’avrebbe detto? Quei mattoncini in stile Lego sembravano minacciare di infrangere il nostro sogno epico di un Eldorado norreno. Per l’amor del cielo, non chiediamo tanto: vogliamo il clangore di spade, il sapore dell’idromele, mica un’epopea alla Kurosawa!

E siamo stati accontentati.

Giusto poche vignette, e il sensei ci consegna quel cuore freddo e gelido che tanto aspettavamo. Atmosfera? C’è. Emozioni? Anche. Basta scegliere tra rimpianti, misteri, nostalgia, e vecchie amicizie rinvigorite da messaggi in codice. Fuochi gelidi e urla lontane. E poi c’è Loki: compare appena sulla scena e già ci promette la fine del mondo. Ecco cosa significa vera furia norrena.

Ma andiamo con ordine: ogni dettaglio merita di essere trattato con cura.

E’ il momento dell’Elzeviro…

La logica del counter

Come dicevo, queste mini-avventure hanno un evidente lato comico. C’è un po’ di timore su come verranno gestiti i livelli di potenza e l’estensione dei poteri da parte del sensei. Questo vale sia per la guerriera di Wano che per Loki; speriamo solo che non si sfoci in contraddizioni.

Perché, se parliamo di potenza, non possiamo ignorare Yamato, che resta uno degli esempi più lampanti di distruzione in One Piece. Il presupposto prettamente comico è chiaro.

La figlia dell’Oni non è un personaggio che si può ridurre a semplici aggettivi o battute. La sua forza non si costruisce su un’immagine blanda né su un percorso di crescita che la renda particolarmente misericordiosa (con i suoi avversari). È pura aggressività istintiva. Con i suoi sensi affinati come quelli di una bestia, impone un’energia talmente schiacciante da rendere la sua presenza impossibile da ignorare.

Non l’abbiamo mai veramente vista in difficoltà, nemmeno contro avversari di livello superiore. Un esempio tangibile? La battaglia contro il padre, Yamato mostra una precisione chirurgica nell’eludere i colpi del guerriero più temuto dell’opera (quantomeno quelli letali). Grazie alla sua maestria nella Tonalità della Percezione, è capace di anticipare i movimenti di quella furia con reattività straordinaria. Ogni volta che Kaido sferra il suo devastante Kanabo, Yamato non si limita a difendersi: ne prevede le intenzioni e lo fa con un tempismo impeccabile.
Combattere faccia a faccia con il Dragone non è da tutti, lo sappiamo bene.

In estrema sintesi, i sensi della guerriera, potenziati dal frutto Zoan mitologico, la rendono un predatore sotto spoglie umane.

E ora… ci facciamo infinocchiare durante il riposino pomeridiano?
Oda si diverte parecchio con la percezione dell’Haki (e non apriamo nemmeno il capitolo dei livelli di potenza, per favore).

D’accordo, non stiamo parlando di Newgate, capace di svegliarsi persino durante i tentativi di assassinio per prendere a ceffoni Ace. Né tantomeno di Shanks, che praticamente sovvenziona la sua ciurma scommettendo su eventi sportivi di cui conosce già l’esito.
Ma vedere Yamato sbragata a terra, con tanto di iconico palloncino da naso… beh, è chiaro che la scena è stata costruita per strapparci una risata.

A questo punto, chi potrebbe essere il burattinaio dietro questo piano?

Qualcuno ha rapito Minatomo, il carpentiere di indubbie abilità, ha sequestrato ragazze al ristorante di soba e ora ha rubato la spada a Yamato.
Gli eventi sembrano scollegati: la guerriera si è trovata (teoricamente) per caso nel mezzo di un tentativo di rapimento; e, sempre per caso, ha scoperto la catena di fatti.
Considerando che Wano ha introdotto quasi un’ottantina di nuovi personaggi, inizialmente mi ero concentrato sulla ragazza che Yamato ha salvato prima di arrivare a Kuri. Il colore dei capelli mi aveva fatto pensare a Kisegawa, una geisha della Capitale dei Fiori. Non solo per quello, ma anche perché per un breve periodo, aveva custodito i progetti del castello di Kaido. Visto che la scomparsa di Minatomo ha ostacolato la ricostruzione di quello di Oden, speravo in un possibile collegamento.
Esaminando però con maggiore attenzione la geisha, mi sono accorto che sia il kimono, che il suo shimada, decorato con motivi il primo e kanzashi di foggia differente il secondo, non combaciano affatto.

Le uniche ‘resistenze’ rimaste a Wano sono i pirati delle 100 Bestie, rinchiusi a Udon, e la ciurma di Big Mom, dei cui membri non si sa praticamente nulla. King e Queen sono stati stremati da Aramaki e, se qualcuno fosse riuscito a fuggire da Udon e a compiere rapimenti e furti, l’allarme sarebbe stato dato, o almeno così si presume.

In una delle mini-avventure, Un viaggio senza emozioni del Germa 66, assistiamo a una scena di furibonda lite tra Judge e Caesar, con uno scambio di pugni che sfocia in alcuni ricordi significativi: A. il fatto che loro tre – Judge, Caesar e Queen – lavorassero in perfetta sintonia; B. l’avversione per Vegapunk, il quale riceveva premi per la pace; C. un acceso conflitto fra i tre, segno dell’abbandono di Queen, che già sfoggiava l’aspetto tipico di Wano; D. la presa di coscienza di Judge e Caesar, che riconoscono Vegapunk come l’unico vero responsabile, dando così vita ai NEO MADS.

Ecco il nodo: chiunque potrebbe essere responsabile dei rapimenti e dei furti. Ma se quei due disgraziati, una volta capito che Vegapunk è il vero ‘marcio’ (e di per sé, questo è tutto dire), decidessero di coinvolge Queen nel loro folle progetto? Dopo tutto, era uno di loro.

Sommando tutti gli elementi, i NEO MADS restano uno dei vertici più sottovalutati del lato fantascientifico di One Piece. Un mix euforico di nostalgia per il mito del mad doctor e di intrattenimento puro. Sarebbe, senza dubbio, un ottimo pretesto per riunirli di nuovo.

Praticamente un sogno, per me. Ma alla fine, la bellezza della lettura sta nell’illusione di sapere come andrà a finire. Questo vale sia per le mini-avventure che per la spasmodica impazienza che quei benedetti mattoncini di LEGO ci hanno fatto provare. Il sensei sa bene che la vera magia della narrazione non sta nell’immediato, ma nel saper giocare con il tempo e l’attesa.

Dopotutto, l’unica cosa più potente delle nostre aspettative è la meraviglia di essere presi in contropiede.

Signore e signori: cap. 1130…

Selezione (in)naturale

Un ospite deve partire, non rimanere troppo a lungo in un solo posto. L’accoglienza diventa sgradita, se egli persiste troppo nella casa di un altro’

– Hávamál, verso 35

Odino la sapeva lunga sui Mugi.

La parte di ciurma in compagnia di Dorry e Brogy la chiude a tarallucci e idromele, inutile cercare, quale che sia l’imprevisto non può certo impensierire i compagni mancanti (praticamente c’è tutto il monster trio), sono pur reduci dalla caduta di un Imperatore, l’incidente di Egghead e lo scontro faccia a faccia con tutti i Gorosei. E’ routine, strano sarebbe stato se non fosse successo niente, semmai.

Oda mette tutti in fila in risonanza perfetta dei loro caratteri:

  • Franky è prossimo alle lacrime, fedele fino al midollo al tropo giapponese delle Tears of Bro. Quando personaggi che normalmente appaiono duri, impavidi e mascolini si commuovono profondamente davanti a gesti di valore, eroismo o solidarietà tra uomini. L’ha fatto mille volte, tipo Kirishima di My Hero Academia, per intederci.
  • Robin è l’emblema del pragmatismo (lì in mezzo ci vuole), la destinazione è Elbaph, l’appuntamento è già preso.
  • Jinbe continua ad essere la controfigura del tenente Murtaugh (Sono troppo vecchio per queste s*******e), e, notatelo, non lo dico per fare comicità. Ringrazia i giganti con la faccia più imbestialita di sempre. Il timone non te lo fili, ma se ti toccano gli squali… anyway
  • Brook come ago della bilancia. Se non tocchiamo terra ci tocca mangiare la zavorra. 92 minuti di applausi.

Superato il momento in cui il disorientamento e la preoccupazione erano necessari, il sensei si affida a due frasi di circostanza e… tutti a Elbaph! Yeeee. La scena si svolge comicamente in parallelo, mentre la ciurma si libera e la narrazione prosegue nella stessa direzione. Ma tant’è. Anche i giganti, infatti, ripongono fiducia nei compagni mancanti, e così si preparano a tracciare la rotta, immersi in un tripudio di risate, urla e cori da stadio in stile Troy (quello doppiato in Altamurano), brindando… con l’aria. Le scorte sono finite.
Ah, Oda, che simpatico umorista.

Ma quando si decide a fare sul serio, con un solo capitolo ci offre la traslitterazione ufficiale di Elbaph. Una singola vignetta, e pochi colpi di pennello dischiudono un mondo intero: ecco le reali proporzioni di questo luogo che ha da sempre abitato le nostre fantasie, forgiato nei miti, raccontato nelle leggende. Niente più diorami.

Personalmente, adoro la cultura norrena. Ne ho letto molto, anche in ambito sia manga che anime. Trovo straordinario Vinland Saga e ho amato la saga di Asgard (anche se filler) de I Cavalieri dello Zodiaco. Non posso che essere entusiasta del lavoro del sensei. Il primo campo lungo su Warland è… magnetico. Ghiacci a perdita d’occhio, venti gelidi che sferzano impietosi foreste e strutture, Yggdrasil che fa capolino nella sua maestosità, e l’introduzione al concetto di Bifrost. Questo è il sogno vichingo che il bianconiglio shonen ci aveva promesso, e sta mantenendo la parola.

Ovviamente il Bifrost è inteso concettualmente. Quel che vediamo è il classico ponte sospeso nel vuoto su delle assi di legno, niente di mistico o magniloquente. Una delle prime frasi di Nami fa venire i brividi. Dice che la vastità del luogo le fa venire le vertigini, e ho trovato delizioso questo dettaglio subliminale, perché ho sentito il desiderio di farmi immedesimare completamente. Perché quel che dice la navigatrice è reale. In certi casi, uno stimolo visivo eccessivo o troppo ampio può sovraccaricare il cervello.
Guardare un panorama vasto e aperto, come quello di una montagna, può creare una sorta di overload visivo, causando una momentanea difficoltà nell’elaborazione delle informazioni sensoriali, con conseguente sensazione di vertigine.
Vi parlo di questo perché, anni fa, soffrii di labirintite. Durante il mio recupero affrontai difficoltà significative nella percezione spaziale, che si tradussero in problemi nel calcolare distanze e dimensioni degli ambienti.
Appena uscito dall’ospedale, uno sguardo alla strada all’orizzonte bastava a scatenare le vertigini. Figuriamoci come si può sentire la navigatrice in una situazione del genere.

Le proporzioni, oltre a far sdilinquire le nostre fantasie di magnificenza, sottolineano il punto centrale di tutto: la totale ignoranza del tessuto di Elbaph, sia sul piano sociale che narrativo. Le rappresentazioni più ampie nel flashback di Lin Lin ci offrono un paesaggio ben definito, pianeggiante, con un cielo limpido e terso. In queste immagini, non ci sono fronde di alberi giganteschi che riempiono lo spazio visivo; sembrerebbe, a prima vista, un paesaggio come un altro. Ma i conti non tornano.

Analizzando le proporzioni nel disegno, il ponte appare di dimensioni che sembrano arrivare alla metà della vita di Goldberg e Gerd. Tuttavia, osservando il ponte in relazione ai rami degli alberi, in quella vignetta non sembra possieda una simile vastità. L’epifania arriva nell’ultima splash page: Yggdrasil ha effettivamente dimensioni titaniche. Tanto grandi da far sembrare il castello di Road una formica rispetto a un Brachiosauro. E, tenendo presente questo, non dimentichiamo che il diorama occupava metà di una singola stanza, e per i Mugi era una landa sconfinata. Ecco finalmente le proporzioni ideali.

Questo spiegherebbe la differenza di temperature e clima nel flashback che ci ha guidati per anni.

Come ricorderete, l’Elbaph dei ricordi di Lin Lin ha un clima estremamente mite, il cielo è limpido, nessuna corrente gelata, neanche un fiocco di neve. Nonostante gli abitanti siano prossimi a festeggiare il solstizio di Inverno, che di certo non segna la fine di una stagione che durerà ancora alcuni mesi, ma è visto come l’inizio del processo di regresso dell’oscurità. Dopo il solstizio, le giornate iniziano lentamente a allungarsi, e l’inverno cede il passo alla primavera, simbolicamente associata alla vita, alla crescita e alla rinascita. In questo senso, risulta un passaggio da un ciclo oscuro a uno luminoso, preparandosi all’inizio di una nuova stagione. Di certo non paragonabile alle temperature glaciali che stanno subendo i mugi.

Andiamo di coerenza e logica, per quanto possano valere in One Piece, ovviamente. Se immaginiamo Yggdrasill come un grande ecosistema e habitat per i nativi e le altre creature, il clima alla base dell’albero e alle sue radici sarebbe molto diverso rispetto alle fronde più alte.
In basso, le radici potrebbero essere simili a un ambiente polare o subartico, con condizioni climatiche molto rigide. Se pensiamo alle fondamenta come un’area vicina alla terra o addirittura come al regno dei giganti di ghiaccio (Jotunheim), questo spiegherebbe l’intensità del freddo, delle nevicate e dei venti gelidi.
La parte centrale dell’albero avrebbe quindi un clima più favorevole.
Man mano che ci si sposta verso il tronco centrale e le fronde, potrebbe diventare ancora meno rigido. Un albero di tali dimensioni potrebbe avere zone di transizione tra il freddo basico e le fronde più alte, protette dai venti e dal gelo.
Man mano che ci si avvicina alla cima di Yggdrasill, visto che si estende verso il cielo e anche il sole, le condizioni diventerebbero più favorevoli alla vita.
Le temperature salirebbero gradualmente, e la neve e il ghiaccio sarebbero sostituiti da un clima più ricco di vegetazione.
Se si seguisse il mito poi, i giganti di ghiaccio (Jotnar) preferirebbero le regioni più basse e fredde.
La parte inferiore ospiterebbe dunque creature più robuste, infatti, cosa avvista la ciurma sotto il ponte? Branchi di lupi giganti.

Ora guardate la splash page finale, la parte inferiore è completamente ghiacciata, la cima illuminata dal Sole, e la parte centrale presenta zone abitate, fortificazioni, persino un arcobaleno sul fronte destro. Quello è il luogo dei ricordi di Big Mom. Ergo si apre il mondo di cui sopra.

Siamo nel Warland, dove, tra i vari: Elbaph è il regno più potente. Stando alle parole di Loki stesso (personaggio che analizzeremo con cura, nel relativo paragrafo).

Non solo Yggdrasil è un caleidoscopio di livelli climatici, ma non conosciamo la sua reale estensione, né tantomeno le leggi a cui obbediscono le sue popolazioni. Se si pensa che il cuore della narrazione privilegi i piani più alti con le temperature più miti, così non è. Poiché i primi riferimenti li troviamo proprio nel gelo. I giganti del ghiaccio, noti come Jötnar, nella mitologia norrena rappresentano una delle forze primordiali del cosmo. E fin qui, nessuna novità. I riferimenti provengono dall’alba dei tempi, perché incarnano il caos e la natura selvaggia, opponendosi spesso agli dèi dell’ordine, gli Aesir. Provenienti da Jotunheim, un regno freddo e desolato situato ai margini dell’universo conosciuto (ricordiamoci che che Yggdrasil è crocevia di mondi, nella tradizione classica), i giganti sono esseri tanto terribili quanto complessi, governati da leggi che sfuggono alla comprensione degli uomini e degli dèi. La prima possibilità (forse) riguarda la vendetta giurata dopo i gesti di Lin Lin, i secondi riferimenti potrebbero essere tanto delle lotte interne tra casate del Warland, quanto un futuro conflitto con il Governo Mondiale, primo vero traditore (tramite Madre Carmel) della razza dei Elbaph.

Jotunheim è un mondo inospitale, scolpito nel ghiaccio e dominato da un clima rigido e immutabile. Vi ricorda qualcosa? Un regno che incarna le forze naturali indomabili, l’aspetto incontrollabile della natura che minaccia costantemente l’ordine stabilito. La sua geografia è fatta di montagne impervie, lande ghiacciate e foreste oscure dove creature mostruose vagano senza sosta. Loki è incatenato in quanto indomabile, e i lupi li abbiamo visti già da sopra il ponte.

Date le proporzioni colossali della spada, nessun gigante potrebbe mai brandirla. Questo dettaglio ci riporta a un enigma irrisolto da anni: a chi apparteneva la lama titanica conficcata ad Onigashima? E non parliamo solo di essa, ma anche dell’immenso teschio, talmente mastodontico da far sembrare la stessa spada piuttosto insignificante al confronto. Se osserviamo le proporzioni, quella a Onigashima appare più simile a un Wakizashi che a una Katana vera e propria.
Sapete cosa richiama alla mente? La spada che Conan trova nel primo film. Non viene mai specificato a chi appartenesse quell’arma prima di lui, ma è evidente che era di un antico re combattente. La sua scoperta segna un passaggio simbolico nel destino del protagonista, da schiavo a guerriero.
Tornando a noi, l’arma di Onigashima è piantata accanto al corpo come fosse un atto deliberato. Ad Elbaph, solo un essere di proporzioni assolutamente colossali avrebbe potuto conficcarla nel terreno con tale forza, e farlo proprio in prossimità di Yggdrasil non può essere un caso.

In One Piece non esiste una creatura di tali dimensioni. Ma, nella mitologia norrena, sì.

I teoria, i giganti non sono solo distruttori: incarnano l’aspetto più antico e potente della natura stessa, quella forza grezza che precede perfino la nascita degli dèi. Infatti, Ymir, essendo il primo, è la creatura da cui tutto ha avuto origine. Dal suo corpo gli dèi crearono il mondo; la sua carne divenne la terra, le sue ossa le montagne e il suo sangue gli oceani. In questo senso, constatato che Luffy è il vettore di un Dio antico, e prendendo atto dei poteri sia di Imu che dei frutti: sono due anni che ripeto che potesse esistere un pantheon di antiche divinità. Apprendendo di questa spada e facendo il paio con Onigashima, inizia a diventare concreta la possibilità di simili esseri. Ora pensiamo come Oda adatta i miti classici alle sue necessità narrative, basti pensare al mix norreno fatto per gli animali da compagnia di Road. Ymir è visto come l’originale, dalla cui immensa forma fu creato l’universo, ok. Ma nella cosmologia norrena, quelli successivi sono considerati suoi discendenti. Anche se non ci sono altre figure specifiche della sua stessa grandezza fisica… è il prototipo da cui nascono tutti gli altri.

Non vi è una spiegazione letterale nel mito per il ridimensionamento dei giganti, ma si può ipotizzare che ciò sia legato alla transizione dal caos alla creazione di un cosmo ordinato. Ymir, essendo una forza primordiale, rappresentava una potenza cosmica sconfinata, mentre i i discendenti diventano manifestazioni più specifiche e limitate di tale energia, man mano che il mondo si stabilizza sotto il dominio degli dèi.

O magari, fu la natura stessa a pensarci, godiamo di dimostrazioni concrete di come l’evoluzione agisca sulle specie, adattandole a condizioni ambientali specifiche tramite la selezione naturale. Darwin osservò che i fringuelli delle Galápagos sviluppavano becchi diversi in base al tipo di cibo disponibile, che le tartarughe giganti variavano la forma del carapace a seconda dell’isola e della vegetazione, e che, secondo la teoria evolutiva (nello specifico, associata a tesi precedenti, come quella di Lamarck, e discussioni evolutive post-darwiniane), le giraffe con colli più lunghi avevano un vantaggio nel raggiungere cibo dagli alberi alti, contribuendo alla loro sopravvivenza e riproduzione.

Ora pensiamo allo scheletro di Onigashima, la famiglia Oars e la generazione di Kaido.

Esistono elementi concreti che supportano questa riflessione. Sebbene, almeno per ora, non abbiamo visto scheletri giganti nel Warland, quello a Onigashima presenta corna naturali, proprio come Oars e Oars Jr. – giganti anomali, troppo grandi persino per la loro stessa specie, eppure dotati di corna. Il filo conduttore si estende fino a Kaido, un guerriero che mostra segni evidenti di gigantismo, pur essendo indubbiamente umano… anch’egli con le stesse caratteristiche. E Yamato, sua figlia, condivide lo stesso corredo genetico, corna comprese, anche se in forma più ridotta, quasi come se il fenomeno potesse regredire nel corso delle generazioni, magari per adattarsi?

Senza contare un fattore incontestabile, la foggia della spada di Elbaph è indubbiamente europea, la spada ad Onigashima è una katana. Il che significherebbe anche culture (quindi fazioni) diverse.

Attualmente, questo è l’unico legame significativo che emerge dalla disparità di dimensioni tra la spada e il popolo del Warland. Concedetevi un attimo di riflessione. Il mito delle guerre tra divinità e creature primordiali si perde nella notte dei tempi. Il tanto decantato Ragnarök non è altro che il ciclo eterno della creazione. Come mai dovremmo anche solo considerare un simile ragionamento, se non per curiosità intellettuale? La risposta è semplice: Oda ci tiene incollati a questo manga da ben 27 anni, portandoci a riflettere su un mondo che non conosce le proprie origini, a causa della scarsità di conoscenze riguardanti un secolo di storia. Ma un secolo, in fin dei conti, è niente; un soffio in una tempesta. Il palazzo di Alubarna, per esempio, è vecchio di 4.000 anni, il che implica che la storia di Alabasta risale ad almeno 5.000 anni.

Non conosciamo niente di questo mondo.

Ghiaccio e caos

E.T. telefono casa…’

– Vivi vede un film e le viene un’idea

Gerd odia il nerd. Chi l’avrebbe mai detto?
Non avrei mai immaginato di scrivere una frase del genere.
Anyway

Anche l’incipit del dialogo fra i giganti è a dir poco interessante. Gerd (personaggio che ha vaghi richiami sia nella figura storica di Lagherta, sia nella dea Gerðr) è un esempio di temperanza e saggezza, quindi le sue parole hanno un peso specifico. Leggete qui:

‘Io lo detesto!! È lui la vera vergogna di Elbaph, altro che Loki!!’

– Gerd si riferisce a Road

Allora, la struttura di detenzione ha il compito di trattenere gli intrusi, una prigione per umani come sottolineava Road, il che… mette tutto perfettamente in bolla:

  • Gli stati d’animo dei giganti verso Road sono contrastanti. Harjudin l’ha voluto al suo fianco per le capacità, Goldberg ne riconosce il valore e ride delle sue azioni. Per Gerd è deplorevole.
  • La prigione è una struttura ufficiale, ma ciò che ancora non sappiamo è se qualcuno sia davvero a conoscenza di come Road la gestisca. Guardiamo Goldberg, con il suo fare bonario, sembra uscito da ‘Una notte da leoni’. Riassumendo, Gerd chiede a Piper (il suo gufo) se anche lui ha visto un corvo trasportare una nave tra gli artigli, quindi Goldberg afferma che gli intrusi vengono bloccati immediatamente, ma che è Road stesso ad andarli a cercare. Dunque, a Elbaph è risaputo che il navigatore sia eccentrico, e che i suoi metodi nella gestione della prigione siano poco ortodossi. Probabilmente, le sue stranezze da dungeon master non dovrebbero essere di dominio pubblico. Infatti Gerd afferma di voler cogliere Road con le mani nel sacco, così da poterlo riferire a Jarl.
  • Inizialmente, credevo che la prigione fosse separata dal piano popolato proprio a causa del carattere del navigatore. Tuttavia, ora sono sempre più convinto che il Warland nutra una profonda ostilità verso il mondo esterno, una diretta conseguenza degli eventi accaduti 27 anni prima della narrazione, grazie a Lin Lin. Se vi siete persi la teoria completa, potete recuperarla nel precedente articolo, nel paragrafo Vecchie ferite, nuovi conflitti, dove ho approfondito anche la figura di Jarl e le motivazioni che stiamo riscoprendo ora. Non solo intravediamo nella sagoma di Yggdrasil fortificazioni e persino cannoni puntati verso l’esterno, ma appare evidente che, dopo l’onta causata da Big Mom – l’esecuzione di Jorl – e la successiva ondata di distruzione che rase al suolo Elbaph, i giganti non vogliono più saperne degli umani, neppure in cartolina. La prigione è stata separata proprio affinché i comuni mortali non mettano piede sul suolo sacro. Che vi dicevo nelle scorse settimane? I Mugiwara dovranno guadagnarsi il rispetto del popolo guerriero, a prescindere da come evolveranno le cose con Loki (vi dirò la mia, naturalmente). I presupposti per il conflitto sono già scanditi dalle cicatrici lasciate da Lin Lin. Ricordate le parole di Jarl?: ‘Non sei degna di rendere grazia al Sole, toglietevi dalla mia vista’.
  • Senza contare che Gerd afferma di preferire Loki a Road, il che suona decisamente interessante. Considerando quanto l’onore sia la pietra angolare dei valori del Warland, una dichiarazione del genere potrebbe suggerire qualcosa di più profondo. Se il principe avesse veramente commesso un atto di gravità assoluta, Gerd non si sarebbe espressa in questi termini. La sua frase appare quasi come un tentativo di scagionare, o almeno di comprendere, Loki. Gerd, una donna saggia e un medico, è una figura rispettata: colei che ha svolto un’ampia opera di integrazione degli orfani di Madre Carmel, in particolare per Charlotte, alla quale ha spiegato il significato del solstizio, desiderando trasmettere la saggezza del suo popolo. Una persona così, fondamentalmente buona, non parlerebbe a cuor leggero di un delinquente fatto e finito. Eppure le sue parole sembrano suggerire altro. Sarà interessante vedere quale direzione prenderà questa vicenda.

Se i mugi sulla nave si sono distinti nelle reazioni per i tratti caratteriali, l’altra metà della ciurma non è da meno:

  • Usopp è semplice ma assoluto, piange, stringe i pugni come per avere la prova fisica di esser sveglio, e nonostante tutto formula i suoi pensieri solo mentalmente, per non rivelare la loro presenza.
  • Sanji aggiunge una nuova waifu alla sua collezione, non teme le dimensioni di Gerd. E’ alta 19 metri? Ottimo. C’è più materiale da adorare. Un classico.
  • Se Luffy, tramite il suo potere, trasformasse l’intelletto in energia elettrica anziché in metafisico… vivremmo una notte eterna. Si capisce perché Oda lo ami tanto, è de facto il bambino che vive in ognuno di noi. Nami non può che fermarlo fisicamente.

Insomma, quest’aria di avventura pura sta cancellando le ombre di Egghead (era ora).

E’ il momento adatto per ricordarvi che stasera si sarà la Fatal, doppiaggio e interpretazione live del testo tradotto e adattato del giapponese, teorie, analisi e interpretazioni in stile Bike, vi aspettiamo alle 21.00!

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Le interazioni che seguono sono altrettanto intriganti. Nami si preoccupa dello spazio tra le assi, mentre Chopper, abituato a queste situazioni fin da piccolo, non sembra particolarmente turbato. Usopp, invece, non perde occasione per esaltarsi da solo, definendo quella prova come degna di un prode guerriero. E poi c’è lui, Luffy. Sì, seeempre lui. Ma bisogna ammettere che, in questa scena apparentemente leggera, c’è qualcosa di fondamentale. Il capitano avverte un brivido, una sensazione che sembra andare al di là di ciò che i suoi sensi possono comprendere. Se pensiamo al concetto tipico dello shonen, è chiaro che i poteri tendono a crescere in proporzione; è una legge non scritta, ma inevitabile. E in questo caso, il parallelismo è evidente. Come già accaduto nel palazzo di Nettuno, il Monster Trio avverte una presenza. All’epoca, avevano scambiato Caribou per una minaccia animale, una bestia pericolosa. Ora, se vogliamo mantenere la coerenza con le proporzioni narrative, quel brivido che provano è un richiamo verso il mistero, ma l’origine di tutto è chiaramente Loki.

Il cambio di scena assume una dimensione meravigliosamente comica e surreale. Sanji, almeno stavolta, impone il veto a Zoro di seguire il capitano; una scelta decisamente azzeccata, che consentirà lo svolgersi del dialogo tra Luffy e Loki in solitaria. Abbiamo quindi un primo piano suggestivo del ponte, dove Usopp continua a incitare se stesso, urlando: ‘Sii coraggioso, Usopp!’.
Mentre Luffy si lancia verso l’ignoto.

Se il tono dell’articolo non fosse già chiaro, credo sia evidente quanto sto adorando questo capitolo.

Dorry e Brogy, dopo essersi scartavetrati di mazzate per anni, sembrano ancorati al secolo scorso. Letteralmente. Attenzione, perché le informazioni ci vengono fornite in maniera volutamente vaga da Oda, come se fosse una trappola per non farci trovare l’uscita di questo labirinto. Invochiamo Arianna e cerchiamo di fare una disamina coerente. Per i giganti, il loro comportamento rappresenta un gesto di onore: hanno aiutato un amico, e perciò sono stati coinvolti nei combattimenti, la loro era un’operazione di recupero. Infatti, trasecolano (è proprio il caso di dirlo) nel rendersi conto di come le notizie vengano effettivamente riportate nel mondo. Il loro è stato un attacco preventivo ad Egghead, un atto di terrorismo a tutti gli effetti. L’aumento della taglia non è una semplice risposta all’inflazione, ma una mossa strategica ben precisa: sono nel mirino della Marina e, agli occhi del popolo, rappresentano una delle minacce più gravi per la pace. Una mossa assai conveniente.

Qui iniziano a scricchiolare i cardini della logica. Dorry e Brogy, all’epoca della promessa di vendetta verso Lin Lin (e probabilmente anche verso l’intera umanità, almeno secondo la mia teoria), erano già da tempo a Little Garden. Teoricamente, ciò significa che non dovrebbero essere a conoscenza di tutta la politica di Elbaf. Tuttavia c’è una possibilità che ci viene incontro. Quanto tempo hanno trascorso nel Warland prima di partire immediatamente per Egghead? Il ragionamento ha un senso, soprattutto considerando che i capitani si limitano a riferirsi a Shanks, mentre il resto delle informazioni viene divulgato da giganti comuni e da Karsee. Suona strano, lo so, ma i giganti (come dimostra Goldberg nel capitolo) tendono a trattare con una certa leggerezza anche le questioni più serie. Infatti, mentre Robin riflette sul segno della X, Dorry commenta estasiato la potenza di Luffy, paragonandola a quella del Rosso.

In quel momento Brogy rincara la dose, commentando quanto Hajrudin fosse turbolento fin da giovane. Anzi, è Karsee a precisarlo infatti, ai tempi di Madre Carmel, aveva a che fare quotidianamente con entrambe le figure: Lin Lin (trattandola con grande tenerezza, prima dell’incidente) e Hajrudin, il quale, fin dalla giovinezza, mostrava una particolare inclinazione. Nel capitolo 866, Nata per distruggere, vediamo un giovane Hajrudin diverso da tutti gli altri bambini del luogo, che sorridono spensierati e giocano. Lui invece è ricoperto di cerotti, allenandosi fino allo sfinimento, sotto la guida di Yorl e Yarl. Considerando che Loki non era ancora nato, potrebbe trattarsi di quel tipico spirito di esaltazione vichinga, ma comunque stride con la spensieratezza degli altri bambini. Se non si trattasse di quello, visto che nel capitolo si conferma che fosse tecnicamente figlio del Re, potremmo trovarci di fronte al classico illegittimo, bramoso di veder riconosciuto il proprio coraggio e valore.

Le ascese al trono sono sempre accompagnate da giochi di potere, qui sentiamo addirittura definire Loki come ‘maledetto’. Ma è più indicato parlare di lui nel prossimo paragrafo, giusto per essere organico.

Arriviamo quindi alla dolce Vivi, che esprime con semplicità il desiderio di contattare i suoi amici per tornare a casa. È tutto molto lineare: la regina, di recente, è stata apertamente minacciata da Morgans, proprio mentre si lamentava del modo in cui venivano gestite le notizie. Il ‘giornalista’ aveva dapprima usato il ricatto, avvertendola che avrebbe potuto rivelare pubblicamente la sua presenza; poi aveva tentato di lusingarla, dicendole che, vivendo con lui nel cielo, avrebbe potuto sopravvivere al diluvio. Ricordate la reazione di Vivi? Era orripilata e aveva chiaramente dichiarato di preferire l’estinzione piuttosto che vivere accanto a un essere tanto abietto. E quindi il lato pirata in lei, si muove. Stavolta niente sciabole o polvere da sparo, si va di post produzione. Che poi, a chi poteva rivolgersi, se non ai suoi migliori amici? Alle persone che le hanno conquistato il cuore, riducendo in polvere il potere tirannico che corrodeva la sua patria? Chi fra tutti avrebbe potuto formulare in una richiesta di aiuto, la risposta silenziosa alla domanda che tra lacrime e sorrisi gridava lei stessa dalla costa? (Mi considererete ancora una vostra compagna?!).

Signore e signori, non temete, il tempo di quella risposta è arrivato.

Aspettarsi l’inaspettato

‘Dimmi …tu danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?

– il Joker

L’iconica frase del Joker è l’ideale, se si parla di chi danza con il male, l’oscurità e il caos.

Nelle vignette di cui sopra, persino Dorry e Brogy ascoltano le informazioni riportate dai giganti comuni. Ma non battono ciglio, non si capisce di cosa siano a conoscenza. A questo possiamo ricollegare i 5000 anni di Alabasta, che rendono irrisorio un lasso di tempo come i cento anni di vuoto. Se uniamo i 300 anni di vita media dei giganti ai 400 effettivi di Jarl, e supponiamo che lui abbia sentito dai suoi antenati storie, fatti reali, dicerie o leggende da una fonte autorevole, potremmo trovarci di fronte a una svolta epocale.

Un manrovescio narrativo abbastanza forte da farci girare la testa, ma non così preciso da rovinarci l’apice di Laughtale.

Loki entra nel nostro campo visivo con una promessa apocalittica, e una vignetta firmata dal talento al calor bianco di Oda. Viene volutamente disegnato come l’incarnazione della malvagità in tutte le sue forme. La sua figura, tanto imponente quanto inquietante, rappresenta una forza primitiva e selvaggia, un’antica maledizione. Monumentale e massiccio, con un corpo scolpito da battaglie e duelli, il volto è una maschera di giocosa crudeltà. Gli occhi, coperti, sono un chiaro richiamo al suo potere, come se stessero attendendo il momento in cui assistere alla fine del mondo.
I lunghi capelli biondo cenere, l’elmo imponente, la cintura borchiata, gli stivali… e, soprattutto, la consapevolezza nitida della presenza di Luffy.
Ogni singola sfumatura del suo aspetto è riflesso di una ferocia primordiale.

Legato e immobilizzato da anni… sorride serafico come se fosse a un picnic. Mi è piaciuto da impazzire.

Per maledetto, spesso si può intendere impuro. Quindi, anzitutto, chissà cosa intendono i giganti per ‘fine del mondo’, parlano di un pianeta di cui palesemente non gli importa nulla, tanto da erigere barriere contro chiunque, o magari si riferiscono la microcosmo dei giganti, e quindi l’ordine sociale che evita il caos? Perché in One Piece si parla di entità norrene, ma nessuna (per ora) altra figura dell’immaginario classica della gerarchia di potere, nella cui mitologia, Loki non è un dio puro come gli altri abitanti di Asgard, come Odino o Thor. Sebbene sia stato cresciuto tra gli dèi di Asgard, il buontempone cosmico ha origini tra i giganti (o jotun). In effetti, è figlio di Fárbauti, un esponente del ghiaccio, e di Laufey, una figura il cui status può variare, ma a volte è considerata una gigante anch’essa.

Questo lo rende una figura ambigua, sempre sospesa tra due mondi: quello degli dèi e quello dei primordiali. Una figura, probabilmente, in bilico in qualche ordine sociale anche nel mondo di One Piece. I presupposti sono chiari: re Harald è un riferimento reale, Loki un dio della mitologia norrena. Seguendo i fatti, la linea reale custodisce il frutto tanto bramato dal principe. Ma Harald, ottant’anni prima, non lo concede a Harjudin (nemmeno riconoscendolo come figlio) e neppure diciotto anni dopo a Loki. La questione è un ginepraio, al momento. Forse perché Harald deteneva il potere del frutto; dunque Loki l’ha ucciso principalmente per quel motivo. Oltre che per rovesciare l’ordine costituito, ovviamente.

Nel frattempo, però, per anni Harjudin non ha mai mosso un dito per aiutare il fratellastro nella sua condizione di ‘crocifissione’. Mancano fin troppi elementi.

Tutto nel capitolo è volutamente mellifluo, con una scrittura deliziosamente incentrata sullo scambio di ruoli e prospettive. Sentite qui: i giganti sulla nave, sudando freddo, affermano che se Loki fosse liberato distruggerebbe il mondo, definendolo la vergogna di Elbaph, nonostante la loro natura spensierata e la tendenza a non prendere mai nulla sul serio. In contrapposizione, Gerd, medico affidabile e figura che incarna la saggezza sin da bambina, non usa termini così duri nei confronti del principe.

Personalmente, trovo che stoni il fatto che una donna con una tale morale non esprima disgusto per Loki. Se ragioniamo sulle cause, possiamo trovare flebili indizi nella parola vergogna, il cui metro di giudizio fu pronunciato da Yarl.

  • Quando Lin Lin uccise Yorl, tra le lacrime disse che la vita di un guerriero si decide nel trapasso, e il suo fratello di sangue era morto con disonore agli occhi degli dei. Loki, maestro dell’inganno, per battere Harald e la potenza del frutto deve aver agito tramite la menzogna? Difatti affossando il codice morale del suo popolo? (ha ucciso sia un Re che il suo stesso padre, doppia infamia con avvitamento).
  • Sempre Yorl, disse a Charlotte quanto fosse indegna di onorare il sole, beh… Loki se ne autoproclama il Dio, solo la frase in se è già tutto dire. Le implicazioni possono essere infinite.

Queste chiavi di lettura, ora come ora, ci allontanano o ci avvicina alla visione di matrice classica? Perché alla fine della mitologia, quando si profetizza il Ragnarök, sappiamo bene quale sarà il ruolo di Loki.

Detto questo, rimangono due punti emblematici.

A) Il potere di Loki può essere qualunque, ma indubbiamente è legato alla vista, visto che gli è strettamente preclusa. Che sia uno Zoan è possibile, ogni mitologico ha un potere extra e unico, quindi gli occhi tornano sempre in gioco.

B) E’ il villain di saga o una persona vittima di eventi e avversari di cui non sappiamo nulla? Non ne ho idea, ma spero non sia un malvagio. Sapete cosa sarà veramente interessante?

Vedere cosa fa il Dio della Liberazione davanti qualcuno in catene… non vedo l’ora.

Come sempre vi lascio il video del Re, non c’è bisogno di urlare Odino! dalla vostra Drakkar per trovare la direzione giusta, ecco il link!

E se foste interessati ad altre mie analisi su altri manga, vi invito a visitare il mio canale…

https://www.youtube.com/@Cenere_SG

Zombie Inc.

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

Recentemente, complice anche l’andamento degli ultimi capitoli, ho sentito definire One Piece un manga fallito, finito, addirittura morto. Bene, se davvero fosse così, possiamo stimare che ci siano diversi milioni di morti viventi che lo leggono ogni mese.

Circa le critiche. Sarà stata la saga di Egghead, che illuminava gli occhi ma non scaldava il cuore. O forse la partenza troppo fantasy di Elbaph, la ricerca costante del climax perfetto, o il fatto che One Piece non parli più solo di un tesoro da trovare, ma di abbattere un sistema ingiusto e riscrivere le regole di un mondo marcio?
Sarà, forse, che certe critiche vengono scritte prendendosi troppo sul serio.

A volte sarebbe utile ricordarci che, in un mondo gerarchizzato e sinistramente simile al nostro nei suoi aspetti più oscuri, Oda ci mostra come crescere sia inevitabile, senza però mai farci dimenticare come si vola.

Beh, che dire quindi? Se davvero One Piece è morto… allora siamo tutti zombie.

Godiamoci il viaggio, genti

e non è importante dove arrivi… l’importante è come ci arrivi

– Two Fingerz, Sulle spalle dei Giganti

Cenere

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