One Piece 1126: il Rosso e il Nero; il piano di Lafitte; Nami, l’Hávamál e il Lego

da Stefano 'Cenere' Potì
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‘One, two
One, two, three, ow!

Wake up, kids
We got the dreamers disease’

– New Radicals, You Get What You Give

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1126: tempi duri e drughi puri.

Il concetto di bellezza semplice appare in molti campi come letteratura, filosofia, arte, cinema e anche nella storia del pensiero. È l’idea che la bellezza non risieda necessariamente nella complessità, ma spesso nella purezza, autenticità e naturalezza. Di cosa parlo?

Quando il sensei è in vena, non c’è né per nessuno.

Lo spazio che intercorre tra le saghe non si riduce a un circuito plumbeo e noioso fine a se stesso; al Bianconiglio Shonen non piace affatto. Tra l’ironia dei giganti (Dorry e Brogy potevano avere una motivazione più insensata?), l’ambiguità morale di Shanks, l’indefesso senso di oscurità emanato da Teach e Nami nella casa delle bambole, Oda ci regala un capitolo nervoso ma estremamente fluido, frammentato ma comunque d’impatto.

Andiamo con ordine.
E’ il momento dell’Elzeviro

Luna Dark

Esiste un filo conduttore nella narrazione di Oda, ed è il cibo, tra poco ci arriviamo. Intanto…

Come evitare al più fascinoso lotto riunito (la ciurma, i giganti, Bonney) di discutere apertamente della conoscenza sul Culto del Sole e di Nika? Semplice: giochi la carta trappola per eccellenza, dividi immediatamente la ciurma. Un’operazione semplice, indolore ed estremamente efficace. Mentre ci perdiamo nel formulare ipotesi, la nostra attenzione rimarrà focalizzata sui misteri attuali.
Pensateci: da quanto tempo, ad esempio, non si parla del segreto racchiuso nel sangue dei Buccaneer?

Oda 1 – noi 0. Per fortuna, su altri aspetti è più trasparente, a volte persino eccessivamente.

Dìsputa (ant. dispùta) s. f. [der. di disputare]. – 1. a. Discussione fra più persone che sostengono ciascuna il proprio parere su una determinata questione. Fonte: Treccani.

Il titolo del capitolo corrente ruota attorno al concetto di risolvere una questione, come, ad esempio:

  • La disputa secolare tra Dorry e Brogy, che esamineremo in apertura.
  • L’epicentro del capitolo, ovvero il conflitto tra i pirati del Rosso e gli scappati di casa, i Barto.
  • Il confronto tra Teach e Pizarro, con il primo in attacco e il secondo in fase di giustificazione.
  • Un occhio al futuro, la questione che si aprirà con Moria, dopo l’eliminazione di Absalom.
  • Le tensioni in sospeso tra la ciurma di Lin Lin e i Kurohige, e quelle che coinvolgono la Marina e questi ultimi.
  • Il palese stallo tra i Rivoluzionari e Mary Geoise, accentuato dalla privazione di approvvigionamenti.

Insomma, sei stato chiaro, sensei. Il pendolo che oscilla tra una saga e l’altra segna il ritmo della narrazione. In questi intervalli di tempo, il premuroso mangaka ci introduce al ‘cuginetto’ del World Building: l’illustre Background Storytelling.

Cosa diamine sarebbe, e, a che serve?

Parliamo del processo di costruzione di una narrativa di supporto che fornisce il contesto storico, culturale e sociale in cui si svolge la trama principale. Questo tipo di narrazione ci offre un quadro più ampio, permettendoci di comprendere meglio le motivazioni, i conflitti e le dinamiche che influenzano la storia presente.

La spina dorsale della trama orizzontale. Un esempio lampante? Il culto di Nika: la costruzione di miti, leggende e storie passate che plasmano gli eventi attuali. Questi elementi infondono un senso di realismo, dando l’impressione che il mondo dell’opera abbia una storia antica, che esisteva ben prima dell’inizio della narrazione.

Per quanto riguarda la mini-avventura, non emergono spunti significativi né novità rilevanti. Potrebbe addirittura virare verso un risvolto comico. Uniamo i punti: lungo la strada per Kuri, una fanciulla rischia di essere rapita, Yamato gonfia gli assalitori come canotti, e questi si danno alla fuga. Successivamente, viene rapito un personaggio di maggiore rilevanza, e ora comuni fanciulle. Non esiste un filo conduttore, né un modus operandi definito: i soggetti rapiti variano per sesso, età ed estrazione sociale, impedendo di delineare uno schema ricorrente. Come accennavo la scorsa settimana, è sufficiente pensare al legame tra Disco e Doflamingo per collegare il traffico di schiavi, ma Wano è impenetrabile persino per il Governo Mondiale; sembra più una questione interna. Vedremo come si evolverà la situazione.

Il cibo, quello si è un leitmotiv, e sta assumendo un’importanza sempre maggiore.

In One Piece, è molto più di un semplice sostentamento; rappresenta un linguaggio universale che esprime i legami tra i personaggi e il loro mondo. Il banchetto che conclude ogni saga sa regalare quelle emozioni tipiche e topiche dello shonen: il pasto condiviso diventa un rito di comunione, un momento di pace e connessione tra i membri della squadra e la popolazione di turno. Hanno perfino spezzato il pane con la Marina, nella cornice di Punk Hazard. La cucina di Sanji non è solo nutrimento, ma un gesto di generosità; la sua filosofia, che impone di non negare mai il cibo a nessuno, nemmeno ai nemici, riflette un ideale.

Inoltre, è stata la risposta a una delle domande più cruciali di tutta la saga di Wano, quando Kaido chiese a Luffy che tipo di mondo volesse creare. Un percorso che parte dalle attuali condizioni di fame dei Draghi Celesti (assolutamente non casuale, i nobili non hanno provato tale necessità nemmeno un giorno della loro vita) e che potrebbe condurci fino al ritrovamento (o forse… alla creazione?) dell’All Blue.

Detto ciò, è giunto il momento di immergerci nell’analisi. Abbiamo tantissimo di cui parlare.

Il 1126, grazie ai suoi protagonisti, emana uno splendore cupo. Contiene la sottile forza dello spirito avventuroso, si rivela uno scrigno di pepite comiche e, con quel tocco dolorosamente umano, si stempera nel finale in un vivace riflesso da luna park.

Signore e signori: cap. 1126…

Logica simbolica

Muoiono i bovini, muoiono i parenti; anche l’io deve morire. Conosco una cosa che non muore mai: la reputazione di ogni uomo

– Hávamál, parte dell’Edda poetica

Il sensei ha fatto i compiti.

Il capitolo inizia col botto, e quelle che appaiono come semplici vignette di alleggerimento sono in realtà molto di più. Sono l’antipasto di una serie di portate che ci condurranno al piatto forte: la mentalità dei vichinghi.

Kashii e Oimo aprono le danze, fa effetto tornare con la mente a W7, e ancor più indietro a Little Garden. In pratica vanno a riprendere i loro capi per nostalgia, animati da un senso di pura e commovente ‘amicizia’: ‘Yo! Son cent’anni che si scuoiano di mazzate, andiamo a vedere il punteggio?‘. E non esagero, perché la piega diventa sempre più surreale.

Dopo la cruda e controversa parentesi di Egghead, questo tuffo nel passato rappresenta la forma più bella e vivida dell’amicizia, anche se pecca di logica. Al di là delle tempistiche vaghe, che non tornano (ma di cui parlerà sicuramente il Re), comprendiamo che le motivazioni in One Piece possono essere sia circostanziali che burlesche. Dorry e Brogy tornano a Elbaf, utilizzando un passaggio per riprendere le armi e continuare la loro sfida. E’ solamente interrotta. Ovviamente, ora saranno coinvolti in una guerra, ma è sempre il risultato del caso.

Rimane impressa una parte del discorso in particolare:

Kashii: Secondo voi due uomini così robusti possono prendersi a pugni fino alla morte?!

Gigante: Dapapapapa!! Certo che no!! Ma la sfida è decisa dalla “morte”!!

Punto primo, la risposta è data da un gigante qualunque, si materializza meglio il modo di pensare dei giganti se la frase è pronunciata da uno qualsiasi di loro. Sottolinea la visione generale, quindi il pensiero unanime e collettivo. In secondo luogo, con i suddetti non si scherza, la morte di cui parlano è reale, quella fisica. Le considerazioni sono che, trattandosi di shonen, Oda sottolinea il fanatismo assoluto dei vichinghi nel loro credo, ma non vedremo mai la scena in cui Dorry giustizia Brogi o viceversa, per logica una resa onorevole e ben più che accettata tra amici. One Piece non è mica Vinland Saga. Ok ok, secondo la mitologia nordica, solo coloro che erano morti con onore, combattendo coraggiosamente, erano degni di essere scelti dalle valchirie e portati al Valhalla, il paradiso dei guerrieri, chi invece trapassava per malattia, incidente o vecchiaia era accolto dalla dea Hel, e il discorso lì è molto diverso.

In sintesi, tra il serio e il faceto, emergono tratti di una cultura fiera, orgogliosa, solare. Ma comunque venata di tinte crepuscolari, alcune perdite ad Elbaf potrebbero farci versare più di una lacrima. Per capire le motivazioni di Dorry e Brogi è necessario tenere presente il loro modo di vivere.

Promemoria.
Nell’immaginario collettivo, Elbaf richiama fortemente i tratti distintivi della mitologia norrena. Oda, affascinato da questa cultura, ha trovato in essa grande ispirazione, sin da quando iniziò a immaginare One Piece grazie a Vicky il Vichingo.
Non sorprende che il Governo Mondiale abbia evitato di intromettersi o di esigere tributi dall’isola, sopraffatto da un leggero caso di farsela-addosso-dalla-paura.

Ricordate le parole di Saul?
Quando prese le distanze da quelli che lui stesso definiva selvaggi?
Gli abitanti del Warland vivono secondo un codice talmente rigido che definirlo assoluto sarebbe un eufemismo.
I vichinghi sono fanatici, sì, ma fanatici di cosa? Di essere vichinghi, ovviamente.
Questo, però, non implica malizia o crudeltà: possono peccare di arroganza, ma sono individui buoni e guidati da un forte senso dell’onore. Oltre a possedere una potenza distruttiva devastante (Lin Lin contava sulla forza dei giganti per i suoi piani di conquista), non temono la morte, e ciò li rende inarrestabili. Seguendo la logica del Ragnarök, dato che i Gorosei esigono di essere divinità, lo scontro è inevitabile.

In fatto di aderenza al soggetto e spessore morale: Usopp è il pensiero-manifesto di questa mentalità. Il botta e risposta tra lui e Nami fa quasi tenerezza:

Nami: Non ci posso credere…

Usopp: Ehi, Nami!! Non hai imparato niente a Little Garden?!!

Il cecchino ha spesso flirtato con la verità e l’immaginazione, a Little Garden invece si confronta con un ideale di rispetto che non può essere abbellito o esagerato. Soprattutto, non può essere ignorato. L’incontro con i giganti lo costringe a fare i conti con la realtà delle sue azioni e parole. La lezione di onore che apprende non è solo una questione di comportamento, ma di come affrontare le proprie paure e di come rimanere fedeli ai propri ideali, anche quando sembra più facile seguire la strada dell’inganno. Ricordate Dressrosa?

Le massime di vita norrena trattano di come un uomo dovrebbe comportarsi e vivere degnamente.
Comportamenti che per Usopp non sono una questione di etichetta, ma di onore.

Il Rosso

‘Voglio solo che lei sappia che non sono fiero né di quello che ho fatto… né di quello che sto facendo’

– J.T. Walsh, Codice d’onore

Quel che mi era parsa una involontaria pochade nasconde, in realtà, una fosca e ferocemente comica avventura.

Brevemente, una riflessione su Bonney e Kuma è d’obbligo: vederli contemplare l’orizzonte è un chiaro richiamo a un destino in evoluzione, dove la linea dell’orizzonte diventa una figura retorica che allude a sviluppi futuri. Se volessimo approfondire il sorriso di Kuma, che tradisce come sempre un frammento di coscienza attiva, vi invito a rileggere la mia teoria nel paragrafo Colpevoli di Innocenza del precedente articolo. Procediamo.

Chiariamo, al Rosso non può fregar di meno del diritto di libera associazione. E’ un Imperatore. E come tale deve mantenere uno status, la bandiera di Shanks a Gartel è l’equivalente simbolico del cartello posto da Garp a Foosha, così come il monumento con il triplice artiglio a Mary Geoise. Quest’ultimo, distrutto da Sabo, rappresenta un atto di sfida verso il governo, proprio come quando Luffy abbatte la bandiera per dichiarare guerra ai Draghi Celesti. Sono regole di guerra ben definite, conosciute da tutti. Questo parallelismo spiega perfettamente il gesto di Yasopp.

Lasciar correre dopo l’attacco ad un territorio di cui si è proclamata la protezione, equivale a chinare la testa e, soprattutto, mettere attivamente in pericolo la comunità esposta.

Perché l’ha fatto Barto? Semplice: è un fessacchiotto. Agisce esattamente come Homer Simpson nella puntata in cui viene eletto capo vigilante: ‘Avete bisogno di qualcuno che non pensa! Che non riflette sulle conseguenze!‘ Non è così? Considerate anche la sua sorprendente stupidità nel rimanere a sede per un mese, sapendo che l’Imperatore sarebbe arrivato. Onestamente, il sensei aveva bisogno solo di una vittima sacrificale per mostrare il comportamento di Shanks. Barto, il fan numero uno di Luffy, conosce ogni dettaglio della ciurma (ricordiamo quanto fosse evidente la sua difficoltà a deambulare e a parlare in modo umano quando ha incontrato Zoro e Robin), eppure non sa che Shanks è l’idolo del suo idolo?

Ma, per quanto assurdo possa sembrare, prendiamola per buona. In fin dei conti, anche i Mugiwara stessi si stupirono del legame tra Luffy e l’Imperatore, quindi è plausibile. Resta comunque difficile da credere che un sottoposto tanto devoto agisca senza prima consultare il proprio capitano. Non stiamo parlando di una scaramuccia con pirati minori, ma della ciurma di un Imperatore. Tuttavia, se la scena fosse stata priva di senso, non sarebbe stata disegnata. E il significato lo troviamo proprio nelle azioni (e reazioni) di Shanks.

Il pirata non sta fingendo, la sua indifferenza verso la vita di Bartolomeo è autentica. Il cannibale sopravvive solo perché è un sottoposto di Luffy. Da una prospettiva nero-romantica, non introduce nulla che non sapessimo già dal capitolo 1. All’arrivo di Higuma, adoriamo la banda di Shanks, vedendoli come eroi e amici leali. È una questione di prospettiva; le scene sono concettualmente simili. Shanks aveva intimidito il masnadiero che gli puntava la pistola, Lucky Lou lo aveva ucciso senza pietà, e Beckam aveva chiarito ‘pensavate di avere a che fare con dei santarellini?‘ prima di abbattere tutti. La dinamica è la stessa: il capo non si sporca le mani e i sottoposti intervengono, stavolta è Yasopp a farlo. Ma una dicotomia rimane vigile nella mia mente, la scrissi già in un altro articolo.

Shanks ha smesso di ridere. A parte qualche rara eccezione, ora ha l’espressione di chi è determinato e non ha tempo per giocare. Seguendo sia logica che istinto, il paragone con Foosha persiste: animato dallo stesso spirito di Roger, divenne un demonio quando Luffy e i cittadini furono minacciati. In parte, a Gartel, la sua indole lo guida in due direzioni:
A. proteggere coloro che vivono sotto la sua custodia.
B. non compromettere la propria immagine pubblica.

Per il resto, il suo sguardo è quello di un killer. Se il diavolo è davvero nei dettagli, allora sorride nella vignetta splittata con l’imperatore, che ci mostra lo sguardo di Bartolomeo mentre piange e si scusa. Il punto è che Bartolomeo aveva già bevuto il veleno, dimostrando la sua lealtà; il vecchio Shanks, a quel punto, sarebbe esploso in una risata. Almeno avrebbe accennato un sorrisetto sotto i baffi. Invece, il Rosso lo osserva come se un ratto di fogna gli stesse parlando. In quello sguardo non c’è la minima traccia di umanità.

Sicuramente qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una questione di immagine, che non può permettersi di mostrarsi debole. E invece no, la popolazione da lui protetta si accontenta della garanzia della sua promessa. È la notizia di clemenza che, se trapelasse, farebbe crollare la sua immagine, non certo una sghignazzata verso un nemico sconfitto e umiliato. Qualcuno potrebbe osservare: ‘Sì, ma nell’ultima vignetta sorride‘ È vero, ma quel sorriso è un rimando a Luffy, è indirizzato a lui. I ghigni a trentadue denti e le fragorose risate con la testa rivolta al cielo sono scomparse. Il sorriso nell’ultima vignetta ha un che di mesto, con il viso contemplativo e rivolto verso il basso, come ai bei vecchi tempi passati.

Allora, perché la pantomima del veleno? È semplice. Ricordate Marineford e Wano, dove Shanks elimina qualunque potenziale minaccia al viaggio di Luffy. Lo ha fatto da sempre e lo fa ora. Ecco la strana risonanza: nel capitolo 1054, Shanks guarda la taglia con Luffy in forma Nika, ripercorre mentalmente tutta la loro amicizia e la storia del frutto, e alla fine, sorridendo, si tocca il braccio mozzato, probabilmente ricordando il suo investimento nel futuro. Nel capitolo 1055, Aramaki attacca Wano, e Shanks lo annichilisce gridando ‘Vi fa così paura… la nuova Era?!’.

Lì mostra per la prima volta uno sguardo furibondo, subito dopo aver visto Luffy in forma divina. Da quel momento, le sue espressioni sono quasi costantemente determinate o inquietanti; non sorride più. Un istante, riformulo…

Da quando Nika ha iniziato a farlo, Shanks non ride più.

Ovviamente non intendo palesare nessun collegamento soprannaturale, né connessione alcuna, per carità. Solo che Shanks ha realizzato che è tempo di mantenere la promessa al suo capitano. Lo stesso sguardo grave di quando menti a Buggy ferendolo profondamente, la stessa rabbia nell’affrontare Kid (ennesimo rivale potenziale di Luffy, nella corsa a Laughtale). La spietatezza e la determinazione dimostrate pedissequamente da Teach sembrano essere passate definitivamente al Rosso, e viceversa, la goliardia e la serenità di Shanks sono caratteristiche che ormai appartengono al Nero. Sottile ma incontrovertibile.

Ecco perché non ferma Yasopp. È vero, appare un punto esclamativo accanto a Shanks, ma probabilmente lo lasciava andare proprio per dare manforte a Luffy. Yasopp, come Lucky Lou, Beckam e un ipotetico Zoro per Luffy, si fa carico della parte sporca. Perché, non appena si percepisce l’odore del sangue, arrivano gli squali. Shanks si stupisce mentre il cecchino ha la canna del fucile vicino alla spalla. A parte le sue eccellenti capacità fisiche, il suo haki della percezione è semplicemente prodigioso. Quindi, è una scelta condivisa e approvata pienamente da Shanks.

Per quel che vale, Oda è restio a uccidere, e Barto ha a disposizione (guarda caso) una barriera indistruttibile.

Intendiamoci, non sto affermando che Shanks sia malvagio o che abbia sempre recitato una parte, ma da quando è comparso Nika, qualcosa in lui è cambiato. E di certo, se non si è tra i pirati designati al vertice del Mondo indicati da Kaido, affrontarlo con successo è una pura illusione.

Per citare Lansdale, è come respingere i Filistei con l’osso mascellare di un criceto.

Il Nero

‘È solo la vita, quindi continua a ballare!’

– Stephen Schwartz

A volte, solo a volte, mettere insieme i pezzi del quadro generale è difficile, se non impossibile. Come Verbal Kint ne I Soliti Sospetti che crea un’epopea criminale semplicemente guardando i dettagli di un ufficio. Se si parla di Teach è esattamente la stessa cosa, i fatti sono sotto i nostri occhi. Si, ma il disegno generale?

Ecco cosa ci sfugge.

Partiamo dall’inizio: Teach appare come un padre che rientra a casa in anticipo da un viaggio e trova il figlio mezzo ubriaco, reduce da una festa che ha devastato mezza casa. E, a ben vedere, non siamo troppo lontani dalla verità. La serie di notizie che ci vengono fornite è pura musica per le nostre menti affamate. A partire dai poneglyph ormai di dominio pubblico.

Sapete cosa succederà?
Le reazioni della popolazione potranno variare dall’iniziale shock alla rabbia, fino a una più profonda riflessione collettiva sulla trasparenza del potere.
E per le armi ancestrali, se collegate al governo, una reazione globale che metterà in discussione l’etica di mantenere sotto segreto invenzioni capaci di distruggere intere popolazioni.
Tornando ai poneglyph, il mondo che conoscevamo non esiste più. I Gorosei si allarmavano se solo due Imperatori si riunivano per parlare; ora si scatenerà una guerra. Tutti i pirati che si intrometteranno faranno la fine di Law e Kidd. Questo spiega la freddezza di Shanks e il fatto che Teach si sia preso il disturbo di cercare Law.

Il Rosso e il Nero stanno cambiando i connotati al mondo.

La frase successiva sul governo e la Marina è molto ben studiata: non ci fa comprendere quale sia il piano diretto (già in atto, peraltro) di Teach, né le sue conoscenze sui Gorosei, tantomeno quelle sul passato. Forse vuole stipulare un patto.

Un simile accordo potrebbe basarsi su questioni prettamente politiche, dove le prospettive sfiorano il surreale. Perché il governo dovrebbe sottostare? Per una questione di immagine. Perdere un eroe della Marina equivale alla colossale perdita di prestigio che avrebbe subito Shanks non punendo il Barto Club. Già il non intervenire per salvarlo corrisponde a una rovinosa ammissione di incapacità. Finché Imu non deciderà di governare con la forza – e le carte le ha tutte – il modo in cui la popolazione percepisce i Draghi Celesti è direttamente proporzionale al potere che esercitano.

E cosa faresti se tutto il mondo inizia a ribellarsi? Beh, l’ipotesi inondazione inizia ad avere sempre più senso.

Ad ogni modo, Koby è salvo e al suo posto c’è Garp. Qui necessitano due considerazioni: una sul suo ruolo di scambio e una su Aokiji.

  • La posizione di Garp è precaria. Pensandoci, quale migliore occasione per i Draghi Celesti di liberarsi di un ostinato bastian contrario? Eppure, personalmente credo che sarà la sua stessa fama a salvarlo. Perché Teach è così euforico? Per il semplicissimo motivo che il buon Koby è un eroe amato e rispettato. Ma Garp è una leggenda. E alla gente, così come alla Marina stessa, non importa delle tue antipatie segrete. La perdita di immagine sopracitata, se si perdesse Garp, sarebbe decuplicata. In buona sostanza, il governo non può pubblicamente compromettere la propria immagine perché non può uccidere… Massimo Decimo Meridio. No, tranquilli, non è una delle mie freddure. Ricordate la scena nel film, quando Hagen assaggia il cibo di Massimo perché quest’ultimo teme sia avvelenato? Dopodiché Juba lo rassicura.

Hai una grande nome, dovrà uccidere il tuo nome prima di uccidere te

Ecco perché Teach se la ride a bestia, se non vuole perdere la faccia, il governo non può lavarsene le mani, non se si tratta di Garp. Diamine se è ironico.

  • E ora Kuzan. Naruto avrebbe mai tradito Jiraya? No, vero? E Nagato? Come la mettiamo con lui, che aveva il cuore d’oro e amava Jiraya quanto Naruto? La differenza la fa il contesto. Sempre. Sapete cosa ostacola i nostri ragionamenti? La mancanza di un tassello: non abbiamo visto la separazione tra discepolo e maestro, non sappiamo su quali motivazioni si basasse. Vi ricordo la quintessenza del loro rapporto: nel capitolo 0 vediamo Garp esprimere platealmente scherno e ironia verso i loro superiori, mentre Aokiji va in brodo di giuggiole e pende letteralmente dalle sue labbra. La venerazione del Marine verte sugli ideali del suo idolo. Quindi Kuzan differisce da Garp in qualcosa: non vuole subire passivamente quest’era. Allora perché il Pugno lo vuole fermare? Probabilmente perché il Fagiano Blu ha in mente qualcosa di drastico che comporti anche perdita di vite umane, o un sacrificio estremo da parte sua. Altrimenti Garp sarebbe al suo fianco. A meno che – per quanto banale – dopo Marineford si siano guardati in faccia e abbiano stipulato un piano, nella piena consapevolezza che uno dei due poteva rimetterci la vita.

Ergo, le scene che vediamo in capitolo non sono poi così strane, anche qualora avesse rinnegato gli ideali del maestro, dubito che Kuzan possa mai desiderare di uccidere veramente Garp. In più abbiamo Pudding, il piano generale è semplice: A. Shanks sa dov’è l’ultima isola (era a bordo della Jackson quando Gaban disegnava la mappa, Roger può averlo detto mentre gli dava le consegne finali, Shanks stesso dice a Beckam ‘andiamo a prenderlo’, non ‘capiamo dove sia’); B. Luffy ha Robin; C. Teach conta sul potere di Pudding; D. Buggy ci arriverà perché è il suo destino (daje nasone!). Il Re venerdì ha espresso un dilemma affascinante, e se Teach invece fosse interessato al potere della ragazza? Intrigante.

E ora finalmente Marilyn Manson.

Lafitte sta seminando caos da prima di Dressrosa. Aokiji incontra Smoker prima di quella saga e già giravano voci dei suoi patti col mondo criminale, quindi si era già incontrato (presumibilmente) con Teach, e in quell’incontro era presente anche Lafitte. Successivamente, notiamo – durante lo scontro con Law – l’assenza di Katarina e Lafitte. Anche nel capitolo 925, quando Moria va ad Hachinosu, non si vede da nessuna parte.

Cosa sta facendo alla sede centrale della compagnia di costruzioni navali ‘UMIT Shipping’? Barbanera vuole qualcosa dal governo, che sia un privilegio o un oggetto non fa differenza; Lafitte potrebbe essere l’ago della bilancia. Se il punto nodale qui è affamare i Draghi Celesti, o si propone di intralciare i Rivoluzionari facendo finire l’assedio, oppure – in pieno spirito Xebesco – vuole assestare il colpo di grazia. Peccato che non regga narrativamente da nessuna angolazione. I Rivoluzionari sono ben organizzati e stanno svolgendo egregiamente il loro compito, e Teach non ha forse Garp per l’ipotesi di ricatto? Per di più, l’ex sceriffo non è il membro che spicca per doti stealth, se pensiamo a Katarina e Shiryu.

Lafitte, però, è un tipo di pirata che può vincere una guerra da solo. Le sue doti di infiltrazione sono comunque eccellenti, chiedetelo pure a Sengoku. La UMIT è una compagnia di costruzioni navali. Oltre il potere politico e i sottoposti, Luffy non ha forse un’armata navale a sostenerlo? Essendo pirati di prestigio, possedevano le loro flotte, soprattutto Orlumbus. Forse è questo il punto. Il Nero vuole una flotta nuova di zecca? O vuole trasportare qualcosa? Umit è il guru dei trasporti, e Vegapunk ha utilizzato i suoi servizi di spedizione durante la costruzione di Egghead, sottolineando così la sua competenza nel settore del trasporto marittimo. Di certo non sarà facile da convincere, ma nel capitolo 576 non vediamo forse le eccelse doti di ipnotizzatore di Lafitte?

A cosa serve un esercito se un solo uomo può piegare la volontà di chi comanda?

Aggiungete a questo il fatto che il sottoposto del Nero è il navigatore della ciurma, così abile da non essere mai visto con un Log Pose. Sta prendendo di mira una sezione di trasporti, è abile quanto Nami nel navigare ed è un ipnotizzatore. Per Teach, la parola inferno è uno zuccherino. E tra il potere di Boa che desidera, il misterioso piano messo a punto ad Egghead e le prossime notizie di Caribou… l’apocalisse non è mai stata così vicina, amici miei.

A proposito di Apocalisse, stasera vi aspettiamo in Fatal, doppiaggio del testo tradotto e adattato, idee, teorie e analisi rigorosamente in stile Bike, alle 21.00!

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Ad ogni modo, vedere Teach in azione è sempre un piacere sottile, sarà perché riesce a passare con enorme disinvoltura da uno stato d’animo all’altro, da un registro emotivo a un altro completamente diverso, solo come Barbossa o Capitan Uncino sanno fare. Non è poca cosa lasciarci incollati alla lettura con la bava alla bocca.

Non lo è affatto.

Lego-non-lego

Allacciati la cintura Alice, che da adesso di meraviglie ne vedrai un bel po

– Cypher, Matrix

Ogni scrittore che si rispetti mantiene una, o più, linee narrative tra cui scegliere. Oda non fa di certo differenza.

Lo scrivo nello spirito che ogni dettaglio presentatoci può avere o meno rilevanza. I due punti posti alla nostra attenzione nella vignetta finale sono due. L’atmosfera da casa delle bambole dove si risveglia Nami, e il suo outfit chiaramente vichingo.

La riflessione precedente serve a ricordarci di tenere presente le cartine al tornasole narrative. Egghead non presentava nella prima rappresentazione addirittura una pad della Nintendo? Non era forse pubblicizzata come la spiegazione definitiva sui frutti? Non venne opportunamente calibrata l’entrata in campo di Kizaru, e al contempo i famigerati guanti di Atlas capaci di colpire la luce? Sì. Ma nella sostanza poi?

Zero.

Riassumiamo, Nami si prende una sbronza colossale con tutti gli altri, Oda è dovuto ricorrere all’assenzio per giustificare il suo tracollo. A Whisky Peak la navigatrice stracciò addirittura Zoro. Mentre bevevano erano tutti riuniti. Quindi qualcuno ha rapito appositamente Nami, e ha preso la Sunny.

Ecco il punto: nave e navigatrice.

Vogliamo pensare alla figura che guardava dalla costa di Elbaf e diceva ‘su… venite‘? Ovvio che si, ci sono più fazioni in questo gioco, lo sappiamo benissimo. La cosa che ci confonde è la voce che si rivolge con chiara familiarità e confidenza, come se la conoscesse. Se così fosse non sono nella mente del sensei, e spero mi stupisca con effetti speciali. Altrimenti, nelle vignette precedenti – quando ci si accorge del casino – mancano all’appello diversi mugi, Franki urla ‘Luffi! Dove sei?‘ Quindi (al 99%) la voce che la chiama è quella di un altro Mugi. Puro e semplice.

L’ipotesi che sia un’allucinazione la scarterei, è in fase post sbronza, quindi i fumi dell’assenzio sono svaniti, semmai ripensiamo alle dimensioni del bambino che implorava Shanks di portarlo a navigare. Come abbiamo pensato immediatamente tutti, sembra una casa delle bambole, un fortino di lego, perfino i fiori sono di plastica. Sul suo modo di vestire, solo chi non ha mai letto niente sui vichinghi potrebbe avere dubbi, e, se ce ne fossero…

Abbiamo il corpetto di pelle con cintura borchiata.
Riferimenti: I Vichinghi indossavano corpetti di pelle come parte delle loro armature, spesso decorati con borchie di metallo per migliorare la durabilità e l’aspetto intimidatorio. Gli storici hanno trovato resti di armature in pelle rinforzate con borchie nei siti archeologici vichinghi, come quelli a Birka e Hedeby.

I lacci di pelle ai polsi e sulle gambe:
Riferimenti: I guerrieri vichinghi utilizzavano lacci e cinghie per fissare le loro armature. Ad esempio, le armature di cuoio spesso includevano lacci per garantire una vestibilità sicura. I guerrieri raffigurati nei racconti e nelle leggende, portavano cinture e lacci che contribuivano sia alla praticità che alla decorazione.

Mantello di piume nere:
Riferimenti: Nella mitologia norrena, Odino, il principale dio degli Æsir e signore della guerra e della saggezza, aveva due corvi chiamati Hugin e Munin.

Hugin significa pensiero e Munin significa memoria. Questi corvi viaggiavano ogni giorno per il mondo e riportavano a Odino notizie e informazioni su tutto ciò che accadeva. In questo modo, Odino era in grado di ottenere una panoramica completa degli eventi e delle situazioni.

Stivali di pelliccia:
Riferimenti: erano comuni nelle culture nordiche e artiche per proteggere dal freddo estremo. Gli Inuit e i popoli siberiani utilizzavano pellicce di animali come foca e renna per creare stivali caldi e resistenti. Anche i Vichinghi usavano pellicce per mantenere il calore durante i lunghi inverni del Nord Europa. Anche se è quasi praticamente nuda. Logiche da fanservice.

Spada con tracolla che attraversa la schiena:
Riferimenti: I guerrieri vichinghi portavano spesso le loro spade e asce con una tracolla che attraversava la schiena. Questo metodo di trasporto era pratico per tenere le mani libere durante il combattimento o il viaggio. La spada vichinga tipica, come quella trovata nel tesoro di Oseberg, era spesso progettata per essere portata con una tracolla.

Credo di essere stato esaustivo, per quanto concerne la natura del rapimento, dobbiamo almeno vedere l’autore per ipotizzare. E come sapete bene: non chiedo di meglio.

Vi lascio il video del Re, credete che contenga solo la perla su Pudding? Vi dico solo che dura più di 40 minuti. Non perdetevelo!

L’estetica della mente

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

Una fascia (sempre più ristretta, in realtà) di utenza valuta i capitoli in base le rivelazioni. Sia benedetto il libero pensiero, ma non potrei vederla più diversamente.
Ammiro il sensei, anche se vive nell’impossibilità di curvare il tempo abbastanza per far durare in eterno One Piece.
Apprezzo ancora di più il fatto che non cerchi il plot twist ad ogni piè sospinto e che spieghi le cose dove e quando serve. Proprio come una cucina ben calibrata evita scompensi e indigestione, così una scrittura gourmet prepara la mente ad accogliere e digerire le idee.

Sebbene implacabilmente e ammirevolmente illogica, la narrazione di One Piece sorvola costantemente sull’elemento umano nascosto. Come sempre Oda dimostra che per influenzare l’estetica della mente, basta assemblare pochi frammenti di mistero.

Godiamoci il viaggio, genti

We’re flat broke
But hey, we do it in style

– New Radicals, You Get What You Give

Cenere

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