‘Tutto quello che ho sempre voluto
prendermi ciò che mi spetta senza chiederti aiuto
mani intrecciate come i corpi sotto il velluto
l’ultima preghiera, l’ultimo saluto… il contratto scaduto‘– Salmo, Il Pentacolo
Salve genti, nuova analisi, capitolo 1125: tagli al personale.
Il capitolo attuale trova l’accordo di tutti, vè? Pura nitroglicerina. Effettivamente, quando un autore – per evidenti ragioni narrative – omette di rispondere alle domande dei lettori, erige dei muri. Come, ad esempio, se siano vere le oscure azioni di un assassino professionista (Lucci), o la risposta ai dilemmi esistenziali di un marine (Doberman), il mistero mai del tutto svelato della costruzione di ponti secolari e la frattura del ‘contratto sociale’ prevista da pochi lungimiranti (i Rivoluzionari). Senza dimenticare la natura di un fanatico dotato di poteri demoniaci, la cui esistenza secolare è finalmente confermata, e soprattutto, il legame con il suo signore.
Molto karasciò, avrebbe detto il buon drugo Alex.
Sdoppiata, ossessiva, iperrealista e drammatica, Egghead (fino a questo momento) si è rivelata l’ennesimo muro dell’universo di Oda, un ostacolo che la nostra mente faticava a superare. Il 1125 rappresenta l’anno zero, una devolution narrativa che condensa anni di dubbi e interrogativi. È chiaro che Oda continuerà a introdurre misteri ogni volta che ne avrà l’occasione, ma, in tutta sincerità, chissene.
I muri iniziano a sgretolarsi.
E’ il momento dell’Elzeviro…
L’effimero brevettato
Santi numi, accidempoli, Minatomo è scomparso, perdindirindina!
Nel caso ve lo foste dimenticato, vi rammenterete sicuramente del gentiluomo dai modi affabili e l’aria da impiegato del catasto. No? Nemmeno così? E allora pensate al vecchietto con quel sorriso più acido di una pila alcalina, capace di insultarti perfino mentre ti fa un complimento, autore del celebre Chiodi fantastici e dove infilarli (giuro, non ho mai capito perché li mettesse nel naso). Ora sì che lo ricordate, vero? Perfetto, ci siamo.
Questa volta gli spunti interpretativi sono pressoché nulli, vediamo di lavorare di fino quindi. Le notizie a nostra disposizione sono due, la scomparsa del falegname e la ricostruzione del castello di Oden.
Nel primo caso, ci troviamo di fronte a un personaggio caratteristico ma non fondamentale. Spassoso (le gag con Franky erano piuttosto divertenti), in parte legato alla trama principale (il cyborg lavorava nel suo cantiere sia come copertura, sia per ottenere i progetti del castello di Kaido), ma confinato sullo sfondo della narrazione. Grazie alla precedente mini-avventura apprendiamo dell’esistenza di sequestratori e intuiamo un piano che va oltre l’anonimato, ma non ne ricaviamo alcun nesso logico. Prima viene rapita una ragazza sconosciuta, ora un personaggio più noto, e questo potrebbe far pensare al flashback di Oden nel capitolo 964, quando Toki viene trovata dal samurai sulla costa, inseguita e attaccata da un gruppo di uomini. La questione è che Toki proviene da 800 anni prima e quelli sono mercanti di schiavi. Se facciamo un salto mentale a Sabaody, nulla di nuovo sotto il sole, anzi. Potrebbe trattarsi del consueto elemento esterno di trama, e devo ammettere di essere estremamente curioso, soprattutto perché vediamo già Yamato nei panni di un detective. Al momento, fare ipotesi è utile quanto friggere l’aria.
In secondo luogo, la squadra sta restaurando il castello di Oden, ergo siamo già a Kuri come previsto, il meccanismo sociale e burocratico è in funzione, e rientra perfettamente tanto nella mentalità quanto nella cultura giapponese. Esistono (in ogni cultura) testimonianze che trattano il tema della ricostruzione e della memoria legata a figure nobili che si sono sacrificate per il bene del popolo, e Wano sta tributando l’onore dell’eroe.
Come in Taiko di Eiji Yoshikawa, un romanzo che narra la vita di Toyotomi Hideyoshi, un samurai che divenne shogun e contribuì a unificare il Giappone. Anche se non riguarda direttamente la ricostruzione di un castello, offre un ritratto complesso e sfumato del guerriero, rivelando le sue origini umili (Oden era stato cacciato e diseredato, il titolo nobiliare gli venne conferito dal padre solo dopo le sue imprese a Kuri, e l’inizio della costruzione del castello) e la sua straordinaria ascesa al potere. La narrazione non solo celebra le conquiste, ma esplora anche le sue lotte interne e le strategie militari. Rende perfettamente l’idea.
Per non parlare de Il racconto della famiglia Taira (Heike Monogatari), un poema epico giapponese che narra la caduta della famiglia Taira e le gesta di vari nobili durante il periodo Heian. Il testo onora le figure nobili e il loro sacrificio per il bene del paese. Quest’opera è una delle più rilevanti della letteratura giapponese, nota per la sua ricchezza narrativa e per la profonda influenza culturale che ha esercitato.
I protagonisti vengono spesso ritratti come vittime della propria arroganza (Orochi?) e delle forze del destino (Oden?).
Al centro del racconto c’è il rispetto verso le figure nobili che hanno dimostrato onore e sacrificio. Personaggi come Taira no Kiyomori e Taira no Shigehira sono celebrati per le loro gesta eroiche, anche se la loro inevitabile sconfitta rimane il tema dominante.
È difficile non pensare a Oden.
Oda non si prende troppo sul serio, non si pone su un piedistallo né gioca a fare il controsociologo, ma è chiaro quanto ami la sua cultura e le tradizioni. Se c’è un messaggio che desidera trasmettere quando affronta il tema della guerra, è il concetto di memoria collettiva e il rispetto per coloro che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia di un popolo.
Esattamente ciò che Wano intende tributare al clan Kozuki.
Ora è il momento di immergerci nella ricca analisi di un capitolo straordinario, in cui il sensei ci racconta di personaggi grandiosi, umili, sconosciuti. Grazie al suo inconfondibile senso dell’effimero, affinato in 27 anni, finalmente intravediamo l’orizzonte di aneddoti ripetuti e meditati, perduti e ritrovati.
A distanza di secoli e continenti.
Signore e signori: cap. 1125…
Bugiardo bugiardo
‘Mutano i cieli sotto i quali ti trovi, ma non la tua situazione interiore, poiché son con te le cose da cui cerchi di fuggire.‘
– Seneca, La serenità
Ormai lo sapete bene, faccio il tifo con tutte le mie forze per Stussy. E pensare che allora (Slevin, patto criminale – cit), se Lucci avesse voluto davvero emulare Biancaneve, avrebbe potuto portarsi dietro il cuore di un clone: ce n’è un intero magazzino ricolmo. Sarebbe stato sicuramente più credibile.
Incredibilmente invece, Lucci ha ancora il tempo per una redenzione morale degna di nota. Dopo essersi presentato per anni come una macchina priva di emozioni, deliberatamente crudele e sadica, averci sgretolato gli attributi con un miscuglio di arroganza e insensibilità, spinto più dal bisogno di soddisfare i propri impulsi che da un autentico senso di giustizia. Ebbene, ora il killer mostra un barlume di umanità.
Sulla carta, proprio in questo capitolo, Oda ha oltrepassato il Rubicone. Tradizionalmente restio a eliminare i suoi personaggi, con nonchalance e chiarezza di intenti ha liquidato Saturn senza tanti complimenti. Devo ammettere che mi aspettavo di reagire peggio a una simile esecuzione, soprattutto se priva di spiegazioni immediate. E invece mi sono sorpreso a condividerla pienamente: prima di tutto perché caratterizza in modo eccellente Imu, e poi perché le spiegazioni, grazie a questo omicidio, verranno snocciolate in modo sequenziale nel tempo. Ma torniamo a Lucci.
Proprio per aver infranto una regola seguita per quasi trent’anni, potremmo essere sfiorati dal pensiero che il killer abbia davvero ucciso la sua amica. Ma tutto dipende sempre dal contesto narrativo. Se il sensei avesse voluto regalarci un’emozione forte, quale colpo di scena migliore di un Lucci fluido, letale e gelido come azoto liquido che elimina Stussy, nonostante le proteste (e senza dubbio le lacrime) di Kaku? Ragionevolmente, ora come ora in One Piece tutto è possibile. Tuttavia, personalmente, intravedo uno schema diverso:
- Il Lucci delle mini-avventure, sebbene ancora violento, sembra attraversare una fase di autentica redenzione.
- Nella fase pre-Egghead, è proprio Lucci a sollevare dubbi sulle scelte del Governo Mondiale, tanto che Kaku e Stussy lo ammoniscono di cambiare argomento e di non porsi tali domande.
- Durante il combattimento con Luffy emerge finalmente un tratto umano nel suo profilo: l’orgoglio. Ingaggia un Imperatore senza autorizzazione e combatte Luffy per la propria dignità, non per eseguire un ordine. Questo evidenzia quanto tempo impieghi a ignorare un comando diretto dei Gorosei. Nota di colore: sono sempre Stussy e Kaku a cercare di fermarlo per evitare che disobbedisca. In risposta, il leopardo rivolge a Luffy risposte melliflue, facendo leva sul suo carattere infiammabile, e quindi incitandolo ad attaccare.
- A Egghead sorge un nuovo paradigma: la malvagità può essere assoluta, ma anche bilanciata. Lucci mantiene il sangue freddo di fronte a un Mars ebbro di distruzione e si premura rispettosamente di chiedere che Kaku venga risparmiato, dimostrando così quanto sia capace di umanità e affetto. Naturalmente, se non fosse stato tradito da Stussy, la richiesta sarebbe stata probabilmente duplice.
Si comincia a intravedere un percorso che procede parallelamente alla Marina? I bimbi sperduti del governo (come asserisco da tempo) sono anch’essi esecutori inconsapevoli, mossi da un dovere morale non ben definito. Ma voi volete delle prove, vero? E non sono forse i dubbi espressi da Lucci sul governo e le lacrime di Stussy, costretta a mentire ai propri amici, delle evidenze?
Il minimo comune denominatore tra la popolazione, la Marina e il Cipher Pol è l’ignoranza; sono marionette che seguono fili invisibili. In sostanza, chiunque è inerme di fronte all’influenza ubiqua e spesso nascosta di forme di potere che si appropriano e modellano la vita sociale e individuale, senza che si riconosca appieno la loro portata e il loro impatto. Non hanno la minima cognizione di cosa sia il comando, né di chi lo detenga. Vittime di ‘un potere sociale che, in mille modi, se ne impadronisce‘, avrebbe detto l’esimio Stefano Rodotà.
Avete notato l’espressione di Kaku? È ambivalente, intrisa di due emozioni distinte: da un lato riflette il senso di colpa per aver trucidato un’amica e accettato il peso emotivo della sua azione, dall’altro suggerisce una manovra shonen in cui copre palesemente la versione di Lucci. È la stessa espressione che Law adotta a Wano mentre si parla dell’uomo con la cicatrice di fuoco. Piccolo il mondo della grammatica del disegno, vero? La differenza, però, è che gli angoli della bocca sono disegnati all’ingiù, segno inequivocabile di tristezza pura. Un dettaglio che regge superbamente in entrambi i casi: A. sta mantenendo la pantomima, mostrando amarezza; B. nelle vignette in cui Stussy si sfoga, esprime la medesima tristezza. Un dettaglio superlativo.
Perché provo tanta empatia per loro? Sono reietti, a loro volta ingannati e manipolati, deboli nel loro destino. Ingannati dalle parole di burocrati, spinti a combattere contro persone che subiscono gli stessi abusi E’ una cosa che mi fa incaz… ehm, suscita il mio dissenso.
In sintesi? Lucci mi ricorda Ivan Drago, e non è affatto una battuta. Come quando, durante il match finale, afferma la sua indipendenza, dichiarando che non sta combattendo per ideali politici, ma solo per sé stesso.
‘Io combatto per me! Io combatto per vincere! Per me! Per me!’
Per un breve istante, non siamo forse stati tutti dalla parte di Drago? Identificata la pressione subita dai politici e dai suoi allenatori, il pugile si ribella, dissociandosi dall’idea di essere una semplice pedina del sistema.
Esattamente come lo sono i Cipher.
Forse la mia è una speranza da lettore, ma visto che ci siamo, amerei per Lucci il tema dell’importanza della serenità e della necessità di affrontare i propri demoni interiori, piuttosto che cercare di sfuggire a qualche forma di emozione. Lo stesso identico pensiero vale per Kaku-boy.
E, come dicevo in apertura, nutro grande stima e alte aspettative per la platinata clone. Ha mostrato un cuore generoso, pronta a sacrificarsi per gli altri senza esitazioni, manifestando un amore filiale sincero. Non riesco proprio a dimenticare la dolcezza e i sorrisi che riservava a Kuma. Lucci e Kaku, sebbene ancora coperti e in grado di sostenersi a vicenda, non sono più al sicuro di lei. Ma non è affatto indifesa. Anzi, cercare di rintracciarla sarebbe come tentare di afferrare la nebbia.
La damigella di cosa si è occupata negli ultimi vent’anni? Controspionaggio. Stussy? Quale Stussy? Stussy non esiste.
Colpevoli di innocenza
‘Il sospetto tormenta sempre la mente colpevole.’
– William Shakespeare
Se dopo parleremo di Inferno, qui il soggetto è il Limbo.
La Marina è messa peggio di tutti: i cittadini sono inconsapevoli, i pirati (chi più, chi meno) sono egoisti, i Draghi Celesti solo una facciata burocratica ignara, e così via. I marine, in effetti, sembrano dei martiri. Doberman non è un malvagio, per carità; ha ordinato di uccidere Bonney, ma ricordiamoci che ad ogni ordine di Saturn sudava freddo, letteralmente. La domanda che pone definisce l’uomo: il marine ha il dubbio che ci possa essere della verità nelle parole di Vegapunk e lo chiede con calma. Saturn, lasciatemi sfogare, è riuscito a dimostrarsi imbecille fino all’ultimo, perché attaccare Doberman equivale a confermare le sue parole. Ci arriverebbe anche un bambino. Vi chiedete ancora come sia possibile che non abbiano catturato un frutto per 800 anni? Ecco la risposta: genius at work.
Con l’agilità mentale di un mentecatto e la sagacia di un decerebrato, aggredisce un sottoposto fedelissimo a cui sarebbe bastata l’ennesima frottola, nessun marine fa una piega neanche dopo la decisione di non procedere verso Elbaph, non si pongono domande: hanno fiducia nelle sue decisioni. Tra l’altro, spider-vecchio aveva centrato tutti i suoi obietti, tanto aveva sbagliato già 200 anni prima.
Fu proprio Saturn a salvaguardare Emet, un’informazione che contraddice parzialmente le sue azioni successive. Da un lato, dichiara che lo studio del robot servirà in futuro, il che suggerisce un intento di lungo termine per i fini di Imu. Dall’altro, rassicura gli scienziati che sarebbe intervenuto qualora fossero stati scoperti, segno che era consapevole del fatto che Imu non avrebbe tollerato che qualcosa del Regno Antico rimanesse intatto. Questa doppiezza è interessante, perché il Gorosei, in fondo, si condanna da solo. Se avesse studiato personalmente e con attenzione la macchina, magari avrebbe trovato il nodo, evitando la devastante sventagliata di Haki che ha compromesso il suo fondo pensione e lo ha trasformato nella torcia umana.
Non avrebbe mai agito contro il suo re, intendiamoci, ma questa è l’ennesima attestazione della natura meschina degli Astri, egoisti, e mossi solo dall’interesse personale.
In questo segmento affrontiamo anche il destino dei Vegapunk, e devo ammettere che Edison mi fa ridere come pochi. A differenza del celebre inventore da cui prende il nome, il clone ha dimostrato una sorprendente onestà intellettuale. Ha combattuto, si è scagliato contro il Frontier e ha svergognato Yoke con una beffa finale degna del miglior Muttley. Le implicazioni e le motivazioni dietro tutto ciò sono chiare. Esaminiamole insieme:
- La coscienza collettiva dei satelliti si dimostra nettamente superiore all’arroganza del singolo Vegapunk. I cloni, con grande lucidità, affermano subito che l’umanità non è ancora pronta per il bagaglio culturale del Punk Records. Non c’è traccia di malizia nelle loro parole: agiscono con saggezza e, in maniera eminentemente pratica, cercano di salvaguardare la popolazione. Vale la pena ricordare come Stella, al contrario, facesse spallucce ignorando completamente i moniti morali di Jinbe.
- Colpo di scena: il collegamento con Yoke è impossibile da interrompere. Sebbene non possa interagire fisicamente, evitando così di danneggiare i dati esistenti, c’è un lato oscuro: ha ancora accesso al deposito di informazioni. Questo implica che i Punk sono costretti a trattenere i dati relativi ai loro studi, poiché anche il più piccolo indizio potrebbe permettere a una mente acuta di rintracciarli. Un risvolto dalle sfumature quasi fantasy. Affascinante.
- Essendo più responsabili rispetto a Stella, i cloni dimostrano di comprendere il valore della moderazione e adottano una strategia intelligente e ponderata: A. dopo l’incidente di Egghead, sanno di non poter più muoversi liberamente; B. consapevoli di aver perso i fondi per la ricerca, si preparano a ingegnarsi per sopravvivere; C. decidono di rivolgersi a Weatheria. Due stime veloci, questi sono dritti, il problema era veramente Vegapunk.
Non solo conoscono l’orpello della misura, ma saggiamente si rivolgono alla comunità scientifica che li aiuterà in clandestinità, qui mi è partita una risata folle: Vegapunk non vuole avvicinarsi a Dragon nemmeno da morto. Procediamo. Vantaggi: il supporto di altri scienziati e macchinari avanzati, e l’isola celeste, vagante nel vento, è quasi impossibile da localizzare. Svantaggi: gli abitanti sono privi di difese e capacità combattiva, quindi molto vulnerabili. Per ipotesi va sottolineato che l’isola, con la sua tecnologia all’avanguardia, rappresenta un polo di innovazione. I cloni puntano sul NuvoSoft, l’unica risorsa in caso di innalzamento delle acque.
Il sensei l’ha studiata bene.
Eppure, come hanno fatto i cloni a sopravvivere? Cabalistico rompicapo. Non si tratta di protocolli cibernetici né di semplici programmi. La volta scorsa ho esitato, poiché Lilith si era limitata a parlare tramite l’auricolare, senza ulteriori indizi. Oggi invece posso sbilanciarmi. Stella aveva creato una macchina per estrarre i ricordi e un metodo per preservare, sebbene parzialmente, la coscienza di Orso, proposta fatta a Saturn. Supponendo che risiedano nel PR, deve esistere un nucleo che conservi quei 21 grammi dell’anima. I cloni non sono solo ricordi; possiedono coscienza e libero arbitrio. Oppure, non abbiamo ancora compreso come Vegapunk trasferisca le coscienze nello storage dedicato. Qual è la differenza tra Edison e gli altri satelliti? Edison non ha raggiunto lo zero negli impulsi vitali e mantiene un corpo integro. Avete intuito dove voglio arrivare, vero?
I presupposti per il ritorno della coscienza di Kuma esistono, eccome.
Diarchia portami via
‘E quando si fa buio… senti il canto delle iene
Nella mia città… le strade sono piene’– Sanguemisto, Clima di tensione
Ne castigherai uno, ne correggerai cento. Ecco la cifra stilistica di Imu.
Appurata la natura secolare dei Gorosei, è evidente dalle varie interazioni storiche che non vengono nominati in gruppo; invece, si sostituisce una perdita o si punisce un’azione insoddisfacente. Aspettavo da anni questo momento e so di poter parlare anche a vostro titolo. Gli Astri sono il braccio esecutivo di Imu e, come sospettavamo da tempo, i Cavalieri degli Dei rappresentano il gotha della società tenryubito (e questo è tutto dire). In pratica, una fascia di famiglie prescelte viene indottrinata e preparata a una possibile candidatura come Gorosei, come dimostra il caso di Garling, boia di Myosgard, fanatico razzista e autore di stragi a God Valley. Oppure, brutalmente, tali attività servono proprio a distinguere i più intelligenti e feroci, che possono aspirare a una posizione di prestigio. Concedetemi una ripetizione: esattamente come Garling.
Questa è una svolta storica. Imu è a conoscenza del risveglio di Nika e ha percepito la presenza di Joy Boy. Sebbene i Gorosei, notoriamente freddi e privi di emozioni, abbiano sempre mitigato le perdite e offerto soluzioni non inclini alla violenza, Garling è un’eccezione. È giunto da pochi minuti e ha parlato con toni di decadenza e tragedia, promettendo il periodo più buio mai visto, incarnando praticamente la sublimazione del caos. Tutto è premeditato: Imu non agisce impulsivamente, non appena percepisce il rivale, si ferma, riflette e seleziona il suo alfiere più brutale, ponendolo al vertice della catena alimentare. Sebbene Garling possieda il titolo di Gorosei come tutti gli altri, è evidente che Imu lo abbia scelto per le sue caratteristiche particolari. Era chiaro fin dal suo ingresso: indossava il classico completo degli Astri. Il primo a manifestare disapprovazione è Nusjuro, mentre gli altri restano inizialmente alteri e infastiditi. Solo dopo le dichiarazioni iniziali, Mars comincia a comprendere la situazione e Ju Peter suda come una fontana.
Quindi, i Gorosei hanno vita eterna, sono legati all’eminenza grigia da un patto che stipulano, ed ecco quindi il significato delle cicatrici: Imu seleziona solo i più forti e crudeli.
La prima domanda da porsi riguarda la natura di Garling. Sarà interessante osservare come combatterà. Essendo chiaramente uno spadaccino, la sua appendice marziale in forma umana è evidente. Tuttavia, tutti i Gorosei hanno incarnato specifici yokai. Una volta trasformato diventerà forse il nuovo Ushi-oni? Io credo di no. Primo, una tale scelta sarebbe priva di mordente narrativo. Secondo, a meno che non esista una lore dettagliata riguardante il frutto di Imu, ogni demone degno di questo nome tende a riflettere la vera natura di chi lo possiede. In altre parole, in base alle inclinazioni personali, al carattere e alle più oscure fantasie, la forma del demone rappresenta il proprio io interiore. Ora pensate a Garling, colui che sta spaventando persino i Gorosei stessi: la sua forma demoniaca sarà sicuramente infernale.
Il suo potere ci dirà parecchio.
Peraltro, Imu ha preso accordi e dato ordini specifici; Figarland parla con la sicurezza di chi sa esattamente cosa sta per accadere. È evidente che la scena serva appositamente per sminuire i Gorosei, indipendentemente da quanto a lungo abbiano ricoperto il loro ruolo, i recenti eventi ricordano loro una verità fondamentale: nessuno è indispensabile, tutti sono sostituibili. Questo mentre realizzano di averla scampata per un pelo, il che spiega la loro totale deferenza e l’assoluta lealtà verso il loro leader. La società dei Draghi Celesti comincia a delinearsi chiaramente. Gli Astri sono i capi indiscussi e conoscono i segreti del mondo, ma non possono neanche andare al gabinetto senza permesso. Nella migliore delle ipotesi classiste, una fascia di eletti viene addestrata e tenuta come vivaio occasionale. Più si distinguono, maggiore è il livello di informazioni e segreti di cui vengono messi a parte. I Draghi Celesti di base sono popolino sciocco, crescono in un ambiente di ignoranza divorante e boria annoiata, ignorano completamente la vita reale (come Myosgard scoprì a sue spese), non raggiungono mai la maturità mentale di un adulto (come dimostra Charloss) e vivono un’ignoranza ben maggiore rispetto alla popolazione comune (Shalria e il secolo vuoto). Vivono in una prigione dorata: se non servissero a Imu come facciata, è facile che li spazzerebbe via.
Questa sera ne parleremo in Fatal, doppiaggio del testo tradotto e adattato, teorie, speculazioni e riflessioni live, come sempre: vi aspettiamo alle 21.00!
https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true
Ora l’altra faccia della medaglia, la rivoluzione.
In maniera concreta, Oda ci fa capire che i rivoluzionari sono a conoscenza dei fatti e stanno traendo le loro conclusioni. Andrò dritto al punto: i meme sono divertenti, ma solo fino a un certo limite. Vedere Dragon fermo da anni non è il massimo, fa innervosire, ma il personaggio è legato a punti di trama che Oda non vuole ancora mostrare, intervenendo, dovrebbe dare spiegazioni che al momento non possiamo conoscere: è il motivo per cui il sensei ha interrotto il flashback di God Valley, puro e semplice.
Sabo esprime un pensiero che molti di noi hanno formulato: il fatto che i nobili mondiali siano così arroccati e isolati non è casuale; l’aria che tira è sinistra. Uniamo la riflessione di Sabo alle indagini che Elizabello sta conducendo su Lulusia e alla vignetta in cui, durante la scena in cui il celeste uccide il cuoco, i nobili si lamentano della scarsità di cibo. Uno di quei degenerati afferma inquietantemente: ‘Dobbiamo uccidere i responsabili, punire i plebei incapaci di governare‘. Qui si sta parlando dei reggenti che governano i vari paesi. Qualunque drago considera plebeo chi non è uno di loro, anche un re, e in aggiunta, lo definisce incapace di governare. Stanno attribuendo la colpa ai loro stessi alleati. Se la situazione dovesse ulteriormente peggiorare, è probabile che venga dato un ordine alla Marina. La differenza è notevole se l’incaricato fosse Fujitora o Aramaki. Questa distinzione fondamentale evidenzia le diverse quote di responsabilità all’interno della Marina. Ma sono le conseguenze a dipingere ipotesi catastrofiche.
Se dovesse saltare fuori l’ipotesi del Nuvosoft, la situazione precipiterebbe, i Vegapunk faranno di tutto per renderlo gratuito a tutti, ma li la differenza la farà la forza militare. Non è un bel pensiero, lo so. Ma quando si parla di sopravvivenza non tutti hanno la stessa nobiltà d’animo. Da questo ragionamento arriviamo a Ivankov, e le sue parole sono parzialmente corrette, ma c’è qualcosa che non riesco a capire.
Perché costruire Tequila Wolf e gli altri ponti? Anzitutto, un ponte non è una palafitta, non è una struttura come Pangea, un ponte ‘conduce’ verso un punto, non è realizzato per ospitare o viverci. Mi viene in mente il simbolo del governo mondiale, quattro linee che conducono a un punto specifico. E allora mi viene da pensare, pensare all’unica spiegazione logica per la quale i nobili potrebbero voler costruire qualcosa che salvi la vita alle persone: quando invece da secoli le sterminano con le epurazioni. Beh, il governo mondiale desidera ancora mantenere il controllo sul mondo e, per questo motivo: esistono luoghi che permetteranno ancora la riabilitazione di coloro che sopravvivono.
Questa ipotesi l’avevo già immaginata nell’articolo del cap. 1113:
‘Il nome del castello dei Gorosei, Pangea, proprio non mi esce dalla testa. Potrebbe suggerire che i Gorosei, o il Governo Mondiale, aspirano a unire nuovamente il mondo sotto un unico dominio, come era durante l’epoca della Pangea. Questo potrebbe essere il loro obiettivo finale: ricreare un mondo unificato, sia in termini geografici che politici.
La teoria potrebbe quindi prevedere che la storia si dirigerà verso un conflitto epocale tra le forze che desiderano mantenere il mondo frammentato e quelle che cercano di unificarlo. L’innalzamento delle acque potrebbe essere una crisi che costringerà tutti gli abitanti del mondo a scegliere da che parte stare. Questi elementi narrativi potrebbero convergere in un climax dove il destino del mondo sarà deciso. La lotta per il potere, la verità nascosta e la salvezza dell’umanità potrebbero essere i temi centrali che guideranno la saga verso il suo finale?
Trovate qui tutto il ragionamento
Torna tutto, almeno sul piano della plausibilità, chissà se sia vero. Una cosa la so per certo, il 1125 è dinamite. Una netta linea guida e substrato solido dell’epos, legata a doppio filo alla trama orizzontale.
Tenaciuos (anti)D
‘ Potevi forse chiamarli, potevi forse indurli a lavorare per te, potevi perfino sbarazzartene. Ma, a volte, essi ritornano’
– Stephen King, A volte ritornano
Questo capitolo è come un presagio antico. Deliquio dark, vertigine degli abissi, punta primigenia degli inferi. Urla e sabba notturni.
Orrore, buio, raccapriccio, vaffa Flanders.
Ehm, scusate, faccio il serio.
E’ il momento di parlare di Saturn e Imu.
Chiariamo anzitutto un tratto determinante, non esiste certezza alcuna che si parli di patti con il diavolo, ma soprattutto che Oda rispetti la classica iconografia europea, per non essere più specifici parlando di quella cristiana. Però, al momento le sfumature sono estremamente simili. E (passatemela) dannatamente avvincenti.
Ad ogni modo, perché – concretamente – stiamo pensando ai patti col diavolo?
- La foggia della coda di Imu, innanzitutto: si presume sia una coda. Non è detto con certezza, ma supponiamolo, anche perché conferisce un certo fascino. Dal demonietto caricaturale più comune, passando per Azazel degli X-Men e i tatuaggi, fino al più basilare immaginario collettivo, la coda di un demone spesso ha quella forma.
- La classica dicotomia male e bene, inferno e paradiso, cattivi e buoni. Anche se Nika non ha niente di angelico, se escludiamo la croce del Culto del Sole.
- La natura demoniaca dei Gorosei, il pentacolo.
Anzitutto, i patti col diavolo, o contratti infernali, richiedono sempre qualcosa in cambio. Questo tema è molto comune in letteratura e cultura popolare. Caratteristiche tipiche dei patti col diavolo:
Tragedia finale: In molte storie, il patto col diavolo si conclude in modo tragico, con il contraente che alla fine si rende conto del costo del suo desiderio.
Scambio di anime o vita: Spesso, chi lo stipula deve sacrificare la propria anima o la propria vita in cambio di un desiderio o potere.
Prezzo nascosto: Il patto può includere un prezzo che non è immediatamente chiaro. Questo prezzo potrebbe manifestarsi in modi imprevisti o tragici.
Regole inalterabili: I patti sono spesso vincolati da condizioni specifiche che devono essere rispettate alla lettera, altrimenti il contraente potrebbe subire conseguenze gravi.
Corruzione: Il patto può portare verso la corruzione morale o la perdizione, riflettendo la tematica del decadimento attraverso il desiderio di potere o ricompense materiali.
Eccellente. Ogni punto richiama ciò che è successo a Saturn, ma il concetto di perdita e sacrificio è quello che affascina di più. Come ricorderete, ho già accennato al fatto che l’Astro si rigenerava a manetta, ma le sue cicatrici precedenti rimanevano intonse. Questo indica chiaramente che il potere è stato acquisito successivamente, trascendendo la sua natura umana.
E ora viene il bello. Siamo in un manga, quindi il potere è usato (per ora) come teletrasporto, ma il pentacolo serve a evocare il demone con cui stipulare un patto. Per chi non fosse familiare con le tematiche soprannaturali, consiglio di recuperare Azuna dell’italianissimo Gianni Pilo (saggista e scrittore di razza) . Potrei approfondire il modo in cui gli Apostoli usano il Bejelit per stipulare un contratto con la Mano di Dio (fatevi un favore, leggete Berserk se non l’avete fatto). E per una chicca, vi consiglio 10 racconti del clan dei lupi mannari, epopea horror di H. Warner Munn, dove un singolo demone attraversa tutta la storia dai tempi dei babilonesi, stilando sinistri e furbissimi accordi. Tuttavia, il tipo di patto di cui parliamo oggi è descritto perfettamente in A volte ritornano di Stephen King. Questo spiega chiaramente l’uso del pentacolo, il tipo di offerta per stipulare il contratto, e soprattutto, i rischi e le conseguenze che ne derivano.
Il protagonista (Jim Norman) offre letteralmente parti del corpo per sigillare l’accordo. Due dita. Che rappresentano la volontà di compromettere la sua integrità fisica e morale. Esattamente come Saturn. Per ottenere ciò che desidera, presumibilmente il potere fine a se stesso. Rinunciare al diritto della propria vita (Imu poteva ucciderlo praticamente quando voleva), è un segno del suo impegno e della disponibilità a pagare il prezzo per il suo desiderio.
Sapete cosa mi fa ridere? Una battuta del buon Adolfo Marco Verderame: sembra un semplice licenziamento. Sì, certo, Imu collega l’inadempienza di 200 anni fa al fallimento di Egghead; ed effettivamente, c’è un’esplosione finale. Ma in realtà sembra che stia defluendo dal corpo di Saturn… qualcosa di più profondo. Oltre a osservare gli anni scivolare via dal suo volto, Saturn non brucia né esplode. Potrete notare che una sorta di miasma si solleva anche dal terreno; non è chiaramente visibile, ma sembra che il tutto avvenga all’interno di un pentacolo. La battuta sul licenziamento è efficace, perché Imu non lo attacca neppure. Capite cosa sta accadendo? Saturn viene distrutto dal peso dei secoli accumulati in modo innaturale, ma soprattutto…
Annullando semplicemente in contratto, quello che defluisce dal suo corpo è il potere di Imu stesso.
Ho i brividi; presto parleremo del numero 5, promesso. Un pentacolo ha cinque punte, giusto? Bene, sarà interessante capire se questa cifra è una scelta stilistica di Oda o se Imu necessita dei famigli proprio come nella tradizione delle streghe.
Vi lascio il video del Re, un bel trattato storico con sfumature di ragionamenti plausibili, un gioiellino da non perdere, a voi!
Poetica antipoetica
Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.
Spesso definisco Oda il Bianconiglio dello Shonen, ma non pensate che sia un’offesa, amici miei.
Essendo per l’appunto un burlone, il sensei oscilla con disinvoltura dall’ironia e l’umorismo a uno sguardo critico sulla società, puntando il dito contro la seriosità eccessiva, la violenza gratuita e gli insegnamenti superficiali, ridicolizzando cliché e stereotipi.
Insomma, la poetica del sensei è deliberatamente antipoetica.
Tanto, quando fa sul serio (come in questo meraviglioso capitolo), riesce a far emergere tradizioni, miti, enigmi, giochi e oracoli dal nostro inconscio, per poi tornare all’umile e sapiente precisione con cui descrive un intero mondo… in poche righe.
Godiamoci il viaggio, genti
‘Per quanto espandi il tuo nome
siamo solamente ciò che la mente presuppone
e se firmo sul contratto con il simbolo del pentacolo
è perché stai facendo un patto col diavolo‘– Salmo, Il Pentacolo
Cenere