One Piece 1123: hangover-punk; spiegazione credibile (?); ego a orologeria

da Stefano 'Cenere' Potì
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Too real is this feeling of make-believe
(Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh)

– The Platters, The Great Pretender

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1123: I sogni son paraocchi.

Fondamentalmente, la trama orizzontale non è una salva inaugurale di continui colpi di scena prodigiosi. Abbiamo la vivacità e la solidità di nuovi scenari vichinghi, magari con quel tocco emotivo in più che ha reso Egghead una saga spesso elettrizzante. Il tutto condito da una narrazione fatta di rivelazioni e tradimenti, perfettamente in sintonia con le aspettative dei lettori più curiosi. Niente male direi.

Calma, lo so, lo so: ‘Sì, ok, ma sono 27 anni che scrive!‘ Personalmente, non mi avvicino a ogni nuovo capitolo aspettandomi sempre una novità assoluta o una rivelazione catartica. Il 1123 è un episodio eccelso? No, ma è un capitolo che sistema i tasselli mancanti delineando la futura direzione della storia, e soprattutto… riesce a condensare l’ottimismo derelitto, la scettica tolleranza e l’innocenza lunatica di Vegapunk: in una singola frase devastante. Ma andiamo per gradi.

E’ il momento dell’Elzeviro

Dopo di me, il diluvio

Come volevasi dimostrare, con Yamato è finita a tarallucci e oden.

Il trattamento riservatole dopo la caduta di Kaido, offre un esempio particolarmente illuminante di come si possa affrontare il tema dell’identità separata dall’eredità familiare. Amata nella Capitale dei Fiori, presa a sassate a Kibi. E’ appropriato che Oda sia scivolato così discretamente nella coscienza critica, dopo la sconfitta di Kaido, in parte già ci aspettavamo che Yamato dovesse affrontare una pesante dose di disprezzo e risentimento. Ecco a cosa possono servire (veramente) le mini-avventure: adottare un approccio più sfumato e progressista.

Intendiamoci, non è il caso di gridare al miracolo; semplicemente, il sensei scrive sfruttando ogni opportunità per evitare la narrativa predestinata a Yamato. Invece di attribuire a lei le colpe di Kaido, sceglie di mostrare la presa di coscienza di una figura che ha combattuto per Wano e ha meritato il suo posto tra la gente, nonostante la sua origine (e ci mancherebbe anche). Questo approccio non solo arricchisce il personaggio, ma amplifica anche il messaggio centrale della saga: la capacità di cambiare e di superare il passato.

Questa è la stessa cosa che accade in parallelo a Egghead, l’avevate notato? I bambini diffidenti verso Yamato sono i cittadini che temono i pirati dopo il messaggio di Vegapunk. Sempre loro accettano poi l’autorità del nuovo signore e le sue decisioni in quanto giuste (esattamente come il popolo si affida alla Marina).

Questo non è solo il viaggio di Yamato probabilmente, ma del volto della Wano nuova di zecca.

Sarebbe stato un’occasione mancata trascurare un messaggio shonen così evidente: se Denjiro avesse punito i ragazzini, colpevoli soltanto di ignorare la verità, non solo avrebbe compiuto un atto inutile e ingiusto, ma avrebbe anche dimostrato di ricadere negli stessi errori di coloro che condannava. Lo avevo già sottolineato nell’analisi del capitolo 1120:

‘Denjiro si propone di educare i giovani indisciplinati che hanno attaccato Yamato. Inizialmente, mi sono trovato bloccato: il ciclo dell’ignoranza continua? Come è possibile? Ma poi, mi sono messo a ridere. Proprio il nuovo daimyo è la persona più adatta per comprendere quei ragazzi, per insegnare loro che il pregiudizio non è altro che una serie noiosa di cliché, se non addirittura preconcetti logori.’

Beh, direi che Denjiro va oltre.

Il momento di intimità tra Yamato, Denjiro e i bambini di Kibi rivela una dimensione più profonda e gratificante di quanto avessi previsto, soprattutto attraverso il piatto che condividono: l’Oden. Questo gesto rappresenta un omaggio al loro eroe, Oden Kozuki, il quale è divenuto simbolo di speranza e giustizia per l’isola.

Il samurai riesce là dove gli adulti nella sua adolescenza fallivano… essere un esempio per i più giovani. L’evoluzione di Denjiro mi ha reso estremamente felice: da guerriero carico di livore e trasformato dalla rabbia, tanto da essere visto dai Foderi Rossi come un fantasma del passato – quando ogni ricordo rappresentava una piccola dose di autodistruzione, mantenendolo ancorato a un passato di dolore e rimpianto – si trasforma in un cantore di ‘Aggiungi un posto a tavola’ (come in Dopo di me, il diluvio). Questa trasformazione riflette una visione ideale di comunità e ospitalità, dove ogni individuo è accolto e integrato nonostante le differenze e le complicazioni del passato. Pertanto, la scena di convivialità non è solo un momento di festa, ma un atto di riconciliazione e celebrazione della capacità di superare le divisioni e costruire qualcosa di nuovo… insieme.

Che meraviglia, peccato poi arrivi Vegapunk.

Signore e signori: cap. 1123…

Caos e dintorni

Se non ci fosse il caos, non mi sentirei a casa.’
– Beetlejuice

Il capitolo inizia con una delle frecce più affilate all’arco di Oda, una tecnica raffinata ed estremamente precisa, affinata con millimetrica perizia nel corso degli anni: la confusione più totale.

Tutti i personaggi, da Doll agli ufficiali, fino a Pomsky, che avevano stoicamente resistito e commentato la potenza dell’Haki del primo pirata, ora giacciono a terra sbavanti, neanche fossero reduci da un rave. Qui scopriamo la capacità unica e terrificante dell’ambizione di Joy Boy: l’effetto ritardante.

Chiedo venia, ma proprio non riesco a rimanere serio in queste circostanze. E comunque non è finita: tra le poche persone a resistere ci sono i Serafini. Devo essere onesto, mi ha fortemente sorpreso che S-Snake inciti a dare la caccia a Luffy. Poi ho riflettuto. I cloni non hanno mai mostrato iniziativa propria; agiscono seguendo due protocolli: A) eseguire l’ordine impartito da chi detiene il chip; B) continuare su quella stessa linea finché non ricevono un nuovo ordine in base la gerarchia. L’ultima direttiva ricevuta dai Serafini è stata la direttiva (poi annullata) di York. Come ricorderete, la stessa S-Snake, mentre erano nelle bolle, rassicurava Luffy, dicendogli che in quel momento non avevano ordini diretti ergo erano al sicuro. Quindi ho capito. Vista la sua espressione preoccupata e tutt’altro che feroce, la nostra illustrissima Boa 2.0 si sta semplicemente preoccupando di dare la caccia al pirata per… Vi ricordate la voce nei filmati di animali a Paperissima?

Dobbiamo stare vicini vicini.

E lì mi sono piegato in due dalle risate.
Oh, possiamo starne certi, in un ipotetico incontro Boa, S-Snake e Luffy, si scatenerà un dramma che al confronto il thriller Orphan sembrerà un film per famiglie.

Facendo una considerazione più seria sull’Haki, i giganti affermano che sembri essere persino più forte di quello di Shanks, e la notizia sembra ben fondata. Al momento, l’ambizione più potente in questi oceani è stata mostrata da Kaido, Big Mom e Luffy. Personalmente, credo che Shanks sia addirittura oltre il livello di Kaido. Per chi si chiedesse perché non lo ha affrontato, la risposta è semplice. In primo luogo, fu proprio il Rosso a fermare il Re delle Cento Bestie dal recarsi a Marineford, e di certo non l’ha fatto solo con del sake riserva Foosha e un paio di Playboy (poi, chissà, vai a sapere…). Secondo, a Shanks non interessava ingaggiare l’Imperatore perché non rientrava nei suoi piani. Infatti ha cominciato a fare sul serio solo dopo aver visto Luffy in forma Nika-boy.

Però… la frase di Dorry è degna di nota.

Afferma di non aver percepito ostilità nell’ambizione, ricordate? La prima manifestazione dell’Haki del Re conquistatore è l’intimidazione. E qui la cosa si fa interessante. Ostile o meno, un Haki di tale potenza avrebbe steso un Capodoglio delle Azzorre. L’ambizione non fa distinzioni; solo un vero maestro riesce a ‘mirare’ bersagli specifici. Quella che abbiamo visto è stata un’esplosione brutale, spartana, primordiale, non un taglio chirurgico, direi più simile alla celebre ‘carezza’ in copertina di Vulgar Display of Power dei Pantera. Per questo la posizione è determinante. Emet, come si vede nel capitolo 1122, si trova sull’isola con i Gorosei pronti ad attaccare davanti a sé e tutta la flotta della Marina alle spalle. Al momento del rilascio dell’Haki, ha investito sia gli Astri che i marine; si vedono chiaramente i fulmini neri che li attraversano, mentre la Drakkar vichinga è stata a malapena lambita. Ne abbiamo conferma nelle prime pagine di questo capitolo: è impossibile che siano stati abbattuti dei vice-ammiragli mentre Usopp, Nami e Chopper sono rimasti coscienti.

L’unica riflessione in merito riguarda il fatto che l’Haki è un riflesso della coscienza, perché, anche nel nostro mondo, l’ambizione è un impulso, una manifestazione dell’affermazione del proprio io. E cosa determina un impulso? La motivazione. Quell’Haki è intriso della ferma volontà di proteggere un amico in difficoltà (ricordate le parole tra Joy e Emet?), un sentimento che, sebbene espresso con ferocia è puro e incontaminato, nato dall’affetto. Per questo sferza gli Astri mettendoli a cuccia in forma umana, abbatte i marine e scuote l’intera isola. Ma la sua matrice rimane un sentimento nobile, ed è per questo che Dorry non lo percepisce come pura brutalità. Ho apprezzato immensamente questa piccola sfumatura.

Ci credo che Imu abbia dato di matto, a prescindere dal rapporto che ci fosse tra i due, immaginate cosa abbia provato beccandosi una bordata di haki senza il minimo preavviso, e non in termini di potenza, ma riconoscendo una data persona dopo 800 anni. Un bello shock direi.

Vi ricordo che Agosto non ci spaventa, questa sera saremo in Fatal! Interpretazione live del testo minuziosamente tradotto e adattato, teorie, ipotesi, analisi e la consueta ironia a cascata che amiamo riservarvi, vi aspettiamo!

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Alcune persone hanno osservato, per lo più in tono goliardico, che la scena della partenza appare paradossale, vedendo gioia e festeggiamenti mentre a bordo ci sono due cadaveri. Beh, innanzitutto, sono appena partiti e sono ancora in preda all’adrenalina; nessuno ha fatto l’appello né si è reso conto pienamente di tutta la situazione. Dopotutto, vediamo solo una manciata di vignette. Se analizziamo la scena nello specifico:

  • Bonney appare placida e sorridente mentre abbraccia Kuma, stabilendo chiaramente uno scenario da lieto fine. Questo ci suggerisce che Orso è ancora in gioco e la trama rimane aperta. Se l’esito fosse stato davvero nefasto, fidatevi, non la vedremmo abbracciare serenamente un corpo inerte. Ai miei occhi, questa è già una vittoria: il nostro eroe non ha lasciato le penne (Saturn, prendi pure un doppio Xanax, grazie). Solo questa vignetta riesce a demolire con classe il percorso oscuro vissuto finora da padre e figlia. Spero che Kuma possa riacquistare la sua coscienza; nei miei sogni più sfrenati, vedo Belo Betty cedere il comando dell’Armata Est a Bonney, in omaggio alla memoria di Ginney, e… immagino i due fianco a fianco nel presentare il conto al Governo Mondiale. Ora che non sono più ricattabili.
  • Vegapunk, come dicevo, sono appena salpati, quindi ci troviamo nel pieno dei festeggiamenti dei giganti, quasi fosse una scena uscita dall’acciaieria dei Simpson (e credetemi, nella mia testa ho sentito Martha Wash urlare Everybody Dance Now!). Zoro finalmente tira il fiato, Usopp è al culmine della gioia nel rivedere i suoi sensei (onestamente, è una mezza vignetta, ma splendida), e Nami tiene in grembo Luffy in versione Nika Sciamenna, visibilmente preoccupata. Piccola parentesi: bisogna davvero iniziare a chiedersi se questo stato di Luffy sia un nerf introdotto da Oda, tra il serio e il faceto, per non renderlo onnipotente, o se nasconda un effetto debilitante con controindicazioni più serie. E qui, finalmente, arriva Sanji.

Il cuoco ha letteralmente fatto la spola tra i vari gruppi, senza fermarsi un istante. È anche l’unico che ha interagito con Vegapunk nei momenti più cruciali. Questa scena porta con sé un sottotesto denso e significativo, che fa apprezzare ancora di più capitoli un po’ più blandi e descrittivi come questo. Sanji dice esattamente queste parole:

Non me la racconti giusta, Vegapunk, quella roba che hai sparato… pensi di aver risolto tutto, eh? Magari non ho afferrato bene, ma hai detto cose inconcepibili…

Avrei voluto erigergli una statua.

L’innalzamento delle acque, il diluvio, le scelte del Re dei Pirati e il coinvolgimento delle Armi Ancestrali: ora la ciurma dovrà affrontare questi temi. Fino ad ora, i fatti del mondo per i Mugi- Robin esclusa – sono stati solo una cornice, un contorno senza particolari sbocchi. Solo l’archeologa, dall’epoca di Alabasta (Luffy, perché voi D dovete combattere?) fino ai discorsi post-Onigashima (Capitano, ti interessa sapere dov’è l’Arma Ancestrale?), ha osservato in silenzio le reazioni di un ‘D’ all’opera, fino a sviluppare una totale fiducia nelle sue scelte. E qui, la parte del leone è giocata proprio dalle riflessioni e dall’intelligenza pratica del cuoco.

Non vedo l’ora di assistere alla prima riunione della ciurma e di ascoltare i pareri di Robin. Questo è davvero il momento più elettrizzante per seguire One Piece. Ora entriamo nella fase della navigazione, un momento ideale per scoprire come Dorry e Brogy abbiano messo fine alla loro faida secolare (lo racconteranno? Non esiste un momento migliore di questo). Sarà interessante vedere cosa emergerà da un dialogo tra i giganti che riconoscono l’incarnazione della loro divinità e Bonney, che sa perfettamente chi sia il Dio del Culto del Sole, e come questi discorsi si intrecceranno con Luffy e la ciurma. Certo, in battaglia le gag di Luffy (Nika, cos’è un Nika?) sono perfette, ma qui il discorso non può limitarsi all’aspetto comico: questa è una realtà con cui devono fare i conti.

A ciò si aggiunge Zoro, che ha riconosciuto la Kitetsu, e Sanji, che esprimerà i suoi pensieri sulle dichiarazioni di Vegapunk, la vera natura dei Gorosei e l’attacco a Robin. Perché, per una mente acuta come quella di Nami, un dettaglio del genere non può passare inosservato; è sottolineato nella scena in cui – nel giro di un nanosecondo – intuisce le intenzioni di Saturn e grida ‘proteggete Robin!‘. In parole povere, Oda ha teso una fune nel momento in cui, appena lasciata Wano, i Mugi erano in lacrime dopo aver appreso del destino di Cobra e della scomparsa di Vivi. Se sommiamo i fatti sopracitati e tutto ciò che hanno combinato gli Astri, ora è diventato un fatto personale.

E sappiamo bene, fin troppo bene, con quale afflato misurato e privo di qualsiasi impulsività, con quale ragionevolezza e moderata temperanza: Luffy gestisca un fatto personale.

Ma per comprendere bene le parole di Sanji bisogna capire le scelte di Vegapunk, nevvero? Ottimo, iniziamo dalla fine…

Il sacrificio di pezzo

E morì, come pensava, mentre cadevano le prime nevi dell’inverno

– Lev Tolstoj, Guerra e pace

La reazione iniziale suscitata in noi da Vegapunk fu contraddittoria.

Le scelte, le motivazioni e le reazioni dello scienziato, come mostrato nel capitolo, rivelano i suoi lati più negativi e palesemente egoistici. Perfino quando opta per la scelta più nobile, è evidente che l’avidità pura, distillata dalla sua essenza, lo abbia condotto perfino al tradimento. Perché esiste un solo dogma per Vegapunk ossia ‘IO‘, e York lo eleva all’ennesima potenza.

Due settimane prima della corrente linea temporale Stella, Shaka e Pythagoras rilevarono anomalie nelle misurazioni del Mother Flame, Oda agisce per esclusione logica, come per Kanjuro, omette volutamente il dettaglio fantasy successivamente spiegabile ma per non lettori difficilmente interpretabile, eppure nell’analisi del cap. 1116 l’avevo beccata in pieno…

Come potete leggere avevo intuito che monitorasse il MF, che la sincronizzazione sarebbe stata determinante, e che doveva esistere una ragione logica per la quale solo due dei satelliti fossero inclusi nel piano. Ma ci sono arrivato per semplice esclusione, e poi, chi diamine avrebbe pensato si resettassero la memoria.

Questo ci ricorda che, nel contesto del fantasy, nulla è da escludere, ed è per questo che baso le mie teorie sulla plausibilità. In una pseudo-spiegazione scientifica riguardante la densità del nucleo del MF (dopotutto, la scienza in One Piece è scienza quanto Giorgio Vanni è un elicottero), si possono trarre alcune considerazioni: hanno alterato i dati relativi ai Serafini e alla fonte di energia in modo tale che non si notasse il differenziale sottratto, e, nel frattempo, qualche birbantello birichino ha rubato la marmellata.

Il primo pensiero dell’umile scienziato geniale è rivolto a Lilith. E per ben tre volte. Ora, sarà che mi ricordo di lei piangere per i propri compagni e cercare di sacrificarsi quando sopraggiunge Nusjuro, ma questa ennesima dimostrazione di sagacia da parte di Stella dimostra solo una cosa: da solo, non sarebbe capace di trovare il proprio retto neanche con entrambe le mani e l’ausilio di una torcia elettrica.

Non è per puro gusto di sbeffeggiare, amici miei; sono inviperito a livelli ciclici perché ho ben presente il suo rifiuto alla causa della rivoluzione, il non aver combattuto per Kuma e, più recentemente, l’aver platealmente voltato le spalle a Clover… abbandonandolo nella disperazione. Stella ha lasciato dietro di sé una scia letterale di distruzione. Rammentate il sogno di Griffith in Berserk, come raggiunge il Castello? Su una strada lastricata di innocenti e amici, a qualunque costo.

Ecco cos’è Vegapunk: un opportunista, che non vede nel suo sogno la felicità delle persone, bensì il riflesso della propria gloria.

E ora passiamo all’affidabilità delle informazioni ricevute. Anzitutto, il piano di York è perfettamente realizzabile: le procedure ad Egghead si fondano su una deontologia precisa, e, inoltre, chi mai tradirebbe se stesso? Quindi…
Altera i ricordi da lei inseriti nel Punk Records, e già questo mina la coerenza del ragionamento. Da sola riesce a ingannare tutti per tre mesi. Ora, diciamocelo chiaramente: è stata pura fortuna la sua, e comunque viene scoperta. Questo porterà alla scelta radicale di eliminare i propri ricordi, creando l’effetto domino studiato dai tre Vegapunk, che vogliono scongiurare anche la più remota possibilità che il piano venga rivelato. Idea adeguatissima, fantascientifica, con quel pizzico di agrodolce che ogni tanto arricchisce un contorno troppo fedele al canone shonen.

Peccato per le forzature narrative.

Stella e i suoi scoprono che York aveva contatti con Mary Geoise, e qui emerge uno scarto temporale di un giorno. Questo dettaglio mette in evidenza quanto sia ancora nebuloso il processo con cui gli scienziati riversano i propri ricordi nel Punk Records. Ad ogni modo, qui si arriva a un paradosso, ed è magnifico.

Vegapunk sa con certezza che il Mother Flame sia stato usato come una sorta di ‘munizione non standard’ dal retrogusto nucleare. Senza esitazioni, sapeva quindi che il Governo Mondiale è corrotto fino al midollo. E qui, davvero, non ci sono scuse per il suo egoismo. Essendo stato amico di Clover e avendo discusso con lui più volte, conosceva perfettamente l’origine del marcio; e come amico di Dragon, avendo assistito alla tragedia di Ohara, qualunque dubbio residuo avrebbe dovuto essere spazzato via. È stato testimone diretto del comportamento disumano di Saturn verso Bonney, Ginney e Kuma. Ora che il MF è in possesso del nobili celesti Lulusia viene rasa al suolo. Come puoi non avvertire l’umanità? Come puoi dichiarare di non sapere chi sia buono e chi cattivo? La risposta amici miei, sta nel piano del Governo. E diamine, è perfino plausibile.

Il messaggio per l’umanità viene trasmesso prima dell’arrivo dei Mugiwara e prima dello scatenarsi di Saturn, e questo cambia radicalmente la situazione. Lo scienziato era già consapevole del pericolo che proveniva dal passato, conosceva l’esistenza di fazioni opposte ed era in bilico tra l’attribuzione delle colpe e l’incertezza delle sue convinzioni. Roger non era intervenuto, e Saturn si era dimostrato effettivamente sadico nei confronti di Kuma. Ma Kuma non era forse un pirata e un rivoluzionario? Non era, quindi, schierato dalla parte sbagliata? La chiave di tutto sta proprio nello scarto temporale.

Vegapunk assiste in prima persona al lato oscuro dei Gorosei, manifestato nel loro tentativo di uccidere una bambina. Il comportamento degli Astri è un mix inequivocabile di alterigia e superbia, che riduce gli esseri umani al ruolo di semplici schiavi o oggetti. Nei Gorosei non c’è traccia di ciò che rende un individuo autenticamente umano. Hanno già dimostrato di essere pronti ad attivare le Armi Ancestrali, garantendosi una scorta indefinita di munizioni. Al contrario, i pirati si sono rivelati empatici e interessati a obiettivi completamente diversi: proteggere la figlia di Kuma, dimostrando ragionevolezza, serenità e un disinteresse sincero verso la brama di potere.

Avete capito dove vado a parare, vero?

Vegapunk asserisce: ‘Cos’è davvero il Governo Mondiale?!’ Prima di toccare con mano gli eventi di Egghead.

Confinato per anni su un’isola, Stella non aveva idea (come tutti) degli effettivi ruoli nelle forze del mondo, non ne conosceva i protagonisti. Aveva registrato prima di assistere in prima persona alle reali intenzioni di Governo e Pirateria.

Uno svolazzo narrativo mica da poco, in un sol colpo: A) contestualizza il dubbio atroce dello scienziato tra chi potesse avere intenzioni negative; B) conscio della natura dei pirati dice a Sanji di contare su di loro per trovare il One Piece. Ha investito finalmente sulla nuova Era.

Quel che mi fa imbufalire è che Vegapunk attribuisce l’esito dei fatti ad un errore di calcolo anziché alle proprie colpe:

‘È tutta colpa mia…!! Non avrei dovuto separare il “desiderio” da un essere umano…!!!’

Col piffero, aggiungo io. Hai separato il desiderio da te stesso, illudendoti che le tue scelte siano ancora giuste. Ma, dopo tutto quello che hai visto e vissuto – Clover, Dragon, Kuma – non puoi continuare a credere di essere dalla parte del giusto. Eh no, bello, non funziona così. Il desiderio, nella sua forma più pura, è una forza che spinge l’individuo verso ciò che percepisce come necessario o gratificante. Quando questo desiderio si intensifica e diventa insaziabile, si trasforma in avidità, una forza più oscura e pervasiva.

L’avidità, per sua natura, non conosce limiti. È qui che la brama di potere entra in gioco. Quando una persona è consumata dall’avidità, il potere diventa non solo un mezzo per ottenere ciò che desidera, ma anche un fine in sé. Infatti, è spesso visto come lo strumento ultimo per soddisfare e perpetuare i propri desideri senza restrizioni. Esattamente quelle dalle quali vuole liberarsi York.

I fatti successivi consacrano definitivamente la natura di Vegapunk. Rammentate la frase devastante a cui accennavo in apertura? Bene, ci siamo.

Lo scienziato non è intrinsecamente malvagio; il suo primo pensiero è far evacuare i civili da Egghead. Tuttavia, la motivazione di base non risiede in un nobile sacrificio, bensì, ancora una volta nell’ego. Anche se riuscisse a fuggire, nessuno al mondo, eccetto i suoi carnefici, potrebbe garantirgli i fondi stellari a cui è abituato. Ancora più importante, è consapevole di aver voltato le spalle a tutti, rivelando la sua vera natura, e sa di essere ormai a corto di scappatoie. Questo diventa evidente quando implora Luffy di portarlo con loro nella fuga. Tuttavia, ammettiamolo: chiunque può commettere errori. Ciò che risulta profondamente sbagliato è l’intenzione:

Io morirò, ma non sarà una morte vana!!!

Ma dico, almeno una volta menzionare la scelta pericolosa di Dragon, il sacrificio di Kuma, o il nobile coraggio di Clover? Sono loro ad aver compiuto i veri sacrifici. Questi personaggi, sebbene agiscano in modi completamente diversi, hanno sempre incarnato il concetto di ‘noi‘. Per Vegapunk, invece, esiste solo e soltanto ‘IO‘. È certamente un gesto nobile onorare l’epigrafe morale di Ohara con i suoi mezzi più potenti trasmettendo la sua memoria, e infatti, ciò riaccende la spinta verso la ricerca del One Piece. Tuttavia, rimane il fatto che avrebbe potuto trasformare la Rivoluzione in una macchina da guerra, aiutare Clover nel suo disperato bisogno e, così facendo, risparmiare a Kuma una galleria di orrori.

Ci vado giù pesante perché aspettavo da anni questo personaggio, e analizzarlo in maniera così accorata non fa che sottolineare quanto sia scritto bene. Difatti accetta con risolutezza gli appunti lasciati da sé consapevole e dice con fermezza a Sanji di abbandonarlo per innescare la reazione a catena. Il fatto che satelliti positivi e coscienziosi come Pythagoras e Shaka lo supportino non vale granché sono lui: è come guardarsi allo specchio e darsi ragione. Va sottolineata la loro natura altruista, Shaka è conscio della Rivoluzione abbandonata anni prima, difatti avverte Dragon nella speranza che i loro percorsi diversi raggiungano il fine comune.

Il sacrificio di pezzo è una delle tattiche più spettacolari e decisive nel gioco degli scacchi. Se impiegato correttamente, può determinare un vantaggio cruciale e cambiare l’esito della partita. La chiave del successo risiede nella comprensione della posizione e nella capacità di prevedere le conseguenze future. Con una pianificazione meticolosa, il sacrificio di pezzo può trasformare una posizione apparentemente svantaggiosa in una vittoria trionfante.

E Vegapunk, con la sua strategia, ha mosso i suoi pezzi sulla scacchiera con due settimane di anticipo.

Il naufragar m’è dolce in questo mare

Jimmy: Non… non è un romanzo di avventura, vero?

Sig. Hayes: No figliolo, è qualcos’altro

– King Kong, 2005

Prima di gridare all’unisono ‘tutti a Elbaf!’, teniamo a mente che una volta che la saga precedente arriva a conclusione, Oda spesso inserisce una fase preparatoria.

Il sensei non segue uno schema fisso per le transizioni, ma è evidente che c’è una struttura definita che guida il passaggio da un arco narrativo all’altro. Alla conclusione di una saga, Oda spesso dedica tempo a chiudere le trame principali, riflettendo sulle conseguenze degli eventi e preparandoci per il cambiamento. Questo non avviene mai in modo improvviso; piuttosto, viene gestito attraverso un processo di transizione che permette di assimilare le risoluzioni e di prepararsi per il nuovo sviluppo.

A) Saturn è rimasto ad Egghead ed è entrato in possesso di Emet, il che non promette nulla di buono. In realtà, sono state salvate capra e cavoli: l’isola, il Mother Flame, e uno dei Vegapunk. Tuttavia, altri obiettivi sono miseramente falliti e il messaggio è stato trasmesso. La reazione di Im sarà probabilmente simile a quella di Muzan nei confronti di Akaza dopo l’arco di Mugen Train. Ricordate nei Griffin, quando Stewie rivuole i soldi da Brian? Ecco.

B) Sono sopravvissuti i Vegapunk in cui speravo, quindi entrambi i fronti dispongono di pari mezzi, e la battaglia si giocherà a livello mentale. La cosa più affascinante è che i satelliti rimasti, privi di inserti meccanici o fibre cibernetiche, sono proprio York e Lilith. Queste due sono le più umane tra i cloni di Vegapunk. Probabilmente si tratta di una scelta sia di design che narrativa: infatti, sono le uniche a provare emozioni intense e brucianti, proprie del comportamento umano, piuttosto che seguire protocolli da macchina.

C) Siamo in una fase senza precedenti. Shanks è sempre intervenuto per garantire che Luffy continuasse il suo viaggio, sia a Marineford che a Wano; eppure, ora che si sono scatenati addirittura gli Astri… nulla. Dopo la manifestazione di Nika, il Rosso sta seguendo per la prima volta in 27 anni il suo piano. Questo rappresenta un tipo di oscurità narrativa particolarmente avvincente e spettacolare, poiché tali dinamiche non si erano mai verificate prima. Nel modo più assoluto.

D) Teach rimane la mina vagante per eccellenza. Con un piano estremamente preciso e con informazioni devastanti ora a sua disposizione (Caribou è tornato, baby!), le sue mosse potrebbero avere un impatto cruciale. Mentre Vivi affronta una fase narrativamente intensa, Shirahoshi si trova in una posizione pericolosamente esposta. Al contrario, a Wano ci sono forze combattive di rilievo, ma sono lontane anni luce da comunicazioni e interazioni con l’esterno. E se vi state chiedendo come tutto questo possa riguardare Teach… beh, non abbiamo la minima idea del perché piangesse da bambino, quale sia il suo sogno reale o perché desideri il potere di Hancock. Recentemente, non abbiamo nemmeno visto il suo volto associato al discorso di Vegapunk, né una smorfia né un sorriso malefico. Questo silenzio è estremamente significativo; una sua reazione avrebbe fornito indizi cruciali su ciò che sa e cosa gli interessa.

E) La CP è sull’orlo di grandi novità: Stussy ha svelato la sua vera identità, Kaku ha subito una trasformazione profonda, e persino Lucci ha mostrato un lato umano. La Marina, d’altro canto, è in uno stato di pericolosa disgregazione: Fujitora e Aramaki si sono confrontati duramente, Kizaru è in piena crisi esistenziale e Akainu sembra solitario nel suo ruolo. Tuttavia, la SWORD è in piena ripresa, dimostrandosi più lucida e performante sia sul piano istituzionale, con Smoker, sia su quello operativo non ufficiale, con Tashigi.

F) E ora un dettaglio piccino picciò. L’intero mondo è profondamente cambiato. I disguidi che si celavano sotto la superficie, i fatti misteriosi e i segreti condivisi solo tra pochi, la distinzione tra Marina e Pirateria che determinava l’ordine sociale… Puff! Tutto evaporato. E tra le innumerevoli domande e dubbi che affliggono il popolo, cosa potrebbe realmente alterare l’ordine sociale? Ovviamente il ‘NuvoSoft’, l’unica invenzione che potrebbe garantire la sopravvivenza. Questo elemento è cruciale in ogni contesto distopico che si rispetti. Il Governo si è già messo al sicuro, e presto alcuni inizieranno a notare l’anomalia: la nobiltà, spaccata in due ma unita nello stesso fronte economico ideale, è per forza di cose divisa. La reazione di un Bekori d’annata non sarà mai la stessa di un Elizabello. E, naturalmente, infine, il popolo. Che, essendo gli ultimi nella società e abbandonati a loro stessi, potrebbe finalmente insorgere e ribellarsi.

Potrei continuare, ma questi sono solo alcuni dei fatti che potrebbero innescarsi ancor prima di Elbaf, e ve lo dico chiaramente, l’incertezza della qualunque è l’atmosfera che amo di più in assoluto. In ogni saga avevamo la certezza assoluta che il popolo fosse ignaro, il Governo avrebbe fatto al massimo tot azioni, si dovesse abbattere il villain di turno e certe tematiche non le avremmo viste neanche col binocolo, ora non più. Ora può veramente succedere qualsiasi cosa. Oh si… Il naufragar m’è dolce in questo mare.

Vi lascio il video del Re, una analisi calibrata, ben ragionata e ironica (molto ironica), creata con un occhio che cesella contenuti da ben 12 anni, a voi!


I sogni son paraocchi

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

Vegapunk, abbandonando la rivoluzione, rifiutandosi di aiutare Clover, ossessionato dal suo sogno, è uno di quei personaggi letterari che sfuggono a definizioni nette, ribelli a classificazioni semplicistiche.
In lui convivono la luce e l’ombra, il genio e la follia, l’innocenza e la crudeltà.
Un personaggio che non si lascia imprigionare nelle strettoie di un’etichetta morale, simbolo di una complessità che riflette l’ambiguità della natura umana stessa.

Pur nella bontà di fondo, il suo sogno ha generato fin troppi disastri, ingiustizie, esecuzioni. Egghead è un diesel emotivo che performa solo dopo un’accelerazione lenta, lentissima.
Per poi (Kuma, Ginney, Bonney, la Fede) travolgere tutto al suo passaggio. Come esplorazione personale di ciò che significa essere intrappolati in un ciclo di violenza e oppressione, invece, diventa un’esperienza decisamente più potente.
Quasi intima.
La crisi di un uomo dal brio fantascientifico che racconta una favola tragica, ricordando un sogno imperfetto.

Godiamoci il viaggio, genti

‘Oh-oh, yes, I’m the great pretender
Adrift in a world of my own…’

– The Platters, The Great Pretender

Cenere

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