One Piece 1090: il diavolo nei dettagli, negazione plausibile, cuori in Atlantide

da Stefano 'Cenere' Potì
4,6K visualizzazioni

Non puoi comprare la rivoluzione. Non puoi fare la rivoluzione. Si può solo essere la rivoluzione. È nello spirito, o da nessuna altra parte.’

– Ursula K. Le Guin, Un’ambigua utopia

Pluralità di spazi.

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1090: il diavolo è nei dettagli.

Capitolo che si presenta in modo peculiare, un piccolo spartiacque all’interno della trama. Nonostante la mancanza di rivelazioni eclatanti o eventi epocali, riveste un ruolo significativo come una miniera di dettagli preziosi. Questi dettagli spaziano dal comportamento osservato in Robin, al fattore di lignaggio dei Seraphim, e persino alla pressione morale che incombe sulla Marina. Inoltre, vengono suggerite le scelte intraprese da Bonney, così come la rivelazione della natura totalitaria di Saturn. Senza dimenticare i misteriosi ideali di Kizaru, che costituiscono un evento di per sé straordinario.

È innegabile che nel 1090 manchi un climax esplicito. Tuttavia, l’assenza di un picco di tensione non ne riduce l’importanza, poiché la narrazione si focalizza su… dettagli, appunto, che contribuiscono alla comprensione più profonda della trama orizzontale.

Perché è un capitolo che parla tra le righe.

È il momento dell’Elzeviro

Il canto delle ombre

È evidente come la saga di Egghead giochi abilmente tra trama orizzontale e verticale. Mentre la prima raggiunge l’apice degli eventi con momenti cruciali come l’incidente dell’isola del futuro, che rappresenta una frattura di risonanza mondiale, la seconda si concentra sul rivelare i caratteri, la psicologia e le intenzioni dei personaggi che fino ad ora erano rimasti in gran parte in secondo piano.

Se avete letto i miei articoli precedenti, saprete che Oda sta dipingendo Egghead con determinati colori, artifizi letterari quali:

  • entrelacement
  • prefigurazione
  • prosopopea

Beh, il sensei ha tirato fuori dal cilindro l’agnizione. Una tecnica volta a due importanti compiti:

  • rivelare la vera identità di un personaggio
  • rivelare le vere intenzioni di un personaggio, oppure, quando il suddetto prende consapevolezza della realtà

In più, questa tecnica può eseguire entrambi gli scopi per un singolo individuo. Chi è l’unico che abbraccia completamente entrambi questi aspetti? Chi sta in prima fila (ma rimane sempre nell’ombra)? Chi ha la capacità di compiere ciò che il Governo Mondiale teme maggiormente, ovvero rivelare al popolo la verità?

Morgans, ecco chi può farlo. Perché i cento anni di vuoto sono metafora di buio. L’oscurità che avvolge il mondo nell’incertezza.

Il giornalista dalle mille maschere, emerge come una figura misteriosa al centro di un’intrecciata trama. Tuttavia, dietro la sua veste di cronista si nasconde un’anima ancora più intricata, alimentata dal frutto Zoan che indossa come una seconda pelle. L’agnizione sottolinea il potere dell’identità. Quindi? Delle motivazioni celate. Come giornalista, Morgans diventa il canale attraverso il quale queste rivelazioni sfuggiranno all’inganno e alla censura, raggiungendo il pubblico mondiale. La sua penna è l’arma che spezzerà il ciclo di insabbiamenti, assicurando che gli avvenimenti siano noti a tutti, e il suo ruolo diviene ancor più vitale nella necessità di far emergere la verità.

E poi c’è Kizaru, l’ammiraglio che sembra danzare attraverso il tempo come la luce stessa. Ma in questo lampo accecante, l’agnizione lo porta a confrontarsi con le proprie ombre interiori. I riflessi accecanti di giustizia e dovere si dissolvono lentamente. Nel paragrafo relativo al Marine vedremo una dedizione inedita, totalmente rivolta al bushidō. Attraverso questa rivelazione, Kizaru diviene un faro di ricerca, sia per sé stesso che per gli altri, in un mondo in cui la moralità è tanto sfuggente quanto la luce.

Infine, Aokiji, non presente nel capitolo, ma altro esempio perfetto. La sua calma glaciale si rivela come uno specchio che riflette le profondità delle sue intenzioni nascoste. L’agnizione lo costringe ad affrontare il conflitto tra i suoi doveri e la compassione umana, mettendo in discussione l’immagine di sé che ha mantenuto per anni. Aokiji emerge come un uomo tormentato, diviso tra la fredda fermezza dell’autorità e l’ardente desiderio di vedere un cambiamento profondo nel mondo.

Nel vorticoso intreccio di verità nascoste, vari personaggi si affacciano al precipizio delle proprie rivelazioni. L’agnizione, come un vento tagliente, spazza via le illusioni. Le maschere cadono, i veli si squarciano e le verità emergono. Così, tra dubbi e incertezze, si svela ciò che era rimasto celato nell’oscurità, illuminando il cammino verso un destino condiviso.

La strada che porta verso una nuova alba.

Signore e signori: Capitolo 1090…

L’ultimo baluardo

Impara quali domande sono senza risposta e… non rispondere: è questa l’abilità è più necessaria in tempi di stress e oscurità.

– Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre

Il capitolo parte con ritmo sincopato, quasi da ballata jazz. Luffy sta parlando con Saturn, i mugi si confrontano con il GM: siamo oltre le colonne d’Ercole.

Il capitano ripete quella certa pantomima telefonica eseguita con Doflamingo a Dressrosa, la notevole imbruttitita verso Big Mom a Fishman Island, e l’indimenticabile sfoggio di ignoranza avvenuto poco prima dello sbarco a Punk Hazard (dove fu prontamente ripreso: proprio da Robin e Usop, peraltro). La serie di telefonate buffe di Rufy è ormai un fatto noto. Chiunque potrebbe trovarsi dall’altro capo della linea: Imperatori, Cinque Anziani, gli Occulti Supersovrani dell’Universo, Ellen Degeneres. Non importa chi sia, quando alza la cornetta, urlerà sempre e comunque: “Qui parla Rufy, diventerò il Re dei pirati!

In effetti, Rufy è il mio preferito, ma ha la capacità mentale di un tostapane.

Prima di addentrarci nelle sottili implicazioni legate a Robin, prendiamo in considerazione Saturn. Comprendiamo la ragione della sua presenza, essendo la Divinità della Scienza e della Difesa: è la figura incaricata di sorvegliare il contesto scientifico. E ha stabilito le seguenti priorità:

  • Il corpo di Yoke: fate attenzione, tradotto dal giapponese si riferisce direttamente al corpo. Questo sottolinea quanto Saturn consideri Yoke come un mezzo o un oggetto
  • Ovviamente, il Punk Records: l’intera conoscenza di VP
  • E il nuovo (o forse antico, come progetto) giocattolo: il Power Plant

Allora, facciamo il punto. Perché, per la prima volta, il comportamento di Saturn è deliberatamente inumano. I Cinque Anziani non sono certo degli angioletti, soprattutto dopo la scena di Sabo. Ci chiediamo perché seguano così ciecamente Imu. È per paura di qualcosa che deve rimanere sconosciuto nelle pieghe del tempo, o anche i loro volti tradiscono i segni del fanatismo? Cosa sappiamo moralmente dei Cinque Anziani?

Hanno sempre espresso reticenza all’uso della violenza deliberata, come nel caso dell’autorizzazione del Buster Call su Ohara. Mostrano chiaramente un senso di amarezza e riluttanza nel prendere una decisione così drastica. Questo dimostra che anche se detengono un’enorme quantità di potere e autorità, non mostrano sempre disinvoltura quando si tratta di usare la violenza. Questa sfumatura di emozioni e ambiguità nei confronti dell’uso della forza, conferiva ai Cinque Anziani una maggiore profondità e complessità. Finora.

In questo capitolo vediamo il rovescio della medaglia, il loro dominio totalitario è evidente attraverso le decisioni autocratiche prese senza consultazione pubblica, trascinando il mondo di One Piece in un regno di controllo implacabile. La figura di Saturn, in particolare, sa sfruttare la conoscenza di Vegapunk e il Power Plant, dimostra la sua abilità nel plasmare l’andamento della società senza opposizioni. E qui entrano in contrapposizione due figure: Saturn e Doberman.

Faremo le nostre considerazioni in virtù di questa vignetta

Doberman è chiaramente al limite.

Per concludere questa parentesi su Saturn, è cruciale esaminare il ruolo che il Marine riveste nella narrazione, poiché la scena è chiaramente strutturata a tal fine.

Doberman, come viceammiraglio della Marina, potrebbe essere descritto come un individuo con una personalità autoritaria e decisa. Considerando la varietà delle personalità che One Piece presenta, è possibile che Doberman incarni un forte senso del dovere e della giustizia, riflettendo i valori fondamentali della Marina.

Tuttavia, come la storia spesso dimostra, i confini tra bene e male possono essere sfumati. Doberman potrebbe avere sfumature grigie nella sua personalità, mostrando una propensione a prendere decisioni difficili o ad adottare approcci più severi per individuare i suoi obiettivi. Il suo allineamento con la Giustizia Assoluta, in linea con Akainu, non è casuale. Questo tipo di giustizia pone un’attenzione intransigente sull’applicazione delle leggi senza eccezioni, indipendentemente dal contesto. I sostenitori di questa visione ritengono che la rigorosa applicazione delle leggi sia fondamentale per mantenere ordine e stabilità.

Nelle varie saghe, Doberman emerge come un membro severo e disciplinato della Marina, con una chiara priorità per la giustizia e l’aderenza alle regole. Tuttavia, alcuni momenti rivelano sfaccettature della sua personalità. Durante la battaglia di Marineford, Doberman ordinò che i marine sofferenti fossero abbandonati poiché considerati deboli: quindi indegni di vivere. Questo atteggiamento estremo riflette la sua dedizione al rigore e all’efficienza, anche a costo della compassione.

Inoltre, durante l’evento di Marineford, Doberman manifestò la sua determinazione ad eliminare Rufy, figlio di Dragon, ritenendolo una minaccia futura. Questo atteggiamento evidenzia la sua volontà di garantire la sicurezza della Marina a qualsiasi costo, anche se ciò comporta decisioni scomode.

Infine, la scena in cui Doberman rimase perplesso o persino contrariato dall’intervento di Shanks durante l’evento di Marineford, dimostra come il suo fanatismo per l’obbedienza alla giustizia possa scontrarsi con situazioni impreviste e complicate.

Eppure il suo spirito sta cedendo. Perché Saturn avrebbe strappato un applauso ad Aramaki, con i suoi atteggiamenti totalitaristi, disfunzionali. Già, Totalitarismo, ossia la distruzione di ideali patriottici, l’annichilimento di una nazione, un popolo: quando rivendica la propria libertà. I tratti combaciano spaventosamente, il totalitarismo funziona esattamente accentrando il potere in un gruppo ristretto (i Draghi Celesti), un unico partito (il Governo Mondiale), e addirittura in una sola persona (Imu-sama).

Quest’ultima è la sfumatura teocratica, degna del contratto sociale di Hobbes e Rousseau.

Attenzione. Il Cinque Anziani non dice gli esseri umani bensì le vite umane, come a volersi porre su un altro gradino evolutivo. Per carità, è un fruttato (probabilmente mitologico) e un drago celeste, sicuramente non si ritiene come il popolino. Ma, sapete cosa dice letteralmente?

Considera le vite umane come nient’altro che insetti… anche se ne perdi qualcuno, si riproducono in un batter d’occhio!!

Sapete chi ricorda, più che una divinità? L’agente Smith in Matrix. Quel senso di degnazione mista a disprezzo, quel classismo darwiniano agli estremi, nel paragonare la specie umana a qualcosa di inferiore. Non è un caso che Kizaru non fosse presente in questa conversazione.

Perché ad una azione corrisponde una reazione, e vedere quella di Kizaru a determinate parole: chiarirebbe definitivamente la sua posizione verso il Governo Mondiale.

Per ora vediamo una Marina logorata e stanca, La sua condizione può essere paragonata a un girone dantesco, un luogo in cui l’anima è intrappolata nella lotta interminabile tra la ricerca della giustizia e la distorsione dei valori.

Volete un approfondimento linguistico totale? Questa sera – come ogni domenica – ci sarà la Fatal Royal Reading. Vi aspettiamo su Twitch, con la solita analisi piena di contenuti (e verve dissacrante) del Bike. A voi il link!

https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true

Subentrano tre osservazioni veloci.

Atlas: è di nuovo fresca (iraconda) e pimpante, ci siamo dimenticati la sua asserzione sui guanti che toccano la luce? Ossia l’intangibile?

Luce = Kizaru. Ci abbiamo pensato tutti, ma in termini di combattimento? Relega l’utilizzo a chi non sa usare l’Haki. Sempre che non fosse una vignetta fine a se stessa.

Yoke: la traditrice sa il fatto suo, VP ha creato i cloni considerando la propria individualità. Errore madornale (cit). In una situazione di emergenza, un incendio, una rapina, siamo sicuri di quale lato della nostra personalità prenderebbe il sopravvento? No, nessuno può saperlo. In più, lei è fatta a sua immagine e somiglianza. Lei è Vegapunk. Con tanto di quoziente intellettivo e capacità cognitive, è stato veramente facile bloccare tutto con una password, c’era poi bisogno di dimostrare che il Punk records non fosse condiviso? Lilith non sapeva chi diamine fossero i mugi, Shaka si, con tanto di profili psicologici. Questo spiega in scioltezza il dubbio di VP, la capacità di effettuare o annullare la pietrificazione di S-snake. Yoke veeera scacchista, un passo avanti tutti quanti.

Elbaf: è l’isola più vicina, in perfetto proseguimento di trama. Con un inciso sinistro. La memoria di Ohara è sia lì… che nei libri recuperati dai giganti. Una delle due sarà distrutta? Questo mi dice l’istinto. Magari prendo una cantonata epica eh, ci sta. Ma farebbe sicuramente parte del climax ansiogeno, che tanto ama Oda sensei.

E qui arriviamo a Robin: l’ultimo baluardo.

Abbiamo la prova definitiva di una motivazione che ci fa dannare l’anima da anni:

  • perché Robin non rivela alla ciurma i segreti dei PG?
  • perché la sibillina domanda a Luffy: ti interessa l’arma ancestrale? e la relativa risposta: naaah, non me ne faccio niente. Indiscutibile gradino emotivo. Robin non voleva sapere cosa ne pensasse Luffy. No. Voleva sapere cosa ne pensasse una D
  • e, soprattutto, perché non dice mai un beneamato su due anni interi passati con i Rivoluzionari?

Perché lei sa che la conoscenza è potere. E difende la ciurma dalla sua stessa impulsività.

Nel crepuscolo delle verità celate, si staglia una figura centrale, Nico Robin, archetipo dell’enigma e della sapienza. L’archeologa dei Pirati di Cappello di Paglia è conosciuta per la sua riservatezza riguardo alle conoscenze più oscure. Eppure, dietro a questa reticenza, si cela un motivo profondo, un timore che l’incoscienza possa scatenare conseguenze disastrose. E lei questo lo sa fin troppo bene.

Mentre Rufy, temerario, si appresta a svelare informazioni in un contesto che richiede la massima circospezione, Robin è lì, nella penombra, a fungere da baluardo contro l’impulsività. Il timore che i dettagli, le sfumature sottili, possano dar vita a un’autodafè dell’essenza stessa del sapere, della storia e della cultura o, come ora, di un piano di fuga: è palpabile.

L’archeologa è conscia del potere inestimabile delle informazioni che ha raccolto nel corso degli anni, dalle criptiche tracce dei Poigneglyph alla profondità dei Rivoluzionari durante il timeskip. Ma questo sapere è una spada a doppio taglio, un archivio di conoscenze che potrebbe gettare il mondo nell’oscurità se non maneggiato con estrema cautela.

Il suo silenzio non è una mancanza di fiducia, bensì un atto di protezione. Le verità che custodisce sono come libri antichi, sottili pagine di memoria che potrebbero incendiarsi se esposte troppo alla luce accecante dell’impulsività.

Così, mentre Rufy potrebbe essere il portavoce dell’azione, Robin è l’antitesi silenziosa, l’ombra della riflessione, l’essenza che impedisce il naufragio nell’ignoto. In un mondo dove la verità può essere tanto distruttiva quanto illuminante, l’archeologa è il baluardo che respinge il pericolo, una fiamma di protezione che danza tra le pagine della storia e della conoscenza.

Ecco perchè non dice assolutamente niente neanche ai suoi amici. Si chiama negazione plausibile, se non sei a conoscenza di un fatto: come potrai mai rivelarlo?

Il diavolo è nei dettagli, vero?

Guinea pig

L’amore non sta lì, immobile, come pietra, deve essere fatto, come il pane; rifatto continuamente, reso nuovo.

– Ursula K. Le Guin

Esiste qual certa narrativa fiction, purtroppo anche leggenda metropolitana presente nella realtà, oltre che nei fumetti. Bambini orfani reclutati da agenzie governative. I Guinea pig (porcellini d’india). Questo paragrafo parla di S-snake, ma soprattutto di Lucci e Kaku. La somiglianza risiede nell’adozione forzata per poi creare una vita di violenza e spionaggio, in cui il libero arbitrio viene limitato e distorto. Sono stati formati e manipolati per svolgere ruoli che spesso comportano azioni immorali, rendendoli, dì fatto, vittime del sistema in cui sono cresciuti.

Avete presente Reze di Chainsaw man? O Gabimaru, di Hell’s Paradise. Ecco, loro sono esattamente dei Guinea pig.

Parliamo anzitutto della piccola Boa. E teniamo a mente che i Seraphim sono cloni, non androidi come i pacifista.

Boa capisce le interazioni umane, la tensione, la paura. Tanto da tranquillizzare gli animi asserendo che non uccideranno nessuno: perché non ne hanno attuale direttiva. La volontà dei Seraphim è un impulso. Non credo che nessuno di noi si sia mai arrabbiato con un telecomando, quando qualcuno ce l’ha strappato di mano e ha cambiato canale. Tutto qui. Ma hanno tre reazione diverse:

  • Jinbe è laconico, quasi interdetto
  • Mihawk decisamente stizzito, oltraggiato
  • Boa quieta gli animi

In poche parole? I cloni hanno le stesse reazioni della controparti originali. Hanno lo stesso carattere. Ma lo riflettono pedissequamente nell’applicazione dell’ultima direttiva in vigore. E qui viene il bello. Perché Boa è collaborativa per via del flashback con Luffy, oppure avremmo visto la solita regina gelida e altera, fiera e sprezzante. Qui sorge il dubbio – sollevato dallo stesso creatore, Vegapunk – di come funzioni il flusso di informazioni nei Seraphim. Facciamo il solito paragone, come Neo in Matrix (e sò due, si, lo ammetto: ho rivisto il ciclo da poco). Il karate degli uomini pesce fa parte del corredo culturale-genetico di Jinbe (ricordate la versione di Oda, viene disegnato con il Karategi già da infante), difatti il clone lo conosce alla perfezione. Esattamente come lo stile di spada di Mihawk, il suo modo di brandirla. Allora, perché questo crea confusione, sia in noi che in Vegapunk? Qual è la differenza? Semplice.

Quelli di Boa… sono sentimenti.

A prescindere dall’ordine, la logica comportamentale dei Seraphim è legata più a quella di una macchina, piuttosto che a quella umana. Ma sempre per inferenza logica, non era forse Yoke ad aver manomesso i cloni, impartendogli gli ordini? Da come viene presentato nel capitolo, Vegapunk li pone in condizione di non nuocere, ma è Luffy a sbloccare Hancock. Ergo:

  • Stella ha ripreso l’ordine gerarchico?
  • oppure si presenta l’opportunità che i Seraphim abbiano libero arbitrio?

Ammettiamolo. C’è una notevolissima mancanza di oggettività nella gestione dei cloni, fin dal principio. Ma: il diavolo è nei dettagli, nevvero?

L’originale Boa Hancock non è geneticamente predisposta ad amare Luffy. Al loro primo incontro, anzi, l’ha l’ha letteralmente odiato, schernito, diamine… voleva ucciderlo. Tuttavia, grazie a un gesto nobile di Rufy nei suoi confronti e nei confronti delle sorelle, Boa impara ad amarlo. Pertanto, possiamo dedurre che il prelievo del DNA è avvenuto durante il periodo di Marineford, quando Boa era già affascinata da Rufy. Oggettivamente, il momento preciso conta poco; ciò che riveste rilevanza è la trasmissione dei sentimenti. Ripeto, non esiste una predisposizione genetica all’innamoramento: Boa ha trasmesso direttamente tutta la gamma di emozioni affettive che prova per il capitano. Ad Egghead, forse la logica scientifica può essere sfidata a favore della costruzione di legami emotivi tra i personaggi. La narrazione si basa sullo sviluppo di connessioni emotive tra individui, anche se alcuni aspetti possono discostarsi dalle leggi biologiche reali.

L’inferenza logica e’ confermata da S-Hawk.

Mihawk incontra Zoro, lo ammira, fra loro nasce la mutualità del rapporto maestro-discepolo, piuttosto che quello tra antagonisti. Allora perché il clone trasecola (ricordate la vignetta, è atterrito) quando Zoro lo ingaggia ad Egghead? Semplice. Mihawk non ha corredo genetico di uno Zoro: che gli tiene testa.

Più che naturale – e sinceramente spassosissima – la scena in cui Boa sbarella per Luffy. Semplicemente? Lei lo amava già, ma non l’aveva mai incontrato.

Chest’è.

Ora Lucci-boy. Se volessi guardare il dito e non la Luna. Vedrei soltanto ciò che il capitolo mi mostra, ossia che Lucci sta tradendo i mugi. Mera descrizione didascalico positivista, plausibile, ma un po’ arida.

Qui ci sono due strade, per me.

O Lucci mantiene il profilo: e Kaku dovrà fare una scelta morale. Ricordate W7, Kaku era felice di una vita normale, è triste per avere conosciuto solo un’esistenza da assassino.

Oppure Lucci (se scritto bene) diventa uno dei più grandi plot twist di One Piece. Perché secondo il profilo psicologico: è plausibile.

Ricordate i Guinea Pig, ossia una realtà odierna: orfani reclutati ed educati solo a combattere, la cui unica famiglia sono la dottrina insegnata. E per questo inarrestabili, perché non conoscono il calore dei sentimenti umani.

O Lucci tradisce il Governo, o Kaku passa la barricata. Vi ricordo che sono mie interpretazioni, chiunque ha il diritto di ragionarci, nessuno ha la verità in tasca. Noi sappiamo che ha elargito informazioni, non quali informazioni. E beh.

Contestualizziamo l’assassino.

Lucci è noto per la sua capacità di separare le emozioni personali dalla sua attività professionale, ritenendo che mostrare fragilità emotiva sia una falla. La sua ossessione per la perfezione e il completamento delle missioni assegnate lo rende disposto a compiere qualsiasi azione necessaria, anche se ciò significa sacrificare vite umane. La sua freddezza può farlo sembrare inumano, ma è anche una dimostrazione della disciplina estrema che lo guida.

Nel corso degli eventi, emergono indizi che suggeriscono che Lucci non sia immune alle emozioni, ma le sopprime profondamente. La sua storia personale e la sua connessione con il passato possono aver contribuito a formare questa personalità chiusa e ossessionata dal dovere. E’ un individuo di poche parole, che comunica attraverso le sue azioni più che attraverso le parole. Aggiungiamo il suo lato sadico. Afferma di agire per il GM, solo perché autorizzato legalmente ad uccidere.

Praticamente è l’Hisoka di One Piece (e io AMO Hisoka).

Perché allora dovrebbe avere dubbi che lo spingono a tradire il Governo?

Rob Lucci, un tempo incarnazione della freddezza e della dedizione spietata, potrebbe trovarsi a un bivio interiore. La sua personalità, una volta dura e implacabile, è ora sfumata dai dubbi che inizia a solleticare le profondità della sua coscienza. Mentre ha sempre seguito i dettami della teocrazia e le politiche totalitariste del Governo Mondiale, una nuova luce inizia a illuminare i recessi oscuri del suo animo.

Credete che il killer n°1 del GM non sappia che sono sacrificabili? Non ha fatto forse (durante il viaggio) una domanda-riflessione tra l’omicidio di Vegapunk e Lulusia?

Questa potrebbe essere l’occasione che scatena il conflitto interiore in Lucci. Per la prima volta, il suo rigore adempiuto al dovere si scontra con il suo nuovo dubbio emergente: perché il governo autorizzerebbe tali azioni distruttive? La sua dedizione al dovere potrebbe iniziare a incrinarsi, poiché Lucci si trova di fronte a una realtà sconcertante. I dubbi potrebbero farsi strada nella sua mente: sono davvero giustificate le azioni del Governo Mondiale? O è possibile che siano guidate da un’agenda più oscura?

Lucci potrebbe chiedersi se il suo fanatismo sia stato sfruttato per scopi che non comprende appieno.

Questi dubbi potrebbero portare a una lotta interna, a un conflitto tra la fedeltà che ha sempre dimostrato e la nuova realizzazione che le cose potrebbero non essere così chiare come credeva. Lucci potrebbe trovare la forza di guardare oltre la facciata ufficiale e affrontare la verità amara che si nasconde dietro le politiche totalitariste.

L’evoluzione psicologica di Rob Lucci da una dedizione cieca a una riflessione critica sulla sua fede e le sue azioni potrebbe aprire nuove porte per il personaggio, consentendogli di crescere e cambiare in modi imprevedibili. E sarebbe bellissimo

L’ammiraglio di Schrödinger

‘È molto difficile per la malvagità impadronirsi dell’anima non consenziente.’


– Ursula K. Le Guin

Prima del piatto forte, ovviamente gli antipasti. Ossia Bonney.

Nei precedenti articoli mi sono soffermato su Lafitte, in particolare su Katarina. Ho sentito un mucchio di gente insinuare che questa Bonney sia la kitsune. Genti, il Frontier Dome era attivo, è un qualcosa che nemmeno Saturn sa come valicare. Allora, mettiamo caso che Lafitte abbia la capacità unica di violare simili strutture, non è forse forse arrivato nella sala riunioni per proporre Teach come Shichibukai? Ok, facciamo questo volo pindarico:

  • non conosciamo niente del suo potere, qualsiasi speculazione si basa sull’etica professionale di Emilio Fede: sul nulla. Satira a parte, io ho una regola, ossia teorizzare sul plausibile
  • qualora fossero lì tra loro, come possono – allo stato di capacità attuali – Luffy, Zoro e Sanji ignorarne la presenza? Quando cioccarono Caribou a chilometri di distanza, nel palazzo di Nettuno? E non mi si dica che serve concentrazione, beccarono il pirata in fase festa mugi, ossia rilassati e pieni di cibo (sake, nel caso di Zoro) fino le pupille. Qui sono in una fase di allerta estrema
  • ad esser pignoli la finestra temporale sussiste, Bonney era sola durante la visione dei ricordi, ma non voglio sostituirmi all’autore. Questa cosa voglio godermela

A me sovviene il solito dubbio, perché i kurohige ad Egghead? Non sapevano ci fosse la ciurma. Al che mi dò la solita risposta. Ciò che vuole disperatamente Teach è il potere di Boa. Teach ha visto la mini-Boa ad Amazon Lily

Quel potere è estraibile anche da un clone?

A tal proposito vi linko come sempre il video del Re. Un viaggio elegante tra scienza, cultura giapponese e genetica applicata. Uno sguardo lì dove è difficile guardare. Un must.

Kizaru-boy.

Le ragioni per cui non si rifiuta, ma anzi decide di ingaggiare Sentomaru… affondano nel bushido. Attenzione, lo sta onorando come si conviene tra guerrieri. Certo, adduce la ragione di doverlo abbattere per non subire perdite ingenti. Ma difatti Kizaru si ribella, contravviene un ordine. Può un uomo con un tale senso dell’onore appoggiare la repressione di popoli? Avvallare l’omicidio di massa? Quanto è importante che non fosse presente nella conversazione Doberman-Saturn?

Le parole si trasformano in sentenze complesse, un’orchestrazione di identità e principio. Non infrangerò i miei ideali, afferma Kizaru, una dichiarazione che getta uno sguardo penetrante sulla sua psiche sfuggente. Un uomo la cui inerzia è leggendaria, mostra ora una risolutezza che oscilla tra la luce e l’oscurità. Un segnale di una coscienza più profonda, di credenze interiori che potrebbero mettere in discussione persino l’autorità dei Cinque Anziani.

Nel mezzo di questa dialettica complessa tra ideali e obblighi, Kizaru rimane un enigma, un essere il cui io può essere sia il gatto vivo che quello morto nella scatola di Schrödinger. Il suo carattere, fluido come un raggio di luce che attraversa l’oscurità, lascia spazio a domande senza risposta. Le scelte che compie, la tensione tra ciò che dice e ciò che fa, sono la tela su cui dipingere il quadro di un uomo in bilico tra due mondi.

Una goccia al contrario

Spero di avervi intrattenuto, strappato una risata, ma soprattutto spinti a riflettere.

Come una goccia al contrario, il mondo di One Piece danza su un equilibrio delicato tra il noto e l’ignoto, tra l’ombra e la luce. Immaginate una goccia d’acqua che invece di cadere verso il basso, si eleva verso il cielo, sfidando la gravità e rompendo le leggi convenzionali. Allo stesso modo, in questo intricato universo, i personaggi come Kizaru, Morgans e Yoke, come gocce ribelli, sgorgando in direzioni inattese, rivelando verità celate e distorcendo le percezioni. Così come la goccia al contrario sfida la logica, così questi protagonisti sfidano le convenzioni narrative, portando con sé una pioggia di rivelazioni e cambiamenti che rivoluzionano la trama stessa.

E, come dico da sempre…

Godiamoci il viaggio, genti

È bello avere una meta verso cui dirigersi; ma è il viaggio che conta, alla fine.

– Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre

    Cenere

    Related Posts