‘La mia destinazione non è più un luogo, ma un nuovo modo di vedere‘
– Marcel Proust
L’insofferenza del presente.
Salve genti, nuova analisi, capitolo 1065. Diamine, una bella legnata.
L’autore sta inanellando una serie incredibile di capitoli, uno più sbalorditivo del precedente; ma senza rinunciare al suo primo amore: la semplicità. Una definizione di minimalismo narrativo che sarebbe piaciuta persino a Raymond Carver (scrittore-simbolo della narrazione breve). Ma, frutto di un senso di scrittura estremamente ben precisa.
Dio, se c’è da analizzare nel 1065, ma diamo anche un’occhiata alla sceneggiatura che sta curando il mangaka, prima che qualche luminare dica che l’autore mette in moto meccanismi: così, de botto, senza senso. Lo facciamo nel consueto Elzeviro, da buon anfitrione è mio dovere accogliervi, pronti? Daje
Madeleine, binario 01
Dualità tra tecnologia e morale, fattore di lignaggio, il tanto agognato tema temporale, e (spingendo sul pedale della fantasia) magari civiltà che hanno violato patti di reciproca convivenza per evitare una distruzione totale? Chi lo sa. Una cosa è certa: in questo capitolo si apre una pagina importante. Fondamentale.
Il tempo. Che concetto affascinante, il tempo.
Qualunque scrittore, prima o poi, subisce la malia di questa tematica: ve lo posso garantire. Ungaretti e Foscolo ne furono quasi ossessionati, Ibsen e David Herbert Lawrence riuscirono ad influenzare addirittura la poetica di Bukowski. Ma, esiste un punto di riferimento assoluto: Marcel Proust. Costui scrisse in sette volumi un gioiello della letteratura mondiale: Alla ricerca del tempo perduto. Di una potenza espressiva tale da influenzare le fantasie di registi come Sergio Leone e David Cronenberg.
Me cojon… ehm, impressionante, volevo dire impressionante. A scanso di equivoci…
Mille scuse, il romano in me emerge.
La genesi del capolavoro di Proust? Mordendo una Madeleine, un tipo di biscotto che mangiava da bambino, quel gesto scatenò una marea di ricordi della sua infanzia e, in definitiva, di tutta la sua vita. Iniziando ad avere una visione d’insieme.
Un punto di coerenza unico da cui trarre le somme della propria esistenza o, guarda caso, di una vicenda. Una storia.
Ora, il trigger mnemonico (scritto con la tecnica narrativa della Cornice come idea di sintassi) per noi lettori è il medesimo. Questo capitolo è un piccolo shock, letteralmente, le profetiche parole di Clover sul passato, i venti regni che combatterono quello antico, la damnatio memoriae sulla diffusione di informazioni e la caccia ai PG. Perché forse, solo forse, quel regno non rappresenta una minaccia come arma, ma come Simbolo.
Per il punto di coerenza, va ricordato che esistono quattro leggi di impossibilità nella scrittura fantasy, codificate da Karl Popper:
- L’impossibilità tecnologica
- L’impossibilità teorica
- L’impossibilità scientifica
- L’impossibilità logica
A noi interessano la prima e la terza, vedremo come si intersecano con il Regno Antico più avanti, durante l’articolo. Perché Oda sensei è un artista disciplinato, sa bene di inaugurare un discorso che agognamo da anni; quindi sa ancora meglio che era meglio farci fare mente locale, darci il tempo di ricordare le esperienze più importanti e significative (diluite in anni di narrazione) in merito, di aver appreso tutto ciò che era possibile e necessario apprendere. Perché a noi fosse chiara una realtà. Non esistono barriere tra passato, presente e futuro. Il tempo va visto tramite due concezioni: relativa e soggettiva.
E il 1065 è la nostra Madeleine.
‘Coloro che interpretano il simbolo… lo fanno a proprio rischio e pericolo‘
– Oscar Wilde
Come lettori, la nostra destinazione non è un luogo, ma, come riportato nell’incipit di Proust, la nostra destinazione è un nuovo modo di vedere.
Qui, ora, dopo 25 anni. Nel presente narrativo.
A nostro rischio e pericolo…
The Mugi scientific picture show
Precisazione iniziale, in Naruto esistono ciclicamente tre figure assolute, una sacra Trinità: i tre ninja leggendari.
In One Piece abbiamo Caribou, Apoo e Buggy: i tre casinisti assoluti.
Sembrerebbe una battuta, ma non lo è genti… non lo è per niente. Costoro (al netto della trama orizzontale) hanno seminato più confusione, danni e macelli di tutta la vecchia pirateria messa assieme. E non siamo ancora a niente. Solo Caribou detiene quasi la totalità dei segreti dell’opera, e ha già reso manifeste le sue intenzioni di parlare con qualcuno, il pirata non è una Supernova, no no, Caribou è un asteroide: in direttissima linea di collisione con il pianeta sono ca**i amarissimi.
Tant’è che i Mugi (vere cime!) non si curano minimamente di trattenerlo, anzi, lo invitano a prendere il volo dal loro nido. La scena sulla nave è surreale, l’equivalente dell’incontro con una persona di cui non rammenti il nome
Caribou- ma saaaaaalve amicici!
Zoro- eh? sei ancora qui?
C- ehm, il patto stipulato, è un’isola governativa, qui rischio la vita
Z- vero, carissimo! Bravissimo! Te si che sei un grande! Vabbè, cià
C- ‘tacci vostra
E, dite quello che vi pare, ma più passa il tempo più vedo Caribou (e lo doppio mentalmente) identico a Er Monnezza. Identico. Dettaglio insignificante? Ora ha veramente un motivo per vendicarsi di loro.
I mugi, preoccupatissimi, continuano a sorbire beatamente il loro tè…
Cambio scena, Punk Records. Finalmente vediamo una ambientazione più tecnologica, finora (non che sia deluso) non mi era sembrata spettacolare. Un po’ trattenuta, forse inconsciamente mi aspettavo qualcosa di più mirabolante. In fondo noi lettori abbiamo visto migliaia di rappresentazioni del futuro tecnologico. Ve ne sono chiarissime rappresentazioni in tantissimi manga e comics, persino in Topolino ne vediamo di sgargianti
Questa è una collezione edita dal Messaggero (ereditata da mia sorella), dove vengono disegnati ambienti avveniristici in maniera intelligente e spassosissima. Insomma, a Oda può mancare tutto tranne la fantasia, che la scarsa tecnologia abbia radici più profonde nella frase: ‘questa è un’isola del passato’? Intrigante. I nostri sensi di ragno vibrano.
I mugi si deliziano con tecnologie sia basilari (le scale mobili), che avanzate (la porta che cambia la struttura atomica per essere tangibile). Lilith è sempre affabile, finché non si intacca il rigore scientifico (e le tasche!) lei è tutta sorrisi e fiorellini. Ma… attenzione, subentra un discorso da economia verde, con tanto di riferimento all’energia sostenibile e illimitata (e qui si potrebbe parlare tanto di inquinamento quanto di impatto ambientale), fino al riferimento di poter creare un sole personale. Non ci credo, è troppo bello per essere vero. La mente da scrittore si è sintonizzata subito verso discorsi allucinanti. Conoscete la mia politica: senza elementi plausibili (figuriamoci una sola frase) bisogna postulare su basi solide. Quindi…
Quale momento migliore per ricordarvi che oggi ci sarà la Fatal Reading. Vi aspettiamo questa sera alle 21.00, con un capitolo simile sarà una serata infernale, vi lascio il link!
https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true
Tutto procede tranquillamente, finché i nostri non incontrano un Serafino. E chi poteva essere il primo ad andare contro la ciurma?
Yes, of course.
Parlando di iconografia cristiana, è esistito colui che poeticamente potremmo definire il primo traditore. Beh: Giuda scansati proprio. Ok ok, con Jinbe si fa per il meme (è troppo facile), fatto sta che i mugi vivono il paradosso dei loro stessi sensi.Vedendo un loro compagno diverso, alato, delle stesse dimensioni ma con le fattezze di un infante. Da lettori e lettrici attenti avete assimilato la scena, lo sbigottimento della ciurma diviene esitazione e poi vulnerabilità. Esattamente come Bonney, come si fa ad ingaggiare una figura familiare, seppur dai contorni alieni? D’altronde il viso del Cyborg è uguale alla la recitazione ventennale di Chuck Norris: espressivo come un cubo di porfido.
I Mugi stilano ipotesi razionali, finché Franky non intuisce la natura di quella cosa: è un Pacifista (la ciurma non sa minimamente cosa sia un Serafino). Serajinbe ingaggia con il laser, senza pietà, Nami (vera bussola morale del gruppo) si trattiene, ha già visto bambini giganti a PH, non riesce ad attaccarlo. A Serajinbe non frega un beneamato, esattamente come Mr Pink nuota nel pavimento e afferra Nami per il collo, brutalmente. Errore madornale. Rivediamo il Sanji sadico che pestava a sangue Full Body, e con Robin, la dolce e gentile Robin… il sensei ci fa ricordare Bud Spencer
‘Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo’
Tuttavia nessun attacco (compreso quello di un perplesso Usopp) sortisce il minimo effetto su quella cosa. Finché non entra in scena Edison: il Vegapunk n°3. Che blocca il Serafino prima che subisca il Radical Beam di Franky. Ok, stop, fermi. Prima di procedere sulle nuove figure di VP, possiamo riflettere sulla natura dei Serafini, oh se possiamo. Queste le valutazioni:
- come scrissi nel parallelo di dimensioni fra Teach e Hancock: hanno lo stesso gigantismo dei bambini di PH. Perché bastava stimare le dimensioni testa Mihawk-avambraccio Teach e figura intera Hancock-figura intera Teach
- il Serafino mostra il potere di un frutto. Interessante, ma non abbiamo forse già visto poteri replicati? Il frutto completo di Kaido, latecnologia laser di Kizaru, che per il sottoscritto (per me, mia visione personale, la verità è dell’autore) è solo ispirata alla tecnologia. Una cosa è sicura, con i poteri dei frutti sono veramente armi di distruzione di massa
- Non mostrano per ora Haki, e secondo me non ne avranno, a mio modesto parere l’Ambizione è un flusso di energia spirituale e, soprattutto, sgorga direttamente dalla coscienza. E qui si parla di cyborg
- il fattore di lignaggio, e si, questa è da brividi. Era tutto un test. I Serafini più combattono più si evolvono, la crescita è direttamente proporzionale alla mole di nozioni assimilate. Loro son bambini, ma crescono
- macchine da guerra intelligenti. Nessuno, ripeto nessuno, ha insegnato il Karate degli uomini-pesce a Serajinbe, ma lo conosce, capite cosa intende Pithagoras? ‘le esperienze sono immagazzinate nel fattore di lignaggio!’. Jinbe è uno fra i più potenti utilizzatori di quell’arte marziale, un fuoriclasse assoluto, la sua controparte non si è allenata un giorno: lo ha in memoria, con la resistenza di un lunariano e, santo Dio, è clonabile
E ora, la stella negli occhi. Ricordate che era impressa negli occhi del serafino di Boa? Ma non in quello di Mihawk, che aveva le sue consuete pupille e iridi. Bene. Guardate gli occhi di Serajinbe: sono normali, finché è fermo. Nessun SEGRETO RIVELATO o arcani svelati. Molto banalmente? O il sensei ci zumma su per fare le vignette fighe, perché non si vedono né col mezzobusto né col primo piano, oppure quello è il segno che: ad un Serafino è stato impartito un preciso ordine.
Ma tanto i serafini sono agli ordini del GM, ahh, si si… ma per quanto?
Dimenticavo, una precisazione personale. Ho visto genti disquisire su fatti mai avvenuti nel manga; creator stranieri asserire che Zoro userà delle spade laser. O perculare Sanji che si era fratturato malamente la gamba nel capitolo, ma scusate, che manga leggono? Che poi a stancarsi tanto viene l’emicrania, e un motivo c’è…
Semmai credo che come creator si abbia un compito, che non è obbligatorio ma bensì un’opportunità: contribuire alla riflessione della gente. In questo si, credo fermamente. Che poi nel Bike lo si faccia con un quintale di umorismo e beffardigia è normale, la vita già è un casino, divertiamoci…
Sei personaggi in cerca d’autore
Ma non quelli di Pirandello, finalmente abbiamo una visione generale del core Vegapunk! E subito partono legnate. Edison e Pithagoras assomigliano più a degli androidi piuttosto che a dei cyborg. Di per se è tutto dire, un cyborg può propendere benissimamente più verso il lato umano che quello della macchina, per di più, i due fronti della robotica sono volutamente confusi. I primi due che vediamo non hanno niente di umano (il Mala li ha già identificati come precisi omaggi ad alcune opere giapponesi, ne parleremo sicuramente in Fatal stasera).
Invece la terza, Yoke, lo è decisamente, anch’essa ragazza, e con un look simile a Lilith. La presentazione di quest’ultima è come sempre peculiare: come per quasi tutte le new entry, oda usa un tratto ben specifico. Incuriosito, per non sfigurare ho chiesto ad un mio amico, il maestro Andrea ‘Qunix’ Cuneo, avete presente la vignetta di Yoke, bene, guardate quella di Atlas o quella di Ryokugyu, vedete come si intersecano nello spazio bianco? Voi riderete, ma i dettagli della grammatica del disegno mi mandano in visibilio. A quanto pare quel tipo di tecnica è semplicemente uscire fuori dai bordi, sbordata dalla vignetta. Concetto paragonabile alle splash page
‘Nel manga spesso si usa per presentare un personaggio, con una pin-up che lo mostra interamente, sbordando appunto sulle altre vignette sovrapponendovisi.’
– Andrea Cuneo
I tre nuovi personaggi sono una squadra ben coesa
- Lilith trova i fondi e si assicura non ci siano intralci
- Edison intravede le possibilità e sperimenta
- Pithagoras raccoglie ed elabora i dati
Yoke è… la funzione fisiologica. A quanto pare anche gli altri sono cyborg, in apparenza. Necessitano di energia e la richiedono sotto forma di cibo, avvertono l’impellenza di un bisogno fisiologico, e sono pure sincronizzati! Beh, ci pensa Yoke! Che oltre a mangiare quantità gargantuesche di cibo, cag… ehm, espleta per due individui. Due, non sei? Infatti ho scritto in apparenza cyborg, occhio alle vignette, i due robot esprimono sollievo contemporaneamente, Atlas urla pugno digestivo. E non credo sia un caso. Credo che la percentuale robotica sia veramente differente nei vari cloni, non che faccia molte differenze, ma comunque una cosa è chiara: mangiare-espellere-dormire, seguendo questi cicli Yoke mantiene attivi 24h tutti gli altri.
Ha pienamente senso.
Per uno scienziato, per molti geni, per tanti (c’è poco da ridere) mangaka, dormire è una perdita di tempo ma, senza dormire, le capacità cognitive vanno a farsi benedire: ergo il tuo lavoro fa schifo. Quindi et voilà: ci pensa Yoke, baby.
Tat Tvam asi
Retaggio millenario.
I restanti mugi incontrano Shaka, che ordina agli altri di fermare i test con il serafino e blocca la ciurma. Le Dom Shoes non sono niente di eclatante, l’equivalente degli stivali magnetici nel film Face/off di John Woo del 1997. Ma, la regia della scena è veramente bella, al dialogo con Shaka si mischia la scoperta del robottone da parte di Luffy e gli altri. Dà istintivamente il senso di ere che si accavallano, dal vecchio al nuovo e viceversa.
Perché, mentre Jinbe (giustamente) accredita quella tecnologia come futuristica, Shaka ne rivendica un retaggio ben più antico, perso nelle nebbie di 900 anni prima. Oda ci rivelerà tutto, a modo suo. Non scaldatevi genti, pensate a quanto tutto questo ci mancherà un giorno: e vedrete che vi calmerete immediatamente. Poi, se a qualcuno non piace la narrazione del sensei… liberissimo eh; ma per me è come dire che David Bowie non avesse personalità, sinceramente. Prima di un paio di considerazioni vi consiglio il video del Re, il suo attaccamento a questo tema è storico, vedrete un contenuto di una bellezza rara, che credo contempli una possibilità sfuggita a tutti noi, vi lascio il link genti!
Per quanto riguarda me, per il momento sono cauto, aspetto maggiori informazioni, ma nell’Elzeviro vi ho menzionato le quattro impossibilità di Karl Popper, e fidatevi che Oda si baserà sulla prima e la terza, occhio, per farvi esempi degni di nota mi baso sul nostro mondo non quello di One Piece, in un’epoca X non il 2022:
- L’impossibilità tecnologica, non posso andare su Marte perché non è stata ancora inventata una simile tecnologia, ma con un adeguato impiego di mezzi organizzativi e tecnici, in futuro si potrei riuscirci
- L’impossibilità scientifica, non posso viaggiare nel tempo, perché è un fenomeno va in contraddizione con le strutture e le leggi dell’universo conosciuto
Per non parlare dell’impossibilità teorica, che mette in mezzo Platone e addirittura Aristotele. Se li ho citati è perché Egghead (come sostengo da settimane) è una saga basata sulla moralità. Sia quella fra coscienza e macchina, sia sui crimini commessi 900 anni prima… esiste qualcosa di oscuro nel secolo buio di One Piece, probabilmente qualcosa di spiacevole, quasi sicuramente qualcosa che non è minimamente come ci aspettiamo.
Proprio dei due filosofi citati, l’eredità per due millenni ha combattuto con la natura dell’uomo, la società ideale: la moralità.
La tecnologia non poteva essere la medesima? E come hanno creato e inciso i PG?
Ci divertiremo, fidatevi.
Tat tvam asi, (sanscrito: tu sei quello) Questa affermazione è presente nel sesto capitolo della Chandogya Upanishad (600, ac) induista, la famosa espressione del rapporto tra l’individuo e l’Assoluto.
Che rappresenta il fuoco della conoscenza: sia quello del Leonardo Vegapunk, sia quello di noi lettori
Il 56° esagramma
Oda gioca con noi, fidatevi genti.
‘Chi sa non parla, chi parla non sa. Chiudere la bocca. Smussare il tagliente. Schiarire il confuso. Offuscare l’abbagliante’
– Tao Te Ching, cinquantaseiesima massima
Offuscato tra le nebbie di 900 anni fa, nel mondo di One Piece è successo qualcosa. Dopo 25 anni ci avviciniamo alla realtà dei fatti, ma come ho detto in apertura: il tempo è sia soggettivo che relativo. Esattamente come la narrativa di Proust, che segue il ritmo della memoria inconscia e ritrova quella verità che il fluire del tempo di continuo cancella.
La stessa che presumiamo di intuire: e probabilmente è quello che l’autore vuole farci pensare.
Godiamoci il viaggio, genti
‘Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo delle cose come erano’
– Marcel Proust
Cenere