‘Tutto ciò che è realtà oggi, tutto ciò che toccate e in cui credete e che vi sembra reale oggi, sarà, come la realtà di ieri, un’illusione domani.‘
– Luigi Pirandello
Detrazione metafisica.
Salve genti, nuova analisi! Capitolo 1063, ossia: la prova inconfutabile che la brevità, a volte, è sinonimo di bellezza.
Il 1063 è un vortice.
E il destino dei protagonisti è preso da quel vortice, quindi Oda sensei scrive la (semplice ma articolata) trama orizzontale come un romanzo, i cui capitoli hanno la struttura di vere e proprie novelle. One Piece è una storia con intenti morali, sono la vera e propria cornice narrativa, all’autore essa serve come pretesto per raffigurarci la propria interpretazione circa il destino dei personaggi.
Il 1063 è un affresco impressionante, per verità e rigore stilistico, dove senza alcuna forzatura si alternano frivolezza e intensità, gioia e (micro) punte di nichilismo; riesce a toccare vertici di assoluta eccellenza, in un vortex delirante di predeterminazione del futuro: per nulla renitente al fato di ben tre Supernova. Parla potabile, Cenere.
Il 1063 è una fo**utissima meraviglia.
Ehm, je m’excuse…
Partiamo dunque con l’Elzeviro, ossia la mia modesta (e personale) esegesi dei capitoli di One Piece
La sfera noumenica
Spesso nei capitoli di One Piece esiste un unico tema portante, a volte è un’emozione (coraggio, speranza, follia…) predominante nel singolo specifico, a volte si sviluppa come fil rouge in più vicende, quindi in più capitoli. Per questo una volta paragonai Wano ai grani di un Rosario. Credo fermamente che il tema ricorrente, l’epicentro emotivo, di Egghead sia e sarà la moralità.
Ci sono personaggi agli antipodi che eppure condividono questa tematica, tralasciando Zoro che potrebbe condurre in quella direzione: Lucci, Bonney e Vegapunk.
La piratessa la tratteremo più avanti nello specifico (per via degli avvenimenti del capitolo), partiamo da Lucci. Lo conosciamo. È il ritratto di anaffettività, freddezza e pragmatismo: doti essenziali per un killer. Rob Lucci, finora, ha espresso comportamenti prettamente non umani:
• il tratto felino della sua natura, nel provare piacere nel massacrare e infliggere traumi psicologici e lesioni fisiche
• l’unico sentimento che lo smuove è la lotta, è felice solo nella prospettiva di un duello, praticamente l’Hisoka di One Piece
• anche le mini-avventure lo dimostrano, seppur salva delle persone, lo fa compiendo una strage: difatti traumatizzandole
Per la prima volta sembra avere scrupoli morali. Questo non significa essere folgorati sulla via per Damasco, certamente no. Ma i dubbi sull’omicidio, la stessa correlazione a Lulusia, fanno pensare ad una sfumatura.
Lucci ha capito che il prossimo sulla lista può essere anche il CP-0.
E solo questo farebbe a presupporre scrupolo morale, per i suoi compagni e (forse) un filo anche per Vegapunk.
Occhio genti, non vi confondete, a Lucci del governo non gliene frega niente, si è sempre presentato come un sociopatico. Almeno in un paio di occasioni rivendica la sua natura omicida, tipo nel capitolo 382, dove dice di far parte del GM esclusivamente per essere autorizzato legalmente ad uccidere, in sintesi?
Questo Lucci
‘Qual è il senso di eliminare l’uomo più utile del mondo? Che abbia qualche legame… con l’incidente di Lulusia dell’altro giorno…?’
È ben differente da questo Lucci
Per Vegapunk la moralità è imperativa come tematica. Non solo lo scienziato è accomunabile a da Vinci, o un moderno Moreau con stravaganze alla Willy Wonka. Ma forse (in base le sue personalità divise) egli è parte della rivoluzione filosofica che tanto era cara a quel genio di Immanuel Kant. Filosofo immenso, una gemma nello scrigno dell’evoluzione umana. La sua Critica della ragion pura (critica intesa come analisi) era basata su: possibilità, validità e limiti.
Fra mille studi, approfondì anche la sfera morale. Ora, non entriamo nello specifico (solo per poter iniziare a studiare veramente Kant: occorrerebbero 2-3 mesi di studi preliminari). Ma è determinante la sua epigrafe morale
‘Due cose riempiono la mente di ammirazione e stupore sempre nuovi e crescenti, quanto più spesso e costantemente ci riflettiamo sopra: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me.’
Per Lucci e Vegapunk, vale una verità: per chiunque esiste una facoltà a lui non altrimenti nota, quella interiore. E Oda gioca esattamente su questo. Perché dalla pura si approda alla ragione pratica. E alla precisione chirurgica della scrittura del sensei: che utilizza l’ambientazione.
Sta calibrando le nostre menti sulla giusta frequenza emotiva.
Occhio genti, Oda usa l’artifizio narrativo dell’ambientazione, Kant ce lo vedo io, non passi il messaggio che son certo che Oda legga Kant. Quando vedo riferimenti lo dico chiaramente. Cito il filosofo, sinteticamente, per suggerirvi l’innata attrazione dell’essere umano verso l’orizzonte emotivo della moralità. Quindi perché fa tanto presa (istintivamente) su noi lettori, si certo… Oda è geniale, ma tantissime cose sono casuali, figlie del suo gusto estetico, a volte di una semplicità disarmante, me lo immagino in deficit di sonno, che saltella e si sfrega le mani…
‘Ca**o che figata! Questo ce lo metto! E stasera ppe festeggià fascioli co ‘e cotiche, anzi no! Me sfonno dé rigatoni cco ‘a pajata!’
Sono costernato, è veramente più forte di me. Anyway…
L’ambientazione è tutto, genti. Puoi creare un pianeta, la struttura di un universo. Teatralità e messa in scena fra pantheon di Dei, barocco cibernetico, estro visionario preistorico. Ardite visualizzazioni artificiale-moderno e organico-retrò. Tutto. Di conseguenza, il punto di vista narrativo va di pari passo con lo sviluppo del personaggio. Per noi scrittori è il quadro di riferimento, una parte essenziale per rendere credibile qualcosa di metafisico. Un pò il sesto senso che da tangibilità alla fantasia: è come dare i cinque sensi al lettore, perché vuole orientarsi in un mondo che hai creato… ma che conosce bene.
Francis Scott Fitzgerald poteva scrivere intere opere, basandosi sull’ambientazione.
A che serve (ad ogni inizio saga) farci sintonizzare? Si dice che le risposte siano figlie delle domande. Ecco, è esattamente questo il motivo. Perché leggendo Egghead stiamo già pensando: questo personaggio desidera cambiare? Ha bisogno di cambiare? Come vuole cambiare? E qui arriva la fregat… ehm, il genio: mai, mai nessuna caratteristica deve risultare rivelatrice di carattere, non pienamente. Ragionate, che gusto avremmo a leggere?
Fidatevi, nessuno.
E questo è opera certosina e pregressa. Non siamo forse rimasti stupiti nel vedere Teach ingaggiare Law? Quindi. Nell’oscurità di Lucci si rifrange quella di Lilith. Una delle sue mille rappresentazioni non era la prima donna? Lilith primo esempio di emancipazione, preferì rimanere con i demoni piuttosto che chinare il capo nel nome del tu devi essere, e casualmente quella parte di VP ora si sta relazionando con il Re degli Inferi e la Figlia del Diavolo.
‘Ho sentito come una perturbazione nella Forza’
– Eiichirō Y-ODA
Ormai non mi scuso neanche, è inutile.
Per non parlare del nucleo centrale, la vera natura che si scoprirà essere reale e completa.
La saga sembra non avere un chiaro villain, e io penso: cosa esiste di più indomabile della coscienza?
Perché qui… parliamo solamente di oggetti con un anima? Avere una coscienza non basta e avanza per esseri umani? Secondo me si, non sono i tendini e i muscoli, i gangli nervosi o le terminazioni, è l’io la nostra bussola morale. Che bypassa l’essere fatti di carni o metalli. Se continua così… One Piece sta diventando memorabile.
Proprio riflettendo su Lucci e Lilith ho pensato a Kant, perché la sua massima di prima era incompleta, ma forse… sonda lo spirito di Egghead: due cose riempiono la mente di ammirazione e stupore sempre nuovi e crescenti, quanto più spesso e costantemente ci riflettiamo sopra: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me.
No? Ma, avevo tralasciato la frase finale
‘Beide darf ich nicht als in Dunkelheiten’
‘Non devo considerare nessuno dei due nelle tenebre’
– Immanuel Kant
Genti, siamo il Bike&Raft, non potete non aspettarvi un approccio infernale. Certe riflessioni erano dovute, stiamo iniziando una nuova saga, diamine.
Analisi capitolo 1063, si va in scena…
Vivit sub pectore vulnus
Oda parte in quinta, con uno stilema tipico dell’opera, uno svolazzo elegante pregno di classe: l’idiozia. Come si fa a non ridere guardando quei tre cretini?
Luffy nel massimo splendore, Bonney satolla e… scopriamo il mistico segreto del Kung-fu point di Chopper: l’iperglicemia.
Atlas ha finito di tirare Madonne, la ritroviamo affabile e ciarliera, ma è tardi-tardi-tardi, il bianconiglio Oda la tira fuori di scena: facendole salutare i tre punkabbestia immersi nel pattume da loro stessi creato. Ma lei non è da meno, li saluta annunciando di andare a seminare macelli, sorridente. Un momento. Il cloni (androidi? Cyborg?) quindi rappresentano un’emozione predominante, ma non l’unica e non riflessa pedissequamente in qualsiasi interazione. In pratica? Il tratto caratteriale pesa relativamente sulle loro scelte. Interessante. Vediamo chiaramente Lilith esprimere non solo malvagità: ma anche gioia, pragmatismo e curiosità scientifica. La stessa Atlas non solo aggressività, ma gentilezza e rigore da ricercatrice. Lo esprimono però con la caratteristica predominante, rispettivamente menefreghismo e rabbia. Questo per ora passa in sordina, più avanti potrebbe avere un peso specifico, magari in tema di libero arbitrio.
A proposito, vi lascio il link del nostro canale Twitch, oggi ci sarà la Fatal Four Reading (se leggete successivamente potete recuperarla in differita), non potete perderla visto il capitolo!
https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true
I Mugi e la principes… e la piratessa si scrutano intorno, non sono più soli, la città si è destata, animata da un microcosmo di figure scientifiche e robotiche. Mentre gli altri spremono (giustamente) le meningi: Luffy inizia a premere bottoni peggio di Franky a Barjimoa. Oplà, vestiti nuovi! È una manovra ricorrente, basti vedere: Alabasta, Drum, Dressrosa e Wano. Sono abbastanza dritti da capire quando è meglio mischiarsi alla popolazione locale. Quindi? Vestiti stile Egghead!
Reazioni:
• vedendo Luffy ho pensato a Benigni che urla modello Giuditta! E non chiedetemi perché, basta guardare
• Bonney: se quello è un vestito da combattimento io sono un elicottero. Momento fanservice, avrebbe potuto anche premere il pulsante sacco di juta marcescente, fidatevi
• Chopper, gashapon a catinelle, sembra urlare: son pronto, vendetemi!
• E poi Jinbe. Jinbe. Gesù, Giuseppe e Maria… poi dite che faccio battute su di lui. Ovviamente per mischiarsi alla popolazione: mette vestiti diversi da tutti (guardate le vignette) e per di più sgargianti, tanto valeva urlare siamo intrusi! E pure pirati!
Ma sono battute, si scherza, mica succede niente, no? Ci ho scritto anche una canzone genti, si chiama: e la pula bussò.
E qui si torna seri.
Ehi genti, rammentate? I mugi sanno che il padre di Bonney è mutato, ma non sapevano chi fosse. L’hanno vista: in lacrime per suo padre tramutato in una cosa.
Nella mia mente è balenato Freud, con ferocia. Sappiamo che Orso è con i Rivoluzionari, si, ma rimane il protagonista della tematica macchina-anima. Per cortesia: prestate sempre attenzione alle parole, sempre
‘Si comincia a cedere sulle parole e si finisce col cedere sulle cose’
– Sigmund Freud
Se ci si riflette è semplice. La frase fa parte della formula freudiana La nostra civiltà è basata sulla repressione degli istinti, che i Mugi capovolgeranno in La nostra futura civiltà deve basarsi sulla liberazione degli istinti. Semplice, ma di una certa profondità.
I Mugi conoscono i Pacifista, con quei dispensatori di distruzione non si scherza, nervi all’erta: formazione da battaglia. Bonnie trasecola. La vignetta è semplicemente meravigliosa, nella sua semplicità. Le linee cinetiche spettacolari: fanno provare esattamente il senso di vertigine che avvolge Bonnie. È umano, lei non vede una macchina… lei vede suo padre. Avete visto la battaglia, non sto qui a disquisire su idiozie come i livelli di forza. Non me ne può fregare di meno, lo sapete.
One Piece lo si legge in un contesto apotropaico, quello delle maschere del teatro classico, li dove si mischiano lacrime e sorrisi.
Cosa è importante? Il legame che si stabilirà fra Luffy e Bonney. La figura paterna è la chiave. La vignetta di Bonnie che vuota il sacco è identica al voglio vivere di Robin. Le parole genti, non simile: ho detto identica. Oda sensei ha una pletora di assistenti, disegna da 25 anni, non necessita di ricicli. Ha lanciato un preciso messaggio, e io credo che sia il dolore più atroce e inconfessabile possibile (come il tormento sul diritto di vivere di Robin), mentre si realizzerà il rapporto emotivo Orso-Bonney e Shanks-Luffy, due padri e due figli, le soluzioni sono varie:
- Bonney pur di raggiungere il suo obiettivo potrebbe dichiarare guerra anche ai Mugi
- personalmente credo che Luffy inizierà a identificarsi con lei, come fece con Robin (e non solo, lo fa sempre) o con Vivi, diventando la minaccia inarrestabile che terrorizza il Governo Mondiale
Perché addirittura identificarsi? Riporto due punti della mia analisi del capitolo 1055, dove esaminavo il parallelo padri e figli, nell’ottica Roger-Shanks e Shanks-Luffy
‘… personalmente trovo la scena meravigliosa, mi sono commosso, perché mi ha ricordato (in maniera concettuale) il capitolo più bello de Il richiamo della foresta, intitolato Per amore di un Uomo, lì dove Buck compie l’impossibile per John Thornton: la persona che lo ha salvato e ama di più…’
Per poi aggiungere
‘…Luffy vede una figura paterna in Shanks, come quest’ultimo la vedeva in Roger. Sappiamo tutti cosa sia una figura paterna, sappiamo perfettamente le emozioni che si provano: l’affetto, la devozione, la monolitica determinazione che possono far nascere questi sentimenti. Lo sguardo di Shanks. Quello sguardo pieno di collera: è rivolto a chiunque infanghi la memoria o i sogni di colui che riteneva un padre…’
Difatti, Luffy vede un padre in Shanks.
Per me è narrativamente ineccepibile la possibilità che si crei un forte legame Bonney-Luffy. Sotto tanti punti di vista. Quella ragazza sta vivendo un inferno, e quell’inferno (la solitudine) il capitano la conosce.
E se Luffy la vedrà nella piratessa: è capace di scatenare una guerra.
Trust me, perché dietro i sorrisi, la sfrontatezza, le mangiate, quando si tratta di Orso la dura Bonney scoppia in lacrime: tornando ad essere la tenera bimba che amava un tiranno.
‘Vivit sub pectore vulnus’
‘la ferita sanguina nell’intimo del cuore‘
One Piece è una meraviglia. Lasciamo altri a parlare di livelli di forza e facezie varie
Sto Haki po esse fero e po esse piuma…
Nel frattempo, in un tratto di mare del Nuovo Mondo…
Diosanto Teach! Tassativo: fermatevi. Prima di riprendere mettete Back in Black degli AC/DC nelle cuffie, fatto? Daje
Anzitutto, santa Maria, guardate Bepo in versione femminile. L’orso polare ama l’Italia e Gabriele Cirilli: change my mind. Per tutti i numi ditemi se non è uscito da Chi è Tatiana?
Inutile descrivere la battaglia. Avete gli occhi e siete lettori attenti: vecchi cuori. Consideriamo le ghiotte informazioni.
Teach sapeva perfettamente che una delle tre Supernova sarebbe passata di lì, in linea del tutto teorica non dovrebbe riguardare l’uomo con la cicatrice di fuoco, perché è tirato in ballo da Kid, ma casualmente solo Law e Robin ebbero reazioni particolari, per ora diamo per scontato riguardi solo Kid… ma si parla pur sempre Oda sensei.
Kaido docet, come lo chiamo da sempre l’Ambizione è: il grande livellatore. Un frutto (teoricamente) lo può mangiare chiunque, l’Ambizione può farti diventare un mostro, dipende dalla tua volontà. Re Conquistatore a parte, ovviamente. Ma, parlando dell’Ambizione in generale. Kaido, mentre sgrida Luffy (non i frutti! L’ambizione supera ogni cosa!) usò il termine seisuru, e come scrissi già
‘…L’imperatore dice espressamente ‘i poteri non ti permettono di soggiogare il mondo‘, facendo capire un errato approccio del protagonista, e il termine nella vignetta ha etimologia mista. Il Kanji, oltre il comando, esprime l’azione di: mantenere il controllo, tenere le redini. Dalla coniugazione del verbo ci si può riferire dal gestire gente indisciplinata fino ad imbrigliare le proprie emozioni…’
Volete il significato delle parole di Kaido?
Platone, nel conosci te stesso? No. Egira mas’ūdi, quando sulle porte del tempio incisero chi conosce se stesso è deificato? Quasi
Oda gioca in casa, e stavolta sono sicuro, si rifà alla trentatreesima massima del Tao Te Ching di Lao-Tze
‘Conoscere gli altri è saggezza, conoscere se stessi è illuminazione.
Dominare gli altri è forza, dominare se stessi è superiorità.
Ricco è colui che basta a se stesso’
– Lao-Tze
Ecco cosa ha adattato quel genio di Oda. Sublime.
L’Ambizione più forte annulla gli effetti dei frutti, la scena di Jinbe che non teme Lin Lin è lapalissiana.
Esiste la classificazione dei frutti, e l’orribile fraintendimento sulla frase di Doc-q, quando ho visto qualcuno convinto che la debolezza sia donna (quando questo capitolo dice il contrario) mi è salita la nausea. Ma nel Bike si vede là dove è difficile guardare, vi linko il video del Re, ossia una analisi da brividi
Uno, nessuno e centomila
Che sia il conosci te stesso di Kaido, o la natura della fibra morale di Vegapunk, forse anche l’abisso di una bimba che rivuole suo padre…
Il 1063 mi ha fatto vibrare l’anima.
Tutti mostriamo agli altri una fisionomia molteplice e in divenire, inafferrabile per la natura mutevole dell’essere umano. Abbiamo veramente diverse sfumature (come Vegapunk) della personalità, e tutte diverse. Su questo Oda ci fa riflettere. I personaggi (quindi anche noi) hanno lati netti ma inafferrabili. Atlas ci faceva riflettere su cosa sia veramente reale, esattamente come chiunque reputa il proprio bagaglio di esistenza… quasi irreale, perché spesso non fornisce risposte, semmai domande e incertezze. È proprio questo che tratta One Piece: l’istinto innato della ricerca, una costante e sincera ricerca di qualcosa che appaghi il nostro desiderio di felicità
Godiamoci il viaggio, genti
‘E non vuoi capire che la tua coscienza vuol dire appunto tutti gli altri dentro di te? Ognuno a suo modo.’
– Luigi Pirandello
Cenere