‘La semplicità è la massima raffinatezza‘
– Leonardo da Vinci
Fuggire da Bicêtre.
Salve genti, benvenuti/e in questa nuova analisi, capitolo 1061.
Un segmento decisamente più esiguo rispetto quelli recenti che, indubbiamente, richiedevano più spazio, più pagine, più vignette. Si, breve e meno denso di eventi. Ma con un paio di dettagli micidiali.
Di base la scrittura non è dissimile dalla scultura, devi rivelare il cuore (la forma) di qualcosa presente solo nella tua mente. Gli ultimi due capitoli erano quasi fin troppo fitti di rivelazioni, fatti da valutare. Essendo letteralmente una pletora di accadimenti. Negli ultimi due (appena finita Wano) Oda ha lavorato sulla sceneggiatura, questa volta con i dispositivi letterari. Nello specifico? L’umore e il tono.
Un Elzeviro
Tramite la piramide di Freytag (analisi capitolo 1059, se gradite approfondire) abbiamo visto che Oda sensei inserisce deliberatamente il climax narrativo dove gli pare e piace. Senza mezzi termini. Esiste sempre un hook che fornisce appeal di continuità nel finale? Si… ma la sua struttura non è mai fissa. Ragioniamo un istante, non siamo propensi (dopo il 1060) a pensare che God Valley abbia subito la stessa sorte di Lulusia? Espressa nella stessa Damnatio memoriae, e quindi non esista più? Io direi di si, tutto lo fa credere. Eppure… per fare sparire un luogo: non lo devi per forza distruggere. La damnatio non uccideva il soggetto, lo faceva dimenticare. Quale fosse il modo di esercitarla il risultato era il medesimo, quindi, a mente fredda e assimilati meglio i fatti sono molto più propenso a credere che esista ancora. Che il luogo dove è stato trovato Shanks, il luogo dove Roger difese gli interessi dei Draghi Celesti… esista ancora.
Un luogo dove un archeologa/o potrebbe esprimere il suo pieno potenziale.
Leonardo aveva ragione, la semplicità è assurdamente raffinata.
L’umore e il tono sono gli strumenti per adattare la sceneggiatura, la nuova saga. Si genti, la nuova saga. Diamo contesto, la parte di un intervento giornalistico, o un saggio, dedicata al taglio culturale e letterario viene definita proprio così: Elzeviro.
Quindi? Elzeviriamo.
Che sia il nuovo arco narrativo è fuori questione:
- in un modo o nell’altro la ciurma è stata appena separata, rinuciamoci, pare non essere prassi, ma dogma
- la figura introduttiva e preparatrice è femminile, ma questa volta… sarebbe interessante vedere se sarà l’unica, a buon intenditor…
Nella letteratura, l’umore è l’atmosfera della narrazione. È per la fabula ciò che il livello sensoriale è per la poesia o la sceneggiatura per il cinema. Quando parliamo dei diversi sentimenti che un’opera evoca, parliamo dei tipi di umore nell’intreccio. Gli scrittori creativi sono esperti nell’estrarre sensazioni specifiche nella loro scrittura.
Tenete a mente questo: c’è una netta differenza tra le emozioni evocate dal lettore (umore) e le emozioni imposte al lettore (atmosfera).
Questa valenza (che può essere fonte di gioia o inquietudine nella narrativa dei Manga) finisce peraltro nel trasformarsi in un sostanziale arricchimento del tessuto, proprio al fine di non renderlo piatto, asettico. Il clima artico che circonda Egghead? I palmizi e la temperatura mite nel suo perimetro? L’incontro con Bonney, l’avvicendarsi della S.W.O.R.D. È il momento in cui Oda sensei fa destare emozioni sopite in merito vicende dal tratto lontano, poco conosciuto. L’intreccio di presupposti diviene ricordo di ideali. Nei quali si agitano passioni, sentimenti vivi, valenze forti e incisive. Di fatto, un nuovo arco narrativo.
Quando una storia o una poesia ti fa sentire euforico, nervoso, pieno di speranza, malinconia o qualsiasi altra emozione particolare, allora lo scrittore ha sfruttato con successo l’umore nella narrazione.
Detta così sembra che per leggere One Piece si debba avere titoli accademici: è esattamente l’opposto.
È compito di chi scrive rendere fruibile ragionamenti e trama. Non è forse la semplicità ad essere raffinata?
One Piece ha un tratto prettamente pre-adolescenziale. Certamente. Quel che mi dà fastidio è ignorare completamente il significato dell’opera. I fumetti sono funzione sociale, non mi stancherò mai di dirlo. Diamine, alcuni lettori (o ancor peggio presunti esperti del settore) la stanno prendendo veramente male. Lamentandosi che la prossima isola dovesse (come si aspettavano) essere Sphinx, come da copione.
Come… da copione?
One Piece non è uno schema, non segue un algoritmo perfetto, non lo potete spiegare con la ragione: statece. Il target per ragazzini? Certo. Ma…
Questo non lo rende infantile. Così sminuito, il capolavoro di Oda sensei perde alcune delle sue caratteristiche più rilevanti: infatti, prima di essere un racconto di avventure fantastiche, è una satira filosofica-sociale diretta verso i difetti della società, in diverse epoche.
Ha lo scopo di far riflettere su cose che a prima vista appaiono normali, in quanto abitudini diffuse, ma in realtà sono assurde. Oda sensei le mette alla berlina, con ironia, fa notare come siano corrotte certe istituzioni classiste e l’economia della società detta civile.
Voi direte, come si rappresenta l’umore letterario in un fumetto? Semplice: lo disegni.
Uno dei più ineffabili dispositivi letterari è, squisitamente, racchiuso in questa citazione di Anton Cechov:
‘Non dirmi che la luna splende; mostrami lo scintillio della luce sui vetri rotti.’
Significa creare esperienze coinvolgenti per il lettore, piuttosto che descrivere una sequenza di eventi. È la differenza tra guardare qualcosa in televisione e… sentirsi come se fossi lì: nelle acque dello Shinsekai.
Quindi passiamo all’analisi… ah, perché Bicêtre? Basta scomodare il genio fuori scala di Victor Hugo, la località citata era vicino la Senna, un ospizio per pazzi e alienati. Bicêtre è entrata nel linguaggio comune francese come sinonimo di follia. Così, ancora oggi, di chi compie un atto stravagante o folle, si dice che è scappato da Bicêtre.
Beh, genti… è esattamente cosa sto provando nel leggere ogni nuovo capitolo di One Piece. E scommetto anche voi.
Signore, signori, capitolo 1061: scappiamo da Bicêtre
In principio fu Asimov
La narrazione riprende… in volo. Luffy cerca di agguantare Chopper risucchiato dai vortici, sua intenzione è recuperare anche la bambina emersa dai gorghi. Ma accade qualcosa. Bonney sta gridando frasi sconnesse, a livello di regia lei sta cadendo verso la nave e il capitano dicendo che la minaccia non è nei cieli, ma sotto. Questa splendida splash page la ricorderemo a lungo, come una delle più creepy in One Piece.
Realizzando le parole della piratessa: Bonney-Quint ci catapulta negli incubi di Spielberg.
Non capisco se è molto furbo o molto scemo.
(…)
É andato sotto la barca! È furbo il bastardo, è andato sotto la barca!
– Quint, Lo Squalo
Oda sensei è abile nello sfruttate quel che si chiama grammatica del disegno, quest’ultima determina esattamente l’umore e il tono in un fumetto, se le linee cinetiche danno il dinamismo nella staticità delle vignette… la splash page ha il compito di catturare l’attenzione del lettore e creare l’atmosfera. Lo squalo emerge, manca di poco la Sunny serrando le mascelle a vuoto. Zoro, inflessibile, con i riflessi di una belva esercita il cerca e distruggi, la specie è uno squalo, anzi no: è troppo grande e fatto di acciaio. La nave libra con malagrazia per aria, l’impatto sarà terribile. Al che il timoniere passa il timone. Giustamente eh, è l’unico uomo-pesce. Mica sta pensando fregaca**i, qui ora salta tutto per aria ma io respiro sott’acqua. No, nooo, ehm… no?
Genti, occhio: io amo Jinbe, ma le sue incongruenze sono per me fonte di ilaritade.
Infatti il timoniere realizza immediatamente il pericolo, i tre pirati in aria sono anche dei fruttati, guardate come è disegnato Jinbe, la fredda determinazione. Non ha paura veramente di niente. Lo sguardo che rivolge alle acque che infuriano, alla bestia, al prossimo impatto: è quello di un pirata forgiato da anni di navigazione, la cui tempra di acciaio è rivettata al cromo-molibdeno.
E con l’urlo nessuno toccherà Luffy finché non l’avrò tradit… chiedo scusa, scusate. È l’abitudine.
Insomma, Jinbe li soccorre, Franky stabilizza la Sunny con un propulsore della premiata Carrot & co e lo squalo rivela la sua natura di Cyborg. Prendendo di mira la nave e sparandogli due missili dalla bocca. Si capisce chiaramente quale resistenza tremenda abbia il legno dell’albero di Adam, qualunque imbarcazione non sarebbe sopravvissuta. Si genera una corrente spaventosa che divide definitivamente i Mugi. Al che compare un Robot che (lo so genti, abbiamo esultato tutti) con grazia e un tocco di gentilezza: fa allo squalo ciò che Roma fece con Cartagine.
E qui viene il bello, genti.
Lo squalo riporta sul fianco la scritta 03 Punk, il Robot Vega Force. Consideriamo ciò che abbiamo visto.
Vegapunk è un genetista, dopo la primissima impressione si capisce che le due creature sono totalmente diverse. Come l’androide e il cyborg quali sono. Simili ma totalmente differenti come il DNA e l’NRA. Non è un esempio per spargere figaggine: quest’ultimo riguarda lo squalo. Nello specifico l’RNA è la molecola vista come una sorta di dizionario dell’informazione genetica.
Ora, questo è termine di paragone, non cerchiamo realmente di applicare la scienza a One Piece. Non facciamo ridere i polli.
Il paragone verte sul residuo di coscienza dell’essere vivente. Insito nel cerebrum dello squalo esiste l’imperativo di attaccare e nutrirsi. Un cyborg ha delle linee guida, sicuramente più vicine alla logica di una macchina (approccia in avanscoperta ma non ingaggiare) che non di un essere vivente. Eppure lo squalo cede all’istinto. Il primo attacco di uno squalo avviene sempre dal basso verso l’alto, nel punto cieco della preda. In difficoltà prevale la macchina: analisi spettrografica dell’ambiente e armi da fuoco. Vegapunk (qui uso il corsivo come virgolette) stesso asserisce che qualcosa non sia andato secondo i piani, dandosi la colpa.
O forse non si può programmare completamente un essere dotato di coscienza?
Sappiamo tutti dove corre il libero pensiero: imponente, una Bibbia in mano, il dolce tiranno.
La parola più bella mai esistita: speranza. È solo una scintilla, una fiammella. Culliamola, proteggiamola contro il vento freddo della logica.
Interazione tra macchine e anima? Genetica e coscienza? Intelligenza artificiale? Esiste lui, l’inclassificabile, scrittore genuino e di razza, padre della fantascienza. Isaac Asimov ha scritto solo un quintale di letteratura in merito. Iniziate dal suo Il codice genetico (1962), e poi ne riparliamo.
Tra l’altro Oda sensei gioca con il pubblico, mentre emerge, spezzata da uno spazio bianco di vignetta, coperto addirittura da una onomatopea: non si vede mai chiaramente la P di punk. Sembra dire: vi farò sudare fino all’ultimo istante. Criminal… ehm, Vecchio Cuore.
Il robot? Una perla. È conformato esattamente il Generale Frankie, gambette rachitiche da merlo, busto sproporzionato:
- le mani hanno il design identico a quelle di un certo carpentiere
- è numerato esattamente come ogni singola battle Frankie
- un vezzo, un lazzo (direbbe Raul Cremona-Iacopo Ortis), una stella come stemma sul petto
Coincidenze, dai su coincidenze (Oda sta gongolando ad ogni uscita capitolo, statene certi).
D’altronde, è impossibile anche avvicendare umore e tono in un fumetto, no? Siamo seri! Sarebbe come dire che Asimov avesse lo spirito libero di un pirata, suvvia!
Toh, una sua frase celebre…
‘Se la corrente ti sta portando dove vuoi andare, non discutere.’ – Isaac Asimov
La semplicità è raffinata, genti.
A Sud di nessun Nord
Partiamo subito con un titolo desunto dalle fantasie di Chinaski. Nelle vicinanze casualmente c’è un isola della Marina, casualmente sede della S.W.O.R.D. dove casualmente ci sono anche i tenerissimi bambini di PH.
Ho già detto casualmente? Si? Bene, andiamo avanti.
Ritroviamo la splendida Tashigi che dà loro una medicina, farmaco che (sembrerebbe proprio di si) li sta facendo tornare a dimensioni normali. Attenzione, ricordate che il target shonen è allegria e morale edificante. I bambini sono appositamente lì, per una doppia funzione narrativa:
- solo il genio di Vegapunk può contrastare quello di Caesar
- Oda ci sta dicendo a caratteri cubitali (e fa bene, visto come viene frainteso sistematicamente) pensavate realmente avessi fatto qualcosa a dei bimbi innocenti?
No? Ho letto robe in giro da fare rabbrividire, in merito associazioni tra la creazione dei Serafini ed esito bimbi di PH. Associazioni a regimi dittatoriali. A figure storiche di tali regimi. Che non nominerò neanche, mi rifiuto categoricamente di associare il gradino più basso del genere umano ad un opera positiva e spensierata. Per cortesia, fatemi un favore personale: leggete ciò che scrivete prima di premere il tasto invio.
Questo per una piccolissima parte, il resto della community aveva già previsto un simile esito: vecchi cuori, un abbraccio a tutti voi.
Ma qui si parla della Spada. Ovviamente l’attenzione dei Marine è focalizzato sulla faccenda rapimento. Tashigi è preoccupata per il suo kōhai, si parla di alcuni visitatori, lo annuncia il comandante Dhole, ok, immaginate una tipa tosta come Ellen Ripley di Alien che ha dimenticato di pagare il diritti d’autore a James O’Barr de Il Corvo: è lei.
Si sovrappongono gli scenari si mischiano vecchie e nuove conoscenze, vediamo soggetti e ruoli in breve:
- Helmeppo (luogotenente della sword, apperò!) con piglio deciso… scoppia a piangere
- Hibari (comandate della sword) si dispera per il suo senpai, la vedremo in azione? O magari in Kobi rubacuori (prossimamente al cinema!)?
- Prince grus (contrammiraglio, mica pizze e fichi) dice chiaramente siamo con le pezze al cu… ehm, siamo sotto organico, spiacente
Peraltro… Grus, non riesco a capire se gli sia rotto il diffusore del phon o si stia trasformando in Nika, diamine: guardate l’immagine
Ai posteri l’ardua sentenza.
Scherzi a parte, la sword è in difficoltà, non si può (ragionevolmente) ingaggiare Teach a testa bassa, Drake è disperso, serve una strategia e risorse.
Parallelamente.
I mugi e Bonney sono approdati (ma guarda te) a Egghead, Oda si ricorda del fanservice e ci regala una splendida Bonney pin-up
Dite la verità, non vi sovvengono le immortali brevi, lievi e soavi, parole del più noto intellettuale sardo?
‘Bel figotto paciarotto‘
– Nico
Scusatemi, non riesco a trattenermi.
Ordunque, Bonney sa benissimo che non sta parlando con delle cime, e osserva che Luffy è diverso dalla taglia non avendo i capelli bianchi. Luffy risponde che quella è la forma di quando è veramente libero. Ricordate, si ipotizza su ciò che si conosce, su basi canoniche. Questa frase si ricollega al discorso Roger-BB-Oden. Al sogno del capitano. Occhio: Luffy non si sente libero, non prova minimamente il senso della libertà.
Non significa che la sua forma umana sia una gabbia: significa che ha capito solo dopo Wano come realizzare il suo sogno.
Quindi. Luffy deforma le fattezze, Chopper punta le grazie della piratessa, Jinbe farebbe meglio a rimettersi la casacca
‘Crapanzano, rimettiti la maglietta! E porca miseria, sei così un bel ragazzo, non vedo perchè devi buttarti via in questo modo!’
– Bancomat
Si, sto rivedendo tutti gli sketch del Trio.
Bonney ha perso la sua ciurma, è affamata, e le serve Vegapunk. Non offenderò l’intellighenzia della community dicendo a cosa le serve.
Dico solo: teniamo viva quella fiammella.
L’altra metà del Cielo
Il titolo è una frase di risonanza globale. Sottintende la pregevolezza, la bellezza, la straordinaria importanza delle donne.
Qualcuno avrebbe realmente problemi se fosse una lei? Piedi per terra, volume 50, capitolo 485: Orso lo definisce chiaramente… una mente 500 anni avanti rispetto tutta l’umanità. La mente più completa e geniale riguardo lo scibile umano. Il Leonardo da Vinci di One Piece. Questo lo sappiamo tutti.
Sarò sincero con voi. Sono molto, molto attaccato alla figura di un barbuto vecchietto che sparge scienza e sorrisi. In maniera naive, magari.
Ma, vederlo donna mi piace, siamo dinanzi a Vegapunk. Il clima esterno è artico, quello dell’isola tropicale. Dio se ricorda il sogno geotermico di un bambino geniale. La ragazza ha terminologia e il modo di porsi di una persona anziana, lo so con certezza assoluta ne ho parlato con il Mala. A proposito, vogliamo fargli un plauso? È comodo per tutti noi creator ragionare e poi fare contenuti. Escono le raw, gli spoiler: a scapito di sonno e impegni, la mattina troviamo il video commento, con una prima sinossi pronta e fruibile. Che poi raggiungerà la perfezione nella sua traduzione completa e l’adattamento del Re, qui, su One Piece Mania. Questa io la chiamo classe.
Comunque, ipotizziamo sul plausibile:
- quella ragazza è un androide, cuffie in testa e numero 02 sulla tuta
- Vegapunk è morto, quello è un suo clone
- lo scienziato è un pazzo, ha diversi cloni, effettivamente, chi può farti da assistente nelle ricerche meglio di te stesso?
- ha una parentela con Vegapunk e parla in maniera peculiare, alcuni geni parlano in plurale maiestatis o in terza persona di se stessi
- la mia preferita: Vegapunk al capolinea ha deciso di cambiare corpo (chiedete ad Asimov) per procedere nelle ricerche
Non insorgete, state calmi. Sappiamo che tutti i personaggi si rivolgono a lui, al maschile, da Sentomaru a Orso. Diamine, abbiamo visto la sua sagoma da vecchietto cazziare Caesar. Questo è stato finora per tutti: un vecchietto. Difatti, l’unica testimonianza visiva di tale figura è soffermata nelle arti dal grandissimo maestro Teomondo Scrofalo, nell’asta tosta per tutti i gusti sponsorizzata da Doffy
Mille scuse.
Quale che sia: la risposta è in quel 02. Perchè?
Perché la semplicità è raffinata.
Punk rinascimentale
Conoscete il mio stile, sapete che la mia tecnica è quella del cerchio perfetto. Ogni tanto deraglio, ma… come si fa a non essere romantici con One Piece?
Spero di avervi intrattenuto, ma soprattutto di avervi fatto riflettere. Magari strappandovi una risata, diamo tempo al sensei, cosa credete? Anche Oda sta realizzando il suo sogno. Quello di farci ridere e piangere come Silvers, in un unica, perfetta, tavola finale. Anche io ho un sogno, e anche voi.
Quindi direi che da Vinci è una chiusa elegante, ma semplice
‘Gli ostacoli non mi fermano. Ogni ostacolo si sottomette alla rigida determinazione. Chi guarda fisso verso le stelle non cambia idea’
– Leonardo da Vinci
Cenere