‘Ricorda il volto di tuo padre per l’amor degli Dei!
– Roland di Gilead (Stephen King, La torre nera)
L’accettazione dell’impossibilità.
Il 1055 è un bel capitolo, un gran bel capitolo.
Opinione personale, s’intende. Perché ho sentito una (piccola) fascia di utenza irriducibile a cui non è piaciuto (de gustibus) quindi lo sottostimano, questo, prevalentemente ma non solo, perché determinati personaggi non hanno capacità e potenza sperate. Quindi ne prendono le distanze tacciandolo di transitorietà ma non criticandolo apertamente, tipo gli Ignavi.
‘Così s’osserva in me lo contrappasso‘, direbbe Dante, peraltro ridendo.
Facciamoci un favore, tutti quanti. Godiamoci le mazzate nell’anime, con mega-effetti e tanto di colonne sonore epiche: e leggiamo One Piece per la storia. Nella precedente analisi parlavo dei temi cari, in fatto di fumetti, a noi creator, e cioè la loro funzione nel contesto sociale: la diffusione della loro cultura.
È difficile stabilirne la vera origine, ma abbiamo spunti. Nel diciottesimo secolo, il pittore Francisco Goya dipinse sei quadri che rappresentavano, in altrettante inquadrature successive, l’intrepida lotta del frate Zaldivia contro il bandito El Maragoto: una possibile origine del moderno fumetto di avventura. Nacque l’abitudine di disegnare storie con personaggi, di racchiudere le loro parole in alcune nuvolette (balloon). Nella metà del secolo scorso questa abitudine andò rafforzandosi, quando alcuni libretti composti in questo modo ebbero un vasto successo di pubblico. Finché, nel 1895, il giornale New Yoke World cominciò a pubblicare regolarmente delle storie a fumetti. Da allora: la penetrazione del genere nei gusti del pubblico è stata inarrestabile.
Quindi, godetevi il viaggio, seguite la vicende, i segreti, le evoluzioni. Tanto in One Piece si adattano i livelli di combattimento totalmente in favore della narrazione, ma da mo’.
Oda sensei è un artista sensibile, non pago di aver voltato pagina nella storia dell’arte del nostro secolo con una avventura romantica nella civiltà dei consumi, di aver consegnato ai posteri la sua filosofia di shonen, usa la saga di Wano come teatro di posa per coronare un capolavoro che ci ha preso per mano: conducendoci dall’adolescenza fino l’età adulta. One piece piace per le mazzate: lo si ama per la storia.
L’accettazione dell’impossibilità.
La mia solita, sibillina, frase in apertura ha ovviamente un senso, si ricollega al mio precedente concetto di buio narrativo (potete trovarlo nella mia analisi del capitolo 1052, ovviamente qui su One Piece Mania).
Dieci anni, Luffy e Law suggellavano a Punk Hazard l’alleanza per battere Kaido, dieci anni fa. Da allora abbiamo sempre saputo quale fosse la rotta, l’obiettivo prefisso… anche navigando nelle insidiose acque dello Shinsekai, ora abbiamo il buio narrativo, Erbaf? Il rapimento di uno dei personaggi? Identificare la posizione del quarto road? Da lettore decennale: non ho la minima idea di cosa possa succedere. E la cosa mi piace. Personalmente, amo la piega che stanno prendendo gli eventi.
Tutti i più grandi maestri creano attingendo da quel che si chiama teatro dell’universo, tutti, è la coerenza universale delle leggi che governano la storia che crei. Soprattutto in ambito fantasy. Isaac Asimov, Algernon Blackwood, S. P. Somtow: nessuno fa eccezione.
L’accettazione dell’impossibilità logica è infatti il presupposto imprescindibile che accoglie il soprannaturale in una qualsiasi delle sue forme.
Madonna mia, detta così è brutta come la definizione di numero di Frege, scusate.
Molto semplicemente, per quanto incomprensibili certe scelte di Oda sensei, per quanto criptiche: non è assolutamente il momento per droppare il manga, o avere poca fiducia nell’autore, quale che sia il motivo.
L’accettazione dell’impossibilità è la madre della sospensione dell’incredulità.
Così come la scandiva Coleridge nel suo Ancient Mariner, esattamente come Roger Callois la invocava come essenza che previene la rottura della coerenza universale narrativa.
Quindi fra noi e Oda sensei esiste un rapporto speciale: quello da parte dell’autore che stende la trama e del lettore che l’accetta senza discuterla. Teorizzare, ipotizzare, illazionare? Certamente si. Mettere in dubbio, fare gli snob che si piccano d’esser colti? Cerchiamo di avere fiducia, prima di lamentarci.
La fiducia nello scrittore preverrà la lacerazione nel tessuto del Certo, ci ripagherà con quel sense of wonder che è il fine letterario di chi scrive, fidatevi. Perché Oda, anzi… perché il Grande Architetto dell’Universo ha fatto benissimo i suoi calcoli, possono esserci difettucci strutturali, ma il suo edificio non sarà soggetto a crolli: non si sbriciolerà.
Come sempre, la prima parte dell’articolo omaggia certi aspetti letterari e metafisici, ma, citando un noto artista… Mobbasta veramente però!
Capitolo 1055: diamoci dentro
‘Questa è la vecchia Wano… di circa 800 anni fa‘
– Sukiyaki
Questo capitolo è deterministico nella trama orizzontale di One Piece, ovviamente non si usano mai termini casuali. Chi trovò il Road nel passato lo fece dall’esterno (Roger, Oden e ciurma), gli usurpatori del paese lo fecero dall’interno. Grazie a Jack, l’uomo pesce delle cento bestie, una delle calamità. Sorgono dubbi ragionevoli, Jack è fruttato, e Robin asserisce una frase, semplice, ma che fornisce il quadro completo.
‘si è preservata in ottime condizioni, quindi questa non è acqua marina’
– Nico Robin
Quella che vediamo è acqua piovana stagnante, accumulata ne corso degli anni, ma non cambia niente. La sopracitata accettazione dell’impossibilità ci viene in aiuto: aiutandoci a postulare in maniera canonica. Karl Popper (filosofo straordinario, persona avversa a qualunque regime totalitarista, si… mi è venuto in mente perché nel capitolo c’è quel gentiluomo di Aramaki) codificò le quattro leggi dell’impossibilità, quindi citiamo la terza, l’impossibilità scientifica: impossibile cambiare un effetto riconosciuto ed accertato, un fenomeno del genere sarebbe in contraddizione con tutte le strutture note dell’universo creato e conosciuto.
Volume 3, capitolo 19: Shanks ne parla a Bugy. SBS volume 41… Un fruttato viene odiato dal mare: essere immersi in acqua comporta perdita delle forze e impossibilità di attivare i poteri.
È canonico, perché l’acqua non fa niente ai fruttati in forma di pioggia, possono fare il bagno in vasche basse: la parola chiave è immergere. Ergo. Jack ci è andato prima di consumare il frutto, almeno attenendoci al manga. Oda può porla tranquillamente in altra maniera, ma… mi farebbe strano, onestamente.
Attack on Pluton
Ok, perdonatemi il triste gioco di parole: parliamo delle mura. A Wano vennero edificate queste benedette mura, prendiamola terra terra, delle mura servono a non fare entrare o a non fare uscire, qualcuno o qualcosa. Da quel che si può ipotizzare furono gli shogun di Wano a richiedere la costruzione di Pluton, ai carpentieri di W7.
Perché Ohara probabilmente non fu il primo abominio storico in One Piece.
Sulla via della fantasia, Pluton e mura hanno fine comune ma funzionalità diverse:
- Pluton è collegato alla macro trama, in quanto pare sia l’unica risposta umana (le altre due armi sembrano avere origine nettamente diverse) in un conflitto semi-divino o soprannaturale, quindi Wano potrebbe essere stata eletta come protettrice e guardiana di una simile potenza bellica: adottando la scelta drastica dell’isolazionismo
- le mura servono proprio a scoraggiare qualunque attacco esterno, lo ammettono i Cinque Anziani stessi (a Wano decide una testa assennata, se chiusa, non basterà un’armata), hanno un’arma ancestrale, padronanza dell’algamatolite, conoscenza della verità e metodo di trasmissione su certe pietre indistruttibili. Che significa? Semplice: Wano si è blindata per sopravvivere
Alcuni colleghi si sono chiesti perché allora non usarla per scacciare gli usurpatori, perché (oggettivamente) Wano era sottoposta quasi a genocidio, le risposte sono tristemente semplici:
- logistica, non si può utilizzare un’arma dalla simile potenza distruttiva su se stessi (può cancellare un’isola con un colpo)
- politico/morale: per usare Pluton devi aprire Wano, e lì attacca il GM costringendo le nazioni annesse a operare la stessa scelta. Praticamente? Non puoi sradicare un regime fascista scatenando una guerra mondiale
Da qui due considerazioni importanti. Tutto porterebbe a pensare che Wano non sia il Regno Antico, per pura logica quella che si vede è la Wano antica. Ma, per estensione, questo non significa minimamente che Wano non sia un frammento dell’Antico Regno. E questo sempre per logica.
Wano in versione Atlantide spiega che pur abitandoci… Toki non riuscì mai a vedere veramente la sua terra natale perché sommersa, o meglio, la terra dei suoi genitori che lei non aveva mai visto; probabilmente erano semplici fuggitivi di Wano, tanti nel corso degli anni fuggirono, non essendo a conoscenza dei segreti degli shogun preferivano andarsene.
Si salta a piè pari su come possano essere state costruite le mura, per ora sono lì e basta. Oda può tranquillamente tirare fuori le carte de:
- frutto con potere ad hoc
- essere/creatura con forza sovraumana (secolare amicizia con i Mink, che vivono su Zou, quest’ultima casualmente è su Zunesha, essere di dimensioni e forza immense, su Onigashima c’è casualmente il teschio di un gigante…)
- fattore x sconosciuto
Siamo qui per analizzare i fatti concreti, le cause e gli effetti (finora noti) causati dalla presenza delle mura, il 1055 ci ha dato visione del loro ruolo e del concetto di chiusura, va bene porsi domande; ma ipotizzare su qualsiasi cosa, in un mondo dove la realtà cede il passo alla fantasia ad ogni piè sospinto… potrebbe essere fuorviante.
La grazia nel cuore
‘Come possiamo guardarli negli occhi… e dirgli che Wano non è al sicuro con noi?!‘
– Momonosuke
Oda sensei è un criminale. E noi lo amiamo per questo. Nella precedente analisi mi sono preso la libertà di tracciare un basilare profilo psicologico di Aramaki. L’ammiraglio continua a non staccarsi minimamente da esso, effettivamente. Arrabbiato, riottoso, estremista. Più che un uomo, potremmo definire Ryokogyu: un fascio di nervi.
Oops… l’ho fatto di nuovo, perdonatemi questo piccolo bon mot.
L’arguzia dell’autore è millimetrica, contestualizzata e inoppugnabile. Niente è lasciato al caso nella sua architettura.
Momonosuke – Fermati Yamato!
Yamato – Perché?! Perché non mi lasci combattere?!
Qui abbiamo una fine ambivalenza narrativa, la decisione di un bambino… Shogun in divenire, propedeutica al suo sviluppo morale, l’evoluzione della caratterizzazione.
E, contemporaneamente, una furbata da mangaka. Il piglio morale di Momonosuke non fa notare niente: Oda sensei toglie dallo schema il personaggio più forte tra i foderi, colei che sa infondere l’Haki del Re nelle tecniche marziali. E lo fa con uno svolazzo elegante, perfettamente comprensibile.
Basiamoci sulle certezze, avvaloriamo la tesi, in maniera inconfutabile.
Disclaimer, la prossima sezione ha tratti specifici atti ad analizzare la trama orizzontale, nasce dalla scelta di Oda nel sottolineare: l’importanza dei frutti nel duello Lin Lin – Kid e Law, e quello Kaido – Luffy basato sull’Ambizione. Sbattiamocene dei livelli di forza.
Fatto: allo stato attuale dell’opera chi padroneggia il Re infuso è inarrestabile, affrontabile solo da chi lo possiede a sua volta.
Fatto: Kaido è stato invincibile per trent’anni, nessun marine, ammiraglio, grande ammiraglio lo ha sconfitto, si faceva incarcerare di sua volontà. Una volta satollo: cià, se semo visti, la prossima volta più salsa di soia, please. Scherzi a parte, Oda è sia il narratore che l’autore (ruoli diversissimi), e parla al pubblico attraverso Kaido: in tutte le epoche, in tutto il pianeta, solo una manciata di persone sono arrivate sul tetto del mondo.
Fatto: che razza di Haki hai usato? Aramaki non sa neanche cosa sia.
Oda toglie dai giochi Yamato per non farci vedere un combattimento simile. Tra un rogia potentissimo, padrone del risveglio, signore del controllo totale dell’ambiente e… uno Zoan mitologico (ancora più rari dei rogia, lo dice Kizaru) che gronda forza a secchiate, ma soprattutto: che padroneggia la tecnica al momento più forte dell’opera, quella degli eletti.
‘non fare affidamento sui poteri, solo la volontà… supera ogni cosa!‘
– Kaido (Eiichirō Oda)
In estrema sintesi, l’autore sta stendendo un terreno, in Marina vediamo prevalentemente utilizzatori di rogia dai poteri veramente rotti: i pirati basano tutto su una inarrestabile forza di volontà.
Kaido, Luffy, Shanks. Teach sarà interessantissimo da vedere sul fronte dell’ambizione.
I sogni degli uomini non muoiono mai.
I pirati sono sognatori, e quella di Teach è una meravigliosa epigrafe emotiva, priva di mende anche nella vita reale
‘il sogno è il tentato appagamento di un desiderio‘
– Sigmund Freud
Intendiamoci Aramaki è, appunto, una forza della natura, estremamente potente: caratterizzato da Dio. Ci aspettiamo molto, moltissimo, da lui.
Ma nel 1055 Oda sensei lo usa come artifizio narrativo. L’autore lo sminuisce due volte: con la frase su Kaido, la reazione a Shanks. Ma non ridicolizza Aramaki, ridicolizza i suoi modi fanatici, l’essere estremista, il suo totalitarismo; priva un’aura marcia del suo effetto diseducativo e immorale, One Piece è uno shonen: l’autore ridicolizza la paura, l’ingiustizia.
Delegittima del suo potere la frase umanamente inaccettabile: la discriminazione è rassicurante.
Attenzione prego, non soffermiamoci sui livelli di forza. Non serve, Oda mischia le carte in favore della trama. Perché poi si inizia a sparare teorie senza concretezze. Per mesi. Si perde veramente la rotta dei fatti importanti. Un esempio su tutti? Il frutto di Luffy. Ho sentito le ipotesi più disparate, intendiamoci, tutte bellissime ed esposte alla perfezione, ma leggevo: Luffy è fatto di gomma vulcanizzata, di resina, ho letto una teoria sui polimeri.
La mia preferita? Luffy è fatto di lattice.
Si! Signore, signori: durex cappello di paglia!
Goliardie a parte. Erano tutte teorie belle, valide e articolate anche bene, la parte sana della community che pensa e sogna: ma non c’entravano un piffero con la narrazione, tutto qui.
Aramaki ha una potenza assurda, una complessità meravigliosa, ma un mangaka non può non condannare messaggi simili. Quindi: ci aspettiamo tantissimo da lui. Ma Luffy&co sono tranquilli sulla collinetta a fare un pic nic: l’ammiraglio non viene visto come una minaccia.
Il Volto del Padre
Il Rosso è comparso nel manga 6-7 volte, direi, senza andare a verificare.
Si è visto arrabbiato per un istante con il Re della Scogliera, nel fermare i conflitti a MF. È la prima volta che vediamo il Rosso preda della collera.
È stato un momento sublime.
Non sto qui a parlare della potenza fra imperatori e ammiragli, ho fatto delle precisazioni nel paragrafo precedente per esaltare le scelte stilistiche del mangaka. Papale papale. Chissenefrega di certe questioni.
Shanks ha l’advanced, l’Ambizione in 5G. Ok ok, faccio il serio (se possibile).
Tecnicamente, è un fronte nuovo e inesplorato, Shanks comunica con il Re conquistatore. Inesplorato, non completamente. Luffy parla a Momo in un momento del duello con Kaido: affidandogli addirittura il messaggio che vincerà.
Deve essere una versione particolarmente difficile da padroneggiare, Shanks non esercita un volgare sfoggio di potenza, il pirata usa una capacità rarissima, essendone maestro… possiamo arguire che sia di una potenza incontrollabile, un personaggio come il Rosso figurati se non sa indirizzare l’Ambizione su un soggetto specifico, eppure viene ammonito dalla ciurma: i suoi mozzi stanno schiumando bava e perdendo i sensi.
Consideriamo la situazione e chiudiamo con due importanti riflessioni. La maggior parte delle persone ritengono sia una forzatura, fanservice per il lancio di Red.
Eh no, è una visione imprecisa, incompleta. Shanks se ne sbatte dei conflitti in generale. Non è presente, per esempio, ai disordini del Reverie. Ma è presente alla fine di Marineford. È presente alla fine dei conflitti di Wano, quando interviene una super potenza come un ammiraglio.
Shanks è presente quando Luffy può rimetterci le penne, quando qualcuno vuole interrompere il suo viaggio, il suo percorso.
Non è un caso, e non è per niente fanservice, statene certi.
Personalmente trovo la scena meravigliosa, perché mi ha ricordato (in maniera concettuale) il capitolo più bello de Il richiamo della foresta, intitolato Per amore di un Uomo, lì dove Buck compie l’impossibile per John Thornton: la persona che lo ha salvato e ama di più. Non è un rapporto cane da slitta – padrone: è un rapporto fra due amici, due fratelli.
Shanks è fuori dalla grazia di Dio, preda della collera. Pronuncia una delle frasi più intense dell’opera:
Perché prendersela con questi ragazzi che hanno appena fatto la storia della pirateria? Davvero questa nuova era… vi spaventa così tanto?!
Luffy e Shanks si affronteranno.
Perché questo capitolo è foriero di due realtà. Non lo sappiamo noi lettori, non lo sa nessuna ciurma: ma i due pirati sanno cosa succederà, e non vogliono ancora vedersi.
Shanks vede il mugi in forma Nika, i meccanismi sono in moto. Luffy l’ha stabilito già da Punk Hazard.
‘Quale imperatore? A me basta che il primo non sia Shanks‘
– Luffy rivolto a Law
Non dice: non affronterò Shanks, bensì, lo vado a prendere per ultimo.
Sono amici, si vede da come sorride Shanks toccandosi il braccio, è chiarissimo dalla frase a 32 denti di Luffy nella vignetta finale. Si capisce perfettamente che il Rosso è il guardiano della volontà di Roger, suo il compito di assicurarsi il proseguimento del viaggio di Luffy, accertarsi che quindi sia all’altezza di inaugurare la nuova Era. Pathos. Perché Luffy perde le staffe (fin da bimbo) per Shanks, il Rosso piangeva disperatamente per le parole segrete sussurrate dal suo capitano, per la sua esecuzione. Luffy vede una figura paterna in Shanks, come quest’ultimo la vedeva in Roger.
Sappiamo tutti cosa sia una figura paterna, sappiamo perfettamente le emozioni che si provano: l’affetto, la devozione, la monolitica determinazione che possono far nascere questi sentimenti.
Lo sguardo di Shanks. Quello sguardo pieno di collera: è rivolto a chiunque infanghi la memoria o i sogni di colui che riteneva un padre.
Vi lascio con le parole ispiratemi da uno dei più grandi autori contemporanei, vi rinnovo l’appuntamento alla prossima analisi… chiudendo il cerchio perfetto con il Re del brivido
‘Io non miro con la mano; colui che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l’occhio.
Io non sparo con la mano; colui che spara con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io sparo con la mente.
Io non uccido con la pistola; colui che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di suo padre.
Io uccido con il cuore.’
– Roland di Gilead (Stephen King, la Torre nera)
Cenere, la Ciurmaglia di OP